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Sant'Agostino: un talebano

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    .ariel.
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    00 09/09/2006 07:02
    Le Confessioni di Sant'Agostino passano per un capolavoro, ma io le trovo insopportabili e ci sento anche puzza di ipocrisia. Egli fece bene a indirizzarle al Cielo, perché per leggerle fino in fondo ci vuole davvero una pazienza celeste. Tutte quelle giaculatorie, che interrompono continuamente il discorso, fanno venire in mente gli spot della televisione e sono di una noia torturante. L'autore parla di Dio come se lo avesse in tasca o sulla scrivania.

    Qui occorre citare subito Nietzsche che, dopo aver letto le Confessioni, scrisse parole di fuoco contro Agostino: "Quanto è falso e come storce gli occhi! ... Che falsità psicologica! Per esempio, quando parla della morte del suo migliore amico, con il quale era un'anima sola, dicendo che si sarebbe risolto a continuare a vivere affinché, il tal modo, il suo amico non morisse del tutto. Una cosa del genere è di una ipocrisia nauseante". Ancora più duro è ciò che su Agostino scrive lo storico Karlheinz Deschner nel primo volume della sua Storia criminale del Cristianesimo. Ma limitiamoci a un episodio, che non fa certamente onore al futuro santo. Mi riferisco al suo comportamento con quella povera ragazza, mai chiamata per nome, che, dopo essergli vissuta accanto per circa tre lustri, fu brutalmente allontanata come un articolo sessuale scaduto.

    La relazione ebbe inizio a Cartagine, dove Agostino fu prima studente e poi insegnante di retorica. Ma trovò anche il tempo di ingravidare una ragazza e di farle fare un figlio, cui fu dato il nome di Adeodato, ossia "Dato da Dio" o "Dono di Dio". In seguito egli lo chiamerà "figlio del peccato" e "figlio naturale", come se esistessero anche figli innaturali. Fin qui, comunque, non c'è niente da dire: son cose che capitano, soprattutto quando si è giovani. Ma sentite il seguito.

    Quando Agostino, divorato dall'ambizione, si trasferì da Cartagine in Italia, prima a Roma e poi a Milano, Adeodato e la madre lo seguirono. Il terzetto, però, non aveva fatto i conti con Monica, la soffocante e appiccicosa madre di Agostino, che nel 385 si precipitò a Milano, decisa a reimpadronirsi del figlio e a dividerlo dall'amica. E ci riuscì subito, tanto che l'innominata, allora sui trent'anni, fu rispedita in Africa. Ma da sola, perché il figlio glielo avevano sottratto. Tutto con il consenso di Agostino, s'intende. A quanto pare l'unica colpa di quella giovane donna avvolta nel mistero consisteva nell'essere povera e nel rappresentare un impedimento per un matrimonio conveniente. Fatto sta che la brava Monica, ora che il suo cocco di mamma era libero, si dette un gran da fare per trovargli una mogliettina con i fiocchi, che fosse non solo giovanissima, ma che avesse anche i soldi. La sua scelta cadde su una ragazzina di appena dieci anni, mentre l'età minima per il matrimonio era di dodici. Bisognava dunque aspettare. Ma siccome il futuro padre della Chiesa voleva tenersi in esercizio nell'alcova, si prese un'altra concubina, forse una schiavetta. Fermiamoci qui.

    Concupire una minorenne, allora come adesso, è sempre turpe, soprattutto per chi, come Agostino, si atteggia a risuolatore di coscienze. Forse ha ragione Voltaire, il quale dice che il nostro sant'uomo era una testa calda che passò il tempo a contraddirsi. Di sicuro era fanatico, ambizioso, litigioso e attaccabrighe. Pochi fecero tanto uso della preposizione contra. Si direbbe che egli non sapesse vivere senza parlare o scrivere contro qualcuno. L'elemento filosofico, nelle Confessioni come nelle altre opere, è scarso o, come dice Nietzsche, uguale a zero. Di solito Agostino è più esclamativo che dimostrativo. In sostanza, la sua filosofia non è altro che teologia.

    […]

    E veniamo alla Città di Dio, che Agostino scrisse dal 412 al 426 per ribattere ai pagani che accusavano i cristiani di aver provocato la sciagura dell'Impero romano e il sacco di Roma ad opera dei visigoti di Alarico. Ma avevano torto? Non si direbbe. So di attirarmi le critiche degli schiodacristi e dei credenti, ma bisogna pur dire, una buona volta, che i primi cristiani non erano molto diversi, quanto a fanatismo, dai taleban di oggi. Chi visita i resti delle città romane dell'Africa settentrionale, da Timgad a Gemila, da Bulla Regia a Leptis Magna; chi vede le vestigia di tanto splendore e le confronta con lo squallore che venne dopo, capirà subito quale sventura sia stato il cristianesimo. Ci vollero mille anni perché s'imparasse di nuovo a costruire un edificio decente. Templi, teatri, bagni, terme, biblioteche: chi li distrusse? Ma i cristiani! Leggete Libanio e Eunapio. Quando poi l'Impero romano cadde, grazie soprattutto all'opera disgregatrice dei cristiani, lo stesso Agostino, che tanto si era adoperato contro i pagani, dovette constatare che ciò che veniva dopo non era proprio il regno di Dio da lui auspicato. Sull'Africa romana, dove egli era vescovo, piombarono i soldati di Genserico; ma la morte, che lo colse il 28 agosto del 430 a Ippona, l'attuale Annaba in Algeria, risparmiò al vescovo sobillatore di vedere il resto. Se fosse vissuto ancora un po', avrebbe avuto materia per scrivere non già la Città di Dio, bensì la Città del Diavolo.

    In epoca pagana non si conoscevano le guerre di religione. Gli Dei vivevano pacificamente l'uno accanto all'altro, come si può vedere dai resti dei templi. In breve, al politeismo era estraneo lo spirito di intolleranza. Fonte di guai è solo il monoteismo. E se ne capisce facilmente il motivo, perché un Dio unico è geloso del proprio potere. Di qui le guerre di religione che hanno insanguinato per secoli il mondo e che ora sembrano riprendere vigore. Se non si capisce questo, ogni discorso diventa inutile. La cosa più strana è che i monoteisti, pur adorando un Dio unico, si combattono tra di loro. Allora ha ragione il filosofo David Hume, quando dice che la religione è una patologia della mente.

    tratto da www.eretico.com



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    kelly70
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    Madre Badessa
    00 11/03/2008 23:50

    A proposito di Agostino esempio di laicità... [SM=g27826]



    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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    Utente Gold
    Padre Guardiano
    00 13/03/2008 20:21
    RE

    Il problema agostiniano richiama l'influenza dell'ano e della passera nella storia della Chiesa.
    Essendo stato libertino seppe valutare appieno la potenza della passera per cui reputò che la stessa potesse sottrarre potere alla chiesa. Ecco la sua teologia:nasconderla e proibirla e renderla un angusto loco umidiccio e maleodorante.!!!!
    Ohibò!!!! direte anche voi!!!! Infatti a distanza di secoli pure questa stolta idea continua a rimanere nel magistero della Chiesa.

    Questo pensiero dubito sia entrato anche nel settore commerciale!!!
    E' incredibile il numero dei deodoranti intimi e degli assorbenti variamente profumati!!!! Un vero oltraggio ad un organo così carino e naturale!!! Le hanno tolto il sorriso della spontaneità privandola addirittura dei baffi!!!!!

    Misteri della fede!!!!! [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789050]


    omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]



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    Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


    Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo