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Monti prepara una Ue socialista?...

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2010 19:08
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14/04/2010 19:08
 
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La nuova Ue socialista (disegnata da Monti)
affosserà l’euro?



Il presidente della Commissione europea Barroso ha affidato a Mario Monti il compito di elaborare un piano per rilanciare il mercato unico europeo. E Monti intende promuovere l’armonizzazione fiscale tra gli Stati nell’ambito di un processo che si propone di modellare l’Europa sul modello scandinavo: più mercato intraeuropeo, più Stato, più tasse. Insomma, più socialista…


Esistono banchieri che sanno muoversi anche in altre dimensioni culturali, sociali, politiche, insomma che hanno una visione più alta della realta. Uno di loro è senza dubbio Konrad Hummler, numero uno di una banca privata elvetica, la Wegelin & Co. Lo conobbi qualche anno fa a un convegno e da allora seguo regolarmente le sue analisi. Ogni due mesi pubblica un bollettino finanziario in cui espone il suo pensiero.
L’ultimo che trovate qui è molto interessante. Hummler è uno dei pochissimi a dare rilievo a una notizia di cui non c’è praticamente traccia sui media ma che rischia di essere decisiva per il futuro della Ue e dell’euro. Il presidente della Commissione europea Barroso ha affidato a Mario Monti il compito di elaborare un piano per rilanciare il mercato unico europeo. E Monti sta realizzando il piano che aveva delineato in un articolo sul Financial Times qualche tempo fa. Come spiego in questo articolo, intende promuovere l’armonizzazione fiscale tra gli Stati nell’ambito di un processo che si propone di modellare l’Europa sul modello scandinavo: più mercato intraeuropeo, più Stato, più tasse. Insomma, più socialista.
Hummler, che è un liberista, sostiene che questa è la via sbagliata anche perché , errato, secondo cui l’armonizzazione comporta una riduzione dell’onere fiscale medio. «Nella storia ciò non è mai avvenuto», scrive il banchiere-economista elvetico, semmai è vero il contrario: la pressione aumenta inducendo «un livello fiscale avverso alla crescita e un’erosione della competitività», che porterebbe l’Europa a chiudersi sempre di più e ad aggravare ulteriormente i debiti pubblici.
Nella sua lunga analisi Hummler sostiene che l’euro sta già mostrando gravi carenze strutturali, di cui la Grecia è solo un sintomo, Maastricht, ad esempio, è ormai una finzione, ed è persuaso che le riforme di Monti anziché migliorare la situazione provocheranno nuove rigidità, che rischiano di provocare addirittura la fine della moneta unica.
Uno scenario estremo, ma non irrealistico. O sbaglio? E dunque la cura Monti è giusta o sbagliata?
Blog di Marcello Foa

Un piano socialista: così Monti rischia di affossare l’euro

Il banchiere svizzero Hummler svela che l’ex commissario Ue prepara una riforma che potrebbe impedire il taglio delle tasse
Ci voleva un banchiere ed economista svizzero per far aprire gli occhi agli europei. Si chiama Konrad Hummler, guida una delle più antiche banche private elvetiche, la Wegelin, e in patria è conosciuto per il suo coraggio intellettuale. Nel 2008 denunciò le magagne della potentissima Ubs; più volte ha criticato l’establishment finanziario di Zurigo e il governo di Berna. Ora allarga l’orizzonte e, in un report appena pubblicato, svela la riforma che l’Unione europea ha messo in cantiere su un tema delicato e cruciale: quello dell’armonizzazione fiscale.
Più che una riforma, una rivoluzione che porta la firma di un italiano illustre: Mario Monti. Sì, proprio del presidente della Bocconi, che, sebbene dal 2004 non sia più commissario, dallo scorso ottobre è tornato nel giro che conta a Bruxelles, avendo ricevuto dal presidente della Commissione Ue l’incarico di preparare il rapporto per rilanciare il mercato unico in Europa. Una missione prestigiosa, ma che né Monti né la Commissione hanno pubblicizzato, limitando la comunicazione pubblica a un comunicato di poche righe, lo scorso autunno, ignorato da quasi tutti i media. Poi più nulla.
Un caso. O forse no. Capita, a Bruxelles ma non solo, che le notizie più importanti siano quelle di cui nessuno parla. Dell’argomento si è occupato, in cinque mesi e mezzo, solo l’Economist nella rubrica Charlemagne. Troppo poco per una riforma in divenire che meriterebbe un ampio e vigoroso dibattito. Con ogni probabilità, Monti non si limiterà a proporre l’abbattimento delle barriere normative e delle pratiche protezionistiche che, in certi settori, ancora impediscono un vero mercato tra i Ventisette, ma invocherà anche misure per limitare pesantemente la concorrenza tra gli Stati in materia fiscale.
In nome di una nobile finalità, naturalmente, ovvero per permettere ai singoli governi di finanziare l’enorme spesa sociale che grava sui loro bilanci. E calibrando bene il linguaggio per prevenire eventuali resistenze nell’opinione pubblica. Un progetto che lo stesso Monti delineò qualche mese fa in un articolo sul Financial Times in cui invocava un «coordinamento fiscale tra i Paesi», che assomigliava all’armonizzazione, ma risultava, etimologicamente, meno invasivo. Il presidente della Bocconi auspicava l’ampliamento dell’economia sociale di mercato con un obiettivo più ampio e ambizioso, quello di modellare l’Europa a immagine e somiglianza dei sistemi scandinavi. Dunque: più mercato intraeuropeo, ma anche più tasse e più Stato.
Pochi l’anno scorso diedero importanza a quell’editoriale che però oggi andrebbe riletto e valutato con attenzione, perché, stando alle poche indiscrezioni trapelate, costituisce l’architrave della riforma, che, peraltro, sarebbe già alle battute finali (i lavori dovrebbe concludersi entro fine aprile). Una riforma appoggiata da Barroso, dall’anonimo ma insidioso presidente europeo Herman Van Rompuy, dalle lobby di Bruxelles e pertanto potenzialmente vincente, seppur contraddittoria. Da un lato, infatti, la Ue vuole liberalizzare l’economia, dall’altro, però, intende impedire la concorrenza fiscale tra gli Stati.
Secondo Hummler, la riforma Monti è preoccupante anche perché si basa sull’assunto, errato, secondo cui l’armonizzazione comporta una riduzione dell’onere fiscale medio. «Nella storia ciò non è mai avvenuto», scrive il banchiere-economista elvetico, semmai è vero il contrario: la pressione aumenta inducendo «un livello fiscale avverso alla crescita e un’erosione della competitività», che porterebbe l’Europa a chiudersi sempre di più. La tasse non attirano gli imprenditori, li fanno fuggire, tanto più in una zona, quella dell’euro, che, in occasione della crisi greca, ha mostrato gravi carenze strutturali.
L’Unione europea avrebbe bisogno di chiarezza e di flessibilità, ma sta percorrendo la direzione opposta. Secondo Hummler, Maastricht ormai è una finzione per l’impossibilità dei Paesi membri di rispettare i parametri, mentre la cura Monti rischia di trasformare la Ue in una «comunità forzosa», sempre meno liberale, sempre più socialista e gravata da debiti pubblici insostenibili, che finirebbero per affossare l’euro. Uno scenario estremo, ma non irrealistico.
di Marcello Foa


Il Giornale giovedì 08 aprile 2010



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Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
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