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Le origini contraffatte del Nuovo Testamento

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2011 23:06
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Lo shock della scoperta di una antica Bibbia

Il Nuovo Testamento successivamente evolse in un testo di smaccata propaganda clericale, e la Chiesa sostenne che esso testimoniava l'intervento di un divino Gesù Cristo negli affari terreni. Comunque, una spettacolare scoperta in un remoto monastero Egiziano ha rivelato al mondo la dimensione delle falsificazioni successive dei testi Cristiani, già essi stessi solo un "assemblaggio di favole leggendarie" (Encyclopédie, Diderot, 1759). Il 4 Febbraio 1859, 346 fogli di un antico codice furono scoperte nella stanza della fornace del monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai, e il loro contenuto fu come un'onda d'urto che attraversò il mondo Cristiano. Assieme ad altri vecchi codici, i codici in questione erano stati destinati ad essere bruciati nella fornace per riscaldare gli abitanti del monastero nell'inverno. Scritti in Greco su pelli d'asino, riportavano il Vecchio e Nuovo Testamento, e più tardi gli archeologi datarono la sua composizione attorno all'anno 380. Furono scoperti dal Dr. Constantin von Tischendorf (1815-1874), un brillante e pio studioso biblico Tedesco. Tischendorf era un professore di teologia che dedicò tutta la sua vita allo studio delle origini del Nuovo Testamento, e il suo desiderio di leggere tutti gli antichi testi Cristiani lo portò al lungo viaggio a dorso di cammello al Monastero di Santa Caterina.

Durante la sua vita, Tischendorf aveva avuto accesso ad altre antiche Bibbie non accessibili al pubblico, come la Bibbia di Alessandria (o Alessandrina), ritenuta essere la seconda più antica Bibbia al mondo. Era così nominata perché nel 1627 fu presa da Alessandria dagli Inglesi e donata al Re Carlo I (1600-49). Oggi essa è in mostra accanto alla più antica Bibbia al mondo, la Sinaitica, nella British Library di Londra. Durante la sua ricerca Tischendorf ha avuto accesso al Vaticano, la Bibbia Vaticana, ritenuta essere la terza più vecchia al mondo e datata a metà del sesto secolo (The Various Versions of the Bible, Dr Constantin von Tischendorf, 1874, disponibile alla British Library). Gli fu impedito l'accesso alla libreria interna del Vaticno. Tischendorf chiese se potesse estrarre le annotazioni manuali, ma la sua richiesta fu respinta. Comunque, ogni volta che il suo sorvegliante prendeva un po' d'aria fresca, Tischendorf scrisse i racconti comparati sul palmo della mano e a volte sulle unghie ("Are Our Gospels Genuine or Not?", Dr Constantin von Tischendorf, lecture, 1869, disponibile alla British Library). Oggi ci sono diverse altre Bibbie scritte in vari linguaggi durante il quinto e sesto secolo, di cui per esempio la Siryacus, la Cantabrigiensis (Beza), la Sarravianus e la Marchalianus.
Un brivido di apprensione echeggiò attraverso il mondo Cristiano nell'ultimo quarto del 19° secolo, quando la versione Inglese della Bibbia del Sinai fu pubblicata. Annotata in quelle pagine c'è l'informazione che nella Crstianità vi sono controversie sulla presunta storicità. I Cristiani avevano [così] l'irrefutabile evidenza di falsificazioni intenzionali in tutti i moderni Nuovi Testamenti. Il Nuovo Testamento della Bibbia del Sinai era così differente dalle versioni allora pubblicate, che la Chiesa rabbiosamente cercò di annullare la nuova drammatica prova che metteva in discussione la sua stessa esistenza. In una serie di articoli pubblicati sul London Quarterly Review nel 1883, John W.

Burgon, Decano di Chichester, usò ogni risorsa retorica a sua disposizione per attaccare l'iniziale Sinaitica, opponendogli la storia di Gesù Cristo, dicendo che "... senza un briciolo di esitazione, la Sinaitica è scandalosamente corrotta ... rivelando la più vergognosa mutilazione di testi che abbiamo mai incontrato in ogni luogo; essi sono divenuti, con ogni sorta di metodi, la più grande quantità di versioni falsificate, antiche cantonate e perversioni intenzionali della verità, rinvenibili in ogni copia conosciuta della parola di Dio". Le preoccupazioni del Decano di Burgon rispecchiano aspetti contrastanti di storie del Vangelo allora corrente, essendo ormai evolute a un nuovo stadio attraverso secoli di manomissioni della struttura di un documento già leggendario.

Le rivelazioni dei test con luce ultravioletta
Nel 1933, il British Museum di Londra acquistò la Bibbia del Sinai dal governo Sovietico per 100,000 sterline, delle quali 65,000 erano state donate tramite sottoscrizione pubblica. Prima dell'acquisizione, questa Bibbia era in mostra alla Libreria Imperiale di San Pietroburgo, in Russia, e "pochi studiosi vi avevano posato gli occhi" (The Daily Telegraph and Morning Post, 11 January 1938, p. 3). Quando fu messa in mostra nel 1933 come "la Bibbia più antica al mondo" (ibid.), divenne il centro di un pellegrinaggio senza eguali nella storia del British Museum. Prima che io riassuma le sue contraddizioni, dovrebbe essere sottolineato che questo vecchio codice non è in nessun modo una guida affidabile allo studio del Nuovo Testamento, poiché contiene sovrabbondanti errori e gravi editazioni [del testo originario]. Queste anomalie furono svelate dai risultati di mesi di esami all'ultravioletto, eseguiti dal British Museum a metà degli anni '30. Le scoperte rivelarono la sostituzione di numerosi passaggi, ad opera di almeno nove differenti redattori. Le fotografie scattate durante i test hanno rivelato che i pigmenti dell'inchiostro sono stati ritenuti in profondità nei pori della pelle. Le parole originali erano leggibili sotto la luce ultravioletta. Chiunque desideri leggere i risultati del test, dovrebbe fare riferimento al libro scritto dai ricercatori che fecero le analisi: i Curatori del Dipartimento dei Manoscritti al British Museum (Scribes and Correctors of the Codex Sinaiticus, H. J. M. Milne and T. C. Skeat, British Museum, London, 1938).

Le falsificazioni nei Vangeli
Quando il Nuovo Testamento della Bibbia del Sinai viene confrontato con un Nuovo Testamento moderno, può essere accertato lo sconcertante numero di 14,800 alterazioni editoriali. Queste correzioni possono essere riconosciute da una semplice comparazione che chiunque può e dovrebbe fare. Gli studi seri delle origini Cristiane debbono prvenire dalla versione della Bibbia del Sinai, non da edizioni moderne. Di rilievo è il fatto che la Sinaitica contiene tre Vangeli che da allora in poi sono stati eliminati: il Pastore di Erma (scritto da due resuscitati, Charinus e Lenthius), la Missiva di Barnaba, e le Odi di Salomone. Lo spazio [qui] non permette l'elaborazione di queste bizzarre scritture e anche la discussione sui dilemmi associati alle varianti nelle traduzioni.
Le Bibbie moderne hanno cinque rimozioni nella traduzione delle versioni iniziali, e [vi sono] dispute rabbiose fra i traduttori sulle varianti di interpretazione di più di 5,000 parole antiche. Comunque, è ciò che NON è scritto in quella antica Bibbia che imbarazza la Chiesa, e questo articolo discute solo alcune di quelle omissioni. Un esempio evidente è sottilmente svelato nella Encyclopaedia Biblica (Adam & Charles Black, London, 1899, vol. iii, p. 3344), quando la Chiesa rivela di essere a conoscenza delle esclusioni nelle antiche Bibbie, dicendo: "L'annotazione risale a molto tempo fa ... e anche il più antico dei Vangeli nulla sapeva della miracolosa nascita del nostro Salvatore".
Questo perché non c'è mai stata una nascita da una vergine.

È evidente che quando Eusebio riunì gli scribi per scrivere le Nuove Testimonianze, produsse prima un singolo documento che funse da esemplare o versione principale. Oggi esso è detto Vangelo di Marco, e la Chiesa lo riconosce come "il primo Vangelo scritto" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. vi, p. 657), anche se esso oggi appare come secondo nel Nuovo Testamento. Gli scribi dei Vangeli di Matteo e Luca dipendevano dallo scritto di Marco, come fonte e struttura per la compilazione dei loro lavori. Il Vangelo di Giovanni è indipendente da quegli scritti, e la teoria del tardo 15° secolo secondo la quale esso fu scritto più tardi in supporto delle più antiche scritture è la verità (The Crucifixion of Truth, Tony Bushby, Joshua Books, 2004, pp. 33-40). Di conseguenza, il Vangelo di Marco della Bibbia del Sinai trasmette la "prima" narrazione di Gesù Cristo nella storia, completamente diversa da quella che è nelle Bibbie moderne. Esso comincia con Gesù "all'età di circa trenta anni" (Marco 1:9), e nulla sa di Maria, una nascita da una vergine, o una strage di bambini [ordinata] da Erode. Le parole che descrivono Gesù come "il figlio di Dio" non compaiono all'inizio del racconto come [invece] fanno nelle edizioni dei nostri giorni (Marco 1:1), e l'albero genealogico che traccia una "linea di sangue messianica" risalente al Re Davide è inesistente in tutte le Bibbie antiche, quelle che adesso sono dette "profezie messianiche" (51 in totale). La Bibbia del Sinai contiene una versione contrastante degli eventi attorno alla "resurrezione di Lazzaro", e rivela una straordinaria omissione [su ciò] che più tardi diviene la dottrina centrale della fede Cristiana: la resurrezione e apparizione di Gesù Cristo e la sua ascensione in Cielo. L'apparizione soprannaturale di un Gesù Cristo risorto non è riportata da alcun antico Vangelo di Marco, ma nelle Bibbie moderne adesso compare una descrizione di oltre 500 parole (Marco 16:9-20).

Nonostante una moltitudine di interminabili autogiustificazioni degli apologisti della Chiesa, non c'è unanimità di opinione fra i Cristiani sull'inesistenza della "resurrezione" [che sarebbe] apparsa nelle descrizioni della storia fatta dagli antichi Vangeli. Non solo queste narrazioni sono mancanti nella Bibbia del Sinai, ma sono assenti [anche] dalla Bibbia Alessandrina, dalla Bibbia Vaticana, dalla Bibbia di Beza, e da un antico manoscritto Latino di Marco, detto codice "K" dagli analisti. Mancano anche nella più antica versione Armena del Nuovo Testamento, nei manoscritti del sesto secolo della versione Etiopica, e nella Bibbia Anglosassone del nono secolo. Comunque, qualche Vangelo del 12° secolo ha i versi ora noti della resurrezione contrassegnati col segno dell'asterisco, usato dagli scribi per indicare passaggi spuri in un documento letterario.

La Chiesa sostiene che "la resurrezione è l'argomento fondamentale per la nostra fede Cristiana" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. xii, p. 792), tuttavia nessuna apparizione soprannaturale di un Gesù Cristo risorto è documentata in alcuno dei più remoti Vangeli di Marco disponibili. Una resurrezione e ascensione di Gesù Cristo è condizione essenziale ("senza la quale, nulla") della Cristianità (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. xii, p. 792), confermata dalle parole di Paolo: "Se Cristo non è risorto, la nostra fede è inutile" (1 Cor. 5:17). I versi sulla resurrezione nell'odierno Vangelo di Marco sono uiversalmente noti come falsi e la Chiesa è d'accordo, dicendo "la conclusione di Marco è dichiaratamente non genuina ... quasi l'intera sezione è una compilazione successiva" (Encyclopaedia Biblica, vol. ii, p. 1880, vol. iii, pp. 1767, 1781; anche, Catholic Encyclopedia, vol. iii, sotto il titolo "The Evidence of its Spuriousness"; Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. iii, pp. 274-9 sotto il titolo "Canons"). Imperterrita, la Chiesa ha accettato comunque la falsificazione nel suo dogma facendone la base della Cristianità. Il corso della narrazione della resurrezione immaginaria prosegue. Il capitolo finale del Vangelo di Giovanni (21) è una contraffazione del sesto secolo, interamente dedicata alla descrizione della resurezione di Gesù ai suoi discepoli. La Chiesa ammette: "La sola conclusione che può essere dedotta da ciò, è che il 21° capitolo fu aggiunto dopo, e va perciò visto come un'appendice al Vangelo" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. viii, pp. 441-442; New Catholic Encyclopedia (NCE), "Gospel of John", p. 1080; also NCE, vol. xii, p. 407).

"La Grande Aggiunta" e "La Grande Omissione"
La versione moderna del Vangelo di Luca ha incredibilmente più di 10,000 parole rispetto allo stesso Vangelo nella Bibbia del Sinai. Sei di quelle parole dicono di Gesù "e fu trasportato su in cielo", ma questa narrazione non appare in nessuno dei più antichi Vangeli di Luca oggi disponibili ("Three Early Doctrinal Modifications of the Text of the Gospels", F. C. Conybeare, The Hibbert Journal, London, vol. 1, no. 1, Oct 1902, pp. 96-113).

Le antiche versioni non confermano i moderni racconti di una ascensione di Gesù Cristo, e questa falsificazione chiaramente indica una intenzione di ingannare.
Oggi, il Vangelo di Luca è il più lungo dei Vangeli canonici perché ora include "La Grande Aggiunta", una staordinaria aggiunta del 15° secolo di circa 8,500 parole (Luca 9:51-18:14).
L'inserimento di queste falsificazioni in quel Vangelo sconcerta gli analisti Cristiani moderni, e di esse la Chiesa ha detto: "La natura di questi brani li rende pericolosi perché capaci di ingenerare illazioni" (Catholic Encyclopedia, Pecci ed., vol. ii, p. 407).

Da specificare perché importante, i più antichi Vangeli di Luca omettono tutti i versi dal 6:45 a 8:26, cosa nota fra gli ecclesiastici come "La Grande Omissione", un totale di 1,547 parole. Nelle odierne versioni, quel buco è stato "riempito" con passaggi plagiati da altri Vangeli. Il Dr. Tschendorf ha scoperto che tre paragrafi nelle più recenti versioni del Vangelo di Luca riguardanti l'Ultima Cena sono apparse nel 15° secolo, ma la Chiesa ancora fa passare i suoi Vangeli come "parola di
Dio" ("Are Our Gospels Genuine or Not?", op. cit.).

L' "Index Expurgatorius"
Come fu nel caso del Nuovo Testamento, allo stesso modo furono danneggiati gli scritti dei primi "Padri della Chiesa" modificati in secoli di ricopiature, e molti dei loro documenti furono intenzionalmente riscritti o soppressi.
Adottando i decreti del Concilio di Trento (1545-63), la Chiesa successivamente estese il metodo della cancellazione, e ordinò la preparazione di una speciale lista di informazioni da cancellare dalle prime scritture Cristiane (Delineation of Roman Catholicism, Rev. Charles Elliott, DD, G. Lane & P. P. Sandford, New York, 1842, p. 89; also, The Vatican Censors, Professor Peter Elmsley, Oxford, p. 327, pub. date n/a).

Nel 1562, il Vaticano stabilì uno speciale ufficio censorio chiamato Index Expurgatorius. Il suo scopo era proibire le pubblicazioni di "passaggi erronei dei primi Padri della Chiesa" che contenessero dichiarazioni contrastanti con la dottrina moderna.
Quando gli archivisti del Vaticano si imbatterono in "copie genuine [degl scritti] dei Padri, essi le corressero secondo l'Index Expurgatorius" (Index Expurgatorius Vaticanus, R. Gibbings, ed., Dublin, 1837; The Literary Policy of the Church of Rome, Joseph Mendham, J. Duncan, London, 1830, 2nd ed., 1840; The Vatican Censors, op. cit., p. 328).
Questo documento della Chiesa fa sorgere nei ricercatori "gravi dubbi sull di tutte le scritture dei Padri della Chiesa rilasciate al pubblico" (The Propaganda Press of Rome, Sir James W. L. Claxton, Whitehaven Books, London, 1942, p. 182).

Importante per la nostra storia, è il fatto che l'Encyclopaedia Biblica rivela che circa 1200 anni della storia Cristiana sono sconosciuti: "Sfortunatamente, solo pochi dei documenti [della Chiesa] precedenti all'anno 1198 sono stati resi noti". Non fu per fortuita combinazione che, in quello stesso anno (1198) Papa Innocenzo III (1198-1216) soppresse tutti i documenti della storia più antica della Chiesa, istituendo gli Archivi Segreti (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. xv, p. 287).

Circa sette secoli e mezzo più tardi, e dopo aver speso qualche anno in quegli Archivi, il Prof. Edmond S. Bordeaux scrisse "How The Great Pan Died" [Come è morto il Grande Pan, NdT]. In un capitolo intitolato "L'unità della Chiesa non è altro che una menzogna retroattiva", egli disse questo: "La Chiesa retrodatò tutti i suoi ultimi lavori, qualcuno fatto recentemente, qualche altro modificato, qualche altro ancora contraffatto, i quali contenevano l'espresxsione definitiva della sua storia ... la sua tecnica è stata di far apparire che la gran parte dei più tardi lavori scritti dagli scittori Cristiani eeano stati composti molto tempo primax, cosicché potrssero divenire prove del primo, secondo e terzo secolo." (How The Great Pan Died, op. cit., p. 46) Di conforto alle scoperte del Professor Bordeaux è il fatto che, nel 1587, il Paa Sisto V (1585-90) istituì ufficialmente una divisione Vaticana per l'attività editoriale, e detto con le sue stesse parole, "la storia della Chiesa sarà ora fissata ... faremo in modo di stampare per nostro conto" (Encyclopédie, Diderot, 1759). Documenti del Vaticano rivelano anche che Sisto V spese 18 mesi della sua vita da papa scrivendo personalmente una nuova Bibbia e introdusse nel Cattolicesimo un "Nuovo Insegnamento" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. v, p. 442, vol. xv, p. 376). La prova che la Chiesa ha scritto la sua propria storia si trova nell' Encyclopédie di Diderot, e questo spiega il perché Papa Clemente XIII (1758-69) ordinò di distruggerne immediatamente tutti i volumi dopo la pubblicazione nel 1759.

Gli autori dei Vangeli smascherati come impostori
C'è qualcos'altro in questo scenario, ed è documentato nella Enciclopedia Cattolica. Si comprende la mentalità clericale quando la Chiesa stessa ammette di non sapere chi ha scritto i suoi Vangeli e le Epistole, confessando che tutte quelle 27 scritture del Nuovo Testamento sono nate anonimamente:
"Se è così sembra che gli attuali titoli dei Vageli non siano attribuibili agli evangelisti stessi ... essi [la raccolta dei testi del Nuovo Testamento] sono provvisti di titoli i quali, benché antichi, non risalgono ai rispettivi autori di quegli scritti." (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. vi, pp. 655-6) La Chiesa sostiene che "i titoli dei nostri Vangeli non erano intesi per indicare la paternità", aggiungendo che "l'intestazione ... gli fu aggiunta" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. i, p. 117, vol. vi, pp. 655, 656).

Perciò essi non sono Vangeli scritti "secondo Matteo, Marco, Luca o Giovanni", come pubblicamente asserito. La piena forza di questa confessione svela che non ci sono Vangeli apostolici genuini, e che le scritture illusorie della Chiesa oggi esprimono le vere basi e pilastri della fondazione Cristiana e [della sua] fede. Le conseguenze sono fatali per la pretesa delle origini divine dell'intero Nuovo Testamento, e svela come i testi Cristiani non abbiano nessuna speciale autorità.

Per secoli, falsi Vangeli hanno minato l'attestazione della Chiesa di autenticità, ora confessata come essere falsa, e questo è la prova che le scritture Cristiane sono interamente ingannevoli.
Dopo anni dedicati alla ricerca sul Nuovo Testamento, il Dr. Tischendorf espresse costernazione per le differenze fra i più antichi e i più recenti Vangeli, ed ebbe difficoltà a compendere...
"...come gli scribi potessero permettersi di apportare qua e là cambiamenti che non erano semplicemente di scelta di parole, ma tali da aver influito materialmente sul vero significato, cosa ancora peggiore, dal non essersi ritratti dal tagliare un passaggio o inserirne uno." (Alterations to the Sinai Bible, Dr Constantin von Tischendorf, 1863, disponibile alla British Library, Londra). Dopo anni di conferme della natura artefatta del Nuovo Testamento, un Dr. Tischendorf disilluso ammise che le edizioni moderne "sono state alterate in molte parti" e che "non possono essere accettate come vere" (When Were Our Gospels Written?, Dr Constantin von Tischendorf, 1865, British Library, Londra).

Allora cos'è la religione Cristiana?
Perciò l'importante domanda da fare è: se il Nuovo Testamento non è storico, cos'è?

Il Dr. Tischendorf offrì parte della risposta quando, nelle sue 15,000 pagine di note critiche sulla Bibbia del Sinai, disse che "a quanto pare il personaggio di Gesù Cristo fu il narratore per molte religioni". Questo spiega come [alcuni] racconti del poema epico Indiano, il Mahabharata, appaiano parola per parola negli odierni Vangeli (per esempio, Matteo 1:25, 2:11, 8:1-4, 9:1-8, 9:18-26), e perché [alcuni] brani del Phenomena dello statista Greco Aratus di Sicyon (271-213 AC) si ritrovano nel Nuovo Testamento. Anche [alcuni] estratti dall'Inno a Zeus, scritto dal filosofo Greco Cleanthes (c. 331-232 AC), così come 207 parole dal Thais di Menandro (c. 343-291), uno dei "sette saggi" della Grecia. Citazioni dal semi-leggendario poeta Greco Epimenide sono messe sulle labbra di Gesù Cristo, e sette brani dal curioso Ode a Giove (c. 150 AC, autore sconosciuto) sono ristampate nel Nuovo Testamento.

La conclusione di Tischendorf convalida le scoperte Vaticane del Professor Bordeaux, che palesano l'allegoria di Gesù Cristo derivato dal mito di Mitra, il divino figlio di Dio (Ahura Mazda) e messia dei primi re dell'Impero Persiano attorno al 400 AC. La sua nascita in una grotta era attesa dai magi, che seguirono una stella dall'Oriente. Essi portarono "doni in oro, incenso e mirra" (come in Matteo 2:11) e il neonatofu adorato da pastori. Egli venne al mondo indossando il cappello mitraico, che i papi imitarono in varie fogge fino al 15° secolo.

Mitra, uno di una trinità, sta ritto su una roccia, emblema della fondazione della sua religione, e fu consacrato [con una unzione] col miele. Dopo un'ultima cena con Helios e 11 altri compagni, Mitra fu crocifisso su una croce, avvolto in lino, posto in una tomba nella roccia e risorse il terzo giorno attorno al 25 Marzo (il plenilunio dell'equinozio di primavera, un momento che fu allora chiamato Pasqua dopo la dea babilonese Ishtar). La distruzione fiammeggiante dell'universo era un importante dottrina del Mitraismo, un tempo in cui Mitra promise di tornare personalmente sulla Terra e salvare le anime meritevoli. I devoti di Mitra partecipavano ad un sacra comunione banchettando con pane e vino, una cerimonia che ha un parallelo nella Eucarestia Cristiana, e la precedette di oltre quattro secoli.
La Cristianità è un adattamento del Mitraismo unito con i principii Druidici dei Caldei, qualche elemento Egizio (il libro pre-Cristiano della Rivelazione era originariamente chiamato I Misteri di Osiride e Iside), fiosofia Greca e vari aspetti dell'Induismo.

Perché non ci sono documenti storici su Gesù Cristo
Non è possibile trovare in nessuna legittima religione o scritti storici, compilati fra l'inizio del primo secolo e fino al quarto secolo, nessun riferimento a Gesù Cristo e agli eventi spettacolari che la Chiesa dice abbiano accompagnato la sua vita. Questa conferma viene da Frederic Farrar (1831-1903) del Trinity College, Cambridge:
"È sorprendente che la storia non abbia conservato per noi nemmeno un indiscutibile o definito motto o circostanza nella vita del Salvatore dell'umanità ... non c'è una dichiarazione in tutta la storia che dica che qualcuno abbia visto Gesù o abbia parlato con lui. Nulla nella storia è più stupefacente del silenzio degli scrittori contemporanei [di Gesù] sugli eventi riportati dai quattro Vangeli." (The Life of Christ, Frederic W. Farrar, Cassell, Londra, 1874) Questa situazione nasce da un conflitto fra la storia e i racconti del Nuovo Testamento. Il Dr. Tischendorf così commenta:
"Dobbiamo francamente ammettere che non abbiamo fonti di informazioni sulla vita di Gesù Cristo, oltre alle scritture ecclesiastiche assemblate durante il quarto secolo." (Codex Sinaiticus, Dr Constantin von Tischendorf, British Library, London) C'è una spiegazione per quei centinaia di anni di silenzio: la costruzione della Cristianità non iniziò fino a dopo il primo quarto del quarto secolo, e questo è il perché Papa Leone X (morto nel 1521) chiamò Cristo una "favola" (Cardinal Bembo: His Letters..., op. cit.).


http://www.xmx.it/nuovo-testamento2.htm
[Modificato da kelly70 14/07/2010 13:05]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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