Bruno Vespa è un giornalista sicuramente manicheo; non esistono variazioni di tonalità nei colori delle sue trasmissioni.
Il buono o il cattivo sono dipinti a toni forti, separati solo dalle sicurezze religiose o politiche. Nessuna sfumatura ma convinzioni che niente lasciano a posizioni intermedie di giudizio.
Assistevo ieri sera alla trasmissione di Porta a Porta sulla condizione di alcuni invalidi, gravemente disabili ed in fase terminale e il conduttore, quasi compiaciuto, elogiava la fermezza con la quale i parenti di questi poveretti si prodigavano per assisterli nella sofferenza.
Ciò che però trapelava dal servizio era l’assoluta convinzione che non potevano coesistere metri di giudizio differenti su possibili soluzioni alternative.
La scelta dogmatica era tutta rivolta verso una tesi unica: la vita deve essere salvaguardata a prescindere, come se atteggiamenti diversi fossero dettati da una spirito mortifero e non dalla convinzione che la vita può anche essere rifiutata quando questa ha raggiunto un limite di sofferenza tale da non permetterne il proseguimento.
Non si tratta, ovviamente, di essere pro o contro, ma di poter scegliere.
Senza vincoli religiosi che hanno la pretesa di essere universali.
Invece si può e si deve poter scegliere, senza condizionamenti di natura dogmatica che hanno la pretesa di avere un carattere universalistico, quando invece l’essere umano si distingue da tutti gli altri per una propria specificità, soprattutto nel poter continuare o meno nella propria condizione.
[Modificato da Babila il grande 01/12/2010 15:15]