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Morale laica

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    00 07/02/2018 22:54
    Re: Re: Re: Re:
    Max Cava, 07/02/2018 22.14:



    Come dissi, vanno a braccetto.

    Fatto é che per un credente DOCG una morale/etica senza un Dio che vede, provvede e distribuisce comandamenti, non può essere tale.

    [SM=g2407711]





    E non si rendono conto che l'errore è proprio questo.
    [SM=g2407710]





    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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    Le religioni dividono. L'ateismo unisce


    Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


  • Freya
    00 07/02/2018 22:57
    Re:
    [POSTQUOTE][QUOTE:135394397=Max Cava, 07/02/2018 21.45]
    [QUOTE]In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea [/QUOTE]

    E bravi i francesi... se ci riescono.

    [SM=g2407711] [/QUOTE][/POSTQUOTE]


    Bravi si. [SM=x1468553]

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    00 07/02/2018 22:59
    Re: Re:
    Freya , 07.02.2018 22:57:




    Bravi si. [SM=x1468553]




    Per i prossimi 50 anni, la vedo dura. [SM=x789054] [SM=x789054]

    [SM=g2407711]




    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

    " Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione,
    e non mi importerà di chi ne fa le leggi" (Mayer Anselm Rothschild)


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    00 07/02/2018 23:09

    Le religioni, finché non cercano di imporre il loro credo, cosa che é avvenuta con il cattolicesimo fino a qualche anno fa e altre ancora oggi, non é che mi diano fastidio.

    Ognuno dovrebbe essere libero di passare il tempo libero come più gli aggrada.

    [SM=g2407711]




    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

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    00 07/02/2018 23:15
    Re:
    Max Cava, 07/02/2018 23.09:


    Le religioni, finché non cercano di imporre il loro credo, cosa che é avvenuta con il cattolicesimo fino a qualche anno fa e altre ancora oggi, non é che mi diano fastidio.

    Ognuno dovrebbe essere libero di passare il tempo libero come più gli aggrada.

    [SM=g2407711]




    Giusto, creare un regime laico non gioverebbe a nessuno.


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    Max Cava
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    00 07/02/2018 23:45
    Re: Re:
    RicercatoreUniverso, 07.02.2018 23:15:



    Giusto, creare un regime laico non gioverebbe a nessuno.





    Già il sostantivo stride con la mia idea di laicismo.

    [SM=g2407711]





    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

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    00 07/02/2018 23:48
    "Regime laico" mi sembra un po' azzardato... io penso invece che laddove la religione non entra nelle ingerenze dello stato, ma si limita a curare le anime dei fedeli, si sta molto meglio. [SM=g27811]


    Titti. [SM=x789061]
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    00 07/02/2018 23:52
    Re:
    Titti-79, 07.02.2018 23:48:

    "Regime laico" mi sembra un po' azzardato... io penso invece che laddove la religione non entra nelle ingerenze dello stato, ma si limita a curare le anime dei fedeli, si sta molto meglio. [SM=g27811]


    Titti. [SM=x789061]



    Non dimentichiamoci che la separazione Stato-Chiesa la invocò anche il Vaticano il 20 settembre 1870.

    [SM=g2407711]





    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

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    e non mi importerà di chi ne fa le leggi" (Mayer Anselm Rothschild)


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    00 07/02/2018 23:54

    Perfino Zichichi, quello vero [SM=g27827] [SM=g27827] mi da ragione!



    [SM=g2407711]



    Le religioni? Un'abbagliante strada a senso unico. (Max Cava)

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    00 08/02/2018 11:14
    La morale laica
    Che cos'è la morale laica? Quali fondamenti ha? Da quanto tempo esiste? Da sempre la
    filosofia s'interroga, facendo ricorso alla ragione, sulle maggiori questioni morali. Ed i
    grandi filosofi classici hanno spesso posto importanti basi per la ricerca del buono oltre
    che del vero. Ma, nel linguaggio moderno, per morale laica s'intende una morale “non
    confessionale”, che non faccia riferimento a nessuna forma di teologia morale.
    Quest'indipendenza dalla religione si traduce, almeno in occidente, come indipendenza
    dal cristianesimo e dai suoi valori. La morale laica intende presentarsi come una libera
    conquista della ragione che, disancorata dalla Parola di Dio, sarebbe in grado di definire
    da sé il bene ed il male. I comandamenti ed il Vangelo non vengono pertanto più visti
    come normativi del comportamento, anzi vengono spesso intesi come impedimenti verso il
    raggiungimento di formulazioni universalmente condivise. Anche la Chiesa viene di
    conseguenza vista come istituzione che condiziona la vera libertà di scelta. La morale
    laica non ama però autodefinirsi come “morale non confessionale” o “morale non
    cristiana”, perché si arroga il diritto di poter essere condivisa anche dai cristiani,
    rivendicando a sé un ruolo “al di sopra delle parti”, e pertanto ponendosi come punto di
    riferimento universale ed accettabile da tutti. E' la ragione umana, sostiene la morale laica,
    a stabilire il metro di misura morale delle nostre azioni. L'appartenenza ad una
    confessione religiosa è visto anzi, nella mentalità “laica”, come una difficoltà oggettiva
    verso l'autonomia morale. Non a caso, infatti, la morale laica nasce in contemporanea col
    grande fenomeno del secolarismo. Il tempo viene visto dai secolaristi non più come il
    luogo di esperienza del sacro, dell'eterno, ma come semplice dimensione orizzontale,
    saeculum appunto: ininterrotto svolgersi dei secoli lungo una linea orizzontale senza
    principio né fine, e non una spirale ciclica che tende verso Dio. Questa visione laicista
    della storia fu figlia dell'illuminismo più deteriore: non l'illuminismo italiano inaugurato dal
    Muratori e giunto attraverso il Verri e il Beccaria fino al Manzoni, ma l'illuminismo
    anticlericale di stampo francese che fece della ragione una dea da adorare, ed ai piedi
    della quale sacrificare coloro che ancora si riferivano all'assoluto. Non a caso fu in quel
    periodo che si tentò di ristrutturare il calendario degli anni, dei mesi, e dei giorni. Il tempo
    ricominciava dall'anno zero secondo un nuovo ordine dei secoli. In contemporanea con
    questo processo di scristianizzazione del mondo, si affermò sempre più, tra il settecento e
    l'ottocento, l'idea che l'uomo non aveva più bisogno di Dio. Laicismo, razionalismo,
    scientismo posero le basi teoriche di questo nuovo atteggiamento “religioso”. Anche la
    natura, inizialmente dea, veniva poi piegata come strumento dell'utile. Erano gli anni in cui
    tutto veniva sezionato e studiato con freddo spirito di catalogazione, mammiferi ed uccelli
    esotici venivano impagliati a migliaia per il culto dell'osservazione, farfalle e coleotteri
    venivano infilzati e racchiusi in bacheche; gli anni in cui il cranio di Bernadette di Lourdes
    veniva misurato e tastato, mentre l'antropologia darwinista stabiliva quella superiorità di
    alcune razze umane sulle altre, che tanto danno fece nelle mani delle ideologie
    nazionaliste. Se non c'era più bisogno di Dio e della Chiesa, c'era ancora bisogno di una
    morale? L'uomo secolarizzato non amava definirsi un immorale, ed anzi sosteneva che
    una morale fosse possibile anche senza fare riferimento alla fede. Fu così coniato il
    termine “morale laica”, e, per un po', la grande illusione di poter conservare e tramandare
    ugualmente i grandi valori morali fu resa possibile dal fatto che, anche se la testa era atea,
    il cuore conservava in sé l'educazione trasmessa dai padri. Ma quando emerse il
    fallimento educativo di questa impostazione, le nuove generazioni si scoprirono atee sia
    nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
    del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
    una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
    fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto. La tempesta del '68 fece il
    resto, e la morale “laica” con cui molti intellettuali avevano fatto orgoglioso sfoggio di sé,
    naufragò nei suoi evidenti risultati. Oggi si è ridotta ad una sola affermazione ed un solo
    principio: “la morale è che ognuno può costruirsi una propria morale”. Non è nemmeno più
    importante che i valori siano “universalmente condivisi”: l'importante è che siano condivisi
    da me. L'io diventa quindi l'arbitro assoluto del bene e del male, e le sue decisioni
    comportamentali non devono essere messe in discussione nemmeno dall'io degli altri.
    Persa la sua dimensione comunitaria, l'io si riduce così ad una monade isolata, che non
    opera più per il bene comune, e non riuscendo nemmeno a raggiungere la propria felicità,
    sprofonda in una solitudine sempre più abissale.



    Non è mio. Preso dal web.Cosa ne pensate?
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