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A cosa serve il Sesso

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    00 01/09/2007 01:03
    Di Piergiorgio Odifreddi

    I maestri zen insegnano che il saggio mangia quando ha fame, e dorme quando ha sonno. Cosa debba fare quando si è ormai tolta la fame e non gli è ancora venuto sonno non ce lo dicono, anche se possiamo supporre che sarebbe ben poco saggio chi non facesse l’amore quando è innamorato. Perché il sesso, checché ne dicano i repressi di ogni tempo, luogo e fede, è il terzo dei bisogni fondamentali dell’uomo.
    E sappiamo tutti perché. O meglio, crediamo tutti di saperlo: persino coloro che ne pontificano quotidianamente, pur dichiarando di non averne mai fatto esperienza. D’altronde, non c’è bisogno di provarlo per sapere a cosa serva, no? Perché il sesso, ovviamente e semplicemente, è il modo che Dio, cioè la Natura, ha scelto per farci riprodurre. E se così è, allora bisogna farlo come Dio, cioè la Natura, ha stabilito: cioè, per riprodursi.

    E invece qui cascan gli asini, perché già nel 1889 August Weismann aveva capito che il sesso non è necessario alla riproduzione. Questa può infatti avvenire in altri modi: ad esempio, per divisione dell’organismo in due o più individui, o per gemmazione. Addirittura, alcuni organismi come gli afidi dei cespugli di rose si moltiplicano per molte generazioni in maniera asessuata, ma l’ultima generazione della stagione è sessuata e produce una prole diversa, che resiste all’inverno sotto forma di cisti.

    E nemmeno il numero di sessi è predeterminato, quando la riproduzione è sessuata: molte piante sono ermafrodite e ne hanno uno solo, gli animali due, un tipo di chiocciola tredici, i funghi a ombrello addirittura diecimila. E due non è un bel numero, perché significa che il cinquanta per cento degli individui che incontriamo non è adatta a riprodursi con noi: coi funghi la percentuale è invece del 99,99 per cento, e con gli ermafroditi addirittura del cento per cento.

    Dunque, perché il sesso? E perché due sessi? Prima di rispondere a queste domande è forse meglio fare un passo indietro, e cominciare col chiederci anzitutto che cosa significhi il termine stesso. E qui arriva la prima sorpresa, perché la parola deriva dal latino secare, “tagliare” o “dividere”: “sesso” è dunque la separazione o la differenza, che è anche il significato di “diavolo” da un lato (dal greco diaballein), e di “scienza” dall’altro (dal latino scindere).

    Tutte e tre le separazioni (maschio/femmina, bene/male, vero/falso) sono già presenti nella mitologia ebraica delle origini narrata nei primi capitoli del Genesi. La prima ad apparire è la scienza, simboleggiata dall’albero della conoscenza del quale Dio proibisce ad Adamo di mangiare i frutti. Fa poi il suo ingresso il demonio, nella forma del serpente che tenta Eva. E finalmente arriva il sesso: perché non bisogna essere Freud per capire che tipo di frutto i due debbano aver gustato, se prima non si vergognavano di essere nudi e dopo sì.

    Semmai Freud ci serve a notare la sistematica identificazione che la Bibbia fa tra sesso e conoscenza, a partire dal seguito del mito: «Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino». E a constatare che Caino dev’essere stato il primo Edipo della storia, se la razza umana si è effettivamente «cresciuta e moltiplicata» a partire da due progenitori che hanno avuto soltanto figli maschi...

    Un minimo di analisi linguistica è dunque sufficiente per spiegare il motivo della confusione che alberga nelle menti dei fondamentalisti di ispirazione mediorientale, dagli ortodossi ai ciellini ai talebani: semplicemente, continuano inconsciamente a identificare sia il sesso che la scienza col demonio. Ma se il sesso è separazione, anche le persone normali straparlano quando dicono “far sesso” per “congiungersi”, invece che per “dividersi”: l’(ab)uso questa volta è recente, e sembra essere stato inaugurato da D.H. Lawrence nel 1929.

    Per capire qualcosa dell’argomento sarà dunque meglio lasciar stare la letteratura, sacra o profana che sia, e rivolgersi appunto alla scienza. Ad esempio, al recente La regina rossa di Matt Ridley (InstarLibri), che raccoglie e organizza mirabilmente una quantità impressionante di informazioni sul sesso nel contesto dell’evoluzione delle specie animali: dagli insetti agli uccelli, dalle scimmie antropomorfe all’uomo. E fornisce sorprendenti risposte a un gran numero di domande, comprese le due che abbiamo già posto.

    Cominciando dal motivo per cui ci sono due sessi, la risposta è duplice. Anzitutto, gli organismi fissi come le piante tendono a essere ermafroditi: poiché il polline è più leggero dei semi, questo permette la riproduzione a distanza mediante il vento. Gli organismi mobili tendono invece ad avere sessi differenziati, e il loro numero è determinato dal tipo di riproduzione sessuale: se questa avviene mediante fusione di cellule, come in molti animali e alcune piante, allora ci sono due sessi; se invece avviene mediante coniugazione, cioè con un trasferimento dei geni da una cellula a un’altra, come nei funghi, allora possono essercene molti.

    Il motivo per cui i due sessi si sono differenziati, è poi che esiste una competizione fra i geni dell’organismo e quelli di batteri estranei che sono stati addomesticati perché utili a fini energetici, come utilizzare l’ossigeno per estrarre l’energia dagli alimenti. Per impedire che questi geni contaminino l’organismo essi vengono tenuti separati dal nucleo, conservati nell’involucro della cellula e trasmessi solo dalla madre.

    Quanto alla fatidica domanda sul perché il sesso esista, la risposta è che serve a ricombinare i geni. E a fornire in tal modo una difesa contro i parassiti, che sono la principale causa di morte nel mondo animale, permettendo lo sviluppo di versioni diverse (o polimorfe) di uno stesso gene: ai parassiti viene così fornito un bersaglio mobile in continua evoluzione, che li costringe a un incessante adattamento e a una perenne rincorsa. Come effetto “secondario” della ricombinazione, si ottengono individui tutti diversi fra loro: non dei cloni come le amebe, che «si moltiplicano dividendosi».

    Ma allo stesso tempo si garantisce anche l’uniformità della specie, come un semplice calcolo dimostra. Abbiamo infatti tutti due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, e così via: risalendo di trenta generazioni, cioè di circa mille anni, si arriva a circa un miliardo di antenati. Ma poiché allora gli uomini erano molti meno di un miliardo, parecchi di noi devono avere molti antenati, e dunque molti geni, comuni. Se poi si va indietro di tremila generazioni, cioè si risale a circa centomila anni fa, si arriva a un numero astronomico di antenati, in un periodo in cui i primi uomini erano poche migliaia: dunque, abbiamo tutti più o meno gli stessi geni, con buona pace dei puristi della razza, dai nazisti ai leghisti.

    Questo non è che uno degli esempî in cui il tempo erode sistematicamente i vantaggi acquisiti dagli individui, facendo assomigliare la corsa dell’evoluzione a quella della Regina Rossa in Alice attraverso lo specchio, che non avanza di un centimetro perché nel frattempo il paesaggio si muove con lei. E proprio da questo episodio prende il titolo il libro di Ridley, che ritrova un analogo fenomeno in varie lotte per la sopravvivenza: fra organismi ospiti e parassiti, fra predatori e prede, e naturalmente fra partner sessuali.

    Perché il sesso è fondamentalmente, come ricorda appunto il suo nome, una competizione fra (i geni di) uomini e donne. E questa competizione non solo determina gran parte della nostra vita, ma spiega anche perché gli uomini siano naturalmente poligami, e le donne ossimoricamente monogame e adulterine. L’uomo ha, infatti, tutto l’interesse evolutivo ad avere il maggior numero di figli al minor costo possibile. La donna ha, invece, i contrapposti interessi evolutivi di trovare da un lato un compagno stabile e affidabile che l’aiuti ad allevare una prole che richiede un lungo svezzamento, e dall’altro un partner sessuale che sia il più possibile valido geneticamente: e, come si sa, l’identikit del bravo marito non coincide con quello del bravo amante.

    Come conferma uno studio riportato da Ridley, «in Europa occidentale le femmine sposate scelgono di avere relazioni sessuali con maschi dominanti, più vecchi, più attraenti e sposati; le femmine con compagni subordinati, più giovani e meno attraenti hanno maggiori probabilità di avere relazioni extraconiugali; più un maschio è attraente, e meno sarà premuroso come padre; e all’incirca un figlio su tre è frutto di un concepimento adulterino». Lo studio riguarda (tranquilli!) le rondini, ma prova che coloro che vorrebbero imporre una morale sessuale “secondo natura” non sanno di cosa parlano: se leggeranno La regina rossa lo impareranno, e cesseranno di pensare come i primati di Roma.


    L’originale di questo articolo è pubblicato su la Repubblica
    del 19 novembre 2003, pag. 45, sezione Cultura.



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    00 01/09/2007 16:03



    Interessantissimo.....waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!![SM=x789054]

    Cosa ne pensano le donne? ehhmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm!!!!!!!! [SM=x789057]

    Sentiamo......! [SM=x789064] [SM=x789063] [SM=x789067]
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    00 03/09/2007 11:48
    Comprendo le necessità divulgative di Odifreddi circa un argomento straordinariamente vasto quale può considerarsi il ruolo del sesso negli organismi biologici; quindi, chiudendo il mio occhio pignolo, accetto tutte le affermazioni scientifiche che costui deve portare per poter fare i (meritati) paragoni sociali. Invito però tutti coloro che leggono l'articolo, a non lasciarsi sedurre dalla tentazione di ridurre l'argomento e le sue spiegazioni a ciò che è scritto qui: il ruolo del sesso è davvero vasto, e ancor più complesse sono le necessità che hanno portato gli organismi a svilupparlo. Molti suoi misteri non sono ancora del tutto chiari. Inevitabilmente Odifreddi ha generalizzato i "dati" che ha riportato e inevitabilmente ne ha omessi molti altri che erano necessari per trattare gli argomenti di cui parla. Altrettanto inevitabilmente, ha tagliato le conclusioni prendendo soltanto i pezzi che gli servivano.




    [Modificato da Rainboy 05/09/2007 04:57]
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    00 03/09/2007 13:05
    Re:
    pyccolo, 01/09/2007 16.03:




    Interessantissimo.....waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!![SM=x789054]

    Cosa ne pensano le donne? ehhmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm!!!!!!!! [SM=x789057]

    Sentiamo......! [SM=x789064] [SM=x789063] [SM=x789067]



    e se il sesso non avesse uno scopo oltre la soddisfazione e la conoscenza?
    se per sesso intendiamo tutto ciò che si possono scambiare 2 corpi, credo si avvicini più al gioco e all'esplorazione, che all'atto riproduttivo.
    per riprodursi alla nostra razza non occorre fare sesso, bastano 2 minuti a occhi chiusi... [SM=x789048]



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    Rainboy
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    00 05/09/2007 05:11

    e se il sesso non avesse uno scopo oltre la soddisfazione e la conoscenza?


    Però la soddisfazione, nell'uomo, coincide sul piano fisico con l'atto riproduttivo che "deve" compiere in quanto uomo, la fecondazione! Nella donna il meccanismo è più tortuoso, ma visto che dall'eiaculazione in avanti il processo non è più sotto il diretto controllo della coppia, direi che questa frase si può riscrivere in "e se il sesso non avesse uno scopo oltre la riproduzione e la conoscenza?"


    se per sesso intendiamo tutto ciò che si possono scambiare 2 corpi, credo si avvicini più al gioco e all'esplorazione, che all'atto riproduttivo.


    Quindi se 2 corpi si scambiano un cappotto, può starci poi una denuncia per molestie? [SM=x789048]

    Comunque certo, condivido con te l'idea che per noi esseri umani, un conto è la finalità e un altro è il rituale. E poi basta osservarsi intorno: l'homo sapiens è una delle pochissime razze che può praticare sesso a fini non riproduttivi, e trarre piacere da atti sessuali che non siano il coito.


    per riprodursi alla nostra razza non occorre fare sesso, bastano 2 minuti a occhi chiusi...



    Però sospetto che quei 2 minuti ad occhi chiusi si chiamino a loro volta "sesso". Mi sbaglio? [SM=x789054]



    [Modificato da Rainboy 05/09/2007 05:22]
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    00 05/09/2007 10:13
    certo, hai ragione, rainboy.
    scientificamente i tuoi appunti sono logici. il mio intervento era quasi un gioco.
    e l'articolo da cui si è partiti è, come tu stesso hai fatto notare, poco scientifico
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    Rainboy
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    00 05/09/2007 19:00

    scientificamente i tuoi appunti sono logici. il mio intervento era quasi un gioco.


    I miei appunti però sono pallosi. Mi piaci quando sei giocosa [SM=x789048]

    [Modificato da Rainboy 05/09/2007 19:09]