Particolare grazia

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kelly70
00giovedì 27 settembre 2007 18:30
La chiesa e la sofferenza


L’errore della Chiesa di anteporre i diritti dell’embrione ai diritti della persona, il valore della vita alla persona stessa, è da attribuire in parte anche al concetto sbagliato che essa ha sempre avuto del dolore dell’uomo. Secondo il religiosissimo Alessandro Manzoni, la sventura sarebbe castigo o misericordia (cf cap. XXXV dei Promessi sposi) quando arriva ai cattivi; quando arriva invece ai buoni, sarebbe una prova: «Dio vi ha visitate. Povera Lucia!» (cf cap. V). Quando però arriva ai bambini, non è dato sapere che cosa sia. In realtà, l’ossimoro manzoniano provvida sventura, è una sorta di offesa a Dio. Il concetto di un Dio padre amorevole non permette di ritenere che egli possa mandare sventure alla sue creature, neppure a fin di bene. Non è possibile che Dio ricorra ad un mezzo cattivo sia anche per un fine buono. Il dolore non può venire da Dio. Nel vangelo non esiste un solo passo sul quale basare l’idea che Dio possa mandare sofferenze alle sue creature. Eppure molti grandi santi, tra cui Francesco d’Assisi, si sono illusi che Dio abbia potuto mandare loro ogni sorta di patimenti, stimmate comprese.

Questo atteggiamento nei riguardi della sofferenza, vista come espiazione e alle volte persino come grazioso dono celeste, induce la Chiesa ad una sorta di rassegnazione; in alcuni casi, di indifferenza verso coloro che soffrono. Il malato che invoca l’interruzione delle cure o l’eutanasia, può continuare a soffrire in santa pace sino all’ultimo, così come può patire in santa pace una donna condannata a mettere al mondo un bambino gravemente malato, oppure concepito a seguito di stupro, giacché “nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia” (Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 26).

Articolo di Renato Pierri apparso su Il Riformista 27 settembre 2007

www.uaar.it/
pcerini
00giovedì 27 settembre 2007 19:07
L'etica cristiana della sofferenza riduce l'uomo a uno straccio,della serie:sacrifichiamo il corpo per salvare l'anima nel nome di Dio...

Non tutti sono martiri o eroi che vogliono soffrire come cani bastardi in nome di Dio,ma in virtu' di questi pochi si VORREBBE che anche gli altri si comportassero cosi'!

Mah! Che razza di logica perversa!
=omegabible=
00giovedì 27 settembre 2007 19:21
re
Hai detto proprio bene.... logica perversa...
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