Dopo che la Corte europea ha rispedito al mittente il ricorso fatto dalle associazioni cattoliche, che volevano bloccare l’eutanasia di Eluana Englaro, il Vaticano sfodera l’asso nella manica: tramite due interventi oggi ha esortato i medici a fare obiezione di coscienza.
In prima battuta il cardinale Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha preso le parti delle associazioni cattoliche e, dopo aver rilanciato con frasi colpevolizzanti inneggianti al rispetto della vita umana, ha dichiarato: «Qualora se ne presenti la necessità, per medici ed operatori sanitari risulta legittima la facoltà di esercitare il diritto all’obiezione di coscienza».
Successivamente è Antonio Spagnolo a riproporre la soluzione. Spagnolo, docente di bioetica all’università di Macerata e membro della Pontificia accademia per la vita, ha affermato: «Il voler dare la morte non può essere un’espressione della più genuina caratteristica dell’integrità della professione sanitaria, finalizzata sempre al bene della persona, e dunque alla vita». «Qualora se ne presenti la necessità, per medici ed operatori sanitari risulta legittima la facoltà di esercitare il diritto all’obiezione di coscienza».
Il bioeticista ha aggiunto: «Pur presentando molte analogie con esso il caso Englaro è diverso dal caso di Terry Schiavo. Mentre negli Stati Uniti esiste infatti una legislazione che considera le dichiarazioni anticipate di trattamento, nel nostro Paese non esiste. Ci troveremmo, allora, nella fattispecie di un’azione posta in essere prima ancora che venga varata una apposita legge».
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