Conversazione con il vescovo Robinson

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kelly70
00mercoledì 3 ottobre 2007 00:36
Un Lutero australiano?


L’ex-vescovo ausiliario di Sydney, ora in pensione, Geoffrey Robinson, molto stimato dai cattolici australiani per l’integrità con la quale ha gestito la risposta agli scandali degli abusi sessuali del clero - con un nuovo libro che occupa le testate nazionali e internazionali - ha provocato risposte al vetriolo dell’area conservatrice in Australia e negli Stati Uniti. Critica la chiesa per aver semplicemente gestito e non essersi mai confrontata con le cause profonde degli scandali; accusa il papato per il suo silenzio e auspica una totale riforma: un pontificato costituzionale, un ripensamento sugli insegnamenti cattolici in materia di sesso e matrimonio e propone perfino di cambiare alcune frasi del Credo Niceno.

Stephen Crittenden: Benvenuti al nostro programma.

Oggi parleremo di un libro esplosivo sulla chiesa cattolica, scritto da un vescovo australilano in pensione che sta riempiendo i titoli dei giornali internazionali. Il quotidiano The Age lo ha paragonato a Martin Lutero, perchè reclama i più grandi e radicali cambiamenti da quando Lutero ha dato inizio alla Riforma Protestante.


Il vescovo Geoffrey Robinson è stato vescovo ausiliare di Sydney fino al suo pensionamento tre anni fa ed è uno dei vescovi australiani più capaci e intelligenti. E’ stato docente di diritto canonico per molti anni; mi dicono che sia un bravo classicista; ha fatto parte del Tribunale della Sacra Rota nell’Arcidiocesi di Sydney, posizione dalla quale si acquisisce una reale conoscenza della società e del mondo; ed era ritenuto il naturale successore del Cardinale Ted Clancy come Arcivescovo di Sydney.


Negli anni ’90 gli fu affidato l’incarico non facile di coordinare la risposta della chiesa australiana agli scandali di abusi sessuali ed si è guadagnato il rispetto dei cattolici australiani per la sua indiscussa integrità.

Il suo nuovo libro, ’Confronting Sex and Power in the Catholic Church’ sostiene che tale scandalo richiedeva una adeguata risposta, ma la leadership ecclesiastica non lo ha fatto seriamente, scegliendo di gestire lo scandalo con la speranza di allontanarlo, piuttosto che affrontarne le cause profonde.

Questo fatto ha causato le sue dimissioni. ’Sono arrivato finalmente al punto nodale’ ha detto ’in cui ho capito che con le conclusioni che avevo raggiunto non potevo continuare ad essere il vescovo di una chiesa verso la quale nutrivo così profonde riserve’. Ci ha anche rivelato che, per la prima volta nella sua vita, trattare questi argomenti gli aveva fatto rivivere l’abuso sessuale personalmente subito da bambino.

La vera forza di questo libro risiede nel modo in cui egli tratta i temi fondamentali della discussione. Un pò come Martin Lutero nelle sue 95 Tesi. Dice che il papa ha troppo potere, infatti propone un papato costituzionale con tanto di controllo e bilancio e perfino con una valutazione sulla performance. Dice anche che tutti gli insegnamenti della chiesa in materia sessuale devono essere rivisti. Contesta la dottrina dell’infallibilità e si domanda se sia stato prudente da parte di Pio XII dichiarare nel 1950 come dogma di fede che la Vergine Maria fu assunta in cielo corpo e anima dopo la sua morte. Sostiene che alcune frasi del Credo Niceno debbano essere modificate.

E’ interessante che nei ringraziamenti finali del libro, mons. Robinson ringrazi delle persone senza farne i nomi, perché potrebbe creare loro difficoltà.
Quando l’ho intervistato l’ultima volta all’apice dello scandalo, mi è rimasto terribilmente impresso. Ho visto raramente un essere umano così disgustato e demoralizzato. Ora sappiamo il perché: stava rivivendo i suoi stessi abusi e la grande frustrazione per il silenzio vaticano.

Geoffrey Robins on: Si, è vero. Non abbiamo avuto nessun sostegno da Roma. La chiesa cattolica ha pregi e difetti, come chiunque. Uno dei pregi è il potere saldo con cui tiene insieme la chiesa, ma la conseguenza di questo è che quando qualcosa di grande come gli abusi sessuali viene alla luce, è lì che guardi per una richiesta di aiuto, di sostegno. Se il papa a suo tempo avesse detto ’Si, ecco uno scandalo, una tragedia terribile per la chiesa, affrontiamolo, andiamo incontro alle vittime, mettiamole prima del buon nome della chiesa, facciamo tutto questo’, allora la risposta della chiesa sarebbe stata ineccepibile. Invece ci sono state tante persone come me nel mondo, che soffrivano molto, e che hanno ricevuto da Roma solo un lungo ed ampio silenzio. Questo ha rovinato tutto.


Stephen Crittenden: E lei crede che stia ancora rovinando l’attività della chiesa in tutti i settori?

Geoffrey Robins on: Beh, credo che finché non si affronterà il problema, confrontandosi sul serio, cercando le cause profonde che lo hanno originato, avremo sempre un problema di credibilità e, se posso essere pungente, la gente non avrà più fiducia in noi e non ci darà retta.

Quindi potremo anche lodare alcune figure al suo interno, ma nessuno vorrà ascoltarci se non affrontiamo e sradichiamo il problema nella chiesa.

Stephen Crittenden: lei ha affermato che oggi, per la prima volta nella sua vita, sta affrontando l’abuso di cui è stato vittima, sebbene non per mano di un membro della chiesa. Ma non è un libro di memorie. Non mi sembra che abbia questo obiettivo.


Geoffrey Robinson: No, non volevo infatti che lo fosse. Ho accennato alla mia esperienza, perché ho pensato che fosse più onesto rivelare che non mi avvicinavo al problema in maniera puramente spassionata ed è anche una storia personale che mi ha riguardato. E’ stato attraverso l’atteggiamento della chiesa e l’ascolto delle vittime, che ho potuto gradualmente guardare dentro di me. Non avevo cancellato il ricordo, ho sempre ricordato che era accaduto, ma l’episodio era rimasto nei meandri della mia mente e, solo quando ho parlato con le vittime e ho ascoltato le loro storie, sono riaffiorati dentro di me dei ricordi precisi, tanto da costringermi a guardarli chiaramente in faccia, e, per la prima volta, li ho chiamati "abusi sessuali", 50 anni dopo che erano accaduti.

Stephen Crittend en: Lei ha frequentato il seminario minore dall’età di 12 anni e ha detto di non aver subito abusi sessuali da un prete. Si tratta di un altro seminarista?


Geoffrey Robinson: No, era una persona esterna, sconosciuta e veramente mi riesce ancora molto difficile affrontare questa cosa e ricordare la mia reazione. Posso raccontarle una cosa? Alcuni anni fa c’era un signore inglese, esperto nel gestire i pedofili che ci mostrò un documentario in cui se ne intervistavano alcuni; ricordo che uno diceva di aver smesso, ed è difficile normalmente credere a questa affermazione, ma, alla richiesta del perché, lui rispose ’Perché quando ho iniziato a molestarlo e lui si è reso conto di cosa stavo facendo, mi ha dato un pugno sul naso. Non l’ho fatto mai più’. Sa, mi ha fatto pensare, come mai io non ho colpito sul naso? Non ero in grado, ero stato scelto molto bene come vittima. Vede che tipo di pensieri e sentimenti possono venire? Ed è una cosa che difficilmente si risolve.

Stephen Crittenden: Che tipo di percezione le ha dato l’esperienza di coordinare il lavoro della chiesa australiana in rispsota alle vittime?

Geoffrey Robins on: Certamente mi ha dato un senso di intimità con le vittime e con i loro pensieri, con i loro sentimenti prima di tutto e la precisa sensazione di cosa chiedessero alla chiesa attraverso di me.

Stephen Crittend en: Saprà certamente di aver acquisito una grande stima da parte dei cattolici australiani grazie all’onestà con la quale ha gestito questa difficile problematica negli anni ’90. D’altro canto ha affermato che proprio per questo senso di onestà nel libro ha scritto ’non potevo continuare ad essere vescovo di una chiesa verso la quale nutrivo profonde riserve’. Cosa la ha portata alle dimissioni?

Geoffrey Robinson: Bene, devo darvi una risposta completa. Nel libro ho messo in discussione il potere del papa, l’infallibilità del papa, ho contestato l’intera dottrina della chiesa in materia di sessualità e ho percepito di non essere a posto con me stesso parlando a nome di una chiesa che affermava cose in cui non credevo più.


Stephen Crittenden: E’ stato denunciato al Vaticano, infatti, per aver detto pubblicamente in conferenza stampa di non essere soddisfatto del livello di sostegno ricevuto da Roma.

Geoffrey Robins on: E’ vero. Era una conferenza all’Università di Sidney nel 1996. Una vittima mi chiese ’E’ soddisfatto del supporto che sta ricevendo da - usò questo termine - "Roma"’. Quando parli con le vittime, devi essere onesto. Così ho risposto ’No, non sono soddisfatto del loro sostegnp’. E un giornale lo ha messo in prima pagina il giorno dopo scrivendo ’il papa’ invece di ’Roma’ per farlo sembrare un attacco personale. La notizia arrivò a Roma e causò la reazione. Credo fosse un tentativo per forzarmi ad essere più mansueto.


Stephen Crittenden: Comunque nel libro lei accusa di inazione proprio l’entourage del papa. Lo accusa di mancanza di leadership nel gestire la crisi.

Geoffrey Robins on: Quando c’è un grosso scandalo, come quello degli abusi sessuali, è lì che guardi per avere lumi. Se il papa avesse risposto, sarebbe stato tutto diverso. Invece ci fu solo silenzio. Mi dispiace dirlo, non mi fa piacere per niente, ma sono una delle persone che ha gestito il problema, cercando di fare del proprio meglio, ottenendo solo silenzio. Si è creata una frattura nella chiesa.


Stephen Crittenden: C’è qualche dubbio che Giovanni Paolo non avesse chiara visione di cosa stesse accadendo? Mi riferisco alle dichiarazioni che ho letto, inviate dalla Conferenza dei Vescovi Americani a Roma, tra il 1984 e il 1985.


Geoffrey Robinson: Doveva saperlo, le dichiarazioni di cui parla sono datate 1980. Era passato del tempo visto che già negli anni ’70 si sapeva dell’entità dei danni causati, anche se venne fuori solo nella metà degli anni ’80 e i rapporti al riguardo furono pochi e segreti, per divenire poi molti di più verso gli anni ’90.

Stephen Crittenden: nel libro lei afferma che il celibato non è la causa scatenante dello scandalo degli abusi sessuali, ma ci sono buone evidenze che ne sia parte.

Geoffrey Robinson: Credo che gli abusi sessuali, non solo commessi da preti, ma in generale, siano un fenomeno assai complesso. E c’è ancora molto da sapere al riguardo. E ogni tentativo di ricercare una sola spiegazione a tutto, sarà vano e, a lungo termine, non sarà d’aiuto. Se vogliamo superare il fenomeno degli abusi nella chiesa, nell’ambito della società australiana, dobbiamo considerare degli elementi più complessi.

Stephen Crittenden: Lei non pensa che i seminari e i noviziati siano ambienti sani per la formazione dei preti o dei religiosi?

Geoffrey Robinson: No, specialmente nella forma più tradizionale in cui l’individuo entra in età molto giovane e molte cose importanti dell’età adolescenziale vengono trascurate. Ciò che chiedo nel libro è un complesso di argomenti da mettere sul tavolo per la discussione.

Stephen Crittenden: Ci fu un dibattito, naturalmente, proprio su questo punto, circa 40 anni fa quando un gruppo di preti di Sidnay scrisse al Cardinale Gilroy, affermando che i seminari non erano posti sani e dovevano essere chiusi e che i seminaristi dovevano vivere più vicini alla comunità. E’ un dibattito di vecchia data.

Geoffrey Robins on: E alcuni cambiamenti ci sono stati, ma credo ci sia ancora molto da fare. Cioè una analisi accurata non è stata ancora fatta e neanche prevista, e le cose essenziali non sono state ancora evidenziate, solo il papa può farlo. Mi spiego, i vescovi australiani non possono abolire il celibato. Solo il papa lo può fare secondo l’attuale struttura della chiesa e sia il precedente che l’attuale hanno ribadito che il tema del celibato non è in discussione.

Stephen Crittenden: Cosa avrebbero dovuto fare per affrontare e non solamente gestire lo scandalo, come lei ha detto?

Geoffrey Robinson: Il papa avrebbe dovuto pubblicamente prendere atto del problema e promettere di arrivare alla causa del problema per poter cambiare le cose. E poi avrebbe dovuto chiamare tutti i vescovi di tutti i paesi, offrendo il suo sostegno per agire di conseguenza nel proprio territorio. Ad esempio, abbiamo una clinica qui che cura gli abusatori. Bene, questo sarebbe il primo posto da conoscere per esplorare le cause degli abusi proprio sugli individui che hanno chiesto aiuto e vengono curati. Se non si fa questo, mi sembra che non ci sia serietà.

Stephen Crittend en: Vorrei parlare dell’omosessualità dato che i cattolici di estrema destra, specialmente in America, stanno reagendo duramente all’uscita del suo libro, dicendo che il presbiterato è infestato da omosessuali.

Geoffrey Robins on: Ci sono preti omosessuali, lo so bene, una percentuale probabilmente molto più alta di quanto si riscontri nella società. Non la maggioranza, ma un gran numero. Non c’è evidenza del fatto che siano proprio questi ad aver commesso abusi. L’omosessualità e la pedofilia sono faccende completamente diverse. Un omosessuale è attratto da persone del suo stesso sesso, ma non è più a rischio di abusi su minori che chiunque altro nella comunità, e mi sembra che accusare l’omosessualità sia un tentativo di gestire il problema senza affrontarlo. In altre parole, trovare una scappatoia, una risposta semplicistica.


Stephen Crittenden: Pensa che sia realistico pensare che le storie di abusi sessuali nella chiesa, nelle scuole, nei seminari ed in altre istituzioni siano un fenomeno post-Vaticano II, iniziato tra gli anni ’70 e ’80, caratterizzato da una minore rigidità nei seminari e a una diffusa disobbedienza alla dottrina sessuale della chiesa? O forse pensa al contrario che tutto sia databile molto tempo prima?


Geoffrey Robinson: Questo mi sembra un altro tentativo di semplificare la cosa e dare la colpa a qualcuno, incolpare di lassismo o altro, in questo caso. E’ evidente che tutto risale a molto tempo prima. S. Basilio, che è vissuto nel V secolo, già parlava di simili casi nei monasteri dell’epoca. E nel X secolo c’era un santo che ha impiegato tutta la sua vita combattendo questo tipo di problemi. Voglio dire, tenete conto che non sto semplicemente parlando della chiesa. Dobbiamo tornare ai tempi dei greci e dei romani, si sa. Torniamo ai tempi di Charles Dickens a Londra, un gentiluomo poteva entrare in un bordello e chiedere di un ragazzo, per poi andarsene indignato se non ne avesse trovato uno. Ancora, è un fenomeno che ha attraversato la società; in molte società era ritenuto accettabile essere attratti e avere sesso con i minori. E’ solo in tempi recenti che abbiamo capito i seri problemi che questo comporta.

Stephen Crittend en: Il primo concerto per piano di Tchaikowsky, la musica preferita del vescovo Jeffrey Robinson, fa una apparizione speciale nel suo libro ’Confronting Sex and Power in the Catholic Church’. Mons. Robinson, il suo libro sembra molto istruttivo, per l’intera chiesa nel mondo. In generale mi sembra che quanto lei dice è che solo una vera e radicale riforma restituirà alla chiesa la sua credibilità.

Geoffrey Robinson: Cambiare una cultura è veramente difficile, ma è questo che deve accadere.

Stephen Crittenden: Lei afferma che il potere del papa è diventato esagerato e che praticamente non esistono limiti adeguati al suo esercizio. Forse possiamo anche affermare che, dal pontificato di Giovanni Paolo II, il papato ha cominciato a consumare il resto della chiesa.

Geoffrey Robins on: Questa è una verità. E’ divenuto una star dei media, ma una conseguenza di questo è che i vescovi sono stati emarginati e che nessuno abbia interesse ad ascoltarli, se c’è la grande star in televisione che ti parla direttamente.

Stephen Crittenden: Quindi lei dice che la Collegialità dei Vescovi è stata emarginata, potremmo dire, insieme a tutta la struttura sinodale; nel libro lei afferma che questo sta accadendo.

Geoffrey Robinson: Dico che non funziona come dovrebbe e potrebbe. C’è troppo controllo su ciò che è di competenza dei vescovi e su cosa ne faccia parte.

Stephen Crittenden: Quanto di ciò che troviamo nel libro deriva dal modo in cui i vescovi australiani e il Sinodo di Oceania del 1998, sono stati messi a tacere?

Geoffrey Robins on: E’ difficile rispondere: non è proprio così. Si, in realtà, tale effetto ha contribuito. Sono stato presente a tre sinodi. Vede, hanno sempre una loro valenza, specialmente i grandi sinodi della chiesa universale, evidenziano l’universalità della chiesa in modo straordinario. Tu vai lì portando i problemi della tua terra, ma poi ascolti qualcuno dall’Africa che parla dei propri, qualcuno dal Vietnam, e si confrontano tali e tante differenti prospettive che le tue questioni perdono di importanza e dici ’Di cosa mi lamento? Questa gente ha dei problemi infinitamente più grandi dei miei’. Noi eravamo lì, al tempo in cui si discuteva se le ragazze potessero servire l’altare. Quando sentii un vescovo africano riportare che la sua gente muore di fame, beh, scusatemi, ma che le ragazze servano a messa non mi sembra importante rispetto alla gente che muore. Questa è la grandezza dei sinodi. Il limite è invece che i vescovi non sono bravi teologi e non sono pronti a rispondere a questioni teologiche. Portano bene a termine discussioni pastorali, però poi non esiste un vero processo per metterle insieme e concludere su i punti di vista. C’è troppo controllo anche per questo.

Stephen Crittend en: Sarebbe corretto dire che lei ricerca un papato costituzionale, con valutazioni semestrali per i vescovi e perfino del papa?


Geoffrey Robinson: Beh, il papa farebbe bene ad accettare, io stesso gli ho suggerito che sarebbe una buona cosa. Sarebbe certamente ben visto dalla società di oggi, che fra tutta la serie di professioni, una valutazione periodica sia parte della fornitura e deve riguardare anche i preti, i vescovi e il Papa, che costituirebbe un meraviglioso esempio se accettasse.


Stephen Crittenden: ha detto che Giovanni Paolo II era un papa superstar, ma non le sembra che Benedetto stia tornando ad un papato più collegiale?

Geoffrey Robinson: Certo due caratteri diversi. Se lo incontri è una persona molto timida e non una megastar per natura come Giovanni Paolo II. Non posso però affermare che il nuovo papa abbia consultato i vescovi più di quanto abbia fatto l’altro. Mi sembra che sia tutto ancora papa-centrico e se torniamo al Nuovo Testamento, troviamo che Pietro era il leader, ma rispondeva alla chiesa. Ha cominciato predicando ai non ebrei e la chiesa lo ha richiamato all’ordine dicendo ’Pensi di essere al di sopra degli altri?’, lui si è spiegato e la sua risposta è stata accettata, ma ha dovuto spiegarsi. Quindi, se questo esiste nel Nuovo Testamento, non sono troppo duro se dico che il Papa risponde alla chiesa, e deve pur esistere un meccanismo equo, non voglio neanche l’opposto, non voglio ridurlo ad un timbro di gomma, senza nessuna autorità.

Stephen Crittenden: Mi chiedo se due delle tematiche che possono risultare controverse per Roma riguardo al libro e portarle conseguenze possano essere: primo, ciò che dice sull’infallibilità papale, cioè il fatto che le giustificazioni per spiegare la dottrina del 1870 siano da ritenersi inconsistenti.


Geoffrey Robinson: Veramente io non faccio affermazioni, ma faccio domande riguardo l’infallibilità. Ed una di queste riguarda ciò che accadde nel 1870 quando fu proclamata e devo dire che sono rimasto sorpreso per quanto fossero labili le motivazioni. Sa, si parla di tre concili, di est e ovest, cioè cattolici ed ortodossi che teoricamente dialogavano amorevolmente. Ma quando vai a indagare, ti accorgi che non c’è questo amore e neanche tanta armonia e che la chiesa orientale non ha mai affermato l’infallibilità papale, né allora, né oggi.

Stephen Crittenden: Il secondo argomento è ciò che lei sostiene riguardo gli insegnamenti della vecchia tradizione cristiana, e cioè che ogni atto sessuale debba avere finalità procreative, ma al contempo unitive. In altre parole, che ogni atto sessuale debba essere aperto al concepimento. E ciò che lei sostiene è che forse non c’è che una asserzione ripetuta a vuoto senza alcuna prova e si chiede perché non applichiamo un principo di logica secondo cui ciò che può essere liberamente affermato, può essere liberamente negato.


Geoffrey Robinson: Questo è stato affermato innumerevoli volte, e se guardiamo alla ragione che sta alla base, non c’è niente di evidente se non la chiara visione che ogni atto sia un peccato sessuale e un’offesa verso Dio, e questo non lo condivido.


Stephen Crittenden: In altre parole, se faccio sesso al di fuori del matrimonio o sesso usando il preservativo, è un’offesa a Dio.


Geoffrey Robinson: Si, diretta a Dio. Io dico che questa è una visione molto scarna per costruire una teologia al riguardo.

Stephen Crittenden: Perché a Dio non interessa?

Geoffrey Robinson: No, non ho detto che a Dio non interessa. Ciò che interessa a Dio, ritengo, è come ci relazioniamo con le persone, quindi un atto sessuale è peccato se fa del male a qualcuno. Uno dei problemi che abbiamo avuto sul tema degli abusi sessuali è che sono stati visti primariamente come peccati sessuali, trattati come tali, cioè confessati, perdonati, e vai avanti. Ma non possiamo agire così, perché si taglia fuori il danno arrecato alle vittime e l’assoluta necessità di prevenire questo danno per il futuro, senza rimettere la persona in una posizione tale da poter nuocere di nuovo.

Stephen Crittenden: Due delle sue idee più interessanti sono: l’idea della chiesa come società di volontari, cioè un ambiente che si può lasciare se non se ne condividono i principi. Può spiegarci meglio?


Geoffrey Robinson: Beh, il problema è che molta gente lascia la chiesa, molti l’hanno già fatto. La sfortuna è che hanno lasciato proprio quelli che avrebbero potuto cambiarla e ti trovi a combattere con quelli che restano - beh, sarebbe stato molto più facile se queste persone fossero rimaste ed avessero lottato per un cambiamento, ci sarebbe stato più potenziale, mentre molti vivono nella disperazione e lasciano, ma non sono più qui per aiutare il cambiamento che ritengo fondamentale.

Stephen Crittenden: L’altra cosa è il diritto di sbagliare. Cosa intende esattamente?

Geoffrey Robins on: Beh, ho detto che posso perdere molti altri diritti, ma non il diritto di sbagliare. Ne ho bisogno 100 volte al giorno. Tutti ne abbiamo bisogno. Voglio avere il diritto di dire ’scusami, ho sbagliato, scusami non avevo capito, scusami sono stato insensibile’. Grandi cose, piccole cose, ogni giorno. E sento che la chiesa ha costruito una prigione intorno a sè, e non perché qualcuno ce l’ha messa, ma ci si è messa da sola, per non aver avuto la capacità di ammettere di aver sbagliato.

Stephen Crittenden: E’ possibile che lo scandalo degli abusi sesuali sia la migliore prigione da dove partire per una riforma?

Geoffrey Robinson: Se vogliamo la riforma che io auspico, c’è bisogno di energia e credo che l’abuso sessuale, più di ogni altra cosa, possa fornire questa carica. Cioè l’abuso porta chiunque a dire: ’E’ sbagliato, bisogna cambiare. Dobbiamo ragionarci sopra’. Ecco perché penso che l’abuso sessuale sia importante, niente al mondo potrebbe dare un tale impulso alla gente di chiesa.

Stephen Crittenden: Ovviamente questa è anche la sua prigione, è il percorso che anche lei ha fatto. Questo libro rappresenta la sua personale svolta che la ha portata fin qui. Ma non crede che ci siano tante persone nel mondo, come i Pat Powers, Ted Kennedy, Paul Collins, il Vescovo John Heaps, che potrebbero essere ad un livello più in basso rispetto a quello che lei ha raggiunto? Alcuni di questi hanno detto tutte queste cose per 20 anni.


Geoffrey Robinson: Si, certo. Ognuno di loro ci è arrivato in modo diverso ed è tutto quello che possiamo fare. Io ci sono arrivato secondo la mia natura e la mia esperienza, parlando di tutto ciò che conosco e che ritengo importante per la chiesa.


Stephen Crittenden: Non crede che sia finito il tempo delle parole? Vede, in alcune diocesi dell’area rurale australiana, il collasso istituzionale è praticamente inevitabile. La domanda è: quando qualcuno come lei farà qualcosa di pratico, tipo ordinare un uomo sposato o una donna?

Geoffrey Robinson: Farlo io da solo?

Stephen Crittenden: Si.

Geoffrey Robinson: Devo chiedermi: "A cosa servirebbe?" e la risposta è: non a molto. Vede, ordinare un individuo in questo modo, mi emarginerebbe totalmente dalla chiesa e perderei il supporto di tante persone. Sento di avere più possibilità di successo continuando ad agire come faccio. Si, ci sono persone che mi contrastano e ci saranno sempre. Ci saranno molti altri, compresi diversi vescovi, che leggeranno il libro e che si sentiranno contrariati solo per la sua pubblicazione, ma troverò decisamente qualcuno che sarà d’accordo con molta parte del contenuto, anche se nessuno firmerebbe un assegno in bianco per dire: ’Accetto tutto quello che Robinson dice’.


Stephen Crittenden: Ma l’altro giorno ha detto che molti vescovi australiani sarebbero stati d’accordo col suo libro, lo pensa ancora?


Geoffrey Robinson: Tocca a loro rospondere, ma ritengo di si, che saranno d’accordo con molte cose che ho scritto. Perfino i più conservatori, se chiediamo loro: ’siete convinti che la chiesa cattolica abbia fatto il possibile per analizzare il fenomeno degli abusi sessuali in profondità e sradicarlo definitivamente?’ Credo che nessuno possa rispondere di si.

Stephen Crittenden: Come pensa che possa venir accolto il libro, visto la situazione attuale della chiesa australiana? C’è una parte di chiesa australiana in cui le persone che hanno un ruolo pastorale pensano di non mantenere le strutture come sono oggi e pensano a possibili alternative future quando la chiesa sarà al collasso totale.

Geoffrey Robinson: Non è esattamente il mio pensiero che la chiesa o una singola diocesi sia al collasso. Ho ancora speranza che si possa costruire qualcosa e il libro non è, ripeto, un attacco alla chiesa, anche se potrebbe sembrare il contrario, ma è il desiderio di vedere una chiesa migliore. Il libro vuole essere costruttivo. Molti non lo vedranno così, vedranno in esso solo un duro attacco, ma è in realtà un serio tentativo di costituire una chiesa migliore.


Stephen Crittenden: Pensa che una possibile reazione delle autorità australiane e di Roma sarà quello di ignorarlo?

Geoffrey Robins on: Credo che la prima reazione sarà quella di sperare che venga ignorato e credo che bisogna superare questa fase prima di fare altre considerazioni.


Stephen Crittenden: Pensa che la perseguiteranno?

Geoffrey Robinson: Beh, quella sarà la seconda fase. Se si accorgeranno che il libro non verrà ignorato, potrebbero farlo. Il libro l’ho scritto io e ci credo molto. Come gli altri reagiranno è affar loro. Non dipende da me. Accetto il fatto che il libro possa avere delle conseguenze. Cosa faranno? chi lo sa?

Stephen Crittenden: In fase di lancio ha affermato che, almeno in teoria, ha accettato il fatto che alla fin dei conti questo libro potrà cambiare la sua vita in qualche modo, e che alla fine potrebbe finire fuori dalla chiesa.

Geoffrey Robins on: Devo accettare questa possibilità. Spero che non si verifichi, ma devo accettarla.


Stephen Crittenden: Grazie mille per aver partecipato al programma.

Geoffrey Robinson: Grazie a te, Stephen.

Stephen Crittend en: Mons. Jeffrey Robinson, ex vescovo ausiliario di Sidney. Il suo nuovo libro si intitola ’Confronting Power and Sex in the Catholic Church: Reclaiming the spirit of Jesus’ edito da John Garrett Publishing di Melbourne. Sarà in prima pagina sul Tablet magazine di London la prossima settimana e sul nostro sito web metteremo dei link ad alcuni commenti già riportati a livello nazionale ed internazionale, inclusi alcuni velenosi provenienti dalla destra conservatrice cattolica degli Stati Uniti.

(Traduzione di Stefania Salomone)

www.ildialogo.org/Ratzinger/crisichiese/conve22092007.htm
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