La fatwa scagliata dal L’Osservatore romano contro il comico Andrea Rivera è indegna di un paese civile e incompatibile con i valori della democrazia liberale occidentale.
Perché di una fatwa si tratta, e non per modo di dire. Una fatwa all’italiana, magari, ma non per questo meno minacciosa. Valga il vero.
La fatwa islamica considera colui che ne viene colpito degno della massima pena possibile. La pena di morte. In Italia, per fortuna, la pena di morte è stata abolita. La pena massima è l’ergastolo.
E il quotidiano del Papa, accusando il comico Andrea Rivera di terrorismo, lo giudica esattamente degno della massima pena possibile in Italia, visto che per il delitto di terrorismo la pena è appunto l’ergastolo.
Di fronte a questa fatwa della Santa sede, che minaccia direttamente il cuore più irrinunciabile della democrazia liberale, la libertà di critica e di espressione, il minimo che ci si attende dalle istituzioni repubblicane è che prendano sul serio il motto che accompagna la testata del quotidiano vaticano, e che recita ” unicuique suum “. A ciascuno il suo, appunto.
La democrazia italiana non può tollerare questa ennesima minacciosa intimidazione alle libertà dei cittadini, che le istituzioni repubblicane hanno il compito e il dovere di tutelare. Richiamare l’ambasciatore italiano presso la Santa sede, in attesa di scuse solenni, è il gesto diplomatico standard che ci si aspetta da uno Stato democratico ancora consapevole della propria dignità. Siamo certi che questo avverrà, con il sostegno bipartisan più convinto e indefettibile, poiché in gioco è l’abc stesso della sovranità popolare e nazionale. […]
Il testo integrale dell’articolo di Paolo Flores d’Arcais è stato pubblicato sul sito di Liberazione
www.uaar.it/news/2007/05/05/fatwa-del-papa-silenzio-demo...