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25/09/2010 14:54 | |
Dal primo appello al Protocollo d'intesa
Biblia, Associazione laica di cultura biblica, fin dai suoi esordi ha avvertito il problema dell'assenza
d della Bibbia nella scuola italiana: un'assenza che toglie alle nuove generazioni la memoria storica
di una delle principali fonti della cultura occidentale, e l'incontro con uno dei "Grandi testi" ancor
oggi più ricchi e stimolanti, non solo sul piano religioso ma su quello storico, letterario, filosofico.
La consapevolezza di questo problema non significava per Biblia voler interferire con l'IRC
(insegnamento della religione cattolica), ma piuttosto contribuire a sottolineare l'eredità e
l'influenza biblica in tutta l'area delle materie umanistiche (e non solo). Prenderne atto comporta
naturalmente altri problemi, primo fra tutti la preparazione dei docenti, ma soprattutto la volontà,
politica di modificare lo stato delle cose.
Nel 1989 il primo Appello di Biblia (www.biblia.org/schoolappel.pdf) fu consegnato al Ministro della Pubblica
Istruzione e alle forze istituzionali che si occupano di scuola, oltre che alla stampa. Numerosi quotidiani e
riviste raccolsero e commentarono l'appello, ma nessuna reazione venne dagli organi ufficiali della scuola.
Nel 1990 si formò il Comitato Bibbia Cultura Scuola (CBCS) composto da Biblia e da altre
sette associazioni e riviste (Aspir, Associazione professionale di insegnanti di religione; Bibbia
aperta, Associazione di cultura biblica, Padova; Cisec, Centro interdipartimentale di studi
sull'ebraismo e sul cristianesimo antico, Bologna; La Porta, Centro studi e documentazione,
Bergamo; Qol, rivista biblica ed ecumenica, Novellara RE; Sae, Segretariato attività ecumeniche; Sefer, Studi
fatti ricerche, Milano) per avviare insieme un'attività di sensibilizzazione e conoscenza
nella scuola
Nel 1991 il Comitato organizzò una tavola rotonda a Roma su "La Bibbia: una presenza nella
cultura occidentale, un'assenza nella scuola italiana" con sole donne come relatrici, per sottolineare
ulteriormente il forte coinvolgimento femminile nel mondo della scuola, ma la loro pressoché totale
assenza nelle istituzioni religiose che alla Bibbia si rifanno. Passo ulteriore fu un grande Convegno
nazionale di studio su "II Libro assente: Bibbia, cultura e scuola in Italia" svoltosi a Bologna il 20
ottobre 1991 alla presenza di un folto e qualificato pubblico; ne seguì la pubblicazione di un
volume di Atti, arricchito da numerose interviste a personalità della cultura italiana ("Bibbia il libro
assente", Mariettii, Casale Monferrato 1993).
Dal 1993 al 1997 il CBCS, forte del fatto che il Ministero aveva concesso l'utilizzo del prof.
Piero Stefani (1993-1999) a Biblia per organizzare e coordinare le attività del Comitato sul
territorio nazionale, ha promosso 6 Corsi nazionali di aggiornamento, seguiti con profondo
interesse da un notevole numero di insegnanti (circa 350 per ciascun corso di tre giorni). Ha anche
aderito a varie richieste di singole scuole e Istituti per l'aggiornamento biblico degli insegnanti.
Da quando però è iniziato il decentramento scolastico (1997) e l'abolizione dei punteggi connessi
alla frequentazione di corsi di aggiornamento riservati ai docenti, non si sono più organizzati corsi
di aggiornamento nazionali, ma si sono invece intensificati i nostri interventi presso singole scuole.
Nel 2000, in settembre, Biblia è stata invitata a presentarsi al Ministero della Pubblica
Istruzione per studiare insieme un'offerta da proporre alle scuole, volta a promuovere la
conoscenza dei testi religiosi "delle tradizioni ebraica e cristiana. Vari incontri con il Ministro e con
alti funzionari hanno consentito di elaborare congiuntamente un Protocollo d'intesa
(www.biblia.org/intesampi.html) ufficiale, valido per tre anni, siglato dal Ministro Tullio De Mauro e dalla
Presidente di Biblia il 18 maggio 2001. Tale appello, nonostante le nostre tenaci insistenze, è purtroppo
rimasto finora lettera morta.
Bibbia e scuola. Perché un nuovo Appello?
La situazione denunciata nel 1989 non è sostanzialmente mutata, però qualcosa si è fatto: Biblia,
che ha raggiunto nel 2005 i vent'anni di attività, si è impegnata a fondo in molte iniziative: corsi di
aggiornamento, interventi in molteplici scuole, pubblicazioni.
Tali attività non hanno mai mirato - ci preme metterlo in chiaro - a fare della
Bibbia un libro di testo, così come non è mai stata nostra intenzione interferire
nell'ora di religione. Per noi è prioritario che la Bibbia sia presente nella cultura della scuola,
ossia nella cultura degli insegnanti, degli autori dei libri di testo, dei responsabili dei programmi, così
come lo sono tanti altri fenomeni culturali che non costituiscono materia ma presupposto.
L'ormai lunga esperienza accumulata, da un lato ci ha confermato la grande fecondità culturale che
deriva dall' "imparare la Bibbia", dall'altro ci ha resi più incerti per le sempre maggiori difficoltà
istituzionali e didattiche orientate al fine richiesto. A nostro avviso resta però necessario
insistere a ogni livello perché iniziative di sensibilizzazione, di approfondimento,
di preparazione degli insegnanti, siano possibili e incentivate in tutti i luoghi
istituzionali di formazione, con il sostegno, oggi ancora più indispensabile, del
mondo della comunicazione.
Da qui la decisione di redigere un nuovo Appello e di farne un impegno per il nostro ventennale che
si è aperto a Roma nel novembre del 2004 con un convegno sull'amore di Dio e si chiude a Milano
nel novembre del 2005 con un convegno sull'amore del prossimo. Abbiamo raccolto molte nuove
firme e ricevuto autorevoli incoraggiamenti a proseguire nel nostro impegno, anche se può
sembrare un'utopia in un momento in cui una forte e solida preparazione culturale di base non
appare impegno prioritario nei nuovi assetti di studi.
Le riflessioni di due grandi studiosi, uno ebreo-cristiano, l'altro laico, ci hanno confortato e
accompagnato nel promuovere l'appello e ci spingono ancora a rinnovarlo:
"Noi pensiamo che quando uno scolaro o uno studente sarà in grado di tornare a capire gli affreschi che
nelle
nostre chiese 'insegnavano' la Bibbia al popolo e i quadri che nei musei esprimono, mediante 'segni' biblici,
l'anima dei nostri grandi artisti; quando saprà riconoscere le allusioni bibliche presenti non solo nei nostri
grandi scrittori, ma anche nel linguaggio comune ("le cipolle d'Egitto", "il frutto proibito", "il figliuol prodigo",
"voce nel deserto", "bacio di Giuda"); quando infine riuscirà a godere la parola di amore, anzi di eros del
Cantico dei Cantici, a condividere con tutto il coraggio necessario i dubbi del Qohelet, allora potremo dire di
non aver fatto nulla di nuovo se non riprendere l'esempio di un grande maestro laico, Francesco De Sanctis,
tra l'altro primo e grande Ministro dell'istruzione dell'Italia unita. Egli così narra la propria esperienza:
// primo linguaggio dell'anima fu la lirica. E qui cominciai il mio corso. La distinsi, secondo il contenuto,
in
religiosa, eroica e amorosa. [...] Mi fermai molto sulla lirica ebraica. [...] Avevo sete di cose nuove, e
quello studio era per me nuovissimo. Non avevo mai letto la Bibbia, e i giovani neppure. [...] Lessi non
so dove meraviglie di quel libro, come documento di alta eloquenza, e, tirato dall'argomento delle mie
lezioni, gittai l'occhio sopra il libro di Giobbe. Rimasi atterrito. Non trovavo nella mia erudizione classica
niente di comparabile a quella grandezza. Portai le mie impressioni calde calde nella scuola. [...] Preso
l'aire, ci immergemmo in quegli studi. [...] Era per noi un viaggio in terre ignote e lontane dai nostri usi.
Con esagerazione di neofiti, dimenticammo i classici, fino Omero, e per parecchi mesi non si udì altro
che Bibbia. C'era non so che di solenne e di religioso nella nostra impressione, che alzava gli animi.
Chiamammo questo sentimento il divino, e intendevamo sotto questa parola tutto ciò che di puro e
grande è nella coscienza. Mi meraviglio come nelle nostre scuole, dove si fanno leggere tante cose
frivole, non sia penetrata un'antologia biblica, altissima a tener vivo il sentimento religioso, ch'è lo
stesso sentimento morale nel suo senso più elevato. (Francesco De Sanctis, La giovinezza,
Garzanti, Milano 1981, pp. 192-193)
Dicevano gli antichi rabbini che il mondo si regge sul respiro degli scolari. Il respiro degli scolari è così
prezioso
che tutti quelli che si occupano di loro, e li aiutano a respirare meglio, meritano la nostra riconoscenza, come
se contribuissero a tenere in piedi il mondo. [...] Tutti coloro che si sentiranno coinvolti in questo nostro
progetto, meritano la stessa riconoscenza e, se non si chiede troppo, meritano qualche risultato." (Paolo De
Benedetti, Prefazione a La Bibbia il libro assente, a cura del CBCS, Marietti documenti, Casale Monferrato
1993). |