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Lettera. ”Chiesa e la Chiesa”

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2008 00:12
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02/02/2008 00:12
 
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Caro Giulietto Chiesa,
le scrivo perchè trovo abbastanza masochista (ma ottuso è termine più adatto) da parte della presunta sinistra insistere con questo pietoso spettacolo di anticlericalesimo che poi genera i propri mostriciattoli.Ma si può essere davvero convinti che offendere i cattolici (dei quali questo papa, piaccia o no, è il leader spirituale) come fanno continuamente Micromega, Odifreddi, e adesso, dopo Cini e colleghi, certi commenti di maniera apparsi su l’Unità, il Manifesto, (e si veda pure il tono in un’intervista di ieri del Corriere della Sera a Bernardini), e persino su Megachip, sia una cosa intelligente?

Non parlo di utilitarismo politico (la risposta sarebbe scontata), ma proprio di scelta culturale.

Perchè non è che in piazza ci fossero solo le facce di bronzo della politica, con codazzo di epigoni diccì. Quelli erano scampoli, e chi non lo capisce dovrebbe tornare a studiare, e magari anche a girare per le strade e le famiglie del nostro Paese.

Non ci si rende conto che con il bisogno di sacro, e quindi anche con la forza vera della Chiesa (assai più profonda di qualsiasi “oscura trama” paventata dai superficiali), sarebbe ora di ragionare in maniera sensata e non viscerale? Che il nichilismo è un convitato di pietra anche e soprattutto per l’anima di chi reclama giustizia sociale e libertà ? Che i cattolici, i credenti, le persone religiose non sono degli imbecilli ignoranti plagiati da Ruini, o dei borghesucci tiepidi? Che la riflessione teologica ha la sua dignità ? Che lo scientismo e la tecnica non hanno l’ultima parola su tutto?

Possibile che Pasolini non abbia insegnato nulla?

E per tornare a Cini, a Odifreddi, a Micromega, possibile che davanti all’avanzata della tecnocrazia debba essere il papa a ricordarci la Scuola di Francoforte e le analisi di Horkheimer sulle radici borghesi e il totalitarismo dell’illuminismo? Invece di dialogare ci si arrocca su un presunto progressismo (l’oppio spacciato dai radicali al popolo della sinistra), confondendo battaglie sensate con la difesa delle punte estreme del capitalismo nell’appropriazione e nella mercificazione del corpo umano, della vita, delle forme naturali, per portare la proprietà privata fin dentro i geni delle sementi e della razza umana. E si mescola tutto con le memorie lacere dell’irreligione (scegliendo peraltro riferimenti culturali assai mediocri, quando ve ne sono stati di esempi brillanti ed eleganti - ma probabilmente troppo rigorosi e profondi per adattarsi alla bisogna).

Non dico che bisogna diventar cattolici, ma maturare come laici nel rapporto con essi, uscire dai malvezzi infantili e subculturali che impediscono in Italia la confluenza fattiva di tante forze ideali nella cultura, nell’etica, nell’economia, nella politica. O qualcuno ha paura di perdere la propria identit?

Perchè su Megachip Jormi Bianchi (e con lui tanti altri) guarda all’incoerenza morale di Casini, e non all’occasione offerta alla cultura laica dal papa filosofo? Tra i duecentomila intervenuti non era certo Casini il cattolicesimo italiano, non lui a testimoniare il bisogno di Bene, di Libertà, di Verità cui ha accennato Benedetto XVI, leader di una comunità importante con la quale ci si incontra ogni giorno per strada, sul posto di lavoro, nelle scuole, nelle università …
Cordialmente,
Stefano Serafini


Caro Serafini,
lei solleva temi e questioni che sento molto sinceri, e indubbiamente motivati anche dal punto di vista sociale e politico. Li condivido in gran parte. Non ho mai considerato la realtà del sentimento religioso con sufficienza e disprezzo, pur non essendo un credente. Ritengo il dialogo, anche tra laici e credenti, un dato irrinunciabile. E la diversità di punti di vista sulle grandi questioni umane sono per me una constatazione dell’ovvio, e quindi senza scandalo, senza anatemi. Concordo anche che non si può considerare Casini, o Mastella, o Berlusconi, come i campioni del cattolicesimo. Altrimenti addio cattolicesimo, direi. E così per molti altri punti della sua lucida invettiva contro “certo laicismo”.

Ma qui mi devo interrompere e rovesciare il ragionamento. Certo laicismo, come quello dei radicali alla Emma Bonino, per esempio - gente che ha sostenuto la guerra in Afghanistan e in Irak, gente che sta sempre dalla parte dell’Impero, gente che non sa nemmeno cosa sia un lavoratore - neanche me riesce a convincere. Faziosi in politica sono faziosi anche in filosofia.

Ma la lettera di Cini al Papa è altra cosa e ha altre motivazioni. Che non possono essere confuse con la gazzarra confusa che ne ha fatto il sistema dei media. Spero che su questo lei converrà.

E qui vengo al Papa e ai suoi vescovi. Se si vuole mantenere l’equilibrio e la correttezza, occorre che la Chiesa sia libera in un libero Stato. Quando la gerarchia ecclesiastica si fa strumento di battaglia politica, allora la discussione esce dal contesto filosofico per diventare tenzone politica. E questo è avvenuto. Mi consenta di dire che, al posto del Pontefice, non avrei permesso che Piazza San Pietro diventasse quel miscuglio di insultanti interessi privati che abbiamo visto in televisione. Con Rutelli che stringe la mano a Ruini di fronte alle telecamere, con l’ex ministro della Giustizia che si pavoneggiava, dopo avere calpestato le più elementari norme della decenza politica, all’ombra della dignità del credo religioso.

Anche se Il Pontefice avesse avuto tutte le ragioni filosofiche del mondo, questo ingresso di personaggi inqualificabili non avrebbe dovuto permetterselo. E non mi dica che non era stato previsto dal cardinale Ruini, perchè non le crederei.

E non mi dica che il Papa di Roma non ha diritto di parola in Italia. Non c’è figura politica che abbia tanto spazio, su tutti i media, del Papa. E non un solo giorno all’anno. Non è il diritto di parola che gli è stato negato, criticando la sua eventuale allocuzione in apertura dell’anno accademico alla Sapienza. E’ stata criticata una “invasione di campo” - assai più politica che dottrinale - che, se il papa fosse stato meglio consigliato, non avrebbe dovuto essere neppure tentata. E che è stata tentata, da parte di qualcuno dei suoi cattivi consiglieri,proprio come una operazione politica.

Del resto che in tutta la vicenda di questi anni le sortite ecclesiastiche contro l’autonomia della politica e per imporre (questa è la parola esatta) a tutti gli italiani, credenti e non credenti, non solo l’opinione ma la pratica cattolica, siano state sistematiche e prepotenti non credo che le sia sfuggito. Dunque occorre esaminare le cose nel loro contesto. Se certo laicismo irrita me come irrita lei, certo confessionalismo che irrita me dovrebbe urtare anche lei.

E quando si esprimono posizioni dottrinali come quelle che il Papa ha espresso a proposito del processo contro Galileo (posizioni che io considero aberranti nell’anno di grazia 2008, ma di cui non intendo contestare il diritto) non si può pretendere che esse siano esposte a un pubblico di scienziati che le considera inaccettabili sul terreno proprio della scienza. E se il Papa va a parlare in un’apertura di anno accademico, va a parlare nel terreno proprio della scienza. Vi sono contesti che debbono essere rispettati. Al Papa non mancano luoghi per esporre le sue idee. Carità cristiana, in primo luogo, avrebbe consigliato non pretendere di esporle in una casa che non intende ascoltarle. Presunzione laica? Non credo. Sul terreno della scienza non c’è gara. Io e lei sappiamo che Galileo aveva ragione e che il diritto, oggi, sarebbe dalla sua parte. La fede ha il suo campo, e qualche volta può accadere che esso coincida con quello della scienza. Ma se non coincidono non si può tentare di confonderli. Tanto meno si può pretendere che i discepoli della scienza accettino di farsi fare una lezione da quelli della fede. E lei sa bene che i discepoli della fede non lo accetterebbero, a loro volta. Proviamo a rovesciare il ritratto. Lei considererebbe accettabile una lezione di ateismo in una chiesa, alla presenza dei cardinali? Capisco che l’esempio è così strabiliante da far sorridere. Ma non è forse la stessa cosa, alla rovescia? E non mi dica che il Papa non può essere equiparato a un professore universitario di fisica, e neppure a un Premio Nobel per la fisica. Appunto. Un papa non deve farsi paragonare a un professore di fisica. Si occupa d’altro. Non si mescoli dunque con le dispute terrene. Questo vale per l’anno accademico alla Sapienza e per il pagamento dell’Ici. A Cesare qual ch’è di Cesare, a Dio quel ch’è di Dio.

Anch’io concordo con lei che certo laicismo borghese si è sposato con la peggiore mercificazione dell’uomo, con il consumismo più abbietto, con la manipolazione delle menti e con il capitalismo selvaggio. Anch’io considero insopportabili e volgari certe forme di libertarismo ignorante e superficiale. Ma che dire di una Chiesa che cammina a braccetto - e lo fa da anni - con Berlusconi, colui che ha demolito tutti i valori della cristianità e che ogni sera, dalle sue televisioni, inonda di spazzatura le menti dei nostri bambini e di tutti i cittadini?

Quindi evitiamo di inalberarci. Il rispetto reciproco è essenziale, ma non ci devono essere invasioni di campo. La Scuola di Francoforte e Horkhaimer non sono in causa e non erano in causa nella lettera firmata dai professori romani.
Giulietto Chiesa


Fonte: Giulietto Chiesa


www.giuliettochiesa.it/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&a...



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