00 07/08/2013 21:23
A Roma, una originale mostra di Alessio Ancillai imperniata sul tema dell'umanizzazione del lavoro

«Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita» diceva Confucio.

Seguendo il filo tematico della ricerca secondo cui la qualità della vita passa anche - e non solo - attraverso la realizzazione della propria identità professionale, Alessio Ancillai propone la sua originale ricerca artistica.

«Perché si perde di vista il concetto di uguaglianza degli esseri umani e si ritorna in sostanza al concetto di schiavo la cui vita non è degna di particolare attenzione?».

A partire da questa domanda, Ancillai "materializza" sotto forma di istallazioni, opere pittoriche e di video arte la sua riflessione creativa e la sua denuncia dei diritti negati a chi del mondo del lavoro fa parte oppure dal mondo del lavoro è stato escluso. E ancora, della mancanza di sicurezza sul e del lavoro in aperta violazione dei principi costituzionali stabiliti dalla nostra Carta.


Una Costituzione che sin dall'articolo 1 mette al centro il lavoro e la persona, ma che oggi l'organizzazione della nostra società sembra aver annullato. Viviamo in un contesto culturale ma anche politico, sopraffatto dall'idea perversa di mors tua vita mea che induce a non vedere più l'essere umano in quanto tale: una persona che realizza la propria identità prima di tutto nel rapporto con l'"altro" diverso da sé e con gli altri.

E Ancillai evidenzia il paradosso secondo cui in un periodo storico-sociale evoluto come quello in cui ci troviamo a vivere, dove l'appagamento dei bisogni materiali dovrebbe essere largamente soddisfatto, si continua a morire e/o a uccidere per fame, lavoro o pazzia. «Sarebbe auspicabile - dice l'artista - almeno migliorare la qualità del lavoro e rileggere il diritto alla modalità della propria sussistenza».

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