Re:
Rainboy, 02/12/2009 21.54:
Fantastico: due dei principali teorici del modello neodarwiniano nella seconda metà del XX secolo, che secondo te non ritengono fondata l'evoluzione.
E hai avuto anche la faccia tosta di dirlo di fronte a uno che i libri li ha letti e te li ha consigliati.
Mah, contento te. Più sputtanato di così ormai...
Bisogna mettere sempre il naso oltre il mento, carissimo.
Da una recensione de L'Indice (casa editrice) al testo di Richard Dawkins:
"Richard Dawkins è uno dei più famosi scienziati di oggi e uno dei più strenui difensori della teoria darwiniana della selezione naturale. La tesi di questo suo nuovo libro, che ha suscitato un enorme clamore nel mondo anglosassone e ha generato un dibattito accesissimo, è molto semplice: Dio non esiste e la fede in un essere superiore è illogica, sbagliata e potenzialmente mortale, come millenni di guerre di religione e la recente minaccia globale del terrorismo fondamentalista islamico dimostrano ampiamente. Agli occhi di Dawkins, ogni religione condivide lo stesso errore fondamentale, vale a dire l'illusoria credenza nell'esistenza di Dio, e, con essa, la pericolosa sicurezza di conoscere una verità indiscutibile perché sacra."
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"L'interesse degli scienziati per la religione, per la sua spiegazione naturale e per la sua definitiva confutazione, come onde periodiche segue corsi e ricorsi. Acceso a metà Ottocento dall'evoluzionismo scientifico, che mise in crisi il soprannaturalismo e infiammò dibattiti a non finire sull'"avvenire della scienza" e l'avvento di una futura religione dell'umanità su base scientifica che avrebbe preso ben presto il posto della religione tradizionale (leggi: confessioni cristiane), questo sacro fuoco favorì il sorgere di una scienza comparata delle religioni, che si interrogò sistematicamente sulle "origini" del fenomeno, identificando tutti quei problemi che oggi stanno al centro dei rinnovati tentativi delle neuroscienze di "spiegare" la religione. Nel corso del Novecento, una seconda ondata fu ispirata, tra le due guerre, dalle teorie quantistiche. Oggi si assiste a una terza ondata. Ma che cosa spinge nuovamente alcuni scienziati, in particolare biologi, a entrare in guerra contro la religione?
L'inizio catastrofico del terzo millennio ha riportato l'attenzione sulla religione in modi fino a poco prima impensabili e spesso preoccupanti. L'uso terroristico della fede, il moltiplicarsi di conflitti e guerre a sfondo religioso, la minacciosa retorica scritturistica di leader politici come Bush, il pericolo che le religioni tornino a occupare lo spazio pubblico lasciato libero dalla crisi dello stato-nazione: questi e altri fattori hanno rimesso in moto uno "scontro di civiltà" all'interno delle società postsecolari, che ha riattizzato una tipica guerra ideologica tra fede oscurantista e ragione scientifica. Scrittori come Sam Harris, Christopher Hitchens e Richard Dawkins rappresentano la pattuglia avanzata di un nuovo ateismo militante entrato in guerra mortale contro la religione e le religioni. Il successo mediatico e commerciale di questa letteratura ha fatto sì che anche alla periferia dell'impero alcuni epigoni decidessero di salire su questo carro ben oliato e redditizio, trasformandolo nel carro di una laicità minacciata e difesa.
Negli Stati Uniti, ritenuto a torto o a ragione il paese più religioso tra quelli postindustriali, questa guerra ha trovato terreno fertile nella controversia sul cosiddetto "disegno intelligente", la variante più recente della difesa di un creazionismo impenitente, che si è cercato di imporre nelle scuole, alimentando, come ricorda Dawkins, "le guerre culturali surreali che stanno attualmente lacerando l'America". Tutto ciò spiega la virulenza della nuova apologetica e la radicalità delle critiche che questi predicatori atei, dal pulpito del loro prestigio, impartiscono contro la religione. Lo scopo di questa guerra, come per ogni guerra che si rispetti, è l'eliminazione definitiva del nemico.
L'illusione di Dio è un bell'esempio di questo scientismo ateo militante, che rifiuta ogni teoria del doppio binario o magistero (a Dio e cioè alla teologia quel che è di Dio e a Cesare e cioè alla scienza quel che le compete), deride "la miseria dell'agnosticismo" incapace di prendere posizione nello scontro, invita il lettore, preda della follia della fede o semplicemente dubbioso, a convertirsi al vangelo della selezione naturale e, particolare non trascurabile, è in grado, come nel caso di Dawkins, di produrre un libro scritto in modo talmente avvincente da trasformarlo in un bestseller, facendo dell'autore un protagonista dello star system internazionale (il "Time" gli ha dedicato una copertina).
Per portare a termine il suo "progetto intelligente", Dawkins ha tutte le carte in regola. A partire da Il gene egoista del 1976, grazie a una prosa lucida e accattivante, l'autore è riuscito ad avvicinare il grande pubblico al suo originale modo di interpretare la teoria darwiniana della selezione naturale. In quest'ultimo libro si dà per compito di attaccare alla radice la religione: non solo le religioni istituzionali, a cominciare naturalmente dalle chiese cristiane, ma la religione tout court, considerata come un virus mentale, "un asse portante del male nel mondo"; non solo quella degli estremisti, fondamentalisti e fanatici, ma ancor prima quella "moderata", che ne svela l'impostura. Conclusione pedagogico-moralistica: educare un bambino in una tradizione religiosa è colpa peggiore della pedofilia.
Dopo aver criticato nei capitoli iniziali le prove tradizionali dell'esistenza di Dio e ricordato la sua teoria sulle radici evolutive, e non religiose, dell'etica, nella pars construens del libro Dawkins propone una sua lettura delle origini della religione, in ultima analisi un prodotto secondario psicologico. Lasciando ad altri più competente di me in materia la valutazione degli argomenti filosofici e scientifici portati da Dawkins, mi limito a qualche considerazione sulla pars destruens del libro.
Dawkins pesca a piene mani, consapevole o meno, in un arsenale di critiche plurisecolare, utilizzandolo in modo spesso caustico ed efficace, con esempi studiati ad arte, senza però che la sostanza muti: nulla di nuovo se non un elenco di crimini, che nel frattempo si è allungato, e il rivestimento scientifico, che rimanda alla fine a una classica origine psicologica infantile e deviante. Classico anche l'attacco alla teologia: "In diciotto secoli non ha fatto un passo"; i teologi "non hanno nulla da dire in merito a nulla". Il tono liquidatorio non può nascondere la debolezza dell'argomento: da Agostino a Barth tutta una tradizione culturale è gettata, con boria e sprezzo degni della superficialità e del vuoto culturale che tradiscono, nel cestino. Più in generale, quel che colpisce uno storico è l'assenza della storia: al posto delle religioni come fatti di civiltà e cultura subentra una astorica fede "molto, molto pericolosa".
Nella prefazione alla seconda edizione del libro Dawkins si difende da una serie di accuse, tra cui quella di essere, nella sua battaglia contro il fondamentalismo religioso, anch'egli caduto in questa trappola. Quel che meno convince nella sua risposta è il fatto che permane la radicalità della contrapposizione, che alimenta il clima da crociata: tertium non datur. Sommessamente, vorrei difendere la posizione di chi permane nel dubbio. Certo, in un conflitto di questo tipo vi è poco spazio per dubitare: e trovarsi in uno spazio aperto, in cima a un crinale dove soffiano e si incontrano e si scontrano gli opposti venti del fideismo e dello scientismo non è piacevole, né è una posizione nella quale si possa resistere a lungo. Eppure si tratta di un luogo cruciale della modernità: se si vuole veramente comprendere la complessità del confronto occorre non rinunciarvi." (Giovanni Filoramo)
Penso che ogni commento sia superfluo.
Avevamo azzeccato le motivazioni, caro Rain, ragion per cui, più che testo scientifico, quello di Richard Dawkins è un testo contro, antireligioso (non dico che lo sia a torto, per carità, in quanto ha ragioni da vendere e stravendere) ... questa è stata la ragione della sua grande diffusione.
L'evoluzione, però, non ne esce fuori vittoriosa, scientificamente vittoriosa, anzi...!
I non credenti hanno oggi come non mai necessità di un legame che li unisca, per contrastare la forza delle religioni che, proprio dal termine religione (religo = mettere insieme) traggono la loro forza ed il loro potere.
Quella di Richard Dawkins è perciò una questione socio/politica atta a fronteggiare la pericolosità dei sistemi religiosi.
Statti calmo, perciò.
Pyccolo