Ginecologo suicida: indagato per violazione della legge 194

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kelly70
00mercoledì 12 marzo 2008 22:52


GENOVA - Tutto era iniziato da un aborto che Ermanno Rossi, noto ginecologo dell’ospedale Gaslini, avrebbe praticato nel suo studio privato di Rapallo. Una giovane donna che aveva chiesto l’interruzione della gravidanza nell’ospedale presieduto dal cardinale Angelo Bagnasco, dove però si effettuano soltanto aborti terapeutici, e che di ripiego si sarebbe rivolta all’ambulatorio.

In un secondo momento la ragazza avrebbe raccontato tutto ad una amica: un’attivista del Movimento per la Vita. Da questa sarebbe partita la segnalazione anonima ai Nas, quindi l’apertura dell’inchiesta della magistratura. I telefoni sotto controllo e le intercettazioni, i pedinamenti tra l’ambulatorio privato di Genova (nella centrale via XX Settembre) e quello di Rapallo (via Matteotti) avrebbero incastrato il medico. Che ieri sera, dopo una giornata di domande e perquisizioni da parte dei carabinieri, non ha retto, ha aperto la finestra dello studio di Rapallo e si è lasciato cadere dall’undicesimo piano.

[…]

L’articolo completo è consultabile sul sito di Repubblica,http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/ginecologo-suicida/ginecologo-suicida/ginecologo-suicida.html con approfondimenti sul Corriere e su Liberazione.

Rainboy
00giovedì 13 marzo 2008 07:53
Ma allora è scema... prima cerca l'aborto clandestino dai fedeli di Bagnasco, poi ne parla con un'amica del Movimento della Vita... e andare a chiedere un ago sterile in una caserma dei carabinieri no? [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]


Scherzi a parte, che tristezza. E' questo il mondo a cui vogliono farci tornare.
=omegabible=
00giovedì 13 marzo 2008 08:30
re

.............una vita sciupata per nulla.............




omega
kelly70
00giovedì 13 marzo 2008 14:35
Gli aborti della Genova bene. Venti donne sotto inchiesta


Trovate le intercettazioni con il medico del Gaslini. Era famoso per la bravura con le gravidanze a rischio

GENOVA — Ci sarebbe anche una signora, anni fa coinvolta in un clamoroso fatto di cronaca e poi diventata volto televisivo, tra le donne (al momento una decina, ma il numero è destinato a raddoppiare) finite sul registro degli indagati per la violazione della legge 194 nell'operazione «Erode», l'inchiesta coordinata dal pm Sabrina Monteverde e condotta dai Nas dei carabinieri sui presunti aborti illegali eseguiti dal dottor Ermanno Rossi, il ginecologo suicidatosi lunedì sera a Rapallo. Il pm mantiene il riserbo sui nomi delle persone indagate che, penalmente, rischiano poco («Una multa da 51 euro»), moltissimo per quanto riguarda la loro vita privata. L'indagine, che Monteverde conta di chiudere entro marzo, rischia di sconvolgere altre famiglie della Genova bene oltre a quella del dottor Rossi. L'inchiesta, nata casualmente da tutt'altra indagine, si basa su numerose intercettazioni telefoniche a carico del ginecologo e al ritrovamento, nei suoi studi di Genova e Rapallo, di strumenti e medicinali utili a procurare aborti.

Prove dalle quali risulterebbe che il ginecologo era un punto di riferimento per chi voleva abortire senza seguire la trafila burocratica prevista dalla legge 194. Un lavoro sicuro, eseguito da un esperto professionista. Cinquecento euro, questa la tariffa applicata, per mettere fine a una gravidanza indesiderata. Una sorta di doppia vita professionale, quella del dottor Rossi. Da una parte, quella dell'inchiesta, il medico a cui rivolgersi per un aborto clandestino. Dall'altra, quella dell'ospedale Gaslini di Genova, (che fa capo a una fondazione presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco), lo stimato ginecologo, dirigente sanitario del reparto di ostetricia e ginecologia, abituato a far nascere 300 bambini l'anno. Mentre i siti Internet del quotidiano Secolo XIX e della tv Primo Canale pubblicano le decine di email di genitori che ringraziano Rossi per aver fatto nascere i loro figli, al Gaslini c'è enorme stupore. «Sono attonito», dice il primario del reparto, Pier Luigi Venturini: «Rossi era famoso per la capacità di portare a termine le gravidanze più a rischio. E la sua storia professionale era di grande successo».

Faceva aborti per soldi? «Era ricco di famiglia e credo ne guadagnasse a sufficienza ». Il dottor Rossi lavorava al Gaslini da più di 25 anni, mai una voce, un sospetto? «Mai, anche perché i genovesi sanno che qui non si pratica l'interruzione di gravidanza». Nella stanza dei medici qualcuno ha messo una rosa bianca sulla sedia che occupava il ginecologo suicida. «Ci conoscevamo da trent'anni, sono senza parole», dice il dottor Giuseppe Za. Che aggiunge: «Chi sapeva di questa attività doveva aiutarlo ». Sulla vicenda è intervenuto il ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini: «La storia è accaduta a Genova, ma poteva essere anche un'altra di quelle città dove per le donne è diventato più difficile ricorrere all'aborto usando una legge dello Stato. Lo stesso sindaco Marta Vincenzi ha sottoscritto una petizione in cui denunciava la lunghezza delle liste di attesa e dei rischi che ciò comportava».

Roberto Rizzo
13 marzo 2008

www.corriere.it/cronache/08_marzo_13/genova_bene_ginecologo_8a4c8c26-f0c5-11dc-9d4f-0003ba99c6...
kelly70
00venerdì 14 marzo 2008 15:29
Genova, "Il mio aborto? Un segreto da 500 euro"

A Rapallo non si parla d’altro. Elisabetta, che gestisce un negozio proprio davanti al «grattacielo» dove aveva lo studio Ermanno Rossi è sconcertata. «Ero una sua paziente e lo ricordo come una persona molto competente, di una precisione quasi maniacale». Anche le otto donne che hanno abortito da lui ne parlano bene e forse qualcuna si è mimetizzata tra la piccola folla che ha seguito il feretro a Zoagli, dove ieri don Federico ha dato l’ultimo saluto a Ermanno Rossi. «Bisogna perdonare - dice il sacerdote - il suo è stato un gesto disperato». Un gesto che ha distrutto una famiglia e avviato un’inchiesta giudiziaria che coinvolge otto donne spaventate. Nel gruppetto delle signore, tutte sui trent’anni, benestanti, ne abbiamo sentita una, Angela. Con una storia triste e banale: un tradimento per distrarsi dalla noia di una routine matrimoniale e la gravidanza inaspettata che lei non voleva assolutamente portare avanti. Da qui l’aborto e il coinvolgimento nell’indagine in corso. Che si è insinuata nella serenità della sua casa dopo una telefonata dei carabinieri. La chiamata è stata presa, per puro caso, da Angela, mentre suo marito ignaro gironzolava in casa. Lei, trentenne del Levante ligure, ha incassato il colpo e poi si è annotata la data dell’udienza in tribunale. In silenzio.

Angela ha pagato caro il suo errore.
«Nessuno immagina quanto. Ho fatto una bravata e sono rimasta incinta. E ora mi ritrovo indagata senza sapere perché».

Non conosceva le regole della legge 194?
«Io sapevo solo che è vietato abortire dopo la dodicesima settimana ma non che fosse un reato penale farlo in una struttura privata. Non mi sono proprio posta il problema, volevo fare in fretta e non pensarci più».

Lei a che punto era?
«Solo alla quinta settimana. Mi sono accorta subito di essere incinta ed ero terrorizzata che mio marito lo scoprisse».

Lui era all’oscuro della sua relazione extraconiugale?
«Sì e siccome ho due figli non volevo compromettere la mia situazione familiare. Sarebbe stata una catastrofe».

Così ha deciso di abortire.
«Senza dubbio. Interrompere una gravidanza non è mai una passeggiata per una donna, ma un figlio dev’essere una scelta consapevole non il frutto di un errore imperdonabile».

Così si è rivolta al suo ginecologo.
«Esatto. Era una persona squisita, molto disponibile e competente. Quando ha confermato il mio stato di gravidanza, mi sono sentita morire».

Perché?
«Avrei dovuto recarmi nell’ospedale di Lavagna, quello di mia competenza. Lì, il reparto per le interruzioni di gravidanza è accanto a quello di ginecologia, un ambiente molto rischioso».

Rischioso?
«Avrei potuto incrociare gente che conoscevo e nel Levante ligure un pettegolezzo gira in fretta».

Così ha chiesto aiuto al dottor Rossi.
«Era il mio ginecologo e dopo avermi visitato mi ha detto che se avessi voluto abortire avrei potuto fare tutto nel suo studio di Rapallo».

Com’è andata?
«Benissimo sotto quel punto di vista. Ero a uno stadio iniziale ed è stato un intervento ambulatoriale molto semplice».

Quanto le è costato?
«Ho speso solo 500 euro, meno di una visita specialistica».

www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=247941&START=0&2col=
kelly70
00sabato 15 marzo 2008 20:08
Abortire a Genova


[…] L’aumento dei medici “obiettori” rende sempre più difficile ricorrere tempestivamente all’interruzione di gravidanza secondo le norme fissate dalla 194. Non so quale sia esattamente oggi la situazione a Genova, quanto tempo mediamente trascorra tra la richiesta dell’intervento, il colloquio e la certificazione nel consultorio e la sua realizzazione nella struttura pubblica. Il presidente della Regione, Claudio Burlando, ha dichiarato che in Liguria le cose funzionano e la legge 194 viene applicata, in tutti gli ospedali pubblici, senza alcuna difficoltà. Ma il sindaco di Genova Marta Vincenzi ha recentemente sottoscritto una petizione popolare con la quale si denunciava la esasperante lunghezza delle liste di attesa e i rischi che questo comporta per le donne in attesa dell’intervento. Chi dei due conosce meglio la situazione di genova? […]

Il testo integrale dell’articolo di Miriam Mafai è scaricabile dal sito della Camera

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