00 16/04/2012 21:28
Agabo, 16/04/2012 20.31:


Solo che, più conosco le ragioni degli atei, più mi rendo conto che la questione non è credere o non credere




Anch'io,più passa il tempo,e più mi convinco che il problema non sia (solo) credere o non credere.

Non è tanto una questione "probabilistica" (e qui mi vengono in mente aforismi tipo "l'unica cosa di cui sono sicuro è che non si può essere sicuri,ma a pensarci bene non ne sono affatto sicuro",Aveling col suo "ateo è un modo aggressivo per dire agnostico,agnostico è un modo rispettabile per dire ateo" e Dawkins con "non sono sicuro al 100% che non ci sia un creatore, poco meno"...),ma sopratutto (come dice Agabo) una questione legata al sentire e (dico io) alle "scelte".

Ma nel mondo religioso non si vuol capire che ciò che gli atei combattono non è tanto l'"idea" ma gli effetti (spesso disastrosi) che tale idea può produrre:se la religione fosse semplicente un'esperienza personale,il numero degli "atei militanti" (ossessione,croce e delizia di molti) si ridurrebbe esponenzialmente (quando non dovesse azzerarsi del tutto).



La religione rappresenta un insulto alla dignità umana. Con o senza di essa, ci sarebbero sempre buoni che farebbero il bene e cattivi che farebbero il male. Ma perché i buoni facciano del male, occorre la religione.

Steven Weinberg, Premio Nobel per la fisica