Cristianalibera, 24.11.2017 19:53:
Non so se riuscirei adesso nell'intento opposto... ma credo di aver capito, dopo varie discussioni e chiacchierate con credenti di tutti i tipi, che il seme del dubbio germoglia in una terra fertile. Possiamo lanciare il seme, sperando che germogli... questo si.
Ma il lavoro grosso poi lo deve fare la persona su se stessa.
Io mi chiedo giusto a che pro?
Se il credente crede di poter aprire all'ateo la via per il cielo, o perlomeno di affianchiargli la mano di Dio che lo sostiene già nella vita e dargli una fratellanza che gli sta vicino, mi chiedo ma l'ateo cosa offre al credente?
Ci sono atei che fanno la stessissimo vita di un credente, e alcuni di voi nel forum siete la prova di ciò che dico, casa , famiglia , lavoro, ogni tanto qualche divertimento qua e là, e ci andate pure in chiesa, chi per sposarsi, chi per far contenta la moglie e suoceri, chi per natale, tanto il folklore è bello, chi perché il figlio fa il chierichetto e chi perché canta attivamente nel coro di chiesa.
Cosa fate di diverso dal credente? Non pregate e non credete.
Ma per il resto, la vita vostra non cambia.
A questo punto il credente è in ogni caso avvantaggiato , siccome crede e sente che Dio esiste nella vita ha trovato un sostegno in piu' , e se Dio esiste dopo la morte avrà la conferma di ciò che ha creduto e mietera' ciò che ha seminato, se Dio invece non esiste rimane cmq fino alla morte con una bella speranza.
Non so se mi spiego?
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)
Col concetto cristiano della vita, l'amore non è una necessità e non si esercita su nulla; esso è una facoltà essenziale dell'anima umana. L'uomo ama, non perché ha interesse di amare questo o quello, ma perché l'amore è l'essenza dell'anima sua, perché egli non può non amare.
La dottrina cristiana insegna all'uomo che l'essenza dell'anima sua è l'amore, che la sua felicità non è di amare la tale o la tal altra entità, ma bensì il principio di tutto, Dio, ch'egli ha coscienza di contenere in sé. Ecco perché egli amerà tutti e tutto.
(Tolstoj)