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Il Fondamentalismo e la Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2007 07:35
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26/06/2007 21:06
 
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Il Fondamentalismo e la Chiesa Cattolica (parte III)

Scritto da Alteredo, Anne-Charlotte Lelièvre, Carlotta Mainiero, Elisa Megli

giovedì 24 maggio 2007

Continua dal numero precedente l’indagine storica sulle tracce del fondamentalismo religioso

Cosa pensa la Chiesa del fondamentalismo?

Finora ci siamo occupati degli elementi di fondamentalismo presenti in seno alla Chiesa Cattolica. Ma come si pone la stessa Chiesa nei confronti del fondamentalismo? Cosa ne pensa?

La Chiesa ha spesso tenuto una posizione fortemente critica nei confronti dei fenomeni di fondamentalismo, criticando e respingendo quegli atteggiamenti che rifiutano qualsiasi sviluppo del dogma e della comprensione della verità, ci si arroccano su posizioni dettate dalla paura e dall’incertezza, che si irrigidiscono intorno a forme e formule cristallizzate e che evitano qualsiasi confronto con la dinamica storica. Tenendo una posizione critica, dunque, nei confronti di quelle manifestazioni religiose che, professando l'esistenza di verità permanenti e di valori obbliganti, non si distaccano «dalla pienezza, dalla forma strutturata e dalla bellezza del mondo della fede cattolica».

Nel libro «Il Sale della terra» (San Paolo editore, 2005), il Cardinale Ratzinger risponde alla domanda sul significato e sul pericolo del fondamentalismo moderno in modo assai differenziato:

«L'elemento comune tra le molte e diverse correnti, che vengono definite fondamentaliste, è la ricerca di sicurezza e semplicità della fede. Non si tratta, di per sé, di qualcosa di negativo, dato che, in definitiva, la fede — come ci ripete spesso il Nuovo Testamento — è destinata proprio ai semplici e ai piccoli, che possono vivere senza complicate sottigliezze accademiche. Se oggi invece è glorificata la vita condotta nell'accettazione di questa insicurezza, mentre la fede, in quanto scoperta della verità, è considerata sospetta, di certo non è comunque questo il genere di vita a cui la Bibbia desidera condurci. La ricerca di sicurezza e di semplicità diventa pericolosa solo quando porta al fanatismo e alla grettezza spirituale. Se poi si sospetta della ragione, allora anche la fede è falsificata e resa come una sorta di ideologia faziosa, che non ha più nulla a che fare con il fiducioso abbandono nel Dio vivo, in quanto fondamento originario della nostra vita e della nostra ragione. Sorgono allora delle forme patologiche di religiosità, come la ricerca di apparizioni, di rivelazioni dall'Aldilà e molte altre cose simili. Ma invece che continuare a battere sul fondamentalismo, continuamente richiamato, i teologi dovrebbero riflettere e chiedersi quanto loro stessi siano responsabili del fatto che sempre più persone cerchino rifugio in forme religiose limitate o malate.
Quando si offrono solo domande e non si mostra alcuna via positiva alla fede, fughe di questo genere diventano inevitabili»

Le accuse di fondamentalismo rivolte alla Chiesa Cattolica sono state spesso massicce e hanno creato un acceso dibattito politico e dottrinario. Molti settori d’intervento ecclesiastico sono stati colpiti da queste accuse. È necessario dunque distinguere fra gli ambiti di riferimento: dottrina, prassi e debolezze delle singole persone. La Chiesa medesima ammette che la fallibilità umana opera anche all’interno delle sue stesse mura, e che la debolezza e l’imperfezione dell’agire umano possono essere causa di imprevedibili, quand’anche malsani, sviluppi. Sottolineando poi come la Chiesa si sia sempre adoperata per arginare sviluppi di questo tipo.

Tale affermazione non è sempre, o almeno non del tutto, veritiera. Ne è prova la sottrazione alla magistratura ordinaria dei reati di pedofilia, commessi da sacerdoti cattolici, promossa con successo dall’attuale Papa, Joesph Ratzinger, prima di salire al Soglio di Pietro, insieme al cardinale Tarcisio Bertone. Ecco il testo, datato 2001 e tradotto dal latino, di quello che possiamo considerare un vero e proprio ordine impartito da Ratzinger e Bertone a tutta la casta sacerdotale cattolica circa il silenzio e il segreto da mantenere su questi reati, al fine di conservare l’integrità e il buon nome della Chiesa. A riprova della volontà, contrariamente a quanto in altre sedi dagli stessi è stato affermato, di anteporre la salvaguardia del ruolo e del potere della Chiesa in terra a esigenze di altra natura, come quella spirituale, morale, e di giustizia.

Non è difficile intravedere un chiaro atteggiamento fondamentalista da parte di Ratzinger e Bertone in questo tentativo di occultamento della verità giudiziaria quando i capi di imputazione riguardano soggetti appartenenti alla casta sacerdotale cattolica. Arroccamento, isolamento, auto-protezione contro ogni rischio di attacco esterno. Ecco le altre facce del fondamentalismo moderno.

Ma quali sono oggi i fondamentalismo che vengono “imputati” alla Chiesa? Proprio di questo si è occupato l’Arcivescovo di Vienna, Christoph Schonborn, in un articolo comparso su l’Osservatore Romano il 17 luglio del 1997. Egli parla del “lavaggio del cervello” (e delle coscienze), della tendenza all’isolamento e alla separazione dal mondo che la Chiesa può “offrire”, dell’alienamento dai familiari che si richiede a chiunque segua la vocazione fino al rischio di una eccessivamente stretta dipendenza da figure carismatiche, per concludere poi affrontando il problema della possibile istituzione di strutture di potere intra-ecclesiastiche e della violazione dei diritti umani.

Come rispondere a tali rimproveri?
La Chiesa si è discolpata – per mezzo delle stesse parole dell’Arcivescovo di Vienna – dall’accusa di lavare i cervelli sostenendo di rispettare la dignità umana nella sua opera di formazione come trasformazione di tutta la persona in Cristo, direttamente derivante dall'appello programmatico di Gesù a convertirsi e a credere (cfr Mc 1, 14s.). Chi segue l'appello di Gesù, nella grazia e nella libertà, acquista una visione credente della vita in tutte le sue dimensioni. In una delle sue lettere anche Paolo fa riferimento a questa trasformazione, quando afferma: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2).

Per quanto riguarda l’isolamento e la separazione dal mondo, la linea di difesa della Chiesa affonda nei passi dei vangeli in cui si legge che i cristiani non sono «del mondo» (Gv 17, 16), ma adempiono la loro missione «nel mondo» (Gv 17, 18). Separazione dal mondo non significa separazione dagli uomini e dalle loro gioie, preoccupazioni e necessità, ma separazione dal peccato. Pertanto Gesù prega per i suoi discepoli: «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17, 15). Che si traduce in un abbandono di solo ciò che contrasta con la fede, o di ciò che non ritengono più importante perché hanno trovato il «tesoro nascosto in un campo» (Mt 13, 44). L'unione con Cristo deve spingere i fedeli – spiega la Chiesa – a non ritirarsi in un mondo proprio, ma a santificare il mondo, trasformandolo nella verità, nella giustizia e nella carità.
Nella Chiesa che si propone di essere una «casa di vetro», esiste anche la sfida della trasparenza in senso coerente alla prima lettera di Pietro, dove chiede ai cristiani di essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt3, 15). Lo stesso principio vale per le comunità contemplative che vivono dietro le mura dei monasteri, nella preghiera e nel sacrificio, dedicandosi al bene degli uomini. Infatti, se da una parte la Chiesa è una «società di contraddizioni», dall'altra si configura come una comunità missionaria in mezzo al mondo.
Molte volte il Concilio Vaticano Secondo ha messo in evidenza tale aspetto, citando — tra l'altro — l'antica «Lettera a Diogneto» n.6. In questa lettera del II o III secolo si sottolinea che i cristiani, come tutti gli uomini, vivono nel mondo, ma nel contempo si oppongono allo spirito del mondo, mirando ad una meta al di là di questo mondo. Proprio così adempiono la loro missione.

«In una parola i cristiani sono nel mondo quello che è l'anima nel corpo. L'anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L'anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile. Anche i cristiani si sa che sono nel mondo, ma il loro vero culto a Dio rimane invisibile. La carne, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all'anima, perché questa le impedisce di godere dei piaceri; così anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto ingiuria alcuna, solo perché questi si oppongono ai piaceri... I cristiani sono come dei pellegrini in viaggio tra cose corruttibili, ma aspettano l'incorruttiblità celeste. L'anima, mortificata nei cibi e nelle bevande, diventa migliore. Così anche i cristiani, esposti ai supplizi, crescono di numero ogni giorno. Dio li ha messi in un posto così nobile, che non è loro lecito abbandonare».

Circa l’alienamento dai familiari la Chiesa risponde, per mezzo dell’arcivescovo di Vienna, alle accuse che le sono state rivolte affermando che il rispetto e la cura amorevole per i genitori e i familiari è parte essenziale del messaggio cristiano. Se però si tratta della chiamata a seguire la propria vocazione, Gesù chiede di distaccarsi anche dalla famiglia: gli apostoli hanno lasciato la famiglia, la professione, la patria. Tale modo di seguire il Cristo continua nella storia fino ai nostri giorni. Alcuni genitori si rallegrano di una simile decisione di un figlio o di una figlia. Ma a questo riguardo possono nascere anche conflitti. Gesù stesso ne parla (cfr Mt 10, 37).
Ogni membro della famiglia è libero di scegliere il suo cammino della vita. Anche a questo proposito occorre essere tolleranti, rispettando la decisione della coscienza individuale. Certamente nel passato c'erano delle situazioni difficili e anche oggi esistono dei conflitti, ad esempio se delle comunità influenzano i minorenni contro la volontà dei genitori, oppure se i genitori non capiscono o non accettano la decisione di un figlio che vuol entrare in una comunità religiosa. Se, tuttavia, si vive il percorso suggerito da Cristo con amore, con decisione e con rispetto cristiano e se si tiene conto della libera decisione di ognuno, si può creare un rapporto di fiducia tra la famiglia «naturale» e quella «spirituale» con degli effetti molto positivi. Tanti uomini, per propria esperienza, ne possono dare testimonianza.

Per quanto concerne invece la dipendenza da figure carismatiche: Schonborn sostiene che bisogna distinguere accuratamente tra le persone che utilizzano le loro capacità in modo egoistico e falso per dominare su altri e renderli docili, e le persone veramente carismatiche. Esse offrono tutto il loro essere «con purezza» (2 Cor 6, 6) per la Chiesa e per il bene degli uomini. Dio li ha mandati come un dono alla sua Chiesa. Nella libertà dei figli di Dio essi hanno trasmesso ad altri la ricchezza soprannaturale della loro vita, e si sono sempre sottomessi all'autorità ecclesiastica. Non dobbiamo essere riconoscenti a Dio poiché dona anche oggi persone così piene di spirito? Non dobbiamo, oltre a conservare le strutture cresciute e consolidate, anche essere aperti al soffio dello Spirito Santo, che è l'«anima» della Chiesa?

Circa invece l’istituzione di proprie strutture intra-ecclesiastiche, ovvero di gruppi che formerebbero una «chiesa nella Chiesa», la stessa risponde che per evitare tale pericolo occorre sempre cercare una relazione equilibrata tra strutture ecclesiastiche esistenti, soprattutto la struttura parrocchiale, e i nuovi gruppi. A tal proposito, il cardinale Ratzinger ha affermato:

«Nonostante tutti i cambiamenti che ci si può aspettare, è mia convinzione che la parrocchia rimarrà la cellula fondamentale della vita comunitaria. ... Come quasi sempre nella storia, ci saranno anche gruppi che saranno tenuti assieme da un certo carisma, da una personalità fondatrice, da uno specifico cammino spirituale. Tra parrocchia e “movimento” è necessario un fecondo scambio reciproco: il movimento necessita del legame con la parrocchia per non diventare settario, la parrocchia ha bisogno dei movimenti per non chiudersi su se stessa e irrigidirsi. Già ora si sono costituite nuove forme di vita religiosa in mezzo al mondo. Chi osserva con cura la realtà della Chiesa, può trovare già oggi un numero sorprendente di forme di vita cristiana, nelle quali appare già presente tra noi la Chiesa di domani».

Contro le accuse sulla violazione dei diritti umani invece la Chiesa ha risposto che sin dai tempi antichi il nucleo portante della vita consacrata si ritrovi nella necessità di seguire l’esperienza di Cristo nel celibato e nella castità, nell'obbedienza e nella povertà. Chi sceglie questo cammino e, dopo più anni di riflessione e di preghiera, assume i rispettivi impegni, lascia determinati diritti per una libera decisione di coscienza: il diritto di contrarre matrimonio; il diritto all'autodeterminazione; il diritto all'indipendente amministrazione ed acquisto di beni.

Il Concilio Vaticano II, con la costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla chiesa, insegna:

«I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell'obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri e dai Dottori e Pastori della Chiesa, sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva».

La decisione per una tale forma di vita, se assunta volontariamente, non contraddice i diritti umani, ma si configura come la risposta ad una chiamata particolare di Cristo. I responsabili delle diverse comunità sono comunque obbligati ad appoggiare la disponibilità dei membri con animo sincero e a farla fruttificare nello spirito di una vera «communio», per l'edificazione della Chiesa e il bene degli uomini.

La Chiesa poi ha riconosciuto più volte che il fondamentalismo esiste, ma sembra solo riguardare gli altri e ciò è detto chiaramente nell’enciclica Centesimus annus, redatta da Giovanni Paolo II in occasione del centenario della Rerum Novarum di Leone XIII:

«Né la Chiesa chiude gli occhi davanti al pericolo del fanatismo o fondamentalismo di quanti, in nome di una ideologia religiosa, ritengono di poter imporre agli altri uomini la loro concezione di verità e del bene. Non è di questo tipo la verità cristiana».

Inoltre nel Codice Canonico si esplicita in modo chiaro che i fedeli, e in particolare i chierici, devono predicare la parola di Dio nel rispetto degli altri.
A tal proposito è necessario citare i seguenti canoni del libro III “sulla funzione di insegnare della Chiesa”:

Can. 747 - § 1. La Chiesa, alla quale Cristo Signore affidò il deposito della fede affinché essa stessa, con l'assistenza dello Spirito Santo, custodisse santamente, scrutasse più intimamente, annunziasse ed esponesse fedelmente la verità rivelata, ha il dovere e il diritto nativo, anche con l'uso di propri strumenti di comunicazione sociale, indipendente da qualsiasi umana potestà, di predicare il Vangelo a tutte le genti.
§ 2. E' compito della Chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche circa l'ordine sociale, così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime.
Can. 748 - § 1. Tutti gli uomini sono tenuti a ricercare la verità nelle cose, che riguardano Dio e la sua Chiesa, e, conosciutala, sono vincolati in forza della legge divina e godono del diritto di abbracciarla e di osservarla.
§ 2. Non è mai lecito ad alcuno indurre gli uomini con la costrizione ad abbracciare la fede cattolica contro la loro coscienza.
Can. 749 - § 1. Il Sommo Pontefice, in forza del suo ufficio, gode dell'infallibilità nel magistero quando, come Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli, che ha il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, con atto definitivo proclama da tenersi una dottrina sulla fede o sui costumi. § 2. Anche il Collegio dei Vescovi gode dell'infallibilità nel magistero quando i Vescovi radunati nel Concilio Ecumenico esercitano il magistero, come dottori e giudici della fede e dei costumi, nel dichiarare per tutta la Chiesa da tenersi definitivamente una dottrina sulla fede o sui costumi; oppure quando dispersi per il mondo, conservando il legame di comunione fra di loro e con il successore di Pietro, convergono in un'unica sentenza da tenersi come definitiva nell'insegnare autenticamente insieme con il medesimo Romano Pontefice una verità che riguarda la fede o i costumi.
§ 3. Nessuna dottrina si intende infallibilmente definita se ciò non consta manifestamente. Oltre a ciò dobbiamo ricordare la dichiarazione Nostra aetate (letteralmente, Nel nostro tempo) che è uno dei documenti del Concilio Vatcano II. Pubblicata il 28 ottobre 1965, tratta del senso religioso e dei rapporti tra la chiesa cattolica e le altre fedi religiose. La dichiarazione è un documento piuttosto breve, composto di cinque punti in cui chiaramente si evince di rifuggere il fondamentalismo per aprirsi invece ad un dialogo con le altre religioni.

Oltre a ciò dobbiamo ricordare uno dei principali documenti usciti dal Concilio Vaticano II: la Nostra aetate (letteralmente, Nel nostro tempo). Pubblicata il 28 Ottobre del 1965, questa solenne dichiarazione affronta il problema del senso religioso e dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e le altre fedi. È un documento piuttosto breve, composto di cinque punti, che vi proponiamo, in cui chiaramente si afferma che la Chiesa rifugge il fondamentalismo per aprirsi invece ad un dialogo con le altre religioni.

Introduzione:
Nell'introduzione alla dichiarazione, la Chiesa cattolica si pone il problema del suo rapporto con le altre religioni non cristiane. Afferma che tutto il genere umano è originato da Dio, il cui disegno di salvezza si estende a tutti; tutte le religioni hanno in comune la ricerca di risposte agli interrogativi dell'uomo.
Le diverse religioni:
In questa sezione si parla soprattutto di induismo e buddismo, che vengono descritte come vie "per superare l'inquietudine del cuore umano". Più precisamente, si apprezza nel buddismo la ricerca della suprema illuminazione liberandosi dalla realtà terrena, e nell'induismo la ricerca dell'Assoluto attraverso la vita ascetica, la meditazione, e il rifugio in Dio con amore e confidenza.
Si puntualizza che "La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni", pur ribadendo le molte differenze con quanto essa crede e propone; si esplicita quindi il pieno rispetto verso tali religioni.
La religione musulmana:
Vengono fatti notare i punti di contatto tra i cristiani e i musulmani. Essi adorano l'unico Dio diAbramo; pur non riconoscendo Gesù come Dio, lo venerano come profeta, onorando anche la sua madre Maria. Inoltre "hanno in stima la vita morale, e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno".
Si invita quindi a superare i dissensi ed inimicizie del passato, e a cercare una mutua comprensione e una promozione comune di giustizia sociale, valori morali, pace e libertà.
La religione ebraica:
Questa è la sezione più importante del documento, sia perché il rapporto tra cristiani ed ebrei è molto più stretto che per le altre religioni, sia per il rigetto delle accuse tradizionalmente fatte da parte cristiana. Viene infatti rifiutato il concetto della "colpa collettiva" degli ebrei - addirittura quelli di oggi! - per la morte di Gesù, e inoltre si prende posizione contro l'idea di una maledizione contro il popolo della Promessa, ricordando che San Paolo aveva specificato che il popolo ebraico è ancora carissimo a Dio, "i cui doni e la cui chiamata sono irrevocabili".
Vengono infine deplorati "gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque", e si auspica un fraterno dialogo e mutua conoscenza e stima, anche attraverso studi teologici comuni.
Fraternità universale:
La dichiarazione termina chiedendo che tutti gli uomini si riconoscano come fratelli, condannando "qualsiasi discriminazione tra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione".

(continua…)
Commenti (1)
...
scritto da un visitatore, maggio 24, 2007

"Nostra aetate"non è il solo documento che rivela nella chiesa del dopoconcilio, anche quella attuale, una contraddizione tra le parole del concilio e la prassi della gerarchia ecclesiastica. Oltre il dialogo tra le religioni ( mandato a monte da Ratzinger riducendolo ad un dialogo tra culture e non tra fedi): la vita di comunione, di partecipazione e corresponsabilità, a tutti i livelli, tra laici e clero; l'impegno dei cattolici in politica; il rapporto tra chiesa e mondo; il riconoscimento della apertura della coscienza al bene, anche negli atei che si salvano ( e vanno in paradiso)pur non facendo rifermento a dio ed ai suoi rappresentanti,l'impegno della chiesa per la pace e la giustizia e per l'elevazione dei popoli in condizioni di sottosviluppo, ecc...Queste contraddizioni le ho analizzate e pubblicate nei miei primi post di Apuliadream, arrivando alla conclusione che la chiesa ha tradito il concilio ( che secondo la stessa chiesa è l'ambito ed il luogo in cui lo Spirito santo ispira gli apostoli- i vescovi- e che, dunque, alla fine, la chiesa ha dunque tradito lo Spirito ( Dio, perchè uno e tre) disobbedendo e facendo altro da quello che le era stato imposto di fare (i documenti del concilio sono costituzioni dogmatiche e non semplici dichiarazioni di pie intenzioni).

www.resistenzalaica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=71&I...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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