Quarant'anni dopo

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pcerini
00martedì 26 agosto 2008 15:51
da www.mentecritica.net/pronto-quarantanni-dopo/rassegna-stampa/ful...

Sono quarant’anni, in questi giorni, dalla promulgazione dell’Humanae Vitae. Come accade per tutti i momenti che ti segnano, ricordo perfettamente il luogo in cui mi trovavo quando ne lessi sui giornali e volli conoscere un po’ più a fondo l’enciclica che pretendeva di regolare l’atto d’amore che prelude alla formazione di una vita.

Ne è passato di tempo, da allora.


Era il Sessantotto (il Sessantotto, avete capito?) ed i movimenti studenteschi avevano cominciato a spazzare via una serie infinita di luoghi comuni, fra cui il “mito” della sessualità. Andava molto di moda, in quegli anni, l’amore libero teorizzato soprattutto da Marcuse e praticato nelle “comuni”.

Si cominciavano ad assestare colpi mortali al concetto tradizionale di famiglia che - almeno in Occidente - si fondava sulla reciproca fedeltà nel matrimonio (rigorosamente eterosessuale, ci mancherebbe,…). In un film del 2003, The Dreamers, Bernardo Bertolucci ripercorre i giorni del “maggio francese” in cui si cominciava ad assaporare questa “liberazione” sessuale: vi si racconta di amori pseudo-incestuosi e della sperimentazione di “triangoli” per l’epoca estremamente trasgressivi.

Logico che la Chiesa cattolica, depositaria del magistero in campo morale, volesse (dovesse) dire la sua. Ed ecco che Paolo VI innalza con la sua enciclica un vero e proprio “muro”: una difesa estremamente determinata del principio secondo cui il sesso non è scindibile dalla prospettiva della procreazione. Da qui il rigetto assoluto di ogni pratica sessuale al di fuori del matrimonio e, anche all’interno di questo, il divieto di adozione di metodi di contraccezione “non naturali”. Con buona pace della coerenza, visto che non può sfuggire la clamorosa contraddizione insita in questa scelta: il fatto che, sia pure con metodi naturali, si voglia fare l’amore escludendo la procreazione.

Fabrizio De André, ne “Il Testamento di Tito” non manca di affrontare il tema - allora particolarmente sentito - e commenta così il VI Comandamento:

Non commettere atti che non siano puri, cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l’ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane, e tanti ne uccide la fame.


Ne è passato di tempo da allora. Ma non abbastanza per la Chiesa di Papa Ratzinger.

Il Movimento internazionale “We Are Church (Noi siamo Chiesa)” ha ricordato il quarantennale con un “appello al popolo di Dio”, e MicroMega ha pubblicato un interessante articolo che ripercorre la storia dell’intolleranza della Chiesa nei confronti della sessualità scissa dalla procreazione.

Oggi, a quarant’anni dalla “Humanae Vitae”, il muro eretto da Paolo VI e consolidato da Giovanni Paolo II , lungi dall’essere sgretolato dagli attacchi della modernità sembra appena appena scalfito. Le voci in dissenso non mancano: l’intolleranza verso il preservativo è stata messa in discussione anche da voci autorevoli, come quella del Cardinal Martini che però parlò del profilattico solo come “male minore” finalizzato alla lotta all’AIDS nel Terzo Mondo. Ma non tutti lo seguirono neanche in questa timida apertura.

La voce ufficiale della Chiesa, il Catechismo, revisionato appena qualche anno fa, recita ancora oggi:

2370 - La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l’educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva « ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione.


E allora? Come conciliare la dottrina con la realtà, che vede milioni di cattolici che si definiscono praticanti ignorare beatamente l’insegnamento della Chiesa su questo punto (ed altri)? Ci si affida, a quanto mi consta, alla pastorale spicciola sulla morale coniugale: lo spinoso argomento viene lasciato al buonsenso (se vogliamo un po’ cerchiobottista) di parroci “illuminati” che, se li incalzi sul punto, ti ricordano che “il primo comandamento cristiano è l’Amore”, come a lasciar intendere “fatelo un po’ come vi pare”.

Arriverà mai il momento del definitivo ripensamento? Se “la Chiesa siamo noi”, come ci si ripete da tempo, forse sarebbe ora che a queste parole si desse un significato più vicino alla realtà della persona umana.

pcerini
00martedì 26 agosto 2008 15:52
Nel 40° della Humanae Vitae
da temi.repubblica.it/micromega-online/nel-40%c2%b0-della-humana...

Questione molto dibattuta nella morale cattolica quella riguardante il controllo delle nascite. Non solo la chiesa cattolica ma anche le chiese riformate e la chiesa anglicana, da sempre hanno fatto proprio il rigorismo agostiniano che vede l’atto sessuale finalizzato unicamente alla procreazione. All’interno di quelle chiese, tuttavia, teologi e studiosi hanno cercato di condividere una visione più aperta del problema, seguendo il principio della tolleranza di Alfonso Maria de’ Liguori e, nella conferenza di Lambeth ( 1929), finivano per riconoscere l’ammissibilità del controllo delle nascite almeno in una serie di casi ben definiti. Ma l’anno seguente Pio XI ritenne doveroso precisare al mondo cattolico che la via da seguire era quella della Tradizione di Agostino, Girolamo e Tommaso D’Aquino per i quali ogni atto sessuale era rigorosamente lecito solo se finalizzato alla procreazione. Agostino parla dei “veleni della sterilità”, qualificando la donna che ne fa uso come prostituta del proprio marito. Il “coitus interruptus”, sostiene il Dottore della Chiesa, è più grave della prostituzione e dell’adulterio, addirittura più grave del rapporto con la propria madre che sarebbe, comunque, “naturale” perché aperto alla procreazione (Decretum 10, 55). Tommaso D’Aquino, sulla scia di Agostino, sostiene che l’uso dei veleni è “contro natura” e ogni atto sessuale deve essere procreativo poiché “nel seme maschile è contenuta la potenzialità di un uomo (meglio: di un maschio, poiché la donna - mas occasionatus - nasce soltanto se qualche cosa va storto nel corso della crescita del seme”) (De malo 15 a. 2). (Citazioni tratte da Uta Ranke Heinemann, “Eunuchi per il regno dei cieli”, Rizzoli 1990, pag.197, pag. 207.)
Nella Casti Connubii Pio XI condanna severamente la contraccezione equiparandola a un “delitto” pari a quello dell’aborto. Paolo VI, nella Humanae Vitae, conferma la stessa condanna (n.14) invitando a riflettere che i metodi di regolazione artificiale delle nascite aprirebbero una larga via alla infedeltà coniugale e l’uomo potrebbe perdere il rispetto della donna! ( n.17) Meno minaccioso ma altrettanto repressivo, nella Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II consiglia la continenza seguendo il metodo classico di Ogino-Knauss. Ma se le azioni morali si giudicano anche dalle semplici intenzioni, a parte l’insicurezza dimostrata del metodo raccomandato da Wojtyla, qualsiasi “espediente”, per quanto considerato “naturale”, costituisce sempre un inganno del principio che si vuol sostenere con estrema fermezza. Papa Montini nominò di proposto una Commissione che doveva studiare il problema per verificare se, alla luce di testimonianze bibliche, si potesse giustificare il controllo delle nascite discostandosi dalla Tradizione dei Padri della Chiesa. A maggioranza furono votate le conclusioni che sostenevano che nella Bibbia non esisteva alcuna conferma delle rigidità contenute nella Tradizione e che l’unico riferimento biblico, che poteva riguardare il caso in esame, era quello di Onan “che spargeva il seme per terra”. Tutti gli studiosi concordavano nel ritenere che la “materia” del peccato di Onan non consisteva nel vanificare il concepimento in sé, quanto nel porsi volontariamente contro la legge del Levirato che lo obbligava a dare una discendenza alla moglie del fratello morto. Purtroppo, assalito dai dubbi, l’amletico Paolo VI ritenne di far sue le motivazioni della “minoranza” privilegiando la Tradizione e ribadendo le posizioni della Casti Connubii.
Il problema fondamentale che permane nella Chiesa è che la validità dei suoi principi viene sempre proclamata dai pronunciamenti ufficiali del magistero spesso contro le posizioni di teologi e studiosi specializzati come quelli della Commissione composita nominata da Paolo VI. La posizione del papa risultava una delle prove più significative di come iniziava a ristagnare il dialogo tra Vaticano e la ricerca teologica. Si preannunciava la difficoltà, ampiamente dimostrata durante pontificato di Wojtyla e di Benedetto, di come il seme del Concilio potesse attecchire e svilupparsi per essere invece soffocato una volta caduto sul terreno spinoso della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il popolo di Dio, divenuto protagonista in tutti i documenti conciliari, veniva mortificato nelle sue aspettative e obbligato a sottostare, nei principi che più da vicino lo riguardavano, a decisioni prese da un mondo di celibi che ritiene ancora, in nome dell’amore di Cristo, che due coniugi, nell’arco di un’esistenza, debbano procreare un figlio all’anno o astenersi da ogni amplesso. Il Vangelo non dà una visione talmente “materialista” del matrimonio da ritenere che ogni intima manifestazione amorosa della coppia debba essere finalizzata alla procreazione. Se il “finis principalis” del matrimonio, si diceva una volta, era la procreazione e “secundarius” la mutua manifestazione di amore, col Concilio le cose dovevano cambiare. Nel 1944 l’allora Sant’Uffizio aveva condannato la concezione della relazione di coppia come avente valore in sé e non finalizzata alla riproduzione, condanna ribadita nel 1959 da alcuni articoli della Civiltà Cattolica. Cinque anni dopo, il Vaticano II affermava con autorevolezza che l’amore coniugale fondato sul reciproco rispetto ha valore in sé, a prescindere dal compito della procreazione (“Finis aeque principalis”). Il teologo Enrico Chiavacci, in una intervista del 23 marzo1994 rilasciata a L’Unità, affermava: “…Il magistero ecclesiastico ha gravi responsabilità nella banalizzazione della sessualità, per non aver annunciato con più forza e convinzione che è moralmente dominante e punto fondamentale del messaggio cristiano, in ogni ambito delle scelte umane, la vita di relazione, e perciò il significato che l’attività sessuale di ciascuno acquista in ordine a questa vita di relazione…”. Senza dire che in base a quale principio, rispettoso dell’amore del prossimo e di una morale che vuol dirsi cristiana, si può lasciar morire un uomo o mettere la sua vita a grave rischio proibendogli l’uso del profilattico? Il Cristianesimo ha un grande principio che nessuno, credente o meno, può contestargli: chi vuol seguire Cristo sceglie di porsi in atteggiamento di continua conversione. La Chiesa Istituzione, nei suoi vertici, non è esente da un simile dovere. E’ chiamata ad essere in prima fila.

(30 luglio 2008)
=omegabible=
00martedì 26 agosto 2008 18:39
re

Anche noi siamo immutabili.....
Questi sono dei veri affronti alla sessualità del genere umano.

E' proprio il caso di dire : fanno pena al pene....!!!! [SM=x1414702] [SM=x1414702] [SM=x1414702]


omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]
kelly70
00martedì 2 settembre 2008 18:02
Lettera aperta al Papa


Pubblichiamo il testo della lettera aperta indirizzata a papa Benedetto XVI da più di 50 gruppi cattolici dissidenti, in cui chiedono che la Chiesa ritiri il suo divieto alla contraccezione perché, scrivono, "ha avuto effetti catastrofici". La lettera è stata pubblicata il 25 luglio 2008 in uno spazio pubblicitario a mezza pagina sul Corriere della Sera, nel 40esimo anniversario della controversa enciclica "Humanae Vitae" di papa Paolo VI, che sancisce il divieto.

Oggi, 25 luglio 2008, la Chiesa cattolica celebra il 40º anniversario della Humanae Vitae, su cui le gerarchie cattoliche hanno fondato la politica di opposizione alla contraccezione, che ha avuto effetti catastrofici sui poveri e i deboli di tutto il mondo, mettendo in pericolo la vita delle donne ed esponendo milioni di persone al rischio di contrarre l’HIV.

Quando Papa Paolo VI, nel 1968, consolidò la proibizione della contraccezione da parte delle gerarchie cattoliche, ignorò il parere di un gruppo di esperti scelti da lui stesso.
Quel gruppo di esperti, la Commissione sul Controllo delle Nascite, aveva votato a grande maggioranza la raccomandazione che la Chiesa abrogasse la proibizione della contraccezione artificiale, affermando che non era “intrinsecamente malvagia” e che le precedenti posizioni in materia non erano infallibili.
Sebbene Papa Paolo chiamasse 15 vescovi per la produzione del rapporto conclusivo, anche questi si fecero convincere dalla logica degli argomenti a favore della contraccezione, votando a favore della nuova posizione.

Venne preparato un “rapporto di minoranza”, nel quale si affermava che la dottrina sulla contraccezione non poteva cambiare, non per una qualche ragione specifica, ma perché le gerarchie cattoliche non potevano ammettere di essersi sbagliate: «La Chiesa non può cambiare la propria risposta, perché tale risposta è vera… È vera in quanto la Chiesa cattolica, istituita da Cristo… non avrebbe potuto sbagliare così gravemente per tutti i secoli della sua storia». Il documento proseguiva affermando che se le gerarchie avessero ammesso di essere state in errore su questo punto, la loro autorità sarebbe stata messa in discussione su tutte le “questioni morali”.

La Humanae Vitae continua a essere fonte di grandi conflitti e divisioni all’interno della Chiesa. Cattolici e non cattolici continuano a subire le conseguenze di questa devastante politica delle gerarchie cattoliche.
Gli effetti di questa proibizione sono stati particolarmente disastrosi nel sud del mondo, ove le gerarchie cattoliche esercitano una considerevole influenza sulle politiche di pianificazione familiare di numerose nazioni, ostacolando la messa in atto di buone politiche di sanità pubblica sulla pianificazione familiare e la prevenzione dell’infezione da HIV.

Tuttavia, la Humanae Vitae influenza le scelte di politica sanitaria pubblica anche nel nord del mondo. Quest’anno, l’azione di lobby della Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti sul Congresso statunitense è riuscita a far escludere vitali servizi di pianificazione familiare, volti a impedire la trasmissione dell’HIV da madre a figlio, dal Piano Presidenziale di Emergenza per l’AIDS.
È incontestabile che la Humanae Vitae ha mancato completamente l’obiettivo di convincere i cattolici a rinunciare ai moderni metodi contraccettivi. Studi condotti in tutto il mondo hanno rilevato che i cattolici fanno uso della contraccezione e appoggiano l’utilizzo dei preservativi come mezzo per arginare la diffusione dell’HIV. La proibizione è tuttavia riuscita a impedire a molte donne e uomini di tutto il mondo di avere accesso a metodi affidabili di pianificazione familiare e di ottenere preservativi.

Ci è chiaro che la Chiesa cattolica non potrà progredire fino a quando non avrà fatto onestamente i conti col paradosso della Humanae Vitae: la maggior parte dei cattolici fa uso di contraccettivi moderni, ritenendola una scelta morale e considerandosi cattolici a pieno titolo, eppure le gerarchie cattoliche negano completamente questa realtà, costringendo i sacerdoti al silenzio su questo come su molti altri temi legati alla sessualità. Questi ultimi 40 anni hanno visto l’irrigidirsi della posizione del Vaticano mentre il mondo passava a una visione diversa e più ampia della sessualità e del ruolo della donna nella società. Papa Paolo VI non riuscì a invertire la marcia dei tempi 40 anni fa, ed è improbabile che un altro papa possa riuscirci in futuro. Ma fin quando le gerarchie ecclesiastiche continueranno a provarci, molti, e in particolare molte donne nei paesi più poveri, continueranno a soffrire.

Papa Benedetto, noi La invitiamo a sfruttare questo anniversario come occasione per avviare un processo di riforma, restando fedele agli aspetti positivi della dottrina cattolica sulla sessualità e abrogando la proibizione sulla contraccezione onde consentire ai cattolici di pianificare la propria vita familiare in modo sicuro e in buona coscienza.

Catholics for Choice – A Critical Mass: Women Celebrating Eucharist – USA Association for the Rights of Catholics in the Church – USA Call to Action – USA Catholic Women’s Ordination – UK Catholics for a Changing Church – United Kingdom Catholics for a Free Choice – Canada Catholics for the Spirit of Vatican 2 – USA Católicas pelo Direito de Decidir – Brasil Católicas por el Derecho – a Decidir – Bolivia Católicas por el Derecho a Decidir – Buenos Aires Católicas por el Derecho a Decidir – Chile Católicas por el Derecho a Decidir – Colombia Católicas por el Derecho a Decidir – Córdoba Católicas por el Derecho a Decidir – El Salvador Católicas por el Derecho a Decidir – España Católicas por el Derecho a Decidir – México Católicas por el Derecho a Decidir – Nicaragua Católicas por el Derecho a Decidir – Paraguay Centro Bartolomé de las Casas – El Salvador Chicago Women-Church – USA Chrétiens sans Frontières de Gironde – France Colectivo Rebeldía Santa Cruz – Bolivia Comité Oscar Romero – Chile Comunidad Santo Tomás de Aquino – Spain CORPUS, National Association for an Inclusive Ministry – USA David et Jonathan—Association Homosexuelle Chrétienne Ouverte à Tous – France Demain l’Eglise – France Dignity USA Droits et Libertés dans les Eglises/Femm es et Homm es en Eglise – France Espérance 54 en Meurthe et Moselle – France European Forum of LGBT Christian Groups European Network Church on the Move Gehuwd en Ongehuwd Priesterschap – Netherlands KerkHardop – Netherlands Landelijk Koördinatie Punt Groepen Kerk en Homoseksualiteit – Netherlands Mandragora/Netmal – Brazil Mariënburgvereniging – Netherlands Movimiento También Somos Iglesia – Chile National Coalition of Am erican Nuns – USA New Ways Ministry – USA Noi Siamo Chiesa – Italy Nos Somos Igreja – Portugal Nous Somm es Aussi l’Eglise – France Pax Christi Maine – USA Plein Jour – France Red Latinoamericana de Católicas por el
Derecho a Decidir Réseaux Résistances – Belgium Roman Catholic Women Priests – Europe-West Roman Catholic Women Priests – Canada Est Roman Catholic Women Priests – Canada West San Francisco Bay Area Women-Church – USA Southeastern Pennsylvania Women’s Ordination Conference – USA Stichting Kerk Hardop – Netherlands Stichting Magdala—Voor Vrow en Priester – Netherlands Voice of the Faithful/New Jersey – USA Werkplaats voor Theologie en Maatschappij – Belgium Women’s Alliance for Theology, Ethics and Ritual (WATER ) – USA Women’s Ordination Conference – USA Women-Church Baltimore


www.CatholicsforChoice.org

(30 luglio 2008)
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