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Il materiale su cui l'immagine rimase impressa è un tessuto ricavato da un'agave messicana (agave maguery), una fibra che si disgrega (marcisce) dopo circa un 20 anni, come è stato accertato con numerosi esperimenti fatti a proposito. La tunica del contemporaneo di quell'anima pia di Cortes, ha invece più di 480 anni. NON si è rotta nè disgregata e per cause incomprensibili ai suddetti periti è REFRATTARIA all'amido e alla polvere. Questa sua peculiarità fu attribuita al tipo di pittura che ricopre la tela e che potrebbe benissimo costituire (per quel che ne sappiamo) un materiale protettivo.

Fu quindi inviato un campione di pittura allo scienziato tedesco Richard Kuhn, premio Nobel per la chimica, per farlo analizzare. Il verdetto lasciò sbigottiti anche gli scettici. Disse lo scienziato: "I coloranti dell'immagine di Guadalupe non appartengono al regno vegetale, nè tanto meno a quello minerale o animale, e non ha un procedimento preparatorio di conservazione sullo sfondo". MENCHIA direbbe un abitante di Montelepre...

Ma NON finisce qui... Due scienziati americani, il Dr. Callagan dell'equipe scientifica della NASA e il Prof. Jody B. Smith, ordinario di Filosofia delle Scienze al Pensacola College, furono incaricati di sottoporre l'immagine della madonna di Guadalupe all'analisi fotografica con i raggi infrarossi. Le loro conclusioni furono le seguenti: (A -La tela rada di filo ricavata dall'agave maguery è immune da qualsiasi preparazione, il che rende inspiegabile alla luce delle conoscenze umane, come i coloranti abbiano potuto impregnare una fibra così delicata e che ancora si conservino.
(B- L'immagine "si dipinse" direttamente, così come la si vede, senza prove NE' correzioni. C)- NON vi sono pennellate. La tecnica impiegata rimane sconosciuta per la storia della pittura, essendo insolita, incomprensibile e irripetibile.

De nuevo otra...