La vera laicità garantisce l'identità
La vera laicità garantisce l'identità
CLAUDIO MORPURGO*
La solidarietà a Papa Ratzinger è uno straordinario atto di laicità. Quello che è avvenuto alla Sapienza di Roma rappresenta, infatti, uno dei passaggi più gravi e preoccupanti della nostra epoca.
Tutti, ora, possiamo vedere come la minaccia del laicismo e del nichilismo rappresenti una drammatica realtà. Sul punto, non ci possono essere divisioni; uomini di fede, laici, chiunque deve responsabilizzarsi in prima persona, anche riconoscendo l'importan za di quanto avverrà in Piazza San Pietro. Quando si vieta il diritto alla parola, quando si impedisce il dialogo, nessuno può sentirsi escluso da quella che è, prima di tutto, una battaglia laica di civiltà. Questo perché la laicità identifica, non un punto di arrivo della dialettica culturale e politica, ma la precondizione di ogni forma di confronto. La laicità appartiene, tanto ai credenti, quanto ai non credenti, proprio perché rappresenta l'indicatore del grado di civiltà di ogni collettività. Oggi, la censura preventiva ha riguardato il Papa, domani potrà estendersi a chiunque di noi, indistintamente.
Ciò che appare particolarmente grave è che, paradossalmente rispetto alla "storia" che viene raccontata dai media, sono i credenti ad essere minacciati nel loro diritto di laicità.
Tutti coloro che rivendicano un'identità forte e la mostrano consapevolmente, non accettando di piegarsi supinamente ad una non meglio precisata opinione di una non meglio identificata collettività, sono divenuti i bersagli della componente laicista e nichilista che è sempre più radicata nel nostro Paese. Una impostazione trasversale all'interno degli schieramenti e che trasmette un messaggio di drammatica pericolosità nel momento in cui rifiuta il significato del limite, la discussione sull'etica e certifica che tutto è permesso, tutto è uguale, tutto è indifferente. E chi non concorda passivamente viene descritto come il male, l'integrali sta oscurantista, l'antidemocratico. Il pericolo è quello, senza accorgersene, di cadere in un totalitarismo laicista che può mortificare irrimediabilmente il valore della individualità, oltre che l'assunto più importante della nostra epoca: quello della centralità della persona, in quanto tale, nella società. Per questa ragione è più che mai essenziale tutelare la libertà di essere, la libertà di espressione di tutti coloro che non hanno paura di rivendicare la propria dimensione identitaria. La laicità è una prassi di civiltà, un insieme di procedure che offrono solide garanzie istituzionali alla libertà. Chi professa laicità non mostra indifferenza rispetto a alle scelte politiche, al dibattito culturale. Questo perché, al contrario, si alimenta del confronto. Non ci sono alternative: la laicità non dove essere solo enunciata, ma deve essere realizzata, ovunque, nelle università, in parlamento, nelle scuole, nei tribunali, nel mondo del lavoro. Lo Stato laico - di cui tanto si parla, spesso a sproposito - è quello che garantisce il diritto di essere se stessi. Abbattendo le posizioni di rendita, rifiutando ambivalenti forme di prevaricazione, riconoscendo il ruolo costruttivo delle minoranze e del confronto tra le appartenenze. In una società pluralista, la laicità è il luogo di comunicazione tra le religioni e di garanzia per l'espressione delle diverse componenti, non il contesto che persegue la loro delegittimazione.
Ecco, perché in questi giorni è fondamentale che tutti coloro che, autenticamente laici, esprimono un'identità forte e consapevole partecipino senza timidezze alla vita pubblica, mostrando la vitalità e la ricchezza della loro posizione.
*Sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia Ex Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Libero, 19 gennaio 2008