La confessione è istituzione cattolica.
Le forzature su Cristo è bene lasciarle da parte perché egli non può aver modificato nulla di immodificabile. Egli ha solennemente affermato questo importante principio: quindi non ci sono modifiche su quanto è stabilito dall’Altissimo.
Quando Cristo dice di
non aver abolito la Legge, né i profeti non si può metterlo in dubbio; né si può credere che abbia tradito Dio (Dt 18:18; At 3:22) e la propria affermazione, la sua stessa parola.
La confessione è una istituzione esclusivamente cattolica, la conferma deriva dai paragrafi 1442, 1444 del catechismo.
Non è invece ammessa dalle Sacre Scritture, non ci sono dubbi in tal senso.
Quindi si tratta di una emanazione di ordine privato. E qui introduco un testo di un fervente cattolico che ho avuto modo di incontrare in un forum; egli afferma che la Chiesa cattolica non prende ispirazione dal Libro, ma poi dice di più, ecco il testo:
“Il cattolicesimo, infatti, NON è una "religione del Libro". Le sue dottrine si basano sulla Tradizione apostolica, che segue l'insegnamento ORALE tramandato da Gesù ai posteri attraverso gli apostoli e i loro successori, Tradizione che solo sommariamente e in un secondo momento è stata messa per iscritto.
E comunque, è sempre la Chiesa cattolica che dà autorità alle Sacre Scritture, dal momento che è stata lei, nel corso dei secoli, a definire quel Canone biblico ufficiale, di norma lo stesso che usano anche le altre chiese cristiane, stabilendo quali, tra i tanti testi presuntamente ispirati, lo fossero veramente e quali no. Per cui piaccia o no, basarsi sulle Sacre Scritture significa riconoscere ed accettare implicitamente l'autorità della Chiesa che le ha definite. “
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=95568&idd=1908 Data: 04-07-2007 17,42
Non risulta che gli Apostoli adottassero la confessione, sicuramente estranea al loro culto.
L’ammissione di questo cattolico rende chiaro quello che è avvenuto coi testi biblici; si tratta di una chiarificazione eloquente, ma che non era sfuggita all’attenzione degli esegeti.
CONCLUSIONE – Il peccato è la violazione della Legge (1 Gv 3:4). Il sangue di Cristo ha provveduto a coprire quel debito nei confronti del torto fatto a Dio. È il solo mezzo che Dio ha costituito per riparare al danno del peccato. Il rito della confessione non ha alcun effetto perché non ha attinenza nel recinto divino; si tratta di un palliativo che lascia le cose come prima.
Sta scritto: “Se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati” (Eb 10:26). Sì, la verità è lontana, bisognerebbe ricercarla prima di accettare qualsiasi cosa; bisognerebbe imitare i Bereani (At 17:11).
L’apostolo Pietro dalla chiesa di Babilonia (1 Pt 5:13), città posta tra i fiumi Tigri ed Eufrate nella Mesopotamia, quindi non da Roma, invia il suo messaggio dove conferma che è il sangue di Cristo a liberare dal peccato; non adopera altri mezzi: “Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri nella dispersione del Ponto, della Galazia, della Cappadocia, dell’Asia e della Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, ad ubbidire e ad essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate” (1 Pt 1:1-2).