APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

«E il cardinale disse: fammi guidare, mi piace andar veloce»

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    00 03/09/2012 17:56
    Questa testimonianza mi è piaciuta e ve la propongo. Perchè anche nella chiesa, a volte, ci sono persone che meritano. Peccato che siano poche.
    di Annachiara Sacchi
    in “Corriere della Sera” del 3 settembre 2012

    Durante il suo episcopato si sono succeduti sette segretari, due vicari generali, decine di preti e
    suore, assistenti, addetti all'arcivescovado. «Tu però mi sei sempre rimasto accanto», disse il
    cardinale Martini a fine maggio, lacrime di gratitudine sul suo viso ieratico, le mani strette a quelle del fidato autista. Vicini allora come in tanti viaggi. Uno di fianco all'altro. Sandro Clerici alla guida, l'arcivescovo di Milano sul sedile anteriore. Insieme per ventidue anni e un milione di chilometri.
    Visite pastorali, incontri, appuntamenti giornalieri nelle 1.107 parrocchie della diocesi più grande
    del mondo. Su una Fiat 132, poi le Thema e le Volvo. Una luce fatta aggiungere sul lunotto del
    passeggero, «per leggere il Nuovo Testamento, in greco». Vetri trasparenti, «per salutare i fedeli». A
    volte la radio accesa, «ascoltava le notizie del giorno». Poche parole, lunghi spostamenti. E un
    Martini segreto, raccontato con delicatezza da «uno di famiglia». «Quando andavamo a Roma, nel
    tratto appenninico tra Bologna e Firenze, diceva: "Sandro, fammi guidare". Scendevo dall'auto e si
    metteva al volante. Amava le curve strette di montagna». E le lunghe passeggiate, le pedalate in
    bicicletta nel cortile dell'arcivescovado, nelle sere d'estate. «Poi passava a mangiare il gelato da me mia moglie, abitavamo anche noi nella sede della curia. E il giorno di Capodanno pranzavamo
    insieme».
    I primi anni a Milano, l'arcivescovo in viaggio per la diocesi. Gli scavi della linea tre della
    metropolitana, la prima visita del Papa nell'83, gli itinerari lombardi, le inaugurazioni. In auto
    Martini studiava, preparava le omelie, smaltiva la corrispondenza. «E appena arrivati a
    destinazione, sapeva mettere tutti a loro agio». Come quella volta a Porlezza nel luglio del 1982,
    «faceva caldissimo sul lago di Como. Il parroco sembrava molto preoccupato, a riva si notavano
    alcuni bagnanti in costume, le donne erano in bikini. Temeva che quella vista potesse offendere
    Martini. Ma lui, in abito talare, rispose così: "Forse hanno un vestito più adeguato loro"».
    Il biblista, la sua ironia. E il grande cuore. «Non ti dà fastidio se tuo marito passa più tempo con me che con te?», chiese un giorno a Elena, moglie di Sandro. Lui sorride: «Ne abbiamo fatta di strada,
    in effetti». E anche qualche incidente. «Una volta bucammo in piazza V Giornate. "Eminenza, la
    faccio venire a prendere da un'altra macchina"». La solita risposta spiazzante: «No, grazie.
    Preferisco rimanere qui e vedere come si cambia la gomma. Così, se dovesse capitarmi, so come
    fare». Il cardinale di Milano in mezzo alla strada. «In pochi istanti la folla si riunì intorno a lui per salutarlo, ringraziarlo, baciargli la mano. Dovetti chiedergli di entrare nella farmacia vicina,
    altrimenti avremmo bloccato il traffico». Ci fu poi quel brutto tamponamento in viale Zara, «per
    evitare un'auto ne colpimmo un'altra. Proponemmo la constatazione amichevole in arcivescovado.
    Mai visto un tamponato più felice».
    Tanti episodi. «Per il mio trentesimo anniversario di matrimonio, Elena ed io andammo a trovare
    Martini ad Ariccia, alla casa dei gesuiti di Galloro, dove il cardinale risiedeva quando non era a
    Gerusalemme. Ci portò in un ristorante sul lago. E con la consueta sagacia scherzò: "Penso sia
    degno di te perché ho portato qui anche il sindaco Gabriele Albertini"». Le parole e gli sguardi. Le
    carezze: «Negli ultimi mesi — racconta Elena — avevo trovato il coraggio di prendergli la mano, di
    sfiorargli la guancia, come si fa con un vecchio padre». Un padre dolcissimo. «Piangeva —
    aggiunge Sandro — quando lo vidi a maggio. Non voleva che me ne andassi, anche se era ora di
    prendere le medicine. "Stai seduto", sussurrava tenendomi le mani». L'ultimo ricordo è affidato a
    una strada, l'auto che corre tra paesaggi conosciuti. «Diretti al seminario di Venegono, mi chiedeva
    sempre di passare per i boschi».

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    00 03/09/2012 20:18
    kelly70, 03/09/2012 17.56:



    Re: Questa testimonianza mi è piaciuta e ve la propongo. Perchè anche nella chiesa, a volte, ci sono persone che meritano. Peccato che siano poche.




    Senza se e senza ma, ecco cosa avrebbe meritato, per la chiesa e per la bibbia,
    ANCHE il cardinale Martini.


    Vangelo secondo Matteo 8
    [22] Lascia che i morti seppelliscano i loro morti;



    Ventiseimila bimbi morti ogni giorno

    e la metà dei decessi è per fame



     
    Il Pontefice, Benedetto XVI, ama le cose che arrivano
    dalla sua terra e che gli mancano molto come il nettare dei frutti,
    le salsicce bavaresi che sono prodotte dal suo ristorante
    preferito e le tipiche corone dell'Avvento.
    Il Papa ha un vero e proprio debole per i dolci della sua terra:
    Benedetto XVI è davvero goloso di dolci. Al Pontefice piacciono molto
    le torte di Natale che le donne che frequentano
    le parrocchie bavaresi preparano in casa, oltre a quelle
    prodotte in alcuni monasteri. Inoltre ama tanto
    le cioccolate prodotte ad Aquisgrana



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    00 03/09/2012 23:35
    Stando così le cose, nessuno di noi dovrebbe sentirsi la coscienza pulita davanti a un piatto di pasta, visto che abbiamo avuto la "fortuna" di nascere dove siamo nati.

    Purtroppo la fame nel mondo è una situazione penosa che secondo me viene perpetuata apposta per specularci sopra, il che la rende ancora più grave. La chiesa ha le sue molte colpe, di connivenza e di omertà, perchè gli conviene avere gente nel bisogno da sfamare e da convertire.




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