Scrive il Torquemada:
E’ vero che vi sono atei che manifestano qualità superiori a certi sedicenti cristiani, ma questo per una semplice ragione, costoro ubbidiscono a quelle che sono le “leggi scritte nei loro cuori”, ed è evidente che queste leggi prescindono da qualsiasi credenza, ubbidire a queste leggi significa lasciarsi guidare dalla propria coscienza la quale è in stretta simbiosi con queste leggi, motivo per cui l’ubbidienza alle medesime significa ubbidire a Dio il quale le ha istillate ad ognuno di noi, e questo a prescindere se si crede in Lui oppure no, peggio è, credere in Dio ed agire come se non si dovesse renderne conto, il quale, credenti o non credenti, consapevoli o non consapevoli dovranno rendere conto al momento della loro dipartita.
Allora, per giustificare la condotta
morale degli atei, i cristiani affermano che in realtà seguono le leggi scritte da Dio nei loro cuori, quindi non sarebbe merito degli atei...
E se addirittura gli atei seguirebbero queste leggi pur non credendo in Dio, come giustificano l'assenza delle medesime nel cuore di tanti credenti cristiani? Col libero arbitrio?
Dio scrive talmente forte nel cuore degli atei e poi si scorda di quello dei credenti. Ammazza...
La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)