Chiesa,concordati e corruzione.
Zagabria non vuole più finanziare la Chiesa
In quattordici anni la Croazia ha dato alla Chiesa più di 640 milioni di euro. Ora, complice la crisi (e lo scandalo del Fra' play boy), vuole rivedere gli accordi col Vaticano.
mercoledì 24 ottobre 2012 13:48
Il primo ministro croato,
Zoran Milanovic ha in programma per i prossimi giorni un viaggio a Roma, dove in Vaticano incontrerà papa
Benedetto XVI ed il segretario di Stato, cardinale
Tarcisio Bertone. Secondo "Al Jazeera Balkan" al centro dei colloqui ci sarà una questione delicata: il governo di Zagabria non intende più finanziare la Chiesa cattolica. Da ventidue anni, ovvero da quando è nata la Croazia indipendente, la Chiesa è stata sempre chiaramente legata al partito dei democratici cattolici e più ancora a Hdz, gruppo nazionalista al potere per anni ma
attualmente scosso da scandali per gravi episodi di corruzione.
In tutto questo periodo la Chiesa cattolica apostolica romana ha potuto godere di cospicui finanziamenti e di un ruolo di assoluto rilievo anche nelle decisioni dello Stato, ma negli ultimi anni i rapporti sono cambiati. In questo momento la guida politica del Paese è nelle mani di
due atei dichiarati, il presidente
Ivo Josipovic ed il primo ministro
MIlanovic, e nonostante in censimento del 2001 abbia valutato che l'87 per cento della popolazione si dichiara "cattolica" la pratica religiosa pare riguardare un 20-30 per cento dei cittadini, e secondo alcune stime anche meno.
Di recente poi l'approvazione di una legge sulla fecondazione assistita ha sancito la frattura fra Chiesa e Stato. Una riprova delle nuove tensioni è stata un mese fa la richiesta della Chiesa croata di ricevere dallo Stato
240 milioni di "kune", ovvero
circa 32 milioni di euro, di spettanze arretrare dovute a una diversa interpretazione della legge sul finanziamento pubblico.
In ogni caso negli ultimi quattordici anni la Croazia, dopo aver firmato un
accordo col Vaticano, ha versato alla Chiesa nazionale
cinque miliardi di "kune", ossia
640 milioni di euro.
Adesso la crisi economica ha fatto insorgere coloro che pensano che Zagabria in questo non dovrebbe imitare Roma, l'altra capitale del mondo ad avere firmato un
concordato. Intorno a questi accordi sono nati anche diversi contenziosi, come quello che riguarda i monastero benedettino dell'Istria che Jadranka Kosor, il primo ministro precedente, ha nazionalizzato poiché la compensazione aveva già fatto parte degli Accordi di Osimo fra Italia e Jugoslavia, e per il quale invece la Chiesa croata si ostina a chiedere
68 milioni di euro.
La visita di
Milanovic in Vaticano non punta certo a cambiare d'un tratto una situazione che richiederà lunghe trattative, ma certamente servirà a porre il problema. I tempi in cui
Franjo Tudjman considerava la Chiesa cattolica come pietra angolare della giovane Croazia, anche per via dell'appoggio vaticano all'indipendenza dalla federazione jugoslava, paiono irrimediabilmente passati.
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