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Sarkozy e la “laicità positiva”

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2007 20:49
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22/12/2007 23:37
 
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Lo slogan che corre sui media francesi è “laicità positiva” (quella che da noi Benedetto XVI chiamerebbe “sana laicità”). Cambia l’aggettivo, ma l’obiettivo rimane lo stesso.

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“Un riconoscimento del dinamismo dei cattolici”

L’arcivescovo di Parigi, monsignor André Vingt-Trois si complimenta per la “maniera nuova” di immaginare la laicità. Dopo essere succeduto nel 2005 al cardinale Lustiger, a Parigi, monsignor André Vingt-Trois è stato eletto il novembre scorso alla presidenza della conferenza episcopale francese.

Giornalista - Il discorso pronunciato giovedì a Roma da Nicolas Sarkozy è per voi una “piccola rivoluzione politica”, come ha detto Patrick Devedjian, il segretario generale dell’UMP? [Union pour un Mouvement Populaire - partito di centro-destra di cui Sarkozy è presidente]

Prelato - Mi sembra piuttosto che il presidente abbia espresso il modo in cui assume, egli stesso, la laicità francese, l’eredità storica della Francia. Questa maniera è nuova, sicuramente. E’ quella che esprime, senza dubbio, il concetto di «laicità positiva».

Giornalista - Per quali segni concreti, secondo lei, si tratta di una rottura?

Prelato - Se c’è un elemento di rottura, è nel fatto che il presidente rompe con una tradizione repubblicana che consisteva nel non voler sapere perchè la gente s’impegnasse: non si vogliono conoscere le loro convinzioni. A più riprese, nel suo discorso, Sarkozy esprime la sua stima per i cristiani, i musulmani e gli ebrei, per uomini religiosi che mettono la loro convinzione al servizione di una trasformazione sociale. Questo impegno non ha bisogno di vergognarsi di sè, non ha bisogno di nascondersi per essere legittimo, non ha bisogno di dire: “Benchè cristiano (o musulmano, o ebreo), posso servire a qualcosa”; è legittimo fare qualcosa di utile proprio perchè io sono cristiano o ebreo o musulmano. Questo impegno, che parte dalle convizioni personali, dà una profondità e un campo nuovo di speranza all’azione sociale. Penso che questo sia ciò che il presidente della repubblica ha voluto manifestare e in un certo senso legittimare. Il fatto che ha detto: “Per me, ecco il mio interesse di sapere perchè lo fanno”, è una buona notizia.

Giornalista - Nicolas Sarkozy afferma che in qualunque campo la Chiesa agirà, potrà contare sul suo sostegno. In quali campi avete bisogno del sostegno dello Stato?

Prelato - Il presidente ha detto una frase ben precisa in cui fa l’elenco di quei campi dove le istituzioni della Chiesa sono trattate ancora con diffidenza (azione caritativa, riconoscimento delle congregazioni religiose, media cattolici). Mi rallegra soprattutto il riconoscimento accordato al dinamismo, alla generosità, alla creatività dei cattolici. Credo profondamente che senza molti di loro, la nostra società sarebbe peggiore.

Giornalista - Si parla del prossimo riconoscimento dell’equivalenza delle lauree tra l’università pubblica e gli istituti cattolici. Ciò fa parte di quella rottura di cui stiamo parlando?

Prelato - Il soggetto principale su cui c’è un problema e che il presidente d’altra parte ha menzionato, è il riconoscimento da parte dei poteri pubblici dei titoli canonici secondo la convenzione di Bologna, ratificata dalla Francia e dalla Santa Sede.

Fonte: Le Figaro
www.lefigaro.fr/politique/2007/12/22/01002-20071222ARTFIG00118-une-reconnaissance-du-dynamisme-des-catholiq...
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Sarkozy sarà il braccio destro del Vaticano contro la laicità alla francese

Conformemente a quello che aveva scritto nel suo libro, “La République, les religions et l’Espérance” (Cerf), Nicolas Sarkozy ha approfittato del suo incontro con Benedetto XVI per reiterare la sua volontà di far “evolvere” la laicità alla francese - giudicata settaria, “esaurita”, (vedi minacciata) dal “fanatismo”… quello dei laici! - verso una laicità più “positiva”.

Ha così fatto riferimento all’”avvento di una laicità positiva, che pur salvaguardando la libertà di pensiero, a quella di credere o di non credere, non ritenga più che le religioni sia un pericolo, ma piuttosto una possibilità”. Per “positiva”, intende più anglosassone, più aperta ai religiosi, più favorevole ai nuovi movimenti spirituali, ovvero alle sette…

Quando era ministro dell’interno, la sua interpretazione della laicità “positiva” è stato l’incubo delle associazioni anti-sette e dei laici che rifiutavano di vedere che la “speranza spirituale” rimpiazzasse la “speranza sociale”, soprattutto nei quartieri popolari. E’ confermato. Questo incubo sarà la linea del presidente della repubblica francese, eletto per cinque anni, e che auspica di “rivalorizzare” le radici cristiane della Franca.

Fonte: Prochoix

www.prochoix.org/cgi/blog/index.php/2007/12/20/1873-sarkozy-sera-le-bras-droit-du-saint-pere-contre-la-laicite-a-la-f...



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23/12/2007 00:06
 
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Sarkozy: “Radici della Francia sono cristiane”


«La Repubblica laica ha sottostimato l’importanza dell’aspirazione spirituale. Io e il Papa abbiamo la stessa vocazione. La Chiesa è necessaria al nostro futuro». Nicolas Sarkozy fa breccia in Vaticano rievocando «le radici della Francia essenzialmente cristiane» e il «legame indefettibile che dai tempi di Carlo Magno unisce la Francia alla Città Eterna». E poiché «non basta rendere omaggio al passato, per quanto prestigioso esso sia», la sua «missione» a Roma è un «passo che testimonia la fedeltà della Francia alla sua storia e a una delle fonti maggiori della sua civilizzazione». Il manifesto per la «laicità nuova e matura» di Sarkozy conquista la Santa Sede. Nella sua prima visita ufficiale a Benedetto XVI, nel «faccia a faccia» più politico con il segretario di Stato Tarcisio Bertone e nel discorso alla Basilica di San Giovanni in Laterano di cui da ieri è «canonico onorario», il presidente francese scalda i cuori della Curia esaltando i sacerdoti d’Oltralpe che hanno «disarmato l’anticlericalismo» e facendo «mea culpa» per le «sofferenze» vissute dai cattolici in Francia «prima e dopo la legge del 1905» sulla separazione della Chiesa dallo Stato.
Una svolta storica per il leader della nazione che, con Giscard d’Estaing, più si è opposta al riferimento alle radici cristiane nel preambolo della Carta Ue. […]

Rilevando che la Francia tiene ancora sotto tutela le congregazioni religiose, non riconosce un carattere di culto alle attività caritative della Chiesa, né riconosce il valore dei diplomi rilanciati dagli istituti cattolici, Sarkozy ammette che «questa situazione è dannosa per il nostro paese», in quanto è «evidente come la disaffezione progressiva delle parrocchie rurali, il deserto spirituale delle banlieues non abbiano reso i francesi più felici». E «la laicità non deve essere «negazione del passato» e «non ha il potere di tagliare la Francia dalle sue radici cristiane», sottolinea. Per questo è necessario «tenere insieme i due estremi della catena: assumere le radici cristiane della Francia, e anche valorizzarle, difendendo al tempo stesso la laicità divenuta matura». Anzi, «le diverse religioni e in primo luogo il messaggio cristiano possono «contribuire a illuminare le nostre scelte e costruire il nostro futuro».

Fonte: laStampa

www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200712articoli/28650gi...



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23/12/2007 10:55
 
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...lo dice subito dopo essersi separato dalla moglie con cui si faceva vedere durante i suoi discorsi sull'unità della famiglia, naturalmente. E' proprio un esempio di buon cattolico.
[Modificato da Rainboy 23/12/2007 10:58]
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23/12/2007 12:30
 
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Non coerente ma simpatico.... [SM=x789053] [SM=x789053]

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23/12/2007 18:06
 
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Nicolas Sarkozy vuole rimettere la religione al centro della vita pubblica


Il “discorso del Laterano” lascerà molte più tracce della visita ufficiale di Nicolas Sarkozy, la mattina di giovedì 20 dicembre, da papa Benedetto XVI presso il Vaticano. I due hanno constatato la loro vicinanza di vedute sul tema della religione nella vita pubblica e, per quanto riguarda l’estero, sul Libano, il Medio Oriente, l’Africa e la liberazione degli ostaggi in Colombia.
Il discorso pronunciato giovedì sera dal presidente francese presso la basilica del Laterano, nel corso dell’assunzione dell’incarico - anche se simbolico - di “canonico d’onore”, è un atto politico di un’altra portata, un tentativo di concludere la “guerra delle due France” (clericale e rivoluzionaria) e di riconciliare per sempre la repubblica laica e la Chiesa cattolica.
E’ la prima volta che Nicolas Sarkozy in quanto presidente - aveva già espresso le sue convinzioni come ministro dell’Interno - sceglieva nettamente su quale posizione schierarsi, senza complessi nè dogmi prestabiliti, in un terreno così minato.
Il discorso del Laterano è, d’altra parte, una rilettura della storia di Francia a partire dalle sue “radici” cristiane, palesemente ispirata da Henri Guaino e Max Gallo, che facevano parte della delegazione francese a Roma. “Le radici della Francia sono essenzialmente cristiane” scandisce Sarkozy “Accetto pienamente il passato della Francia e questo legame particolare che ha da così tanto tempo unito la nostra nazione alla Chiesa.
Nicolas Sarkozy ricorda come il cristianesimo ha modellato la nazione francese, la sua cultura, la sua etica, le sue arti e cita Pascal, Bossuet, Péguy, Claudel, Bernanos, Mauriac, Maritain, Mounier, René Girard e i teologi come Lubac e Congar.
Non teme di evocare le “sofferenze” inflitte al clero dalla legge di separazione del 1905 (espulsione delle congregazioni, conflitti sulle proprietà). L’interpretazione oggi consensuale della legge di separazione delle chiese dallo stato del 1905 dipende - dice - da una “ricostruzione retrospettiva”. Ma non si costruisce l’avvenire di una nazione rimuginando sulle “ferite del passato”.
E’ un tono nuovo. Per Nicolas Sarkozy, la religione non è più un tabù, mentre per François Mitterand o Jacques Chirac, rigurada per prima cosa la convinzione privata. Sulle “radici” cristiane, il presidente della repubblica prende platealmente le distanze da Jacques Chirac, da Lionel Jospin e anche da Valéry Giscard d’Estaign, ex presidente della Convenzione Europea, che aveva invocato la laicità “alla francese” per impedire la menzione delle radici cristiane dell’Europa nel preambolo del trattato costituzionale. E’ dubbio però che Nicolas Sarkozy rilanci la polemica nell’Unione su questa spinosa faccenda.

“Sacrifici”. La laicità, secondo Nicolas Sarkozy, non è in pericolo, ma il discorso del Laterano propone un altro tipo di applicazione pratica. Non è in questione il rimettere in causa i “grandi equilibri” della legge del 1905, della quale Jacques Chirac diceva che fosse un “monumento” inviolabile.
Controcorrente rispetto alle campagne ostili verso la religione, legate al rimontare degli integralismi, e rispetto all’”anticristianesimo” così spesso denunciato da René Rémond, e infine dal nuovo ateismo rivendicato dal filosofo Michel Onfray, il presidente afferma che la Francia ha tutto da guadagnare con una “laicità positiva”, con il riconoscimento effettivo del posto riservato alle correnti spirituale nella vita pubblica, al loro concorrere nella definizione di una “morale” per il paese.
Le allusioni a una laicità “esaurita” o minacciata dal “fanatismo” creeranno scompiglio. Senza il timore di scioccare, Sarkozy dice che è nell’interesse della repubblica contare su gente che “crede” e “spera” e che non vi è buona politica senza il riferimento ad una “trascendenza”.
A Roma, non si aspettavano così tanto. I cattolici non sono mai stati trattati così bene. Alla fine, il presidente lancia un appello ai “cattolici convinti” perchè aiutino a rispondere al bisogno di senso, di punti di riferimento, di identità e di speranza. Prende in prestito l’esempio dei monaci di Tibéhirine e di monsignor Claverie, vescovo di Orano, uccisi nel 1996 in Algeria.
Se non è riservata una parola all’islam, conferma però l’utilità della commissione stato-Chiesa cattolica, creata nel 2002 da Lionel Jospin e ripresa dai suoi successori. In omaggio al clero francese per i “sacrifici” sopportati, cosa senza precedenti per un presidente di una repubblica laica, strapperà molti sorrisi dipinti sui visi dei cardinali, dei vescovi, dei prelati e dei sacerdoti venuti all’incontro, tentando questa comparazione tra la vocazione sacerdotale e quella del capo di stato: “Non si è preti a metà. Posso assicurarvi che non c’è più un presidente a metà. Comprendo i sacrifici che fate per rispondere alla vostra vocazione perchè io stesso conosco quelli che ho fatto per realizzare la mia!”. Discorso curioso quello del canonico del Laterano, ma anche ingenuo e un po’ provocatorio.

Comunque, povera Francia…


Fonte: Le Monde

www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-823448,36-992142@51-98023...




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28/12/2007 20:49
 
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Laicità: l’approccio “sarkozysta” secondo Yvon Quiniou


E’ una effettiva regressione nella maniera di concepire la laicità che Nicolas Sarkozy ci propone nel suo discorso di Roma, col pretesto di offrircene una visione positiva e moderna. Si consideri che la sua riflessione implica tutto in una volta un controsenso teorico, una certa ignoranza storica e una presa di posizione ideologica, tutte cose difficilmente accettabili. Il controsenso, prima di tutto. La laicità, come è rivendicata in Francia dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, non si definisce positivamente come apertura di principio alle credenze religiose. Consiste invece, soprattutto, nel contenimento o nell’astensione della Repubblica, la quale ha il dovere di non attentare alla libertà di coscienza e di culto, e, di conseguenza, di non riconoscerne o sostenerne nessuno in particolare. Garantisce così, al contrario del proselitismo religioso, la libertà assoluta di essere senza religione.

Se la laicità ha un senso positivo, non è quello che gli attribuisce il nostro presidente. Ha come funzione non quella di liberare le credenze, ovvero di favorirle, quanto di liberare dalle credenze istituite che le differenti chiese hanno sempre, più o meno, voluto imporre. Fondata sulla ragione, deve formare lo spirito critico e il libero giudizio di ognuno, in modo che prenda le distanze da tutti i contenuti di pensiero religioso che pretendono di sottrarrsi al dibattito razionale e di fondare la loro legittimità su una fonte trascendente che sfugge all’intelligenza profana. Questo approccio non impedisce a nessuno di riconoscersi e di accettare le credenze religiose, ma in quanto gestite dalla ragione umana: delle credenze che non si oppongano alle acquisizioni scientifiche e morali, e sgombrate quindi dagli impeti irrazionali che le hanno troppo spesso caratterizzate.

E’ qui che la presa di posizione di Sarkozy rivela una sorprendente ignoranza, se essa non è una finzione. L’identità progressista della Francia repubblicana non è costituita dall’eredità cristiana ufficiale ma, nella sua essenza, contro di essa. Lasciamo da parte le gravi mancanze della Chiesa cattolica nel suo rapporto con le scienze: in nome della Rivelazione dogmatica, si è regolarmente opposta alle grandi teorie scientifiche, come quelle di Galileo o di Darwin, perchè ne mettevano in dubbio la visione del mondo e dell’uomo.

Non parliamo dei grandi sconvolgimenti sociopolitici sui quali ormai c’è consenso: la Repubblica, i diritti dell’uomo, l’uguaglianza dell’uomo e della donna, le conquiste sociali, la concezione civili del matrimonio, la liberazione sessuale e l’accettazione del diritto alla differenza in questo campo (come l’omosessualità). Tutto questo è stato rifiutato e combattuto dall’istituzione religiosa, con virulenza.

Una concezione seria della laicità deve ricordarsi questi fatti, e vigilare costantemente, sulla scia della tradizione della filosofia illuminista, di fronte alle minacce che portano tutte le fedi quando non sono sottoposte all’esame critico.

Alla base dell’approccio di Sarkozy rispetto alla laicità, che rompe con la tradizione repubblicana francese, c’è una presa di posizione ideologica: l’idea che l’uomo non saprebbe fare a meno della religione e del fondamento che si ritiene essa apporti alle sue scelte morali. Si unisce qui chiaramente a Benedetto XVI che, nella sua ultima enciclica, difende uno scetticismo radicale riguardo la possibilità dell’umanità di migliorare la sua condizione storica senza il soccorso della fede.

Tutta la storia dell’umanità ci dimostra che l’uomo ha saputo evolversi senza l’aiuto delle religioni (anche se quelle hanno potuto anche aiutare questo processo) e che non c’è bisogno del riferimento alla trascendenza per sapere ciò che è bene o male: la ragione umana, competenza naturale che migliora col tempo, basta, e essa stessa ha dovuto spesso liberarsi dai pregiudizi religiosi per esercitare la sua libertà. Voler radicale l’etica nella religione, significa far dipendere i valori che devono riunire tutta l’umanità da credenze particolari, spesso opposte tra loro e la cui perennità è assicurata; significa esporsi al relativismo e al nichilismo nel momento stesso in cui si crede di combatterli.

Una società realmente laica troverà dunque nelle dottrine etiche delle differenti religioni solo un elemento tra gli altri per discutere sulle norme che devono reggere la nostra vita collettiva e individuale, senza conferire ad esse un qualche status di privilegio. Farà, di conseguenza, del potere umano di giudicare, condiviso da tutti, il fondamento esclusivo delle sue prese di posizione morale: solo ciò che è condiviso da tutti può decidere ciò che vale universalmente, oltre le credenze o le “miscredenze” delle une rispetto alle altre.

Intervento di Yvon Quiniou, professore di filosofia, membro del comitato di redazione della rivista “Actuel Marx”

Fonte: Le Monde

www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3232,36-993888,0.html



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