mercoledì 09 gennaio 2008
Dopo aver formulato discutibili teorie sul rapporto tra la centralità della famiglia e la pace nel mondo, senza nemmeno riprendere fiato, vengono serviti caldi caldi dati liberamente interpretati, emessi dal John Jay College of Criminal Justice della City University di New York, la più autorevole autorità degli Usa in materia criminologica. Con calcoli astrusi ed estrapolazioni quantomeno fantasiose, si dimostra che i casi di pedofilia nella Chiesa sono in forte diminuzioni e, nel loro insieme, numericamente insignificanti. Fisiologici insomma.
Il rapporto del John Jay College dice però che negli ultimi decenni, negli Stati Uniti, ben 4.392 preti su 109mila totali sono stati denunciati proprio per questo reato ed il fatto che ad oggi solo 150 circa siano stati condannati dipende da numerosi fattori che non sono necessariamente associabili al non luogo a procedere o all'innocenza, ma a prescrizioni del reato, alla difficoltà dei minori a testimoniare l'abuso, al fatto che numerosi processi non siano ancora andati a sentenza, per ritrattamenti negoziati a fior di centinaia di migliaia di dollari. Non sono quantificabili, e non fanno quindi parte della statistica, le innumerevoli denunce mai fatte per pudore o per volontà di rimozione. Chi scrive frequentava a Tripoli, in Libia, le scuole dei Fratelli Cristiani ed ha ricevuto avances, prontamente respinte e denunciate in famiglia, dal preside dell'Istituto, cui non è seguita alcuna denuncia. Il cinismo di Ratzinger non solo gli impedisce di manifestare dolore e ripugnanza per un reato così odioso, che dovrebbe indignarlo profondamente anche fosse stato commesso una sola volta, ma mentre balbetta le sue scuse, lo spinge a tentare di ridimensionare il problema e manda a dire dai suoi giannizzeri, che statisticamente i preti peccano, quanto i rabbini, i pastori protestanti o gli imam. Che schifo!
In ogni caso il problema degli abusi da parte dei preti non riguarda solo i minori, ma anche gli adolescenti che in alcuni stati non sono più minori, le donne, gli stessi uomini stando alle denunce degli ospiti della santa comunità di Don Gelmini, e, dulcis in fundo, le sorelle di fede, le suore.
Preti che molestano suore, preti che abusano di suore, preti che costringono ad abortire le monache con cui hanno avuto rapporti sessuali. Emergono dagli archivi della Chiesa le denunce su un fenomeno che abbraccia i cinque continenti e che sino ad ora stato soffocato sotto la coltre del silenzio. Le denunce sono precise, firmate con nome e cognome e presentate a più riprese durante gli anni Novanta, alle istanze maggiori della Chiesa: la Congregazione vaticana per la vita consacrata, le riunioni dei Superiori degli ordini religiosi, varie Conferenze episcopali.
Il 18 febbraio 1995 un rapporto viene consegnato al cardinale Martinez Somalo, prefetto della Congregazione vaticana per la vita consacrata. E' un pugno nello stomaco. Si parla di suore sfruttate sessualmente, sedotte e spesso violentate da preti e missionari. Messo in allarme, il cardinale Martinez Somalo incarica un gruppo di lavoro della Congregazione di approfondire la questione con suor Maria O' Donohue, autrice del rapporto e coordinatrice per conto della Caritas internazionale e dell'agenzia Cafod (Fondo cattolico per lo sviluppo oltremare) i programmi sull'aids. Le sue denunce in Vaticano sono agghiaccianti. «Gli abusi sono diffusi», racconta, le segnalazioni molteplici. Aspiranti alla vita religiose violentate dal prete cui portano i certificati necessari. Medici di ospedali cattolici avvicinati da preti che portano «ad abortire suore e altre giovani donne».
Fedeli allarmati per gli abusi. Nello shock dei monsignori presenti, suor O'Donohue evoca la storia di un «prete che spinge una suora ad abortire, lei muore e lui celebra ufficialmente la messa requiem» per la sventurata.
Molti casi vengono riportati dall'Africa dove la cultura non favorisce il celibato e dove per tradizione «è impossibile per una donna o un'adolescente dire no ad un uomo, specie ad un anziano e particolarmente ad un sacerdote».
Ma gli esempi di abuso vengono da tutto il mondo. Suor O'Donahue ha lavorato sodo per mesi ed anni. Già nel 1994 ha trasmesso alle autorità ecclesiastiche un rapporto in cui informa che con l'espandersi dell'aids le suore sono state identificate anche da preti come gruppo sicuro dal punto di vista sanitario e quindi oggetto di richieste sessuali. Certi preti le cercano proprio «per timore di contrarre l'aids con prostitute». In una nazione la superiora di una comunità di suore è stata avvicinata nel 1991 da preti che le chiedevano di poter usufruire dei favori sessuali delle sue monache. Purtroppo è piuttosto diffuso il fenomeno di «preti ed esponenti della gerarchia ecclesiastica che (così viene riportato) abusano del loro potere e tradiscono la fiducia di suore coinvolte in relazioni sessuali di sfruttamento». Accade spesso che preti invitino le suore a prendere la pillola. Poi succede, invece, che in una comunità venti suore si trovino incinte contemporaneamente. Ma accade anche che le autorità ecclesiastiche locali siano sorde alle denunce. In un caso citato – 29 suore rese gravide dai preti di una diocesi – la superiora chiese invano l'intervento del vescovo. Fu, invece, «rimossa dal vescovo» e rimpiazzata da un'altra.
L'appello alle istanze ecclesiastiche superiori non ebbe seguito.
Testimonianze di abusi, ha dichiarato suor O'Donahue, vengono da 23 paesi del mondo: dal Burundi al Brasile, dalla Colombia all'India, dall'Irlanda, all'Italia, alla Nuova Guinea, alle Filippine, agli Stati Uniti. Le sue denunce, raccolte dal National Catholic Reporter in America e in Italia dall'agenzia Adista (che le metterà il resto on line), non nascono da posizioni femministe – che lei respinge – ma esigono dal Vaticano un intervento educativo a tutti i livelli.
Nel 1998 anche la superiore religiosa suor Marie McDonald ha presentato un suo rapporto, gettando luce su «molestie sessuali e stupri perpetrati da preti e vescovi». Il Vaticano sta monitorando il fenomeno, sensibilizza discretamente i vescovi, ma non risultano atti ufficiali in cui il grave problema sia affrontato direttamente. «Per quanto io ne sappia, non è stata disposta alcuna ispezione», afferma suor Mc Donald, superiore della Suore Missionarie di Nostra Signora d'Africa. Le strategie dello sfruttamento sono varie, spiega: «Suore diventate finanziariamente dipendenti da preti, che possono chiedere in cambio favori sessuali» oppure preti che da direttori spirituali o confessori estorcono rapporti di sesso. «La cospirazione del silenzi – aggiunge – contribuisce al problema. Solo se lo affronteremo insieme, riusciremo a trovare le soluzioni».
Però bisogna agire presto. Già tre anni fa suor McDonald segnalava che la situazione peggiorava invece di migliorare. La Santa Sede conferma l'esistenza di «casi di abusi sessuali subiti da religiose da parte di sacerdoti o missionari», afferma che «sta trattando» il problema – «ristretto, però ad un'area geografica delimitata», che dovrebbe essere l'Africa (anche se non viene ufficialmente specificato). Questa la risposta del Vaticano alla notizia di un rapporto che documenterebbe centinaia di stupri e molestie.
«Il problema – spiegava in una dichiarazione l'allora portavoce Joaquin Navarro Valls – è conosciuto. La Santa Sede sta trattando la questione in collaborazione con i vescovi, con l'Unione superori generali (Usg) e l'Unione internazionale superiori generali (Uisg). Si lavora sul doppio versante della formazione delle persone e della soluzione dei casi singoli. Alcune situazioni negative – commenta ancora Navarro – non possono far dimenticare la fedeltà spesso eroica della stragrande maggioranza di religiosi, religiose e sacerdoti». Una risposta al caso sollevato dal periodico americano National Catholic Reporter e riportato da Repubblica. Negli articoli usciti sui giornali si fa riferimento a un rapporto consegnato nel 1995 in Vaticano da due religiose statunitensi. Suor Maria O'Donohue, autrice del rapporto, racconta di «un prete che spinge una suora ad abortire, lei muore e lui celebra ufficialmente la Messa» per i funerali; afferma che le suore sono cercate «per timore di contrarre l'Aids con le prostitute» da «preti ed esponenti della gerarchia ecclesiastica che abusano del loro potere e tradiscono la fiducia di suore coinvolte in relazioni sessuali di sfruttamento».
Dobbiamo aggiungere altro
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Raffaele Barki
Fonte: Resistenza Laica
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