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L' Islam indignato con il Papa

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2006 22:23
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IL VATICANO: RATZINGER VUOLE IL DIALOGO

ROMA - Stupore e indignazione nel mondo islamico alle parole di Benedetto XVI, che in Germania due giorni fa ha condannato la guerra santa e la violenza dell'islam. Ignoranza dell'islam, è l'accusa principale contro il Papa che all'università di Ratisbona ha denunciato come la violenza sia "in contrasto con la natura di Dio e dell'anima" e la "conversione mediante violenza" sia cosa irragionevole.

"Ciò indica una mancanza di comprensione dell'islam e della sua storia e un tentativo di generalizzare a tutti i musulmani un fenomeno legato a una minoranza estremista... non bisogna considerare l'estremismo e la violenza tra i principi dell'islam", afferma un editoriale sul quotidiano governativo al Ahram, il solo giornale egiziano che commenti la notizia, la quale per altro è stata quasi ignorata dagli organi d'informazione arabi.

"Il Papa dovrebbe fare una rilettura e una verifica dei fatti per comprendere correttamente l'islam", concorda, interpellato dall'Ansa, Hassan Hanafi, professore di filosofia all'Università del Cairo. Quanto sostenuto dal Papa sono idee "comunemente accettate in occidente", ma l'islam "non è nato con le armi... e anche Maometto è entrato alla Mecca grazie ad un accordo e non con la conquista - aggiunge il professore, che é uno dei principali studiosi di islam al mondo - in Africa e Asia si è diffuso grazie al commercio e al matrimonio, non con le armi". Ma "é vero che l'islam ha liberato i popoli dagli imperatori (romani)... e la jihad (guerra santa) è un principio nato con l'occupazione e non è mai stato utilizzato per aggredire, bensì per l'autodifesa, come in Afghanistan, Cecenia e Iraq". "Non posso commentare le parole del Papa, perché sua Eminenza pesa ogni parola con il bilancino, ma se veramente ha detto così non avrebbe dovuto farlo", afferma Milad Hanna, studioso copto e "papa laico" della comunità che in Egitto conta circa 6 milioni di fedeli. Anche per Mohamed Habib, numero due dei Fratelli musulmani, le dichiarazioni sono "una menzogna e in contraddizione con il Corano... dovrebbe sapere che la conversione non si impone a nessuno.

Mentre Fawi Zefzaf, presidente della Commissione del parlamento egiziano per il dialogo interreligioso definisce "bugiardo" il Papa, e mette in guardia: "semplici caricature (di Maometto) hanno scatenato la risposta furiosa delle masse musulmane, quale sarà la reazione a simili dichiarazioni?", dice all'Ansa. "Dovrebbe pregare per il dialogo... e invece con questo ha perso credibilità ", conclude con una benedizione all'anima di Giovanni Paolo II, "rispettoso e moderato, amato da tutto il mondo".

Indignazione anche dal Pakistan dove uno dei maggiori leader del partito fondamentalista pachistano Jamiat Ulema-e Islam (Jui), il parlamentare Hafiz Hussain Ahmed, ha chiesto al Papa di non allinearsi sulle posizioni del presidente americano George W.Bush. Mentre in Kuwait due dirigenti di organizzazioni islamiche hanno chiesto "immediate scuse" per le "calunnie contro il profeta Maometto e l'islam". E in Turchia, dove il Papa si deve recare a fine novembre, il gran mufti Ali Bardakoglu ha espresso "meraviglia e orrore" per un discorso "provocatorio".

Anche in Italia sono statanzialmente critiche le reazioni di alcuni dei principali esponenti del mondo islamico italiano alle considerazioni sull' islam fatte dal Papa. "Segnaliamo in principio una mancanza di opportunità e di sensibilità nei confronti dei milioni di fedeli musulmani che vivono in Europa e nel mondo" ha commentato il segretario generale della COREIS (Comunità Religiosa Islamica italiana) e membro della Consulta per l'Islam italiano, Yahya Sergio Pallavicini. "Dall'inizio di questo pontificato - prosegue Pallavicini - é mancato purtroppo un segnale chiaro di disponibilità verso il dialogo interreligioso".

Per Omar Camilletti, esponente della Grande Moschea di Roma, il Papa avrebbe dovuto ricordare in Germania che "proprio in nome della religione e della sua vitale ispirazione, nel medioevo, il mondo islamico seppe primeggiare con un grande sviluppo scientifico e culturale riprendendo proprio quella migliore eredità greca trasmessa poi all'Europa.". Un esempio di sano 'intelletto musulmano' sono le opere di Ibn Arabai e Rumi "che hanno proposto, al di là di una razionalità ilusoria e parziale, quella 'conoscenza della certezza' frutto dell'intelletto non separato dal cuore."

Per Camiletti è con questo 'intelletto' e non con la spada, che fu possibile la "diffusione pacifica del messaggio dell'Islam in Paesi come l'Indonesia o l'Africa subsahariana". Glissa alla domanda sul discorso di Benedetto XVI Abdelhamid Shaari, presidente dell'Istituto Islamico di viale Jenner a Milano che risponde: "Quelle del Papa sono argomentazioni filosofiche che sia noi che loro abbiamo già sviscerato in passato e che ci lasciano del tutto indifferenti".

"Sulla condanna della violenza in nome di Dio sfonda con noi una porta aperta, ma i suoi approfondimenti di natura teologica non ci entusiasmano. A noi - prosegue Shaari - interessano discorsi più vicini alla realtà e ai temi sociali che riguardano la nostra comune convivenza e la quotidianità dei nostri fedeli".

PADRE LOMBARDI, RISPETTA L'ISLAM E VUOLE IL DIALOGO
Papa Ratzinger vuole "coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo verso le altre religioni e culture, evidentemente anche verso l'Islam". Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, interviene a seguito delle dure reazioni di alcuni esponenti musulmani al discorso di Benedetto XVI all'università di Ratisbona. "E' opportuno rilevare che ciò che sta a cuore al Papa -ha fatto sapere in una dichiarazione diffusa in serata - é un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza".

© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati 2006-09-14 19:31





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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