00 21/04/2018 16:36
Re:
ZarzacoDranae, 21/04/2018 14.24:



Partendo dal presupposto che la felicità è prerogativa dello spirito, visto quindi come un arrivo ultimo, l'attuale AMBIZIONE dell'uomo quindi, aspira all'assoluto di Dio, essendo Dio il fine ultimo, il tutto (ciò che ne "pensa" Dio) va ovviamente visto in modo diverso da quello dell'uomo.

La felicità si realizza con l'attuazione di ciò che si desidera. Ma se Dio ha già tutto non può desiderare nulla?

Può essere motivo, ci venne detto, che Dio si pose dei limiti. In termini DEL TUTTO UMANI, va detto che Dio "entrò" in una "dimensione umana", nell'ambito della quale il desiderio poteva trovare una propria logica e la felicità essere il compendio dell'attesa della conquista e soprattutto dell'amore . Per questo Dio creò l'umanità e in ciascun uomo infonde una parte di se stesso (ciò che saltuariamente riproposi come uomo-scintilla di un unico fuoco - Dio).

Qui sta il così detto "sacrificio", ovvero quella sua emanazione, quella parte di sè, confusa nei rivoli della materia. Questa "scintilla" dovrà sacrificarsi fino a conquistare la CONSAPEVOLEZZA della propria natura divina e sentire il desiderio di libertà e dell'amore e, in definitiva, di RICONGIUNGERSI al TUTTO di Dio.

Il discorso torna terra terra nel comprendere che per questo si necessitano MOLTE vite, con le INEVITABILI sofferenze. Il passaggio attraverso i filtri del mondo VARIA da persona a persona. In definitiva sono SEMPRE le nostre scelte e la nostra volontà a determinare la durata del viaggio.
Un saluto a vossia



"Molte vite" in questo contesto vuole dire "reincarnazione"?