APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

Don Ivan Martini muore per salvare la statua della Madonna

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    00 30/05/2012 15:01
    E' morto per salvare una statua della Madonna alla quale molti dei suoi parrocchiani erano particolarmente devoti. Don Ivan Martini, 65 anni, da nove anni parroco di Rovereto, uno dei paesi della Bassa modenese maggiormente colpita dal sisma, è morto questa mattina nella sua chiesa crollata.

    La parrocchia di Santa Caterina era stata danneggiata e resa inagibile dal sisma del 20 maggio scorso, ma era necessario fare un sopralluogo per salvare un po' di arredi che c’erano dentro.

    Così, questa mattina, accompagnato da due vigili del fuoco, il parroco è entrato nella chiesa per cercare di salvare alcune statue fra cui, in particolare, una statua della Madonna.

    Ma il forte terremoto lo ha sorpreso. Don Ivan è stato colpito dal crollo, di una pietra o di una trave, che non gli ha lasciato scampo. Illesi, invece, i due vigili del fuoco che erano con lui e che sono riusciti a mettersi in salvo. Rovereto piange la sua unica vittima, il suo parroco, al quale il paese voleva bene.

    "Don Ivan era uno veramente in gamba", racconta un suo parrocchiano. Un altro parroco è invece rimasto ferito nel duomo di Carpi. In un primo momento si era temuto per la sua vita, ma fortunatamente ha riportato soltanto qualche lieve danno fisico.

    www.ilgiornale.it/cronache/don_ivan_martinimuore_salvare_statua_madonna/statua-terremoto-madonna-chiesa-don_ivan_martini-rovereto-sisma/29-05-2012/articolo-id=590111-page=0-co...


    Quelli di Pontifesso non dicono niente? [SM=x789055]



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    00 30/05/2012 16:51
    Kelly, il mio commento a questo tuo post sarebbe troppo toscano e me ne astengo. [SM=g27825] [SM=g27825]
    Quando l'hanno detto alla TV mi sono sganaciato [SM=g2767175] [SM=g2767175]

    Meno male si sono salvati i 2 pompieri,padri di famiglia.... [SM=x1936756] [SM=x1936756]




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    kelly70
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    00 30/05/2012 17:03
    Re:
    =omegabible=, 30/05/2012 16.51:

    Kelly, il mio commento a questo tuo post sarebbe troppo toscano e me ne astengo. [SM=g27825] [SM=g27825]
    Quando l'hanno detto alla TV mi sono sganaciato [SM=g2767175] [SM=g2767175]

    Meno male si sono salvati i 2 pompieri,padri di famiglia.... [SM=x1936756] [SM=x1936756]




    E' quello che ho pensato anch'io.

    Però, secondo il ragionamento dei pontifessi, in questi episodi si vedrebbe la mano di Dio che punisce i peccati del malcapitato, come spiegarono ampiamente riguardo al palco del concerto di Jovanotti crollato, sul terremoto che puniva i gay non mi ricordo dove, ecc.

    E adesso sulle chiese crollate e sui preti morti non dicono niente? [SM=x789055]


    [Modificato da kelly70 30/05/2012 17:04]



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    Blumare369
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    00 30/05/2012 18:17
    Mi sembra di vedercelo sotto le macerie con la statua sul petto che pian piano lo sta schiacciando mentre lui prende coscienza che forse è stato preso per il culo. [SM=g2535979]



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    Blumare369
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    00 30/05/2012 18:19
    Non si deve aver pietà di un prete che muore fra atroci dolori. E' Dio che lo sta mettendo alla prova prima di portarlo su in paradiso. Magari morissero tutti!! sai come sarebbero felici!?



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    Agabo
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    00 30/05/2012 18:56
    Senza ipocrisie, penso che molti abbiano fatto riflessioni di questo genere.
    Mancanza di rispetto?
    No, assolutamente NO!

    Che cosa si può pensare di un uomo che mette a rischio la propria e l'altrui vita per una statua?
    Facile immaginarlo.

    E poi non mi vengano a parlare di "venerazione" delle statue ... qui si tratta di vera e propria ADORAZIONE, di stolta adorazione di dei e dee fatti di gesso, di legno ed altro vile materiale...
    Un materiale tanto vile che, a confronto del valore della vita, mi pare lecito giustificare ogni genere di ironia.

    Chissà, gli sfegatati apologeti di queste scemenze, che cosa raccontano a se stessi per placare le loro coscienze!?!



    Visita:

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    00 30/05/2012 20:08
    Re:
    Agabo, 30/05/2012 18.56:

    Senza ipocrisie, penso che molti abbiano fatto riflessioni di questo genere.
    Mancanza di rispetto?
    No, assolutamente NO!


    Un materiale tanto vile che, a confronto del valore della vita, mi pare lecito giustificare ogni genere di ironia.

    Chissà, gli sfegatati apologeti di queste scemenze, che cosa raccontano a se stessi per placare le loro coscienze!?!



    Appunto Agabo!!! E' uno di quei casi in cui la fede ha fatto sentire il suo peso!!!!! [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979] [SM=g2535979]





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  • principessac
    00 03/06/2012 13:27
    la Mdonna non ha fatto il miracolo
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    00 04/06/2012 18:24
    Re:
    principessac, 03/06/2012 13.27:

    la Mdonna non ha fatto il miracolo




    A questo punto io mi chiedo: e se invece del prete fossero morti i due vigili del fuoco, e lui fosse uscito illeso e con la statua della Madonna in braccio, che cosa avrebbero detto i fanatici credenti? Che la Madonna lo aveva protetto?

    E in questo caso perchè invece nessuno fiata? [SM=x789055]



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    !Freddie!
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    00 12/06/2012 23:48
    Disillusione


    Quando i mass media riportarono la notizia confesso di essermi illuso che l’evento nella sua tragicità, pur suscitando in qualcuno (dotato di una visione miope e, forse, anche gretta) punte di facile e discutibile ironia, avrebbe suggerito comunque degli interventi informati ed ispirati a quella pietà, a quel rispetto, a quella solidarietà e vicinanza che vengono manifestate, di solito, alle vittime di calamità naturali senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di censo, di ceto, di indirizzo politico (senza scomodare il Padreterno, questo è uno dei principi cardini della nostra Costituzione: art. 3); a quei sentimenti, insomma, che ci qualificano, con ragione, come esseri umani. Purtroppo, il boccone era troppo ghiotto e stimolava più la pancia che non la testa; più la reazione istintiva e villica che non la riflessione ragionata e nobile perché non fosse oggetto di facile ludibrio. Non ne faccio un discorso di parte, ma di metodo. Come recitava Totò: “La Morte è una livella” e di fronte ad essa non esistono più, non hanno più alcun valore quegli elementi a cui i vivi danno tanta importanza perchè considerati tratti distintivi da ostentare nei rapporti interpersonali su questa terra; non ci sono titoli, ricchezze o classi sociali di sorta: esiste solo la persona, in quanto tale. Certo, non nego che l’episodio presenta dei risvolti grotteschi ed ironici per chi vuole fermarsi alla superficialità dei propri sensi, senza guardare al di là del proprio naso (il che mi starebbe anche bene se mi stessi rivolgendo a degli elefanti!); è un po’ come il caso del cacciatore cacciato, ossia quando si legge su un giornale che un cacciatore è stato impallinato da un suo “collega” perché creduto un fagiano o un cinghiale. La prima reazione, quella istintiva e, per certi versi, bassa – come ho scritto – è quella di sorridere e fin quando si registra una chiappa bucata o un polpaccio ferito, per quanto disdicevole, il sorriso lo si può anche accettare. Ma quando si tratta di una vita spezzata penso che ogni considerazione per quanto aspra e fortemente critica si intenda rivolgere al soggetto in questione vada, senza dubbio, superata e non solo perché dei morti bisogna parlarne necessariamente bene. Questo non toglie nulla al fatto che ognuno può formulare le riflessioni che ritiene più opportune, ma è auspicabile che queste abbiano come punto di riferimento sempre e comunque la dignità della persona.
    Don Ivan non era solo una tonaca, un nome come tanti, un’appartenente ad una categoria invisa ad alcuni: era un uomo con dei sentimenti, con dei sogni, con dei progetti, con delle ferite nella propria vita come tutti gli altri uomini; perfino come quelli degli utenti ed amministratori di questo forum! Mi chiedo se qualcuno dei foristi intervenuti in questo 3d conosceva minimamente questo don Ivan o se aveva provato a prendere alcune informazioni su di lui. Ho letto solo una scarna notizia qui riportata: "Don Ivan era uno veramente in gamba", racconta un suo parrocchiano.
    Mi sono preso, allora, la libertà di cercare qualche altra notizia tratta da un quotidiano locale (quindi, non di parte o confessionale) per far conoscere un po’ meglio ai lettori chi era questo anonimo parroco, fino a poco tempo fa:

    TERREMOTO EMILIA-ROMAGNA. Rovereto. Don Ivan Martini aveva il fisico asciutto e le mani grosse, come i contadini della sua bassa. Gente abituata a tirar dritto e a lavorare sodo, poche parole e il bicchiere giusto, quando ci vuole, per scambiarsi due idee sulla politica e sulla vita. I preti vengono su bene, in quelle terre. Anche perché non è facile, vedersela con i rossi da un secolo, litigare e lavorarci insieme. Come don Camillo, solo che lui aveva tanti devoti, anche i comunisti in fondo lo erano, oggi le chiese piene e l’autorevolezza sono il sigillo di uomini in gamba davvero.
    Don Ivan è morto al secondo terremoto che ha sconvolto la sua regione, in un minuto, mentre faceva un sopralluogo con due vigili del fuoco per cercare di salvare qualche statua, qualche oggetto, qualche arredo rimasto intatto dalla sua parrocchia, Santa Caterina. Gli premeva soprattutto quella Madonnina, cui la sua gente era tanto affezionata. Una trave, una pietra l’ha colpito, e portato a vederla dal vivo, la Madonna. (da notare la fine ironia, quasi scontata, che però non offende). Un prete di campagna ha solo la sua chiesa. Poco importa se non fa parte della storia dell'architettura, se non ospita grandi capolavori. Ogni statua, ogni arredo, è come se fosse un pezzo del paese. Ed allora bisogna far qualcosa per cercare di salvarla. Don Ivan ci ha provato, e ciò gli è costato caro. Troppo caro. Non credo che valesse poi tanto, quella statua, la Sovrintendenza ai Beni Artistici non avrebbe pianto vedendola andare in frantumi. Certo, qualche volta questo sguardo fisso più a Maria che al suo Figlio e Padre fa storcere il naso ai teologi. Ma i più intelligenti tra loro sanno bene che la Chiesa tutta si aggrappa a quel manto azzurro, a quelle labbra rosate, sopporta e spera fidando in quel piede delicato che schiaccia il serpente, per sempre, per tutti. Don Ivan non era un prete all’antica. Né un collezionista di opere d’arte. Quella chiesa era casa sua, e come dicono i Salmi, “lo zelo per la Tua casa mi divora, Signore”. Per questo ci teneva tanto, perché tra quei banchi sfondati, tra le mura sbrecciate e i soffitti pencolanti ha visto alzarsi tante volte le preghiere dei suoi parrocchiani, riletto le storie di ciascuno di loro, pregato e cantato e festeggiato e pianto con la sua comunità. Lui si sentiva responsabile, della sua comunità, e di tutto ciò che per la sua comunità contava. Anche la statua della Madonnina. Quella Madonna che non è una statua, ma il senso della vita, che dà il coraggio anche di perderla, affrontando il terremoto. Ora, provate a chiedere alla gente di Rovereto se pensa alla crisi della Chiesa, agli scandali del Vaticano, in queste ore. O se è commossa e triste e attonita per il suo parroco. Ma non per la retorica degli alti prelati corrotti, delle stanze nobili che odorano di zolfo al confronto dei poveri preti di base che ripetono all’infinito la parabola del cammello e della cruna d’ago; lo sappiamo perché lo dicono ragione ed esperienza che ci sono i giusti e gli ingiusti dappertutto. Certo, la semplicità, l’umiltà, la fedeltà sono virtù grandi, ed è più facile trovarle a Rovereto. Sono i parroci come don Ivan a portare avanti la Chiesa tutta, e gli scandali non potranno prevalere su di essa. I preti che aprono ogni mattina i portoni delle loro chiese, s’infilano nei confessionali, ascoltano, sostengono, confortano, lavorano per il popolo che è stato loro affidato. Se la Chiesa alta va avanti è per merito dei don Ivan di tutto il mondo. Per la pietà di quelle Madonnine così amate e così grate di tanta considerazione, che certamente intercederanno perché nessuno si perda.


    Questo e molto altro ancora era don Ivan; con l’aiuto di diversi volontari allestisce dei punti di ritrovo per prestare soccorso ed aiuto ad alcune persone, soprattutto anziane, bisognose di sostegno, di solidarietà, di conforto; con quei volenterosi era impegnato anche a servire i pasti alle persone rimaste senza casa. Lui, almeno, si spendeva attivamente, con azioni concrete - e non certo a chiacchiere – per aiutare i terremotati dell’Emilia Romagna, mentre c’è chi, stravaccato con il proprio sedere (sodo o flaccido che sia) su comode poltrone o sofà sorseggiando rumorosamente una bibita, si permette di giudicare miopicamente o di ridere sguaiatamente ed in modo irriverente della morte di una persona che di certo aveva poco o nulla da farsi insegnare da questi personaggi e da cui, probabilmente, c’era molto da prendere ad esempio. A proposito di quanti hanno affermato qui di essersi sganasciati dalle risate o aver trovato comico l’essere schiacciati da una trave, mi viene in mente che tra gli Indiani d’America c’è la credenza che a ciascun uomo corrisponda uno spirito animale (questo spiega i loro nomi così caratteristici quali: Alce Veloce, Gufo Grigio, Piccolo Corvo, Cavallo Pazzo ecc.); non sarei minimamente sorpreso, quindi, se lo spirito animale a cui corrisponderebbero questi “goliardici individui” avesse le fattezze della Iena Ridens.
    E’ ben noto che questo mammifero placentato della famiglia dei canidi usa solitamente emettere il suo caratteristico verso in prossimità dei cadaveri; più il “fiero pasto” è gustoso, appagante e soddisfacente, più la loro sinistra risata raggiunge alti livelli di decibel. Sconcertante è anche l’affermazione che ho letto: “Meno male si sono salvati i 2 pompieri,padri di famiglia...” come se lo stato civile di una persona fosse un metro per auspicare chi viva o muoia! Sono contento anch’io che i due vigili del fuoco si siano salvati, ma non perché padri di famiglia, quasi a sostenere che la vita di un parroco, invece, sia meno importante o sia priva di legami affettivi e familiari.
    Questo dimostra quanto superficiale siano certe valutazioni: “sono padri di famiglia” e allora? Per quanto ci è dato sapere forse picchiano la moglie, maltrattano i figli, sono degli egoisti e fregano i colleghi, frodano il fisco oppure hanno rendite occulte ecc. Rispetto ad un sacerdote che si spende per il prossimo, non mi sembra un grande affare puntare su pompieri come questi che ho ipotizzato, solo perchè “padri di famiglia”! A voler usare lo stesso metro riferito ad altre categorie – come l’età, per esempio - arriveremo ad applaudire chi eventualmente sostenga che i vecchi ultrasettantenni devono essere messi in un’ ospizio o eliminati perché sono un peso per la società, sottraggono risorse, spazio, opportunità, aria ai più giovani. Si affermerebbe, così, una pratica di selezione sociale degna dei migliori progetti di hitleriana memoria. Occorre andare a scuola di quel farmacista di Concordia il quale pur di non buttare i medicinali presenti nel suo negozio lesionato dal sisma ha deciso di donarli a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza alcuna preferenza o distinzione!

    Senza ipocrisie, penso che molti abbiano fatto riflessioni di questo genere.
    Mancanza di rispetto?
    No, assolutamente NO!

    Che cosa si può pensare di un uomo che mette a rischio la propria e l'altrui vita per una statua?
    Facile immaginarlo.


    Poi ho letto degli interventi “a sostegno”, come questo che ho riportato, in cui è possibile misurare il grossolano tentativo di attribuire un aurea di ragionevolezza e di razionalità a riflessioni o comportamenti dettati dalla superficialità e, a volte, anche dal disprezzo e dalla discriminazione. Pertanto, ridere della morte di un parroco, di un uomo come noi non è mica una mancanza di rispetto. No, CERTO CHE NO! E’ -secondo quello che si vuole arbitrariamente sostenere – la naturale conseguenza generata dalle sue azioni; se l’è cercata, insomma. Ed ecco che i “postatori di mezze verità”, che non mancano mai, buttano giù la frase “rivelatrice” come fosse un sette bello in una partita a scopa; quella che – secondo loro – taglia la testa al toro, che spiega tutto senza paura di essere contraddetta:
    Che cosa si può pensare di un uomo che mette a rischio la propria e l'altrui vita per una statua? Facile immaginarlo.
    Prima di entrare nel merito di tale affermazione, invito chi scrive simili “perle” ad esprimere apertamente lo stesso grande, sprezzante, profondo disprezzo mostrato per don Ivan (spacciando spudoratamente le sue ben conosciute posizioni per anticlericalismo quando, in realtà, si tratta di un viscerale e manco tanto occulto anticattolicesimo) anche verso tutti quegli sciatori che durante l’inverno, credendosi dei Superman, preferiscono sciare lungo i “fuori pista” piuttosto che cimentarsi negli appositi spazi battuti lasciandoci il più delle volte le penne o verso tutti quegli scalatori che credendo di saperne più delle guide del luogo si inerpicano lungo sentieri e pareti con elevato grado di difficoltà quasi impossibili da affrontare o scelti in periodi sconsigliati per una scalata con la conseguenza di precipitare inesorabilmente in burroni o crepacci o di essere travolti da prevedibili valanghe. Lo stesso inappellabile giudizio me lo aspetto per quegli speleologi che tempo fa rimasero bloccati in una caverna non ancora interamente esplorata rimanendo, così, bloccati per giorni nelle viscere della terra o per coloro che credendosi dei provetti skipper alla Cino Ricci affrontano allegramente il mare forza 7/8 con esiti a volte tragici o per quei temerari (un eufemismo per velare la loro incoscienza) che preferiscono il turismo avventuroso scegliendo itinerari al di fuori dei classici circuiti vacanzieri per essere, poi, oggetto di rapimenti, rapine e violenze varie costringendo, in tal modo, lo Stato Italiano a fare capriole per ottenerne la liberazione o assicurare loro l’incolumità. Senza contare i casi in cui quando tutte queste persone non muoiono mettono, a loro volta, a rischio la vita dei soccorritori e non sono rari i casi in cui le cronache registrano le morti di questi ultimi avvenute nel tentativo di salvare chi voleva provare il gusto dell’adrenalina nel sangue, il brivido dell’azione!!!

    Che cosa si può pensare di un uomo che mette a rischio la propria e l'altrui vita per una statua? Facile immaginarlo.

    Dicevo delle “mezze verità”. La prima parte di questa frase tende ad insinuare che don Ivan abbia superficialmente messo in gioco la propria vita entrando nella chiesa già lesionata. E’ evidente che chi afferma ciò non ha mai vissuto in prima persona l’esperienza di trovarsi nell’epicentro o nell’area circostante di un terremoto e non sa un emerito nulla dei pensieri e delle preoccupazioni che affollano le menti delle persone il cui unico scopo è quello di ritornare alle loro case nei momenti di relativa calma per recuperare quanto più è possibile di ciò che è stato lasciato nelle abitazioni per prendere quello che non è andato distrutto e che rappresenta tutta la loro vita: gli effetti personali, il vestiario, qualunque oggetto utile per affrontare le notti da trascorrere all’aperto o nelle proprie auto, ma non solo questo. Ho visto prendere le cose più assurde accanto a quelle effettivamente utili: c’è chi si è portato dietro un televisore recentemente acquistato (senza sapere dove collegarlo); chi ha preso con sé gli album fotografici di famiglia; chi tentava di recuperare dei gioielli o addirittura provava a portar via la cassaforte con i valori, chi prendeva qualche giocattolo per i bambini ecc. sempre col rischio che una trave poteva cadere dal soffitto, che una rampa di scale poteva collassare, che un muro già pericolante poteva crollare definitivamente schiacciando i malcapitati. Quindi, in sostanza, di cosa è “accusato” don Ivan se non di aver fatto quello che TUTTI fanno dopo essersi salvati da un terremoto? Come ho già scritto prima: “Quella chiesa era casa sua, un prete di campagna ha solo la sua chiesa. Ogni statua, ogni arredo, è come se fosse un pezzo del paese. Ed allora bisogna far qualcosa per cercare di salvarli.” A volerla dire tutta, non credo proprio che un pastore di un’altra fede si sarebbe comportato in modo differente pur di salvare degli oggetti necessari alla sua opera; dalle mie parti non è stato differente. Ma si sa, per qualcuno la vita di un prete cattolico non ha pari dignità rispetto a quella di un pastore protestante.
    La seconda parte della frase è una insinuazione bella e buona; si vuole suggerire al lettore che i due vigili del fuoco si trovavano là perchè ce li aveva portati don Ivan o, comunque, gli facevano da scorta. Quei vigili del fuoco, invece, erano là perché è là che dovevano stare; stavano svolgendo un compito che era stato assegnato dal loro superiore, non per i capricci o la volontà cocciuta di un parroco. Quei vigili del fuoco stavano svolgendo un sopralluogo per controllare l’agibilità degli edifici della zona, compresa quella chiesa; forse qualcuno non lo sa, ma una chiesa è un edificio al pari di un isolato, di un palazzo, di un’abitazione, di un fienile, di un capannone. Quindi don Ivan non ha trascinato nessuno e non ha indotto in alcun modo altri a seguirlo nel suo proposito o a fargli da guardia del corpo; semmai è lui che si è aggiunto alla squadra di ricognizione inviata per controllare lo stato di agibilità dell’edifico di culto in questione; lo stesso hanno fatto decine di cittadini, come hanno mostrato i vari telegiornali . E quel materiale tanto vile utilizzato per scolpire quella statua assume, ora, un valore proprio a causa della vita perduta per essa da don Ivan così come, con la propria morte, Gesù ha attribuito un valore salvifico a due pezzi di legno incrociati. Del resto, non lo afferma proprio il Maestro che chi perde la propria vita per gli altri, la salverà (e don Ivan si stava prodigando per gli sfollati del paese, come ho ricordato prima)? E per quanto riguarda la (presunta) giustificata ironia auspicata nei confronti di don Ivan a causa delle sue azioni da parte di chi si considera cristiano, ricordo solo che prima di lui, Gesù stesso mentre stava morendo sulla croce fu insultato, deriso e vilipeso. Vigliaccheria ed infamia allo stato puro, quello di ridere della morte di un uomo; Lo fu nei confronti di Gesù e lo è per tutti coloro che si sono ritrovati, si ritrovano e si troveranno nella medesima situazione.

    “Ricordatevi della Parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato (o deriso o insultato ecc.) me, perseguiteranno (o derideranno o insulteranno ecc.) anche voi…” (Gv. 15,20).


    Un fraterno saluto. [SM=g27811]

    Freddie
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    Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
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