00 01/08/2009 19:49
Re: Un commento sulla RU486
=omegabible=, 01/08/2009 7.30:



E' di oggi la notizia che il governo italiano –governo italiano? Pardon, governo vaticaliano per essere precisi – è intervenuto sulla pillola RU486 per chiedere che vi siano indicazioni certe sul suo uso e cioè che si stabiliscano “regole ferree sul ricovero obbligatorio”.

Intanto la CEI dichiara che il farmaco sarebbe” un oltraggio alla donna” e monsignor Fisichella, di par suo sostiene che “non possiamo assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società.”

Ora che affermazioni di questo tenore provengano da una religione – quella cattolica – che da sempre ha svilito la figura della donna, relegandola a ruoli marginali ed escludendola da qualsiasi funzione gerarchica è alquanto bizzarro, ma comunque coerente con il vissuto di questa fede che ha sempre considerato la donna strumento di lussuria e fonte di tentazione per l’uomo inteso come maschio.
(Stranamente, a tal proposito, la Chiesa invece non ha mai considerato l’uomo inteso come maschio strumento del demonio, vista l’alta percentuale di omosessuali presenti tra i sacerdoti; ma si sa, ognuno tira l’acqua al proprio mulino!).

Come dunque dicevo, la Chiesa fa il suo dovere: ammaestra, consiglia, critica ed istruisce.

Ciò che invece irrita è la subalternità dello stato alla cosidetta etica cattolica.

Subalternità trasversale, che lambisce tutti gli schieramenti, a parte quello radicale che ha sempre fatto della laicità il punto di forza della battaglia politica.

Un interessante fondo di Elena Loewental definisce ”all’italiana” il modo con cui si affrontano i problemi nel nostro beneamato paese. Termine addirittura presente in più di una lingua straniera per definire l’approssimazione delle soluzioni. Alla carlona, insomma.
Appunto, si cerca di quadrare il cerchio utilizzando sistemi che non feriscano la sensibilità delle parti, finendo per scontentare tutti e tutto.

In nome di volgari interessi di bottega i partiti, per una manciata determinante di voti cattolici, si piegano servilmente ai voleri della chiesa adattando, - alla carlona, appunto – protocolli farmaceutici già presenti in tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea e sperimentati senza ingerenze di sorta e con successo.

Ma, ahimè, noi viviamo in Italia, purtroppo.

Babila.