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Il sistema uccide tutti non solo i poveri

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2013 20:20
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08/09/2013 20:43
 
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Vivere senza lavorare è sempre stato il sogno dell’uomo, finché ha avuto la testa.
SchloterDI MASSIMO FINI -
ilfattoquotidiano.it -

In Svizzera, nel giro di poche settimane, si sono suicidati due top manager: Pierre Wauthier, 53 anni, direttore finanziario di Zurich, colosso delle assicurazioni, e Carsten Schloter (nella foto), 49 anni, leader di Swisscom Telecomunicazioni.
Wauthier era pressato dal suo capo perché raggiungesse obiettivi sempre più alti, finché, non potendone più, si è tolto la vita. Ancora più indicativo il caso di Schloter che aveva lasciato scritto: “Non puoi stare connesso con il lavoro 24 ore su 24, non puoi cancellare la famiglia, non puoi scordarti i figli, non puoi scordarti la vita”.

L'attuale modello di sviluppo è riuscito nella mirabile impresa di far star male anche chi sta bene. Figuriamoci gli altri. Alla base sta la competizione economica, concezione pressoché sconosciuta prima della Rivoluzione industriale e le cui conseguenze devastanti sono state enfatizzate dalla globalizzazione, fenomeno che ha anch'esso mosso i primi passi a metà del XVIII secolo, ma che oggi è arrivato a piena maturazione con l’acquisizione al modello di sviluppo occidentale di quasi tutti i Paesi del mondo. Competizione fra individui, fra aziende, fra Stati che passa sul massacro della persona umana. Noi ammiriamo, e temiamo, lo sviluppo cinese, ma da quando nella terra di Confucio è iniziato il boom economico il suicidio è la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti. Nelle fabbriche cinesi, dove gli operai lavorano sedici ore al giorno, hanno dovuto stendere delle reti di salvataggio per impedire ai poveracci di gettarsi giù. Forse stavano meglio quando si accontentavano della loro ciotola di riso.

I CLASSICI dell’economia liberista, Adam Smith e David Ricardo, sostenevano che la competizione è cosa buona perché abbassa i prezzi e giova quindi al consumatore (figura sinistra emersa anch’essa nei tempi moderni). Non mi pare che questo sia avvenuto. I prezzi dei beni essenziali, cibo, vestiario, alloggio, non han fatto che lievitare, pur tenendo conto del rapporto con l’aumento dei redditi, a diminuire sono solo i prezzi delle cazzate, di bisogni di cui nessuno prima aveva mai sentito il bisogno. Ma strettamente connessa alla competizione economica c'è un’innovazione psicologica che Ludwig von Mises, capovolgendo venti secoli di pensiero occidentale e orientale, ha sintetizzato così: “Non è bene accontentarsi di ciò che si ha”. E con ciò fondando, come se ce ne fosse stato bisogno, l’infelicità umana. Poiché ciò che non si ha non ha limiti, raggiunto un obiettivo bisogna inseguirne – costretti dall'ineludibile meccanismo che ci sovrasta e su cui si basa il sistema – un altro e poi un altro ancora finché non si schiatta, sostituiti da un nuovo pezzo di ricambio. Nella situazione ideale si troverebbero i disoccupati e i cassintegrati, se non fossero morsi dal tarlo di non avere ciò che altri posseggono. Vivere senza lavorare è sempre stato il sogno dell’uomo, finché ha avuto la testa.

Qualche anno fa, in una grigia giornata dei primi di ottobre, mi trovavo in uno degli splendidi Bagni liberty di Agrigento (peccato che a cento metri, sul mare, sgorgasse la fogna). La spiaggia era deserta. C’era solo un ragazzo a qualche sdraio di distanza. Attaccai discorso. Mi raccontò che per quattro mesi d’inverno lavorava come muratore a Torino, il resto lo passava nella sua città natale vivendo di quanto aveva guadagnato e potendo contare su quella rete familiare che al Sud esiste ancora. “Certo” disse “non posso permettermi la Porsche, ma ho a mia disposizione il tempo”. “Caro ragazzo" risposi “tu forse non lo sai, ma sei un filosofo”.
Noi, invece, siamo tutti degli emeriti coglioni.

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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Spero che qualcuno capisca.

Credo però che molti si compiaceranno del fatto che anche i ricchi si suicidino... senza interrogarsi oltre.

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08/09/2013 23:09
 
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Re:
Max Cava, 08/09/2013 21:09:


Spero che qualcuno capisca.

Credo però che molti si compiaceranno del fatto che anche i ricchi si suicidino... senza interrogarsi oltre.

[SM=g2407711]




Ma infatti io non capisco, sicuramente avevano abbastanza denaro per finire la vita SENZA LAVORARE. C'era bisogno di suicidarsi? Bastava dire: grazie, ho dato abbastanza, trovatene un altro che ha più bisogno di me. E' evidente che non aveva più uno scopo.





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09/09/2013 20:20
 
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Re: Re:
kelly70, 08.09.2013 23:09:



Ma infatti io non capisco, sicuramente avevano abbastanza denaro per finire la vita SENZA LAVORARE. C'era bisogno di suicidarsi? Bastava dire: grazie, ho dato abbastanza, trovatene un altro che ha più bisogno di me. E' evidente che non aveva più uno scopo.





Io la vedo così:

il successo é una droga che rende dipendenti. Da euforia, fa sentire invincibili e, dopo un po, non se ne può più fare a meno.

Ma per averne sempre, bisogna fare di tutto e di più e sacrificare tutto sul suo altare.

Nel momento in cui ci si rende conto di non poter più stare al passo con le aspettative e di aver perso per strada famiglia ed amici... oltre al successo avuto fino ad allora, il passo verso la depressione é breve ed il suicidio l'ultima risorsa possibile.

Sinceramente, neanch'io riesco a capire le motivazioni che spingono ad una soluzione così definitiva ma tant'é...

Personalmente potrei smettere di lavorare, potendomelo permettere, anche domani e ti assicuro che non mi annoierei un minuto neanche se dovessi campare cent'anni.

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