Il “dilemma” dell’aborto

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kelly70
00giovedì 6 settembre 2007 23:50
Spesso mi vanto di essere anticlericale. Questo mio pensiero tuttavia non esclude la lettura delle opinioni di quei tali che si definiscono i “pastori del mondo” e che, con la scusa di essere i depositari di una morale divina, fanno poi quanto gli pare e piace. Vado quindi sul sito dell’Avvenire per trovare qualche spunto, del materiale su cui lavorare. Leggo un articolo di oggi (per visualizzarlo clicca qui), o meglio una lettera che un certo Franco Castelli ha inviato al giornale dei vescovi per parlare della sua storia.

Questo signore, ormai pensionato ed ex professore universitario, si pronuncia in merito ad uno degli argomenti preferiti dalla santa sede: l’aborto. Il mittente è disabile al 100%. Ciò nonostante può vantare una grande carriera nel settore dell’istruzione, è padre di famiglia ed è una persona attiva, che in tutto il corso della sua vita ha cercato di conformare la propria persona a quel parametro di naturalità o meglio di normalità che distingue l’uomo comune dall’eccezione (in “negativo” naturalmente). L’accusa che viene mossa riguarda l’atteggiamento della legge nei confronti degli embrioni con prospettive di invalidità al 100%: il fatto che la routine preveda l’eliminazione “consigliata” di questo ammasso cellulare fa si che il professor Castelli si senta discriminato, non cittadino. In definitiva l’aborto viene presentato come un qualcosa di negativo, di nocivo.

Mal grado le parole quasi commuoventi del professore, pur ritenendo l’aborto una pratica da affrontare in situazioni estreme, mantengo la mia posizione che riguarda la necessità di legalizzare l’aborto in tutti i paesi del mondo. Il procedimento abortivo impedisce in poche parole la nascita di un bambino quando questo è “indesiderato”. Ma perché un bambino non dovrebbe essere desiderato? O meglio: perché la felicità successiva alla notizia di una gravidanza, viene spesso sottomessa alla necessità di spegnere questa gioia? Le motivazioni per cui le madri possano decidere di abortire sono molteplici; qualche anno fa in Italia, come ora in Brasile, le morti di donne che cercavano di abortire clandestinamente erano moltissime: queste “quasi madri”, consapevoli del fatto che la propria creatura avrebbe vissuto nella miseria e nella sofferenza, senza alcuna via di fuga, rischiavano la propria vita per qualcuno che non era ancora venuto al mondo. Un vero gesto di amore! Abortire è una cosa difficile per ogni madre (e questa affermazione è banale quanto veritiera), ma in alcuni casi diviene necessario. Io pur essendo favorevole all’aborto non discrimino certo il professor Castelli; ma una domanda mi viene spontanea: lei, signor Castelli, augurerebbe a qualcuno le sue sofferenze, le sue lacrime, l’infinita ricerca di una normalità inesistente? Non penso proprio. D’altra parte ritengo veramente ripugnante la strumentalizzazione di questa storia da parte di questi ragni, questi cani, che si definiscono pastori. Se la sofferenza deve essere d’obbligo per il cristiano ad hoc e se la morale cristiana in se deve divenire a tutti i costi l’obbiettivo da raggiungere, e non il mezzo attraverso il quale potrebbe essere costruito uno stato di equilibrio (non forzato), allora accuso questi ministri del falso (e con il termine falso non mi riferisco a dio) di essere solo un gruppo di ipocriti: voi siete i maestri della discriminazione, voi siete i credenti del dogma, voi siete i servi del “naturale” e del “normale”. Questa voglia di dominio e di regola cristiana è contrario a ciò che predicate: la misericordia, la vicinanza alla dolorosa necessità!

Fonte: Pensiero Orizzontale


www.uaar.it/
pcerini
00venerdì 7 settembre 2007 09:37
A parte il fatto che mi sembrava di aver letto proprio su UAAR che questo Castelli non era affatto nato "invalido" ma divenne tale in seguito ad un brutto incidente d'auto

(infatti su www.uaar.it/news/2007/09/03/cosa-prevede-194-per-embrione-co... c'e' un commento di "mascalzone latino" che lo affermo riprendendo un'articolo di "Il giornale"),personalmente ritengo accettabile l'aborto in quei casi denunciati da Amnesty International oppure in quei casi in cui una nascita o una gravidanza metterebbe in serio pericolo la vita di una madre non essendo cosi' obbligata a "morire" per legge,oppure in quei casi in cui si riscontrano nel feto gravissime malformazioni fisiologiche o organiche di qualche tipo!


Paolo
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