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Da dove nascono le religioni

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    Claudio Cava
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    00 19/11/2007 21:07

    L'ETNOLOGIA E LO STUDIO TRANSCULTURALE DEGLI STATI DI COSCIENZA
    di Fabrizio Speziale

    Una precisa e adeguata individuazione degli ambiti metodologici e di
    contenuto della disciplina etnopsicologica, in riferimento specifico allo
    studio transculturale degli stati di coscienza, assume la forma di un
    processo di computazione, cioè: un pensare insieme le cose (Foerster, 1987),
    che esprime la complessa prospettiva interdisciplinare che sottende tale
    definizione degli ambiti di una disciplina di confine come l'etnopsicologia.
    Aspetto primo di tale processo è l'affermazione della centralità della
    coscienza e della varietà dei suoi stati per la psicologia, e per i quali si
    propone una metodologia di studio transculturale. La prospettiva
    transculturale precisa una dimensione di analisi di certe società e culture
    tradizionali in cui gli stati non ordinari di coscienza di estasi e trance
    (1), vengono abitualmente e abbondantemente usati, con una funzione
    esplicitamente terapeutica, in contesti definiti dallo sciamanismo e dalle
    religioni estatiche. E una volta acquisito definitivamente il ruolo della
    coscienza quale oggetto primario della psicologia - acquisizione recente ed
    epistemologicamente tutt'altro che indolore - si rivela l'importanza della
    disciplina etnopsicologica per la psicologia generale tutta, in virtù della
    sua capacità di restituirci l'autenticità di quella dimensione di conoscenza
    e di esperienza che è la naturale tendenza dell'uomo ad esperire le diverse
    forme della sua coscienza. Tale individuazione etnopsicologica vorrebbe poi
    prestarsi anche ad una lettura più ampia, avere una sorta di struttura a
    doppia entrata e cioè: essere non solo una considerazione psicologica di
    alcuni fenomeni antropologici, ma anche offrire a un ambito di studi
    etnologico, definitivamente consapevole dell'insufficienza di un
    riduzionismo psichiatrico e psicoanalitico, basato sull'uso più o meno
    appropriato del vocabolario psicopatologico, un modello interpretativo
    sufficientemente aperto, complesso e articolato, tale da cogliere la
    ricchezza del fenomeno che si vuole osservare. In primo luogo è quindi
    opportuno chiarire la relazione che la disciplina etnopsicologica
    intrattiene con l'etnopsichiatria e l'etnopsicoanalisi.



    Etnopsichiatria ed etnopsicoanalisi
    Prodotto fondamentale dell'incontro della materia antropologica con la
    psichiatria e la psicoanalisi è la riduzione delle religioni estatiche,
    sciamanismo e finanche le stesse culture che li esprimono, tutte intere, a
    veri e propri manicomi istituzionalizzati per primitivi. Nella letteratura
    etnopsichiatrica estasi e trance diventano cosi variamente sinonimi di
    isteria, nevrosi, psicosi, epilessia o schizofrenia (per rassegna completa
    di questi studi si veda Eliade, 1974 e Lewis, 1972). Ma la legittimazione
    teorica più significativa dell'uso del riduzionismo psicopatologico, è
    operata dall'etnopsicoanalisi. Elemento centrale di tale legittimazione è la
    famosa "equazione di identità" di Freud fra bambino = nevrotico = primitivo
    (Freud, 1953), le cui vaste implicazioni verranno poi sviluppate da Roheim
    (1972) e Devereux (1978). Muovendo dalla tesi di Roheim dell'unità psichica
    dell'umanità che sancisce la validità metaculturale e universale
    dell'analisi psicoanalitica delle culture, Devereux afferma che la psicosi
    dello sciamano non è in realtà altro che la manifestazione di una struttura
    psicopatologica che sottende tutta l'organizzazione delle società
    tradizionali. Nonostante numerosi etnologi e storici delle religioni
    (Eliade, 1974; Rouget, 1986; Lapassade, 1980; e Lewis, 1972), abbiano
    radicalmente rimesso in discussione la fondatezza dell'analisi
    psicopatologica, questa rimane ancora largamente diffusa e spesso l'unico
    strumento interpretativo della teoria antropologica delle religioni
    estatiche di psichiatria e psicoanalisi. E così, a questo punto, essenziale
    chiarire come una adeguata individuazione dell'etnopsicologia, debba passare
    imprescindibilmente attraverso l'affermazione della completa inadeguatezza
    del riduzionismo psicopatologico a svolgere un'analisi interculturale degli
    ASC riduzionismo psicopatologico che un'adeguata esplicitazione dei
    presupposti epistemologici che lo sottendono inevitabilmente riduce a una
    costruzione proiettiva ed etnocentrica. Ciò non significa negare l'esistenza
    del disagio mentale presso altre culture, ma notare semplicemente, come
    diceva Maslow, che se il solo strumento che hai è un martello allora tutto
    comincia ad assomigliare ad un chiodo. Gli ASC, l'estasi e la trance non
    hanno, all'interno delle teorie etnopsichiatriche ed etnopsicoanalitiche,
    diritto ad alcun rilievo concettuale autonomo, ma devono essere ricondotte a
    un modello esplicativo altro, che ne offre una spiegazione principalmente
    nei termini della scelta di dove tali comportamenti debbano essere situati
    all'interno di un continuum normalità-patologia; dando poi per scontata
    l'assenza di dubbi a proposito della scelta di tale collocazione. Ed è
    possibile rilevare una difficoltà intrinseca dei modelli etnopsichiatrico ed
    etnopsicanalitico a cogliere certi aspetti determinanti e culturali
    dell'estasi e della trance, dovuta essenzialmente alla non disponibilità
    nelle teorie psichiatrica e psicoanalitica di riferimento di categorie
    concettuali che offrano di tali fenomeni ipotesi interpretative alternative
    alla regressione e alla dissociazione dell'io - il martello di Maslow!




    Fenomenologia dell'estasi e riferimenti epistemologici della disciplina
    etnopsicologica
    Aspetto definitorio centrale del vissuto sciamanico, e oggetto privilegiato
    del riduzionismo psichiatrico, è la chiara tendenza dell'estasi a indurre
    una certa permeabilità dei confini dell'io che porta alla proposta
    dell'adozione di un modello etnopsicologico capace di cogliere la
    peculiarità di tale processo di superamento dei confini di sistemi
    psicologici, oltrepassando la controversia normalità-patologia. E più
    esattamente, offrendo delle religioni estatiche ciò che Geetz (1987) chiama
    una descrizione orientata rispetto agli attori; cioè una prospettiva
    etnopsicologica allargata che integri nella propria teoria i contenuti
    stessi che la conoscenza estatica realizza secondo il sapere tradizionale di
    queste società. Ciò in etnopsicologia corrisponde a una ben precisa e
    consapevole riflessione epistemologica, il cui esito è l'elaborazione di un
    modello che, come dice Rorty (1986), assomiglia molto di più a
    < nel nostro>> e i cui presupposti sono da ricercarsi essenzialmente nella
    teoria dei giochi linguistici di Wittgenstein (1967), nel costruttivismo
    antropologico di Vico (1816), in certe tesi (olismo, egualitarismo
    epistemologico) del relativismo epistemologico di autori come Feyerabend
    (1973), nel paradigma della complessità (Morin, 1989; Bocchi e Ceruti,
    1985), nell'ermeneutica antropologica di Geertz (1987). Alcuni esiti
    particolarmente rilevanti, di tali riferimenti epistemologici in
    etnopsicologia, sono: la considerazione della reintegrazione del ruolo
    dell'osservatore, formalizzata dalla transizione da una epistemologia dei
    sistemi osservati a una epistemologia dei sistemi osservanti (Foerster,
    1987); la possibilità di ovviare a una riduzione dell'analisi interculturale
    a una costruzione proiettiva di realtà - come per l'etnopsichiatria e
    l'etnopsicoanalisi - attraverso l'adozione di una modellistica descrittiva
    del tipo "come se" (Olivetti Belardinelli, 1974), che ci permetta di
    concettualizzare una data fenomenologia antropologica come un sistema
    complesso di parti interagenti, del quale diventa possibile descrivere
    parametri come lo stato di equilibrio, la relazione con l'ambiente, i
    meccanismi di riequilibramento; la rivendicazione del ruolo
    dell'interpretazione, dell'analogia e della metafora rispetto all'assoluta
    pretesa di oggettività della spiegazione causale del meccanicismo
    riduzionista.Ciò che della fenomenologia estatica - come una descrizione
    orientata rispetto agli attori - emerge, in una tale prospettiva allargata,
    sono alcuni aspetti peculiari e determinanti qui di seguito:
    a) L'estasi è una forma di conoscenza; dall'analisi dei contenuti di tale
    dimensione conoscitiva procedono b) e c).
    b) La conoscenza estatica è una dimensione di superamento dei confini dei
    sistemi psicologici. Il viaggio estatico è una tecnica di comunicazione fra
    i diversi sistemi dell'ordinamento del cosmo.
    c) Il rituale estatico è un processo di reintegrazione all'interno di un
    ordine più vasto.Per quanto al punto a), nel definire l'estasi una forma di
    conoscenza non si fa altro che riconoscergli uno status che le società
    tradizionali affermano esplicitamente e anzi considerano una caratteristica
    fondamentale dell'esperienza estatica: < conoscenza>> (Hamer, 1980).





    Una delle etimologie proposte per il termine sciamano deriva dalla radice
    tungusa "Sa", che significa appunto conoscere (Walsh, 1989).E partendo da
    una adeguata considerazione del rapporto fra estasi e conoscenza che può
    avviarsi una ridefinizione etnopsicologica del fenomeno, che superi la
    diagnosi di delirio allucinatorio e si soffermi invece sui contenuti di tale
    dimensione conoscitiva, la cui analisi ci permette di rilevare ulteriori
    aspetti contestuali dell'estasi, quanto ai punti b) e c). Per quanto al
    punto c): la considerazione del rituale estatico come processo di
    reintegrazione all'interno dell'armonia del cosmo è un modello terapeutico
    largamente attestato e descritto compiutamente già da Platone per la mania
    dionisiaca. Come precisa Geertz si può considerare definitivamente acquisito
    il fatto che il rituale religioso < piano dell'esperienza umana..., ma non esiste la struttura teorica che ci
    permetterebbe di fornirne un resoconto analitico>> (Geertz, 1987). La
    possibilità di formalizzare tale aspetto fondamentale delle religioni
    estatiche, è un elemento fondamentale del modello etnopsicologico. Tale
    formalizzazione è essenzialmente una metafora del modello cibernetico dei
    sistemi ad autoorganizzazione, o più correttamente, come dice Morin, ad
    autoecoorganizzazione. Secondo la definizione di Foerster(1987) un sistema
    autoorganizzatore è un sistema capace di incrementare nel tempo il proprio
    ordine; chiamando R l'unità di misura d'ordine ciò può essere espresso così:
    ~R/At>O. Il suo utilizzo in questo contesto vuole essere un modo per
    formalizzare quell'aspetto dell'estasi sciamanica che è la capacità di
    ristabilire l'ordine delle relazioni fra gli uomini attraverso il
    riequilibriamanto dell'armonia del rapporto fra uomo e cosmo. Ciò che si
    vuole dire è che la conoscenza estatica dello sciamano svolge, rispetto al
    gruppo sociale di appartenenza, la funzione di un processo integratore
    d'ordine.E questo equivale semplicemente alla considerazione di un certo
    sistema sociale, nel quale alcuni membri ritualizzano l'induzione di ASC,
    come un sistema capace di essere autocorrettivo in direzione del
    ristabilimento dell'ordine percepito dai suoi membri, e in cui tale
    alterazione rituale svolge il ruolo di servomeccanismo di tale processo di
    autoregolazione. Per essere più chiari, l'analogia cibernetica è un modo per
    sottolineare alcuni elementi fondamentali, mediati all'interno del rito
    estatico, che sono: la percezione soggettiva di disagio e di benessere dei
    membri di un gruppo sociale; questi elementi sono il punto di partenza e il
    punto di arrivo di un processo nel quale il gruppo, attraverso alcuni suoi
    membri specializzati, attiva alcuni comportamenti di garantita efficacia per
    assicurare la transizione dal disagio percepito all'equilibrio, dal
    disordine all'ordine. La capacità dei membri specializzati di realizzare
    tale transizione attraverso forme non ordinarie di coscienza è una
    caratteristica fondamentale del processo. Secondo Foerster, un vincolo dei
    sistemi autoorganizzatori è di trovarsi in perpetua interazione con un
    ambiente con ordine ed energia disponibili. Ciò permette di formalizzare
    alcuni ulteriori aspetti della fenomenologia estatica come descrizione
    orientata rispetto agli attori, e cioè il fatto che questa, come processo
    integratore d'ordine, funziona essenzialmente in virtù di una struttura
    cosmologica che garantisce un rapporto di continuo e molteplice scambio fra
    sistema individuale-sociale e ordine cosmico. L'estasi è una tecnica di
    comunicazione che permette una rottura di livello fra i diversi sistemi
    della struttura dell'universo nel suo centro: l'axis mundi (Eliade, 1974),
    viaggiando attraverso il quale lo sciamano può integrare ordine all'interno
    del sistema individuale sociale per assimilazione dal più vasto ordine
    cosmico. Lo sciamano è un viaggiatore cosmico anche secondo Walsh (1990) che
    opera una rottura di livello fra le diverse zone del cosmo e il suo canale
    di comunicazione; una comunicazione illo tempore aperta a tutti gli uomini,
    ma ora prerogativa del viaggio estatico dello sciamano, che trasforma così
    un ideogramma cosmologico in un concreto vissuto esperienziale.
    L'autoecoorganizzazione, come processo integratore di ordine nel sistema
    individuale sociale per assimilazione cosmica, può poi realizzarsi, come
    dice Morin (2), in virtù di una particolare forma di relazione inclusiva
    (relazione ologrammatica) che lega la parte e il tutto, l'uomo e il cosmo.
    Secondo Pribram (1978): < altro... noi abbiamo in noi stessi la rappresentazione del tutto... questo
    già è accaduto in certe esperienze religiose, ma è adesso destinato a
    diventare una esperienza scientifico-religiosa>>, che soprattutto ci
    consente di considerare < come dati>>. È in virtù di tale relazione di ordine implicato, che per lo
    sciamano è un reale vissuto esperienziale, che le religioni estatiche
    celebrano la più ampia ecologia di un universo di partecipazione: < sciamano tutto è sacro, interconesso e interdipendente, tutte le creature
    sono parte di una grande rete della vita che mantiene le cose in armonia>>
    (Walsh, 1990). Una dimensione analoga a quella visione coesiva della terra,
    con tutto ciò che vi è sopra, come un solo e complesso sistema vivente,
    formalizzata recentemente dallo scienziato inglese Lovelock (1985)
    nell'ipotesi geofisiologica di Gaia. Ciò che è opportuno precisare è che il
    senso dell'analogia cibernetica e sistemica qui proposta è quello di una
    metafora del tipo "come se" - < nozioni causali>> (Foerster 1987) - da noi reificate. Non un nuovo e
    gratuito riduzionismo, ma un modo per riflettere sul senso che certe
    categorie conoscitive ed esperienziali, da sempre presenti nel sapere
    tradizionale, stanno ormai inequivocabilmente acquistando nella scienza
    contemporanea (una riflessione, in riferimento alla tradizione buddhista e
    alle scienze cognitive recentemente operata anche da Varela, Thompson e
    Rosch, 1993).



    Transculturale e Transpersonale
    Quanto al punto b) e cioè che l'esperienza estatica sia una dimensione di
    superamento dei confini dei sistemi psicologici, ciò che più precisamente si
    intende è che l'estasi è essenzialmente una tecnica rituale attraverso la
    quale lo sciamano impara a trascendere i confini del proprio io; un processo
    espresso chiaramente nell'etimologia del termine estasi - ek-statis, uscire
    fuori. Ciò che l'iniziazione estatica individua, è un ben preciso contesto
    di apprendimento; ciò che viene appreso in tale contesto è la capacità
    rituale di indurre ASC in cui trascendere gli abituali limiti della
    relazione organismo ambiente, io-altro; qualcosa di analogo a ciò che
    Bateson (1976) chiama apprendimento 3, cioè, una dimensione di profonda
    ridefinizione di quella falsa reificazione che è il senso dell'io. Ciò, in
    etnopsicologia, è stato recentemente precisato da Nathan (1990), secondo il
    quale l'efficacia terapeutica dell'estasi sciamanica è da ricercare proprio
    nella sua dinamica di indotta confusività dei confini dell'io.< sé... è un profondo coinvolgimento del proprio io e al contempo un
    annichilimento di quello stesso io individuale>> (Konner, 1985). Ed è
    particolarmente rilevante poter formalizzare più precisamente tale aspetto
    centrale della conoscenza estatica attraverso l'adozione del modello
    transpersonale della coscienza, quale adeguata concettualizzazione
    etnopsicologica del processo di superamento dei confini dell'io delle
    religioni estatiche. Un pensare insieme la più antica e la più recente forma
    di psicoterapia basate sull'intrinseco potenziale terapeutico delle forme
    non ordinarie di coscienza. E interessante notare, per lo meno per il modo
    nel quale ciò è ignorato nella psicologia accademica italiana, che la
    concettualizzazione del transpersonale è uno dei più apprezzati contributi
    di rilievo internazionale che la cultura psicologica italiana abbia
    prodotto, nell'opera di Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi; il
    primo autore a individuare una ben precisa dimensionalità del transpersonale
    rispetto alla psicologia del profondo. Quella di Assagioli e del la
    psicologia transpersonale è fondamentalmente una teoria dello sviluppo
    integrale della personalità, che non nega i contributi della psicoanalisi,
    della psicologia dell'io, del sé o della teoria delle relazioni oggettuali,
    considerandoli altresì' modelli psicopatologici e psicoterapeutici adeguati
    ai livelli di sviluppo pre-personale e personale, ma afferma quella che è la
    naturale tendenza dell'uomo a superare tale livello, quello dell'io, per
    realizzare appunto lo sviluppo transpersonale. Ed è rilevante notare,
    rispetto al suo utilizzo in etnopsicologia, come il modello transpersonale
    sia un prodotto esplicito dell'analisi interculturale con le psicologie
    orientali, una dimensione che esprime cioè, la concreta tendenza allo
    sviluppo di un modello integrale dell'uomo che sia veramente psicologico e
    non più la generalizzazione proiettiva di certi stereotipi occidentali, come
    nel caso dell'etnopsicoanalisi. Ciò che per la psicologia tradizionale è il
    punto di arrivo, la cosiddetta normalità psichica e la costanza
    dell'oggetto, l'individuazione del sé o riassetto non conflittuale di
    impulsi e difese, ecc., secondo un modello integrale dello sviluppo può
    essere invece un punto di fissazione e di arresto. Si tratta cioè di
    riconoscere che l'io non è altro che < sé e inesistenza del sé... la salute
    mentale e il completo benessere psicologico le presuppongono entrambi, ma in
    una sequenza evolutiva appropriata,, (Engler in Wilber, Engler, Brown,
    1986). Secondo questi autori il superamento dell'io ha come prerequisito
    indispensabile una sua precedente ben forte e differenziata individuazione:
    < ibidem). L'introduzione del modello transpersonale in etnopsicologia ci
    consente di formalizzare definitivamente la differenza della dimensione
    transegoica dell'estasi sciamanica dalla interpretazione psicopatologica
    dell'etnopsichiatria, con la quale era stata confusa. Diventa cioè chiaro
    che nella schizofrenia l'assenza dell'io è un non raggiungimento, mentre
    nell'esperienza estatica tale assenza è un superamento volontario e
    trascendenza indotta, nella quale risulta la percezione < interdipendenza di tutte le cose e di tutti gli eventi" (Wilber, 1975). Ciò
    di cui ci arricchiamo è la consapevolezza di una dimensione psicologica non
    riducibile ad una forma di regressione, ma essa stessa esperienza umana
    fondamentale, un elemento che le religioni estatiche, dell'uomo, da sempre
    affermano.





    L 'Etnopsicologia
    Ciò che nell'analisi transculturale ed etnopsicologica può essere
    chiaramente rimesso in discussione è la credenza che il nostro stato di
    coscienza ordinario sia in qualche modo normale e naturale; esplicitando
    definitivamente: "la natura costruttiva del nostro stato ordinario di
    coscienza" (Tart,1976). Ogni cultura, infatti, struttura selettivamente
    certe possibilità delle esperienze della coscienza e le modella attraverso
    l'acculturazione; lo stato ordinario non è altro che un modo semiarbitrario
    di strutturare la coscienza, che facilita certe capacità adattive e inibisce
    lo sviluppo di altre potenzialità della coscienza umana. La rilevanza dello
    studio etnopsicologico degli ASC consiste appunto nella possibilità di
    cogliere tali potenzialità che gli stati altri rendono esperibili, come ben
    sanno le religioni estatiche. Ciò che del resto stupisce in un'analisi
    interculturale diacronica e sincronica (all'interno della quale inserire
    anche e per prima la nostra stessa cultura), non è la presenza ma l'assenza
    di forme di alterazione della coscienza. E ciò stupisce ancora di più per il
    modo nel quale è stato sistematicamente ignorato da etnopsichiatri ed
    etnopsicoanalisti. L'alterazione rituale della coscienza è un'esperienza
    presente nel 90% delle società umane (Bourguignon, 1986) e può essere
    considerata parte del retaggio psicobiologico e precipuo bisogno di
    quell'"animale cerimoniale" che è l'uomo (Wittgenstein,1975). Ed è anche per
    questo che il modello proposto non è una nuova, ma camuffata, forma di
    riduzionismo transpersonale, ma va invece in una direzione inversa a quella
    realizzata di solito da una metodologia riduzionista. Nel senso che bisogna
    riconoscere che mentre lo studio della coscienza e il riconoscimento della
    valenza terapeutica dei suoi stati altri è nella psicologia occidentale
    storia recente, le religioni estatiche ritualizzano terapeuticamente gli ASC
    da migliaia di anni (Peters, 1981), come risulta evidente dal divario fra la
    ricchezza terminologica del sapere tradizionale sugli stati di coscienza e
    la terminologia scientifica e nell'elevato livello di elaborazione e
    raffinatezza delle tecniche di induzione di ASC, rispetto alle quali
    metodologie occidentali come l'ipnosi risultano abbondantemente più
    grossolane. E in virtù di ciò che si può cogliere l'estrema rilevanza dello
    sviluppo di modelli terapeutici integrati, vere e proprie contaminazioni
    interculturali di tecniche terapeutiche, come i lavori di. Nathan in
    Francia, di Collomb a Dakar, di Lambo in Nigeria e di Coppo in Mali, veri e
    propri laboratori sperimentali di etnopsicologia (Nathan, 1990; Coppo,
    1988). E ciò che in una dimensione ancora più ampia si apre, è la
    possibilità di un approccio esperienziale, nello studio etnopsicologico
    degli ASC, che configura così l'etnopsicologia come una < a uno stato" (Tart, 1976). E questa una prospettiva largamente esplorata in
    meditazione e che solo recentemente ha prodotto alcuni esempi di
    etnopsicologia (vedi Harner, 1980; Peters, 1981; Konner, 1985; Walsh, 1 990;
    Ignacio, 1992). Il problema, in un tale approccio, è quello di valutare la
    qualità della conoscenza che deriva dall'autosservazione di vissuti
    esperienziali, una dimensione che in passato, per una estrema ossessione di
    oggettività, la psicologia ha vissuto in maniera piuttosto problematica, in
    quanto il rischio è che ciò che si vede è in realtà ciò che si desidera
    vedere. Ma in virtù della imprescindibilità epistemologica della
    reintegrazione dell'osservatore questa è una condizione che ormai la
    psicologia condivide con tutte le altre scienze. Anzi la piena
    consapevolezza delle proprie costruzioni e del fatto che ogni processo di
    osservazione è anche un processo di autoosservazione sembra essere una
    posizione ben più matura della circolarità viziosa di una metodologia
    oggettiva che dà per scontato ciò che in realtà deve dimostrare. Come dice
    Nietzsche, nella Gaia Scienza, continuare a sognare sapendo di sognare è pur
    sempre diverso dal sognare puro e semplice. Sia ben chiaro che il senso di
    un approccio esperienziale non è quello di scimmiottare lo sciamano; il
    senso più opportuno di considerare tale approccio consiste nel comprendere
    che alla base delle tecniche tradizionali di induzione di ASC, vi sono
    precise tecniche psicofisiologiche del corpo (Mauss, 1965).Ed è proprio
    attraverso la concettualizzazione in termini di tecniche psicofisiologiche
    del corpo che l'etnopsicologia può aprirsi a un approccio esperienziale
    della fenomenologia antropologica degli ASC; come rileva Venturini (1982):
    "questo elemento di pratica, di esperienza diretta e non solo di conoscenza
    è un fatto col quale la psicologia convenzionale deve confrontarsi,
    ritrovando una dimensione smarrita e una sua fondamentale caratteristica
    differenziale nei rapporti con le altre discipline scientifiche". L'apertura
    al vissuto esperienziale diventa un modo per accogliere quanto in noi è
    stato del resto solo culturalmente rimosso, come la storia delle religioni
    del mondo classico ha ampiamente evidenziato e come fenomeni, per quanto
    decrepiti, come il tarantismo, di dionisiaca memoria, sembrano volerci
    ricordare a proposito della nostra eredità storica e biologica. La nostra è
    una cultura affermatasi moderna sulla base della normalizzazione della
    coscienza, come dice Lapassade (1980), sulla rimozione di Dioniso. E
    dall'insegnamento che sappiamo trarre dalla riflessione su cosa ci è
    appartenuto prima della normalizzazione cattolica, che la considerazione del
    carattere di costruzione culturale del nostro stato di coscienza ordinario
    può diventare piena consapevolezza; e ciò non per proporre regressioni
    arcaiche compensatorie, ma per realizzare invece una più realistica
    conoscenza di quali siano le potenzialità effettive della nostra coscienza.
    Perché: "la trance non è una semplice curiosità etnologica, un fenomeno
    marginale sopravvissuto in qualche società del terzo mondo, la trance è un
    modo di essere nel corpo" (Lapassade, 1980). Le religioni estatiche, come
    sottolinea Peters (1981), sono nella storia dell'uomo la prima forma
    strutturata, con un contenuto simbolico e teorico e un repertorio di
    tecniche, di approccio alla sofferenza psichica, di utilizzo terapeutico di
    ASC e di sviluppo di potenzialità latenti, organizzate sulla base di una
    dimensione relazionale ecologica - nel senso più vasto del termine -
    fiduciosa. È in virtù di tali contenuti, che lo studio etnopsicologico delle
    religioni estatiche aprendosi a una dimensione di pratica e di esperienza
    può < integrati nel vissuto corporeo... fino al punto che, questi, come
    stenogrammi di un realtà transpersonale si rivelino capaci di offrire un
    accesso a significati, scenari, strutture abitualmente preclusi
    all'esperienza ordinaria>, (Venturini, 1989). E se acquista la centralità
    della coscienza si rivela l'importanza della disciplina etnopsicologica per
    la psicologia tutta, in virtù del suo restituirci la ricchezza delle
    manifestazioni della coscienza, in una prospettiva ancora più ampia, che
    trascende ampiamente i confini della disciplina specialistica, è per l'uomo
    postmoderno, e per una sua crescita integrale e completa che la disciplina
    etnopsicologica diventa particolarmente significativa; perché, in
    definitiva, è a quest'ultimo che consegna la possibilità di riappropriarsi
    di quel pezzo ritrovato della propria esperienza che è la naturale tendenza
    ad esperire le molteplici forme non ordinarie della sua coscienza e
    l'autentica aspirazione a trascendere quei confini nei quali
    l'acculturazione ha frammentato l'esperienza.




    Conclusioni
    Dovrebbe a questo punto risultare più chiaro il senso della computazione di
    cui all'inizio e della complessa prospettiva interdisciplinare che sottende
    una adeguata individuazione della disciplina etnopsicologica. In ogni caso
    tale processo è ancora lontano dall'essere in qualche modo concluso e
    definitivo e anzi, caratteristica essenziale del modello presentato vuole
    essere l'attitudine a conservare una flessibilità e una plasticità
    sufficienti a ridefinirsi adeguatamente qualora nuove integrazioni lo
    rendano opportuno. Poiché è proprio da tale elasticità che può procedere la
    capacità di sapersi rimettere efficacemente in discussione, ovviando a
    quell'infelice esito, presente in tutte le teorie il cui scopo è
    l'autolegittimazione, che è il riduzionismo.
    Note
    1) Si rende innanzitutto necessaria una chiarificazione terminologica delle
    importanti implicazioni concettuali. Userò il termine coscienza e stato
    alterato di coscienza o anche l'abbreviatura inglese ASC in riferimento alla
    definizione sistemica di Tart (1976). Considererò gli ASC come il
    corrispettivo e come una adeguata concettualizzazione psicologica di ciò che
    gli antropologi chiamano estasi e trance.
    2) Scrive Morin a proposito del concetto di ologramma che si trana < di un principio cosmologico chiave. Esso concerne la complessità
    dell'organizzazione vivente, la complessità dell'organizzazione cerebrale e
    la complessità socioantropologica. Possiamo presentarlo così: il tutto è in
    un certo modo incluso nella parte che è inclusa nel tutto. L'organizzazione
    complessiva del tutto (holos) esige l'inscrizione (engramma) del tutto
    (ologramma) in ciascuna delle sue parti.>> (Morin, 1986).
    Bibliografia
    Assagioli R., Principi e metodi della psicosintesi terapeutica, Astrolabio,
    Roma, 1973.
    Bateson G., Verso una ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976.
    Bocchi G. e Cenuti M., (a cura di), La sfida della complessità, Fe It ri n e
    11 i, Milano, 1985.
    Boggio Gilot L., Forma e svi/uppo de//a coscienza, Asram Vidja, Roma, 1987.
    Bourguignon E., Pe/igion, altered states of consciousness and social change,
    Ohio State University, 1986.
    Coppo P., Medicine Traditionelle en Afrique, Il Pensiero Scientifico, Roma,
    1988.
    Devereux G., Saggi di etnopsichiatria generale, Armando, Roma, 1978.
    Eliade M., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranee,
    Roma, 1974. 1
    Feyerabend P.K., Contro il metodo, Feltrinelli, Milano, 1973.
    Foerster H. von., Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma, 1987.
    Freud S., Totem e tabù, Laterza, Bari, 1953.
    Geertz C., Interpretazione di culture, Il Mulino, Bologna, 1987.
    Hamer M., The way of shamanism, Harper & Row, San Francisco, 1980.
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    della Consapevolezza, atti I Convegno Italiano di Psicologia Transpersonale,
    Ed. Maxmaur, Bagni di Lucca, 1992.
    Konner M., Trance e guarigioni, Kos, n. 1 5, Il, 1985.
    Lapassade G., Saggio sulla trance, Feltrinelli, Milano, 1980.
    Lewis I.M., Le religioni estatiche, Astrolabio, Roma, 1972.
    Lovelock J., Gaia, in Bocchi G. e Cenuti M., op. cit.
    Morin E., La conoscenza della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1989.
    Mauss M., Le tecniche del corpo, in Teoria generale della magia e altri
    saggi, Einaudi, Torino, 1965.
    Nathan T., La follia degli Altri, Ponte alle grazie, Firenze, 1990.
    Nietzsche F., 1881/1882 Idilli di Messina, La Gaia Scienza. Scelta di
    Frammenti Postumi, Mondadori, Milano, 1965.
    Olivetti Belardinelli M., La costruzione della realtà, Boringhieri, Torino,
    1974.
    Peters L., An experiential study of nepalese shamanism, Journal of
    Transpersonal Psychology, vol.13, n. 1,1981.
    Platone, Opere complete, Laterza, Bari, 1982.
    Pribram K., Walsh R., Vaughan F., Capra F., et al., Psychology, Science and
    Spiritual Paths: contemporary issues, Journal of Transpersonal Psychology,
    vol.10, n.2, 1978.
    Roheim G., Origine e finzione della cultura, Feltrinelli, Milano, 1972
    Rorty R., La filosofia e lo specchio della natura, Bompiani, Milano, 1986.
    Rouget G., Musica e trance, Einaudi, Torino, 1986.
    Tart C., The basic nature of Altered States of Consciousness: a system
    approach, Journal of Transpersonal Psychology, vol. 8, n.1,1976.
    Varela F., Thomson J., Rosch E., La via di mezzo della conoscenza,
    Feltrinelli, Milano 1993.
    Venturini R., Introduzione a, Goleman D., Esperienze orientali di
    Meditazione, Savelli, Milano, 1982.
    Venturini R., Verso la psicofisiologia clinica, Lo Psicologo, IV, n. 11-12,
    Ed, Kappa, Roma, 1989.
    Vico G., De Antiquissima Italorum Sapientia, Giovanni Silvestri, Milano,
    1816.
    Walsh R., The spirit of shamanism, J. Tearcher, Los Angeles, 1990.
    Wilber K., Engler J., Brown D.P., Le trasformazioni della coscienza,
    Astrolabio, Roma, 1989.
    Wittgenstein L., Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino, 1967.
    Wittgenstein L., Note sul << Ramo d'oro>> di Frazer, Adelphi, Milano, 1975.
    [Tratto da "Informazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria", n° 21,
    Gennaio-Aprile 1994, pagg. 13-20]


    Postato da Raffaele Benzi su it.cultura.religioni






    “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
    Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
  • )lullaby(
    00 19/11/2007 21:47
    oddio e chi lo legge un coso così lungo! :D
    qualcuno mi fa un riassuntino?
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    Padre Guardiano
    00 19/11/2007 22:02
    Re
    [SM=g8902] [SM=g8902] [SM=g8902]
    Certo,tutto di una chiarezza disarmante!!!!!! [SM=x789053] [SM=x789053] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051]


    omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


    ps.
    [SM=x789050]



    O=============O===========O

    Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

    Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

    Apocalisse Laica

    Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


    Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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    Papa
    00 19/11/2007 22:11
    Re: Re
    =omegabible=, 19.11.2007 22:02:

    [SM=g8902] [SM=g8902] [SM=g8902]
    Certo,tutto di una chiarezza disarmante!!!!!! [SM=x789053] [SM=x789053] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051]


    omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


    ps.
    [SM=x789050]





    E' tosto, si ...

    Ma tanto l' ho postato per quel cervellone di Mauri. [SM=x789048] [SM=x789048]


    [SM=x789062]






    “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
    Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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    Claudio Cava
    Post: 16.648
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    Utente Gold
    Papa
    00 19/11/2007 22:13
    Re:
    )lullaby(, 19.11.2007 21:47:

    oddio e chi lo legge un coso così lungo! :D
    qualcuno mi fa un riassuntino?




    Mah.


    Vuole i cosi corti.


    Boh.




    [SM=x789050] [SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789049] [SM=x789048]


    [SM=x789060] [SM=x789059] [SM=x789062]






    “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
    Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
  • pcerini
    00 19/11/2007 22:50
    Estasi e allucinazioni nello sciamanismo,e' questo in sostanza l'oggetto della lunga analisi.

    Si parla di etnopsicologia,che ha come oggetto i fenomeni di cui sopra (fenomeni non ordinari della coscienza),inizia a criticare i metodi della etnopsichiatria e della etnopsicoanalisi che mirano a ridurre questi fenomeni o a malattie mentali o a fenomeni di regressione infantile.

    Per fare questo,deve per prima cosa enucleare il suo oggetto per superare il meccanicismo riduttivo (ossia il riduzionismo psicopatologico operato dall'etnopsichiatria e etnipsicoanalisi),in secondo luogo deve definire cosa sia questo oggetto,arrivando a delineare un modello descrittivo (epistemologico) che vada oltre il modello riduzionistico che si basa solo sul sistema dell'osservato per spostare l'asse sul sistema dell'osservante rivalutando cosi' tecniche come quelle dell'interpretazione,dell'analogia.

    Si arriva a dare una definizione di base dell'estasi sciamanica (e fenomeni affini) come di situazioni in cui certi confini dell'io iniziano a vacillare andando oltre i concetti del riduzionismo meccanicistico come normale/patologico,in sostanza l'esperienza estatica non viene piu' vista come malattia o regressione ma bensi' cme un sistema di conoscenza in cui certi confini e relazioni ordinarie vengono ad essere frantumate nell'esperienza estatica per mettere in comunicazioni piu' sistemi sparsi e facenti parte dell'ordine cosmico.

    Mi fermo qui (sono arrivato fino a fondamentale dell'esperienza estatica: < conoscenza>> (Hamer, 1980).

    Adesso pero' sono stanco e vado a dormire.

    Buona notteeeeeeeeee

    Ciaoooooooo


    Paolo..

    P.S. Per chi volesse continuare al posto mio.....:) :) :)
    [Modificato da pcerini 19/11/2007 22:54]
  • OFFLINE
    kelly70
    Post: 14.714
    Post: 9.849
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    Utente Gold
    Madre Badessa
    00 19/11/2007 22:59
    Re:
    pcerini, 19/11/2007 22.50:

    Estasi e allucinazioni nello sciamanismo,e' questo in sostanza l'oggetto della lunga analisi.

    Si parla di etnopsicologia,che ha come oggetto i fenomeni di cui sopra (fenomeni non ordinari della coscienza),inizia a criticare i metodi della etnopsichiatria e della etnopsicoanalisi che mirano a ridurre questi fenomeni o a malattie mentali o a fenomeni di regressione infantile.

    Per fare questo,deve per prima cosa enucleare il suo oggetto per superare il meccanicismo riduttivo (ossia il riduzionismo psicopatologico operato dall'etnopsichiatria e etnipsicoanalisi),in secondo luogo deve definire cosa sia questo oggetto,arrivando a delineare un modello descrittivo (epistemologico) che vada oltre il modello riduzionistico che si basa solo sul sistema dell'osservato per spostare l'asse sul sistema dell'osservante rivalutando cosi' tecniche come quelle dell'interpretazione,dell'analogia.

    Si arriva a dare una definizione di base dell'estasi sciamanica (e fenomeni affini) come di situazioni in cui certi confini dell'io iniziano a vacillare andando oltre i concetti del riduzionismo meccanicistico come normale/patologico,in sostanza l'esperienza estatica non viene piu' vista come malattia o regressione ma bensi' cme un sistema di conoscenza in cui certi confini e relazioni ordinarie vengono ad essere frantumate nell'esperienza estatica per mettere in comunicazioni piu' sistemi sparsi e facenti parte dell'ordine cosmico.

    Mi fermo qui (sono arrivato fino a fondamentale dell'esperienza estatica: < conoscenza>> (Hamer, 1980).

    Adesso pero' sono stanco e vado a dormire.

    Buona notteeeeeeeeee

    Ciaoooooooo


    Paolo..

    P.S. Per chi volesse continuare al posto mio.....:) :) :)



    [SM=x789075]

    Ho beccato più parole malcomprese in cinque minuti che in tutta la vita!!!! [SM=x789054]

    Traduzione per i poveri mortali???

    [SM=x789063]

    La Madre Badessa [SM=g27828]




    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
    Apocalisse Laica
    Le religioni dividono. L'ateismo unisce


    Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


  • pcerini
    00 19/11/2007 23:09
    Re: Re:
    kelly70, 19/11/2007 22.59:



    [SM=x789075]

    Ho beccato più parole malcomprese in cinque minuti che in tutta la vita!!!! [SM=x789054]

    Traduzione per i poveri mortali???

    [SM=x789063]

    La Madre Badessa [SM=g27828]





    Non posso,sto dormendo..... [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]

    In parole povere,l'analisi etnopsicologica vorrebbe far intendere che allucinazioni estasi e fenomeni similari presenti nello sciamanesimo e altre religioni estatiche non sarebbero spiegabili solo in termini puramente psicoanalitici o psichiatrici (ossia come fenomeni di regressione infantile descritti da Freud oppure come malattie mentali),ma rappresenterebbero una vera e propria conoscenza che va oltre i normali sistemi di conoscenza di tipo ordinario (percezione,rappresentazione,sistema logico,etc.etc..).

    Non sono andato oltre nella lettura ma mi pare di capire che lo scopo dell'etnopsicologia sarebbe quella di rimettere in discussione il fatto che per esempio uno dei nostri sistemi ordinari di conoscenza come la logica sarebbe normale,secondo l'etnopsicologia la logica,come sistema,sarebbe limitato,e cio' che viene considerato normale sarebbe secondo questa scienza riduttivo,limitato,considerando altri sistemi di conoscenza come le esperienze estatiche.
    [Modificato da pcerini 19/11/2007 23:16]
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    kelly70
    Post: 14.714
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    Utente Gold
    Madre Badessa
    00 19/11/2007 23:14
    Re: Re: Re:
    pcerini, 19/11/2007 23.09:




    Non posso,sto dormendo..... [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]

    In parole povere,l'analisi etnopsicologica vorrebbe far intendere che allucinazioni estasi e fenomeni similari presenti nello sciamanesimo e altre religioni estatiche non sarebbero spiegabili solo in termini puramente psicoanalitici o psichiatrici (ossia come fenomeni di regressione infantile descritti da Freud oppure come malattie mentali),ma rappresenterebbero una vera e propria conoscenza che va oltre i normali sistemi di conoscenza di tipo ordinario per esempio(ossia,percezione,rappresentazione,sistema logico,etc.etc..).





    Ah, adesso è tutto chiaro [SM=x789048]

    Ma tu cosa ci fai qui???? [SM=x789075]

    Non stavi dormendo???? [SM=x789063]

    O sei un fenomeno etnopsicologico??? [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]

    [SM=x789052] [SM=x789050]

    La Madre Badessa [SM=x789057]



    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
    Apocalisse Laica
    Le religioni dividono. L'ateismo unisce


    Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


  • pcerini
    00 19/11/2007 23:19
    Re: Re: Re: Re:
    [SM=x789054] [SM=x789054]
    kelly70, 19/11/2007 23.14:




    Ah, adesso è tutto chiaro [SM=x789048]

    Ma tu cosa ci fai qui???? [SM=x789075]

    Non stavi dormendo???? [SM=x789063]

    O sei un fenomeno etnopsicologico??? [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


    La Madre Badessa [SM=x789057]




    Ehm,c'ho le allucinazioni,sono andato in estasi,adesso mi trovo alle Bahamas con certe modelle mozzafiato......e con Boldiii terribileeeeeeeeeeeeeee

    [SM=x789054] [SM=x789052] [SM=x789050] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]
    [Modificato da pcerini 19/11/2007 23:20]
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