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La Chiesa si spiega: niente testamento biologico

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2008 10:00
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Monaca
03/10/2008 11:07
 
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La decisione ultima spetta non più al malato terminale ma al medico, anche in presenza di una volontà “inequivocabile e certa”.

Escluso il rifiuto dell’idratazione e della alimentazione forzata. Confusa la formulazione di “accanimento terapeutico”


Avevamo e avevate capito male.

Di testamento biologico non si parla neppure. Semmai arriverà una legge di “fine vita”, per altro delimitata da vincoli strettissimi, tali da affidare ogni decisione al medico curante.
E le volontà del malato? Solo valore consultivo, sotto forma di “dichiarazioni certe e aggiornate”, molto aggiornate, al punto da veder nullo qualsiasi valore testamentario.

Questa è la lettura esatta delle parole del cardinale Bagnasco pronunciate or’è qualche giorno dinanzi al Consiglio permanente del vescovi.
Traduzione di prima mano e di massima autorevolezza, trattandosi del folignate monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei di nomina ruiniana, al suo ultimo atto ufficiale prima di prendere possesso della sede arcivescovile di Firenze. Stoppate quindi le accuse sbrigative di relativismo avventato, rivolte a Bagnasco da teocon e atei devoti alla Ferrara. Ruini l’aveva detto: vedrete, Bagnasco non vi deluderà.

Tutto ritorna nell’alveo di una conosciuta rigidità, come del resto nei vari campi della bioetica? La prima risposta è sì, e al momento una seconda non ce n’è. La decisione finale della Cei è, appunto, della Cei: un’idea, una proposta che dovrà attraversare l’arco politico del Parlamento, non ancora una legge fatta e finita. Chissà come andrà. Ma la Chiesa questo chiede e tutto farà per ottenerlo.

Ripercorriamo brevemente le argomentazioni di monsignor Betori a corredo del comunicato finale della sessione della Cei. Prima precisazione. Sua Eminenza Bagnasco –spiega- non ha affatto parlato di testamento biologico, “che è espressione di una cultura dell’autodeterminazione in relazione alla propria morte, mentre la Chiesa ritiene che la vita non sia a disposizione di nessuno, e che la persona non possa determinare la propria fine”.

Seconda precisazione. Legiferiamo pure, “ma per proteggere la vita e rendere degno il momento della fine della propria esistenza”. Come? La volontà del paziente dovrà essere manifestata in modo “inequivocabile e certo”, soprattutto “recente”, perché si può sempre cambiare idea.

Quanto recente? Sarà da stabilire. In ogni caso “l’ultima decisione spetta al medico”. Tra le scelte possibili “si deve escludere il rifiuto dell’idratazione e dell’alimentazione, che non sono attività curative, ma attività di sostegno vitale”.

E a questo punto torna in ballo la stessa definizione di “accanimento terapeutico” che la Chiesa ha pur affermato di non voler perseguire ad ogni costo. Sarà un punto molto delicato e controverso nel dibattito parlamentare, a patto che Camera e Senato siano davvero messe in grado di affrontare un confronto aperto, non formule preconfezionate e di fatto blindate da una maggioranza straripante e arrogante la sua parte.

Terza precisazione. Perché la Chiesa si appresta ad una pur condizionatissima “apertura” su un tema che ha sempre considerato intoccabile? Si tratta di un cambiamento di rotta? La risposta di Betori: “Il cambiamento di rotta non è voluto da noi, ma da chi ha creato pronunciamenti legislativi che rendono insicura la fine della vita.

C’è allora bisogno di salvaguardarla”. Il riferimento è, senza dubbio, alla sentenza Englaro”. Spiega: “Da qui è venuta la necessità di una legge che eviti sia l’accanimento che l’abbandono terapeutico”.

Frenare, tamponare, allontanare la sola idea di eutanasia. Un punto di equilibrio di grande e, prevediamo, non serena certezza. Ma raramente la Chiesa sbaglia i tempi. Comprende che la delicatissima materia può sfuggirle di mano e che, forse, questo è il momento, più favorevole ad essa, per arrivare ad una soluzione conveniente. Non sarà una navigazione troppo tranquilla.
Entrambi gli schieramenti politici appaiono divisi al loro interno dinanzi a decisioni, anche in campo legislativo, così drammatiche. Nello schieramento laico si avvertono segni di una qualche mobilitazione.

Dall’Associazione Luca Coscioni arriva un giudizio assai aspro che la Chiesa non gradirà: “Propone un criterio di stampo marcatamente confessionale, inaccettabile in uno Stato di diritto”.

SEGUE

[SM=g1660858]




[Modificato da @nounou@ 03/10/2008 11:09]






Nounou
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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Padre Guardiano
03/10/2008 12:20
 
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re

Penso che andrebbero presi TUTTI per le trombe del culo e gettati nel Tevere a tener compagnia ai resti di papa Formoso!!!! [SM=x1622938]

Hanno rotto i coglioni veramente!!!! [SM=g1467772] [SM=x1657359] [SM=x1657359] [SM=x1657359]


omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]




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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

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Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
03/10/2008 12:45
 
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Eh ma che ci si aspetta da tali signori? Vorrebbero imporre la loro visione A TUTTI.

Questi signori tacciano di lacismo chi difende la posizione dello Stato,sbraitano il concetto di laicita' positiva pretendendo il riconoscimento pubblico della religione (laicita' positiva),nello stesso tempo pretendono che TUTTI GLI ITALIANI soggioghino alla loro visione della vita e della morte,il problema,cari amici,che purtroppo i costituzionalisti che dibattono dell'introduzione del concetto di laicita' positiva e del riconoscimento giuridico della dimensione pubblica della religione,non si rendono conto di questi aspetti,e delle tendenze anti-laiche della religione cattolica (dato che non intende riconoscere le visioni altrui in tema di vita e di morte).

Leggetevi questi due ottimi link

www.associazionedeicostituzionalisti.it/materiali/convegni/200611foggia/sicar...



www.associazionedeicostituzionalisti.it/dibattiti/laicita/bertol...


Nel secondo link,Bertolini dice: "Ne viene naturalmente interessata, infine, la soluzione delle diverse questioni che interrogano il principio di laicità, poiché la legittimità della pretesa dei singoli credenti e delle relative confessioni religiose di influire sui contenuti della legislazione sarà valutata ben diversamente a seconda che si intenda la formula dello Stato laico come rigorosa neutralità della sfera pubblica rispetto alle opinioni religiose, ovvero come apertura dello Stato agli apporti di senso sulle questioni fondamentali che il sentimento religioso può fornire"

e ancora:

"Certo, il riconoscimento del principio pluralistico nell’ordinamento esige da parte dei consociati, in altissimo grado, rispetto delle altrui appartenenze particolari, proprio perché è naturalmente insita nelle stesse una sorta di pressione socialmente organizzata nei confronti delle pubbliche istituzioni perché orientino l’azione dei pubblici poteri nel senso giudicato conforme ai propri interessi ed alla propria concezione della vita in comune"

e ancora

"Dall’altro lato, la valorizzazione del principio pluralista ed il recupero del specificità del fenomeno religioso in quanto tale – che nella costituzione italiana si alimentano in particolare sul disposto degli articoli 7 e 8, secondo comma – avrebbero invece determinato “il passaggio dalla concezione negativa della libertà religiosa … ad una concezione eminentemente positiva” con il conseguente intervento fattivo dello Stato nella regolazione degli istituti attraverso i quali si estrinseca la religiosità dei consociati tramite “una legislazione sempre più attenta e minuziosa … che da un lato attiva a livello comunitario le libertà dei singoli e dall’altro legittima le diversità, religiose ed ideologiche” (Cardia, op. cit.), implicando necessariamente non la neutralità dell’ordinamento, ma invece la sua apertura al radicamento di valori per la qualificazione dei suoi scopi (S. Mangiameli, La «laicità» dello Stato tra neutralizzazione del fattore religioso e «pluralismo confessionale e culturale», in Diritto e società 1996, 51)."

e ancora

"Le due letture potrebbero indicare la difficoltà di accedere ad una determinata visione del principio di laicità prescindendosi da una valutazione del fenomeno religioso in sé e per sé considerato, le conclusioni divergendo a seconda che si ritenga che da esso derivi un apporto prezioso per lo svolgimento della vita associata e per la stessa evoluzione dell’ordinamento giuridico, ovvero si rinvenga in esso in via preminente un fattore di potenziale instabilità e di divisione sociale. Per quanto lo stesso principio della neutralità religiosa possa assumere significati diversi – come l’esperienza separatista nordamericana sembrerebbe dimostrare – non ci si sottrae alla sensazione che molti richiami alla neutralità finiscano appunto per implicare la premessa che “le scelte religiose della persona sono senz’alcun dubbio legittime, ma assumono una loro rilevanza solo nell’ambito privato, senza trascendere (e a condizione che non trascendano) nel pubblico e nel socialmente rilevante” (A. Bettetini, Sulla relazione fra religione, diritto canonico e diritto politico in una società dopo-moderna, in Il diritto ecclesiastico 2003, 903"


e infine

"La conclusione che le diverse concezioni della laicità non sarebbero in realtà neutre rispetto al fenomeno religioso sarebbe rilevante anche per la considerazione dei punti critici delle relative costruzioni logiche, in quanto la formula dello Stato laico come Stato “neutrale” pone il problema della adesione sostantiva dell’ordinamento alla relativa concezione dell’individuo, problema che si risolve, invece, presupponendosi una visione fondata appunto sul postulato individualistico-liberale; mentre, dall’altro lato, la tesi della laicità come riconoscimento “attivo” del pluralismo religioso pone in ombra il problema della inconciliabilità delle visioni del mondo che dalle diverse fedi possano discendere, problema che si risolve, invece, presupponendosi che il confronto non possa che condurre al riconoscimento dell’esistenza di una verità data sull’uomo, che, in quanto tale, deve valere per tutti."




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03/10/2008 14:56
 
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Quindi la vita non è più del malato ma del medico e/o dello stato....complimenti.

Saluti.



"il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)
10/10/2008 10:00
 
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Re:
spirito!libero, 03/10/2008 14.56:

Quindi la vita non è più del malato ma del medico e/o dello stato....complimenti.

Saluti.




Eh,appunto,la loro visione e' una visione assolutistica che va contro l'autodeterminazione e il diritto individuale,una visione rimasta indietro di secoli.

[Modificato da pcerini 10/10/2008 10:00]
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