L'articolo e' un po' lungo ma vale la pena di leggerlo.
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Femminismo ritrovato/ "Si prendeva l’aereo per andare ad abortire a Londra, in Olanda… Vogliamo che l’Italia torni nel buio?". La filosofa Cristina Zaltieri ad Affari: "Le donne in piazza"
Lunedí 25.02.2008 13:00
di Virginia Perini
"In questi giorni, seguendo l'attualità e
leggendo la mail della ragazzina Olga, mi è tornato alla mente un bel testo pubblicato nel 1987 scritto dalle donne della libreria delle donne di Milano. E’ un testo di teoria femminista e insieme di storia dei fatti, accaduti principalmente a Milano, dal 1966 al 1986 che possono essere chiamati con il nome di “femminismo”. Il testo ha un titolo che mi turbò perché mi pareva togliesse valore a quel percorso stesso che narrava, così importante per generazioni intere di donne che andavano in quegli anni a cambiare modalità secolari di vita femminile. Il titolo è: 'Non credere di avere dei diritti' ed è una citazione da una frase dei Quaderni di Simone Weil che oggi sento così vera e così capace di dar conto di quello che succede alle donne in questi tempi duri".
Cristina Zaltieri, docente di storia della filosofia contemporanea all’Università parla con Affari dell'aborto e risponde a Olga, una ragazza handicappata che scrive a Giuliano Ferrara: "Alla nascita ho avuto una paralisi cerebrale... Ferrara non sa di cosa parla... per ora stia zitto".
Qual è il senso di quel testo? E come mai le è tornato alla mente?
“ 'Non credere di avere dei diritti' spiega come nessuna delle conquiste che ci hanno reso soggetti del mondo del lavoro, della cultura, della politica, sia un possesso certo, indiscutibile. Il senso è: non fidarti che i diritti conquistati siano un possesso intoccabile".
Si riferisce alle vicende napoletane e...
"Sì, dal fatto grottesco di Napoli, dove una donna uscita dalla sala operatoria dopo un aborto terapeutico, su un feto malformato, ha dovuto subire un interrogatorio senza pietà, impariamo che niente è scontato. E' chiaro anche dagli attacchi durissimi alla legge sull’aborto lanciati reiteratamente dalla chiesa, ma anche dai più subdoli piani di erosione della 194 che provengono da certi laici, come Ferrara, che dicono di non voler mettere in causa la legge ma nei fatti dimostrano il contrario".
E aggiunge: "Ci fa male leggere in prima pagina sul Corriere della sera del 19 Febbraio. Claudio Magris, acuto intellettuale, propone 'Il contributo di un laico. Norberto Bobbio e l’aborto' in cui si richiama al pubblico dibattito l’appello di Norberto Bobbio in difesa del 'diritto fondamentale del concepito alla nascita'. La conclusione che ne trae? Ben vengano queste recenti discussioni intorno alla legge 194 che, senza metterla in causa, aiutano però 'a guardare in faccia cos’è l’aborto'".
Sono ipocrisie che celano un problema per l'Italia? Di cosa crede sia il sintomo?
"Il problema è che queste voci, maschili per lo più, testimoniano che in questo paese non c’è memoria. Queste voci maschili testimoniano una totale dimenticanza del fatto che le donne da migliaia di anni hanno guardato in faccia, in quella faccia terribile, l’aborto. Ci si dimentica che prima di questa benedetta legge che regolamenta l’interruzione della gravidanza dominavano gli aborti clandestini, le cliniche private dove ginecologi compiacenti e in cerca di facile lucro, i cosiddetti cucchiai d’oro, facevano abortire a caro prezzo le donne che potevano pagare, i tavoli delle mammane dove con aghi da calza e altri mezzi rovinosi abortivano, e spesso morivano, le donne più povere e sprovvedute. Oppure che si prendeva l’aereo per andare ad abortire a Londra, in Olanda… Senza la 194 questo è lo scenario in cui ripiomberebbe l’Italia e tutti lo sappiamo bene".
Le donne lo sanno o fingono di non ricordare? Mi sembra che prima dei fatti di Napoli stessero tutte quiete quiete a seguire il dibattito dai divani di casa... mentre una volta lottavano...
"Le donne che hanno presente questo passato, non così lontano, sono scese in piazza a Roma a difesa della 194. Si è detto che poche erano le giovani mobilitate; forse essere nate dopo queste conquiste non le rende consapevoli 'di non avere dei diritti' e della necessità di difendere costantemente quelli garantiti dalle conquiste delle passate generazioni. Forse può essere mancato alle giovani un vero passaggio di testimonianza da parte di coloro, più grandi, che hanno lottato anche per i loro diritti".
Dunque senza 194, diciamolo forte, non smetterebbero gli aborti, solo diventerebbero clandestini. Perché quindi sembra non ci siano altre soluzioni?
"Perché l’educazione sessuale purtroppo non raggiunge ancora tutte le donne, specie le immigrate, le più giovani, ossia i soggetti socialmente più deboli. Ma anche perché, come testimonia la crescita del numero di donne che dopo una gravidanza deve licenziarsi ( solo a Milano più di 1500 donne hanno lasciato il lavoro dopo il parto nel corso del 2007), sempre più spesso le donne si trovano di fronte all’impossibilità di gestire una maternità o perché non ci sono nidi a cui affidarli o perché i turni di lavoro sono incompatibili…".
Sono prblemi all'ordine del giorno
"Una coppia di miei amici generosi hanno in semi-affido una bimba di 8 anni figlia di un’immigrata single per un solo e semplice motivo che non concerne affatto le competenze materne della donna, una buona madre. Il motivo è che lei, single, per vivere deve uscire di casa e tornarci ad orari incompatibili con le esigenze di una bimba. La donna, dimostrando consapevolezza e coraggio non comuni, ha chiesto aiuto ai servizi sociali e accettato il semi-affido. Oppure ci sono i casi come quello di Olga".
Difendere la 194 non vuol certo dire volere l'aborto...
"E occorre dirlo chiaramente: non è vero che chi difende la legge 194 vuole l’aborto, chi potrebbe volere l’aborto? Non di certo le donne che ne restano segnate nel corpo e nell’animo, quello che si vuole è invece che non ritorni, come accadrebbe senza legge, l’aborto clandestino".
Torna in campo il concetto di laicità...
"Lavorare da laici per il diritto alla vita del concepito non significa soltanto battersi per una capillare informazione sessuale, per il funzionamento dei consultori pubblici e per una contraccezione alla portata di tutte, ma anche impegnarsi, e qui spesso gli stessi sindacati latitano, per il mantenimento di turni di lavoro compatibili con la cura dei figli, per la tutela dei posti di lavoro dopo la maternità, per investimenti pubblici nei nidi o in aiuti mirati, come ad esempio, insegna la bella ma solitaria iniziativa di Lodi delle “baby sitter” comunali per le famiglie a basso reddito".
E conclude: "Infine un’ultima osservazione a cui tengo molto. Ai miei occhi appare incongruente se non opportunista difendere il diritto alla vita di chi non c’è disinteressandosi della vita che vive già, della sua piena dignità, della sua libertà d’espressione, dignità e libertà che vengono meno dove non si offre la possibilità di una scelta responsabile di maternità".
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Aborto/ Lo scienziato Boncinelli ad Affari: "Mettere al mondo un figlio malato è come infliggergli una tortura". Ferrara? "Un gran furbone"
Giovedí 21.02.2008 17:53
Edoardo Boncinelli
"Mettere al mondo un figlio malato è come infliggere una tortura a lui e a chi gli sta intorno" Edoardo Boncinelli, genetista e professore all’Università San Raffaele di Milano, interviene nel dibattito sull'aborto.
Olga, una ragazza handicappata ha scritto a Ferrara sull'aborto: "Alla nascita ho avuto una paralisi cerebrale... Ferrara non sa di cosa parla... per ora stia zitto"
"E' un terreno molto scivoloso. Di fronte al caso di malattie come quella di Olga sono possibili due atteggiamenti: quello di chi non c'è passato direttamente e tende a considerarli con distacco o quello di chi è coinvolto. Solo avere un malato in casa rende consapevoli di ciò che vuole dire. Una cosa deve essere chiara: mettere al mondo un figlio malato è come infliggere una tortura a lui e a chi gli sta intorno".
Aggiunge: "Parlo in primis da scienziato. Ho assistito a dei casi che nessuno ha visto".
Come si stabiliscono i casi di gravidanza a cui si deve porre fine? E come si arriva a dare un limite alla casistica?
"La visione moderna delle cose, in campo scientifico, è sempre basata su una casistica. I principi generali sono ciechi e sordi. Bisogna giudicare caso per caso. Poi, ci sono malattie ereditarie note da 30, 40, 50 anni o anche scoperte da poco che presentano un quadro così drammatico su cui è molto difficile intervenire".
Il criterio corretto sarebbe...
"La scienza dovrebbe procedere per analisi dei casi specifici. In genere però vengono studiati dei protocolli di riferimento in base ai quali si sceglie una via piuttosto che un'altra".
"Il vero problema è: si vuole vivere e basta o vivere bene? La civiltà e la scienza hanno lavorato per la seconda ipotesi. E' anche vero che la scienza non può essere interpellata solo per dirimere le questioni e tirare fuori le castagne dal fuoco. Poniamoci il primo quesito. Capiamo davvero e poi agiamo con coerenza".
Come giudica Giuliano Ferrara?
"Ferrara è un gran furbo. Non so nemmeno se ci crede in quello che dice. Il fatto è che al momeno gli serve per la campagna elettorale e sa che è un argomento ancora caro a tanta gente".
Virginia Perini
[Modificato da pcerini 25/02/2008 14:14]