La corruzione in Vaticano che il Papa non vede

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kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 20:34
o fa finta di non vedere...
 

Carlo Maria Viganò25 gennaio 2012 - Un prelato scrive una lettera al pontefice criticando la gestione degli appalti: sospeso.
Il suo nome è Carlo Maria Viganò; fino a qualche mese fa era segretario generale del governatorato del Vaticano, la struttura che gestisce gli appalti e le forniture Oltretevere. E ‘corruzione’ è la parola proibita che ha pronunciato in una lettera indirizzata al Papa che ha causato la sua rimozione. Ne parla Sergio Rizzo sul Corriere: [...]

La parola è sinonimo di malaffare e degrado morale. Ma se a pronunciarla è un altissimo prelato vicino al Papa, come rivela questa sera «Gli intoccabili », il programma d’ inchiesta del giornalista Gian Luigi Nuzzi che va in onda su La7, allora vengono i brividi. «Corruzione» è proprio il termine che quel monsignore usa per descrivere in una clamorosa lettera a Benedetto XVI l’ incredibile situazione che si è trovato davanti dopo aver assunto nel luglio del 2009 il delicatissimo incarico. Una bomba sganciata nelle stanze del potere vaticano il 27 marzo del 2011, nell’estremo tentativo di sventare una manovra di corridoio che culminerà con la sua rimozione. «Un mio trasferimento provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione », scrive Viganò al Papa. Facendo capire a Joseph Ratzinger di non essere affatto isolato: «I cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione ».

Quella struttura è un buco nero: nel 2009 perde 8 milioni di euro:

Cifra apparentemente modesta, ma estremamente significativa se rapportata alle dimensioni dello Stato Vaticano. «Non avrei mai pensato di trovarmi davanti a una situazione così disastrosa », rivela Viganò in un altro scioccante appunto inviato a Ratzinger nella scorsa primavera. Definendola «inimmaginabile», e per giunta «a tutti nota in Curia». Dal pentolone che ha scoperchiato salta fuori l’inverosimile. I servizi tecnici sono un regno diviso in piccoli feudi. In Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all’esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica. Insomma, una moderna fabbrica di San Pietro che ingoia denaro a ritmi ingiustificati, come dimostra il conto astronomico che viene presentato per il presepe montato nel Natale 2009 a piazza San Pietro: 550 mila euro.

Non bastasse, c’è una situazione finanziaria allucinante: le casse del governatorato subiscono perdite del 50-60%:

Per tamponarla, spiega Viganò, la gestione dei fondi è stata affidata a un «comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri». Racconta il monsignore che una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 ha mandato in fumo due milioni e mezzo di dollari. Ma chi fa parte di questo comitato? Nuzzi fa i nomi di quattro pezzi da novanta della finanza italiana. Quelli di Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini. Capaldo è l’ex presidente della Banca di Roma: banchiere cattolico apprezzatissimo anche al di fuori degli ambienti ecclesiastici, è attualmente il proprietario della casa vinicola Feudi di San Gregorio. Fratta Pasini è il presidente del Banco popolare. Gotti Tedeschi, consigliere di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, la banca del Tesoro italiano, nonché consigliere della Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé, è il banchiere poi scelto da Ratzinger per guidare lo Ior.

http://www.giornalettismo.com/archives/192561/la-corruzione-in-vaticano-che-il-papa-non-vede/

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 20:38
I misteri della finanza in Vaticano: le rivelazioni di monsignor Viganò
 

Carlo Maria ViganòFonte: Sergio Rizzo - Corriere della Sera
Mercoledì 25 Gennaio 2012
In una lettera al Papa sugli appalti parla di corruzione
ROMA — «Corruzione». La parola è sinonimo di malaffare e degrado morale. Ma se a pronunciarla è un altissimo prelato vicino al Papa, come rivela questa sera «Gli intoccabili», il programma d'inchiesta del giornalista Gian Luigi Nuzzi che va in onda su La7, allora vengono i brividi. Il suo nome: Carlo Maria Viganò, fino a qualche mese fa segretario generale del governatorato del Vaticano, [...]

la struttura che gestisce gli appalti e le forniture del più piccolo e potente Stato della Terra. «Corruzione» è proprio il termine che quel monsignore usa per descrivere in una clamorosa lettera a Benedetto XVI l'incredibile situazione che si è trovato davanti dopo aver assunto nel luglio del 2009 il delicatissimo incarico. Una bomba sganciata nelle stanze del potere vaticano il 27 marzo del 2011, nell'estremo tentativo di sventare una manovra di corridoio che culminerà con la sua rimozione.
«Un mio trasferimento provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione», scrive Viganò al Papa. Facendo capire a Joseph Ratzinger di non essere affatto isolato: «I cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione».

La storia ricostruita da «Gli intoccabili» ha tutti gli ingredienti di un noir di prim'ordine. Trame misteriose, colpi di scena, testimonianze sconvolgenti. È un terremoto senza precedenti, che fa tremare i vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Tutto comincia nel maggio del 2009, quando il Papa decide di affidare la gestione degli appalti al cardinale Giovanni Layolo e a monsignor Viganò, che sostituiscono rispettivamente il cardinale Edmund Casimir Szoka e monsignor Renato Boccardo nei ruoli di presidente e segretario generale del governatorato.
Quella struttura è un buco nero: nel 2009 perde 8 milioni di euro. Cifra apparentemente modesta, ma estremamente significativa se rapportata alle dimensioni dello Stato Vaticano. «Non avrei mai pensato di trovarmi davanti a una situazione così disastrosa», rivela Viganò in un altro scioccante appunto inviato a Ratzinger nella scorsa primavera. Definendola «inimmaginabile», e per giunta «a tutti nota in Curia». Dal pentolone che ha scoperchiato salta fuori l'inverosimile. I servizi tecnici sono un regno diviso in piccoli feudi.

In Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all'esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica. Insomma, una moderna fabbrica di San Pietro che ingoia denaro a ritmi ingiustificati, come dimostra il conto astronomico che viene presentato per il presepe montato nel Natale 2009 a piazza San Pietro: 550 mila euro. Non bastasse, c'è una situazione finanziaria allucinante: le casse del governatorato subiscono perdite del 50-60%. Per tamponarla, spiega Viganò, la gestione dei fondi è stata affidata a un «comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri».
Racconta il monsignore che una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 ha mandato in fumo due milioni e mezzo di dollari. Ma chi fa parte di questo comitato? Nuzzi fa i nomi di quattro pezzi da novanta della finanza italiana. Quelli di Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini.
Capaldo è l'ex presidente della Banca di Roma: banchiere cattolico apprezzatissimo anche al di fuori degli ambienti ecclesiastici, è attualmente il proprietario della casa vinicola Feudi di San Gregorio. Fratta Pasini è il presidente del Banco popolare. Gotti Tedeschi, consigliere di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, la banca del Tesoro italiano, nonché consigliere della Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé, è il banchiere poi scelto da Ratzinger per guidare lo Ior. Ponzellini è l'ex presidente della Banca popolare di Milano, ma ha ricoperto in passato anche molti incarichi in società del Tesoro, come il Poligrafico dello Stato. Viganò prende l'incarico maledettamente sul serio. La sua scure colpisce dappertutto: non risparmia nemmeno il conto del famoso presepe, tagliato d'emblée di 200 mila euro, né la gestione dei giardini, uno dei capitoli più problematici. Il risultato è che il bilancio del governatorato passa da un deficit di 8 milioni a un utile di 34,4 milioni nel giro di un anno. Ma tanto rigore non gli vale un encomio. Anzi, per lui cominciano i guai.

«Viganò si è fatto un sacco di nemici e quei nemici si stanno muovendo nell'ombra per fargliela pagare», è il commento de «Gli intoccabili». Fatto sta che sul Giornale escono alcuni articoli non firmati, nei quali è contenuto un segnale preciso: il segretario generale del governatorato ha praticamente le ore contate. Ed è proprio quello che accade. Il segretario di Stato Tarcisio Bertone lo solleva dall'incarico, e la decisione fa saltare anche la nomina a cardinale che gli sarebbe stata promessa. Tanto per cambiare la rimozione avviene con il solito meccanismo del promoveatur ut amoveatur . Viganò viene nominato Nunzio apostolico della Santa sede negli Stati Uniti e spedito a Washington. Incarico prestigiosissimo, anche se a 7.228 chilometri di distanza. A nulla serve l'appello disperato e diretto a Ratzinger. Che anzi si rivela un errore, perché scavalcando Bertone ottiene semmai l'effetto contrario.
Ma Viganò non digerisce affatto la decisione e inizia una corrispondenza infuocata con il segretario di Stato. Lettere nelle quali rivendica il risanamento ottenuto «eliminando la corruzione ampiamente diffusa», e chiede di essere messo a confronto con i suoi accusatori in un processo «ai sensi del canone 220 del codice di diritto canonico». Senza limitarsi alle generiche affermazioni, riferisce il servizio de «Gli intoccabili», punta pure il dito su un personaggio che ritiene abbia avuto un ruolo nella vicenda che lo riguarda: Marco Simeon. Figlio di un benzinaio di Sanremo, è uno degli animatori della cooperativa sociale «Il Cammino», fornitrice di fiori del Papa. Considerato molto vicino a Bertone, è autore di una carriera fulminea, per gli standard italiani. Prima a Capitalia, la ex Banca di Roma di Cesare Geronzi, banchiere con altissime aderenze vaticane. Quindi a Mediobanca, come capo delle relazioni istituzionali, sempre al seguito di Geronzi. Infine alla Rai, dove a quello stesso incarico aggiunge la direzione di Rai Vaticano. Interpellato da Nuzzi, risponde con una risata: «Non ne so assolutamente niente». E forse questo è solo l'inizio.

Fonte

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 20:44
Esplode la polemica sulla trasmissione "Gli intoccabili"
 

Il Vaticano contro gli intoccabiliIl Vaticano pronto ad azioni legali contro l'emittente "La 7". La nota di Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.
Alessandro Speciale - Città del Vaticano.
Una presentazione “parziale e banale” di discussioni e tensioni “comprensibili” e umane, che ha interpretato i fatti in modo “fazioso” con l'obiettivo di “presentare le strutture del governo della Chiesa [...]

 come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi”: questo, e non altro – secondo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi –, è quanto emerso dalla puntata della trasmissione de La 7 'Gli Intoccabili' andata in onda ieri sera.
La trasmissione ha presentato alcune lettere di monsignor Carlo Maria Viganò, oggi nunzio apostolico negli Usa e fino allo scorso ottobre segretario generale – ovvero numero due – del Governatorato di Città del Vaticano, dirette a papa Benedetto XVI e al segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.

Nelle lettere, Viganò denuncia la “corruzione” che regnava nella gestione del Governatorato – la macchina amministrativa del minuscolo Stato vaticano – e attribuiva il suo trasferimento a Washington ad una campagna per discreditarlo da chi fino ad allora aveva profittato di sprechi e budget gonfiati, ed era stato disturbato dalla sua azione di risanamento e pulizia.

Il documentario è curato dal Gianluigi Nuzzi, autore del libro sui conti dello Ior “Vaticano SPA”. Alla trasmissione ha partecipato in studio il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian.
Padre Lombardi annuncia che di fronte alle accuse, “anche molto gravi”, fatte nel corso della trasmissione, soprattutto “nei confronti dei membri del Comitato Finanza e Gestione del Governatorato e della Segreteria di Stato”, la Segreteria di Stato stessa e il Governatorato si “impegnano a perseguire tutte le vie opportune, se necessario legali, per garantire l’onorabilità di persone moralmente integre e di riconosciuta professionalità, che servono lealmente la Chiesa, il Papa e il bene comune”.

D'altra parte, l'invio di monsignor Viganò come nunzio negli Stati Uniti, aggiunge Lombardi, “è prova di indubitabile stima e fiducia da parte del Papa”.

Il portavoce vaticano, nella nota diffusa questa mattina, stigmatizza la “discutibilità del metodo e degli espedienti giornalistici con cui è stata realizzata” la trasmissione, compresa la “diffusione di documenti riservati”. Ma si tratta, aggiunge, di un metodo “fin troppo abituale”, proprio di una “informazione faziosa nei confronti del Vaticano e della Chiesa cattolica”.

La nota ribadisce i risultati “molto positivi” del lavoro di monsignor Viganò al Governatorato caratterizzato da “rigore amministrativo” e dal “raddrizzamento di una situazione economica complessiva difficile”.
Sono risultati che vanno però contestualizzati, secondo Lombardi, alla luce ad esempio dell'aumento del numero dei visitatori dei Musei Vaticani – da cui il Governatorato raccoglie la maggior parte delle sue entrate –, e dell’andamento dei mercati, oltre che delle finalità “non puramente economiche ma di supporto della missione della Chiesa universale” dello Stato della Città del Vaticano.

Ad ogni modo, anche con lo spostamento di monsignor Viganò, i criteri di “corretta e sana amministrazione e di trasparenza” a cui si era ispirato continuano a guidare la gestione del Governatorato.
Poi, padre Lombardi sottolinea come quelle che sono “comprensibili differenze di opinioni e posizioni” siano state presentate “in modo parziale e banale, esaltando evidentemente gli aspetti negativi, con il facile risultato di presentare le strutture del governo della Chiesa non tanto come toccate anch’esse dalle fragilità umane – ciò che sarebbe facilmente comprensibile - quanto come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi”.

Su questo punto, Lombardi afferma “senza timore” che “si è andati e si va spesso ben aldilà della realtà”, perché l'attuale “situazione generale del Governatorato non è così negativa come si è voluto far credere”.
Inoltre, aggiunge, “tanta disinformazione non può certamente occultare il quotidiano e sereno lavoro in vista di una sempre maggiore trasparenza di tutte le istituzioni vaticane”.

Infine, conclude la nota del portavoce vaticano, “non bisogna dimenticare che il Governo della Chiesa ha al suo vertice un Pontefice di giudizio profondo e prudente, la cui dirittura al disopra di ogni sospetto garantisce la serenità e la fiducia che giustamente si attendono coloro che operano al servizio della Chiesa e i fedeli tutti”.

Da parte sua il giornalista conduttore del programma Gianluigi Nuzzi ha dichiarato che "Noi abbiamo fatto il nostro dovere di cronisti, di individuare dei documenti, verificarne l’autenticità e renderli pubblici. E forse è una storia che non ha precedenti quella di un vescovo che denuncia vicende che ritiene di corruzione e le mette nero su bianco nei confronti del Santo Padre".

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vaticano-trasmissione-la-7-12044/

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 20:54
Non era mai successo che dall'interno della Chiesa un prelato denunciasse uno scandalo con una lettera al Papa. Lo ha fatto Mons. Carlo Maria Viganò che per questo è stato allontanato da Roma.
Scandalo in Vaticano. L’ accusa che viene dall’interno stesso del governo della Chiesa di Roma, è corruzione. Nella puntata de “Gli Intoccabili” , La 7 ha mandato in onda lo scoop di Gianluigi Nuzzi che ha alzato il sipario sull’ ennesima situazione inquietante del governo della Santa Sede. Il servizio ha rivelato la denuncia di monsignor Carlo Maria Viganò, incaricato nell’ estate del 2009, direttamente dal Santo Padre, di controllare tutti gli appalti e le forniture del Vaticano, dal Governatorato della Santa Sede, il Ministero dell’Economia della chiesa.
La sua opera di “pulizia” però è diventata presto ingombrante e Monsignor Viganò è stato rimosso dall’incarico a novembre: nunzio apostolico a Washington negli Stati Uniti.

Ha cercato anche, il monsignore, di scrivere direttamente al Papa , ma inutilmente: «Beatissimo Padre, un mio trasferimento in questo momento provocherebbe smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni”. Comincia così la lettera dello scorso 27 marzo nella quale Viganò racconta, per esempio, che in Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all’esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica.

Ma c’è anche, e questo è altrettanto clamoroso, una situazione finanziaria al limite del collasso: le casse del governatorato subiscono perdite del 50-60%. “Per tamponarla – spiega Viganò – la gestione dei fondi è stata affidata a un comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri”.

www.iljournal.it/2012/beatissimo-padre-ce-corruzione-in-vatican...

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 20:56
Soldi facili in Vaticano: Mons Viganò risana, viene rimosso e denuncia
CITTÀ DEL VATICANO – Rimuovereste voi dall’ incarico un amministratore che in un anno ha portato i vostri conti da meno 8 milioni di euro a più 34? Probabilmente no, ma le vie del Signore, oltre che infinite, sono anche imperscrutabili. E così a monsignor Carlo Maria Viganò, racconta la puntata degli “Intoccabili’ in onda mercoledì 25 gennaio alle 21,10 su La7, è stata tolta la guida della struttura che gestisce gli appalti e le forniture del più piccolo e, in proporzione, potente Stato della Terra: il Vaticano. In realtà però in questa vicenda il Signore con la “s” maiuscola c’entra poco o niente. I motivi dell’ affidamento ad altro, prestigioso per carità, incarico di Viganò sono molto più prosaici: nella sua opera di risanamento forse ha scoperto un sistema di malaffare e corruzione noto e diffuso, pestando i piedi a personaggi molto più potenti di lui.

E così Vigano è finito oltreoceano, a Washington, nelle vesti di nunzio apostolico, lontano 7000 km dalla Città del Vaticano e dai suoi appalti. Inutile persino un accorato appello a Benedetto XVI, rimasto lettera morta. “Beatissimo Padre, – scriveva Viganò – un mio trasferimento in questo momento provocherebbe smarrimento e scoramento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione da tempo radicate nella gestione delle diverse Direzioni (del Governatorato, l’amministrazione vaticana, nda). I cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione”.

È il 27 marzo del 2011 quando monsignor Viganò scrive questa drammatica lettera al Pontefice, denunciando corrutele e zone opache Oltretevere. Passano più o meno sei mesi e a novembre Viganò è destinato ad altra missione: nunzio apostolico a Washington negli Stati Uniti, andando a ricoprire la più prestigiosa rappresentanza diplomatica della Santa Sede nel mondo. Tutto comincia nel maggio del 2009, quando il Papa decide di affidare la gestione degli appalti al cardinale Giovanni Layolo e a monsignor Viganò, che sostituiscono rispettivamente il cardinale Edmund Casimir Szoka e monsignor Renato Boccardo nei ruoli di presidente e segretario generale del Governatorato. Quella struttura è finanziariamente un buco nero: nel 2009 perde 8 milioni di euro.

“Non avrei mai pensato di trovarmi davanti a una situazione così disastrosa”, rivela Viganò in un altro appunto inviato a Ratzinger nella scorsa primavera. Definendola “inimmaginabile”, e per giunta “a tutti nota in Curia”. Dal pentolone che ha scoperchiato salta fuori l’inverosimile. I servizi tecnici sono un regno diviso in piccoli feudi. In Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all’esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica. Insomma, una moderna fabbrica di San Pietro che ingoia denaro a ritmi ingiustificati. Almeno secondo Viganò.

Non bastasse, c’è una situazione finanziaria allucinante: le casse del governatorato subiscono perdite del 50-60%. Per tamponarla, spiega Viganò, la gestione dei fondi è stata affidata a un “comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri”. Racconta il monsignore che una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 ha mandato in fumo due milioni e mezzo di dollari, e scrive: “segnalai la cosa al Segretario di Stato e alla Prefettura degli Affari Economici, la quale, del resto, considera illegale l’esistenza di detto Comitato”.

Ma da chi è composto questo Comitato che fa tornare alla mente i “tempi d’oro dello Ior”? Gianluigi Nuzzi su La7, fa i nomi: a presiedere il comitato c’è Pellegrino Capaldo, banchiere schivo, già presidente della Banca di Roma. Era nella commissione segreta vaticana che concordò il “contributo volontario” per sollevare lo Ior da qualsiasi responsabilità nel crac dell’Ambrosiano con Paul Casimir Marcinkus che portò a Ginevra il 25 maggio 1984 insieme a monsignor Donato de Bonis (quello che dieci anni dopo riciclerà la tangente Enimont ricevuta da Luigi Bisignani sempre allo Ior) l’assegno del silenzio da 242 milioni di dollari.

Troviamo poi Ettore Gotti Tedeschi, nel comitato fino a quando non è andato al vertice della banca del Papa, nonché consigliere della fondazione San Raffaele, quello di don Verzè; Massimo Ponzellini, già numero uno della Popolare di Milano, indagato per associazione a delinquere dalla procura di Milano nell’inchiesta sui finanziamenti Bpm al gruppo dei videogiochi Atlantis; e Carlo Fratta Pasini, scupoloso presidente della popolare di Verona. Ed effettivamente, aggiunge Nucci, questo gruppo di banchieri opera senza riconoscimento legale e amministra quasi 300 milioni di investimenti ogni anno. Monsignor Viganò, nel suo incarico di segretario generale del Governatorato, vede tutto e agisce. Un esempio su tutti, quello del presepe di piazza San Pietro, nel 2009 costa oltre 500mila euro. Un anno dopo 300mila.

Lo zelo di Viganò, e la sua onestà, non sono però apprezzati da tutti. Anzi. Per lui cominciano i guai. “Viganò si è fatto un sacco di nemici e quei nemici si stanno muovendo nell’ombra per fargliela pagare”, è il commento de “Gli intoccabili”, la trasmissione condotta da Nuzzi. Fatto sta che sul Giornale escono alcuni articoli non firmati, nei quali è contenuto un segnale preciso: il segretario generale del governatorato ha praticamente le ore contate. Articoli non riconosciuti dal vaticanista del quotidiano dell’epoca, Andrea Tornielli. Articoli non firmati ma Alessandro Sallusti, il direttore, respinge che si tratti di una manovra denigratoria: “Avevamo all’interno del Vaticano un insider che scriveva per noi”.

Sia come sia finisce che il segretario di Stato Tarcisio Bertone lo solleva dall’incarico, e la decisione fa saltare anche la nomina a cardinale che gli sarebbe stata promessa. Tanto per cambiare la rimozione avviene con il solito meccanismo del promoveatur ut amoveatur. Viganò viene infatti nominato nunzio apostolico della Santa Sede negli Stati Uniti e spedito a Washington. Ma Viganò non ci sta e non si arrende. A nulla serve l’appello disperato e diretto a Ratzinger. Che anzi si rivela un errore, perché scavalcando Bertone ottiene semmai l’effetto contrario. Ma Viganò non digerisce affatto la decisione e inizia una corrispondenza infuocata con il segretario di Stato. Lettere nelle quali rivendica il risanamento ottenuto “eliminando la corruzione ampiamente diffusa”, e chiede di essere messo a confronto con i suoi accusatori in un processo “ai sensi del canone 220 del codice di diritto canonico”.

Senza limitarsi alle generiche affermazioni, riferisce il servizio de “Gli intoccabili”, punta pure il dito su un personaggio che ritiene abbia avuto un ruolo nella vicenda che lo riguarda: Marco Simeon. Figlio di un benzinaio di Sanremo, è uno degli animatori della cooperativa sociale “Il Cammino”, fornitrice di fiori del Papa. Considerato molto vicino a Bertone, è autore di una carriera fulminea per gli standard italiani. Prima a Capitalia, la ex Banca di Roma di Cesare Geronzi, banchiere con altissime aderenze vaticane. Quindi a Mediobanca, come capo delle relazioni istituzionali, sempre al seguito di Geronzi. Infine alla Rai, dove a quello stesso incarico aggiunge la direzione di Rai Vaticano.

www.blitzquotidiano.it/opinioni/alessandro-camilli-opinioni/soldi-vaticano-monsignore-vigano-denuncia-rimosso-...

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 21:10
Viganò e la caccia alla talpa in Vaticano
Giallo sulla pubblicazione delle lettere inviate dal monsignore al Papa.
di Alcide Gonella.
Il nome di monsignor Carlo Maria Viganò, già segretario generale del governatorato della Città del Vaticano, ormai ha superato - in termini di notorietà - i confini degli addetti ai lavori. Nel corso della trasmissione Gli Intoccabili, andata in ondata su La7 il 25 gennaio, Gianluigi Nuzzi ha posto al centro proprio il caso di monsignor Viganò, l’uomo chiamato nel 2009 da papa Ratzinger a risanare i bilanci del governatorato vaticano. Ogni acquisto, fornitura, appalto passa da quest'organo che ha come maggiore fonte di approvvigionamento gli incassi ottenuti dagli ingressi ai musei vaticani.
IMPRENDITORE VARESINO. Viganò è persona esperta di economia e finanza provenendo da una famiglia di imprenditori varesini. Ex studente del liceo Leone XIII di Milano - retto dai Padri gesuiti, lo stesso dove ha studiato Mario Monti - ha sigillato la sua chiamata sacerdotale con la carriera all’interno della diplomazia pontificia.
Papa Benedetto XVI ha affidato alle sue capacità il risanamento dei conti e, in un solo anno, Viganò ha compiuto il miracolo passando da un passivo a un attivo decisamente importante.
Ma nel racconto messo in luce da Nuzzi è emerso un paradosso. Invece che un premio e un encomio, è scattata nei confronti di monsignor Viganò una campagna - anche mediatica - volta a screditarlo. E, con il classico principio vaticano della “promozione-rimozione”, l’ex segretario generale del governatorato è stato spedito a Washington a guidare la locale nunziatura apostolica.

Le lettere di Viganò e le ombre di corruzione
Un caso che ha fatto alzare più di un sopracciglio e non è passato inosservato. Nuzzi, nel corso della trasmissione, ha presentato lettere di denuncia articolate di monsignor Viganò dove nulla è tralasciato, comprese inquietanti ombre di corruzione, e la richiesta al pontefice di un procedimento giuridico secondo il canone 220 del codice di diritto canonico richiesto dallo stesso Viganò.
Perché, ed è il canone a prevederlo, «non è lecito ad alcuno ledere illegittimamente la buona fama di cui uno gode o violare il diritto di ogni persona a difendere la propria intimità».

ALLA RICERCA DELLA TALPA. Un quadro dirompente per la Chiesa cattolica. Le vere notizie legate alla vicenda raccontata da Nuzzi nel corso della sua trasmissione sono due: l’immediata e furente reazione vaticana che ha annunciato - per bocca del portavoce padre Federico Lombardi - azioni legali (pur di fronte a un programma che ha realizzato uno share del 3,42%) e la ricerca della talpa che all’interno dei sacri palazzi ha diffuso all’esterno questi documenti così esplosivi.
Chi è stato? Escluso in partenza lo stesso Viganò - sarebbe un autogol che comporterebbe la fine di ogni sua carriera ecclesiastica - ora si cerca la mano ignota che ha operato.

Per il Vaticano, danno d’ immagine e reputazione incalcolabile
È questa una stagione di veleni all’interno delle mura pontificie, tenuto conto delle lettere anonime che sono girate nel corso dei mesi estivi contro il segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Anche nella vicenda Viganò, Bertone è visto come uno degli attori principali della vicenda, anche se non il solo. L’attuale nunzio a Washington non manca di citare nel suo atto d’accusa anche Marco Simeon, giovane ma molto potente uomo vicino al segretario di Stato vaticano che grazie alla sua protezione ha fatto un’esplosiva carriera in Capitalia e Mediobanca (con Cesare Geronzi, uomo molto vicino al soglio pontificio) e in Rai.

FUORI DALLE STANZE SEGRETE. Non è valutabile il danno d’immagine e di reputazione che il Vaticano andrà a subire nei prossimi mesi. Mai si era avuto un clamore esterno per questioni - come quelle che hanno visto al centro Viganò - che normalmente trovavano la risoluzione all’interno delle segrete stanze vaticane. Qualcosa è cambiato, forse per sempre.
E la preoccupazione per quanto sta avvenendo in Vaticano inquieta le diverse conferenze episcopali sparse nel mondo. Qualche presule, già in occasione della vicenda San Raffaele, non aveva fatto mancare osservazioni critiche sull’operazione e sulle difficoltà successive a chiedere fondi per l’obolo di San Pietro.
LE BUFERE DEGLI SCANDALI. Ora questa triste vicenda può generare ulteriore sconforto e disaffezione nei fedeli. Un rischio che la Chiesa cattolica non può permettersi, già vittima di altri scandali, non ultima la pedofilia.
Ma per i bene informati difficilmente papa Ratzinger rinuncerà all’opera del cardinal Bertone, figura al centro sia della vicenda Viganò sia dell’operazione San Raffaele. Nubi minacciose si addensano Oltretevere.

www.lettera43.it/attualita/37777/vigano-e-la-caccia-alla-talpa-in-vati...

kelly70
00mercoledì 1 febbraio 2012 21:12
Carte di credito, fatture false, traffici e complotti

di Carlo Maria Viganò in “il Fatto Quotidiano” del 27 gennaio 2012
Domenica, 8 maggio 2011
Sua Eminenza Reverendissima
Il Sig. Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Città del Vaticano. Nella lettera riservata che Le avevo indirizzato il 27 marzo 2011, che affidai personalmente al Santo Padre attesa la delicatezza del suo contenuto, affermavo di ritenere che il cambiamento cosi radicale di giudizio sulla mia persona che Vostra Eminenza mi aveva mostrato nell' Udienza del 22 marzo scorso non poteva essere frutto se non di gravi calunnie contro di me ed il mio operato (....) ed ora, dopo le informazioni di cui sono venuto in possesso,anche in sincero e fedele sostegno all'opera di Vostra Eminenza, a Cui è affidato un incarico così oneroso ed esposto a pressioni di persone non necessariamente ben intenzionate (....) con tale spirito di lealtà e fedeltà che reputo mio dovere riferire a Vostra Eminenza fatti e iniziative di cui sono totalmente certo, emerse in queste ultime settimane, ordite espressamente al fine di indurre Vostra Eminenza a cambiare radicalmente giudizio sul mio conto, con l'intento di impedire che il sottoscritto subentrasse al Card. Lajolo come Presidente del Governatorato, cosa in Curia da tempo a tutti ben nota. Persone degne di fede hanno infatti spontaneamente offerto a me e S.E. Mons. Corbellini, Vice Segretario Generale del Governatorato, prove e testimonianze dei fatti seguenti:

1. Con l'avvicinarsi della scadenza di detto passaggio di incarichi al Governatorato, nella strategia messa in atto per distruggermi agli occhi di Vostra Eminenza, vi è stata anche la pubblicazione di alcuni articoli, pubblicati su Il Giornale, contenenti calunniosi giudizi e malevole insinuazioni contro di me. Già nel marzo scorso, fonti indipendenti, tutte particolarmente qualificate - il Dott. Giani (Domenico Giani, ex finanziere ed ex agente dei servizi segreti italiani nel Sisde poi nominato direttore dei servizi di sicurezza e Ispettore Capo della Gendarmeria del Vaticano Ndr) il Prof. Gotti Tedeschi (Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello IOR, l'istituto finanziario del Vaticano, Ndr) il Prof. Vian (Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano Ndr) e il Dott. Andrea Tornielli, all'epoca Vaticanista di Il Giornale, - avevano accertato con evidenza uno stretto rapporto della pubblicazione di detti articoli con il Dott. Marco Simeon, almeno come tramite di veline provenienti dall'interno del Vaticano. A conferma, ma soprattutto a complemento di tale notizia, è giunta a S.E. Mons. Corbellini e a me la testimonianza, verbale e scritta, del Dott. Egidio Maggioni (ex presidente della società pubblicitaria SRI, Socially Responsible Italia Spa in rapporti di affari con il Vaticano Ndr), persona ben introdotta nel mondo dei media, ben conosciuta e stimata in Curia, fra gli altri, dal Dott. Gasbarri (direttore amministrativo di Radio Vaticana, Ndr), da S.E. Mons. Corbellini e da Mons. Zagnoli, già responsabile del Museo Etnologico-Missionario dei Musei Vaticani. Il Dott. Maggioni ha testimoniato che autore delle veline provenienti dall'interno del Vaticano è Mons. Paolo Nicolini, Delegato per i Settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani. La testimonianza del Dott. Maggioni assume un valore determinante in quanto egli ha ricevuto detta informazione dallo stesso Direttore de Il Giornale, Sig. Alessandro Sallusti, con il quale il Maggioni ha una stretta amicizia da lunga data.

2. L'implicazione di Mons. Nicolini, particolarmente deplorevole in quanto sacerdote e dipendente dei Musei Vaticani, è confermata dal fatto che il medesimo Monsignore, il 31 marzo scorso, in occasione di un pranzo, ha confidato al Dott. Sabatino Napolitano, Direttore dei Servizi Economici del Governatorato, nel contesto di una conversazione fra appassionati di calcio, che prossimamente oltre che per la vittoria del campionato da parte dell'lnter (previsione errata purtroppo, Ndr), si sarebbe festeggiata una cosa ben più importante, cioè la mia rimozione dal Governatorato. (...)

3. Sul medesimo Mons. Nicolini sono poi emersi comportamenti gravemente riprovevoli per quanto si riferisce alla correttezza della sua amministrazione, a partire dal periodo presso la Pontificia Università Lateranense, dove, a testimonianza di S.E. Mons. Rino Fisichella (presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione Ndr) furono riscontrate a suo carico: contraffazioni di fatture e un ammanco di almeno settantamila euro. Cosi pure risulta una partecipazione di interessi del medesimo Monsignore nella Società SRI Group, del Dott. Giulio Gallazzi, società questa attualmente inadempiente verso il Governatorato per almeno due milioni duecentomila euro e che, antecedentemente aveva già defraudato L'Osservatore Romano, come confermatomi da Don Elio Torreggiani (direttore generale della Tipografia Vaticana Ndr) per oltre novantasettemila Euro e I'A.P.S.A., per altri ottantacinquemila, come assicuratomi da S.E. Mons. Calcagno (presidente dell'Apsa, l'Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, Ndr). Tabulati e documenti in mio possesso dimostrano tali affermazioni e il fatto che Mons. Nicolini è risultato titolare di una carta di credito a carico della suddetta SRI Group, per un massimale di duemila e cinquecento euro al mese.

4. Altro capitolo che riguarderebbe sempre Mons. Nicolini concerne la sua gestione ai Musei Vaticani. (...) volgarità di comportamenti e di linguaggio, arroganza e prepotenza nei confronti dei collaboratori che non mostrano servilismo assoluto nei suoi confronti, preferenze, promozioni e assunzioni arbitrarie fatte a fini personali; innumerevoli sono le lamentele pervenute ai Superiori del Governatorato da parte dei dipendenti dei Musei (...).

5. Poiché i comportamenti sopra descritti di Mons. Nicolini, oltre a rappresentare una grave violazione della giustizia e della carità, sono perseguibili come reati, sia nell'ordinamento canonico che civile, qualora nei suoi confronti non si dovesse procedere per via amministrativa, riterrò mio dovere procedere per via giudiziale.

6. Per quanto riguarda il Dott. Simeon, pur essendo per me più delicato parlarne atteso che dai media risulta essere persona particolarmente vicina a Vostra Eminenza, non posso tuttavia esimermi dal testimoniare che, da quanto personalmente sono venuto a conoscenza in qualità di Delegato per le Rappresentanze Pontificie, il Dott. Simeon risulta essere un calunniatore (nel caso a mia precisa conoscenza, di un sacerdote) e che lui stesso è OMISSIS Ndr. Tale sua OMISSIS, Ndr mi è stata confermata da Prelati di Curia e del Servizio Diplomatico. Su questa grave affermazione che faccio nei confronti del Dott. Simeon sono in grado di fornire i nomi di chi è a conoscenza di questo fatto, compresi Vescovi e sacerdoti.

7. A tale azione di denigrazione e di calunnie nei miei confronti ha contribuito anche il Dott. Saverio Petrillo, che si è sentito ferito nel suo orgoglio per un'inchiesta condotta dalla Gendarmeria Pontificia - atto questo dovuto a seguito di un furto avvenuto l'anno scorso nelle Ville Pontificie di cui il medesimo Dott. Petrillo non aveva informato né i Superiori del Governatorato né la Gendarmeria. A provocare poi una sua ulteriore reazione contro di me, è stata la decisione presa dal Presidente Cardinale Lajolo (e non da me), di affidare la gestione delle serre delle Ville al Sig. Luciano Cecchetti, Responsabile dei Giardini Vaticani, con l'intento di creare una sinergia fra le esigenze di questi ultimi e lerisorsedisponibilinelleVillePontificie, il cui debito di gestione annuale raggiunge i 3 milioni e mezzo di euro.

8. Non stupirebbe poi nessuno se anche qualche altro Direttore del Governatorato avesse voluto formulare delle critiche nei miei confronti, attesa l'azione incisiva di ristrutturazione, di contenimento degli sprechi e delle spese, da me operata secondo i criteri di una buona amministrazione, le indicazioni datemi dal Cardinale Presidente e i consigli gestionali della società consulente McKinsey. Non ho tuttavia prove in tale senso (...) Ritengo quanto sopra esposto sufficiente per dissipare le menzogne di quanti hanno inteso capovolgere il giudizio di Vostra Eminenza sulla mia persona, sull'idoneità a che abbia a continuare la mia opera al Governatorato (....) Ho ritenuto mio dovere farlo, animato dallo stesso sentimento di fedeltà che nutro verso il Santo Padre.

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