00 20/09/2006 10:18

di Alberto Bobbio


BIOETICA
A TERNI IL CENTRO CHE PRODURRÀ LE STAMINALI ADULTE

CELLULE DI SPERANZA

Il professor Angelo Vescovi ha avviato la Banca grazie all’appoggio di monsignor Paglia. Però mancano ancora all’appello due milioni di euro per completare il progetto.



All’ospedale di Terni è stata inaugurata la prima "Banca delle cellule staminali cerebrali" al mondo. È diretta dal professor Angelo Vescovi, biologo, ed è stata costituita con il contributo determinante del vescovo della città monsignor Vincenzo Paglia. La struttura, emanazione di una fondazione presieduta da Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità, e dal vescovo di Terni, da settembre inizierà la produzione di cellule staminali cerebrali da feti di aborti spontanei. La tecnica è stata messa a punto da Vescovi già nel 1999. Si tratta di cellule staminali "adulte", capaci di dare origine a molti tessuti differenti, che possono riparare nei pazienti le cellule rovinate da malattie neurodegenerative incurabili. Sono diverse dalle staminali embrionali, il cui uso non è accettabile dal punto di vista etico. Le embrionali si ricavano dai bastociti, cioè dall’embrione umano al quinto giorno di sviluppo.
E per ottenerle si distrugge l’embrione, cioè una vita. A Terni tutto ciò non capiterà. Proprio la scorsa settimana il Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo a sostenere in Europa «ricerche che non implicano la distruzione di embrioni», dopo il ritiro – che aveva provocato molte polemiche – della cosiddetta pregiudiziale etica da parte del ministro della Ricerca Fabio Mussi. La risoluzione, approvata per pochi voti (152 sì, 150 no e un astenuto), frutto di un difficile compromesso nella maggioranza di Governo, non prevede però il divieto assoluto al finanziamento di ricerche che distruggono gli embrioni, come chiesto, per esempio, dal presidente dell’Udc Rocco Buttiglione. La risoluzione, che impegna il Governo a valorizzare "la ricerca sulle staminali adulte", ha diviso il mondo cattolico: le Acli sostengono che «è passato il principio dell’inviolabilità dell’embrione umano»; critici, invece, Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, e il Forum delle associazioni familiari.




Determinato e polemico. Anzi qualcosa di più. Angelo Vescovi, biologo, docente universitario con ampie esperienze all’estero nel campo della ricerca sulle cellule staminali adulte, è il direttore della "Banca delle cellule staminali cerebrali" di Terni, tratte da feti abortiti spontaneamente. Lavora da anni, senza compenso e fuori orario, a un campo di ricerca avanzatissimo e promettente, sfidando tutti, anche le critiche di molti colleghi, che continuano a chiedergli chi glielo fa fare. Dovrebbe essere un vanto per l’Italia un professore come Vescovi. Invece ha rischiato di cambiare mestiere.

Perché, professore?

«Soldi. Che non ci sono, che non ci danno, che non ci hanno mai dato. Se non avessimo incontrato monsignor Paglia avremmo chiuso già da un pezzo».

Di quanto avete bisogno?

«Due milioni di euro. Praticamente tre lire. Se arriva un mecenate e stacca un assegno, tra un anno possiamo cominciare a fare la sperimentazione sui pazienti. Ma vedo che è molto più facile tirar fuor il denaro per un giocatore di calcio. Io la chiamo schizofrenia sociale. E non è un bene per l’Italia».


Un laboratorio di ricerca biomedica (Ansa/La Presse).

Però adesso il Centro c’è...

«Sì, ma avrebbe dovuto essere fatto anni fa».

È vero che è l’unico al mondo?

«È il primo al mondo, ma la tecnica di produzione delle cellule staminali umane cerebrali l’abbiamo messa a punto nel ’99. Adesso intendiamo produrle in un regime controllato, in un ambiente purissimo, secondo standard unici al mondo, che non esistono nemmeno negli Stati Uniti».

Cioè sarebbero le cellule più pure al mondo?

«Esattamente. Cellule pulitissime, non alterate, non contaminate, che non sviluppano tumori. Quando usciranno dai laboratori di Terni potranno subito essere utilizzate sul paziente».

E le cellule embrionali?

«Al momento con le cellule embrionali, gli scienziati non sono in grado di produrre cellule staminali cerebrali. Noi, partendo dai feti, invece, lo possiamo fare. Ma occorre una struttura come quella di Terni, che è una specie di bunker nucleare, sterile e sigillato in modo straordinario. Ma nessuno, nessuno, capisce, ha mai finanziato finora questa iniziativa. Io dico che quando si parla di queste cose bisogna mettersi una mano sul cuore. Oggi, anche gran parte della comunità dei ricercatori ignora le opportunità date da queste cellule».

A che cosa servono?

«Per ora non servono per l’Alzheimer. Ma non lo escludo in futuro, se va avanti la sperimentazione. Da tre anni sappiamo che servono per curare la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica e una grande categoria di malattie metaboliche rare, come il morbo di Caravan e il morbo di Tay Sachs. Dagli Stati Uniti diversi ospedali universitari ce le hanno chieste e stiamo definendo i protocolli».

Quanto tempo ci vuole a produrle?

«Un anno per poterle sperimentare su un numero significativo di pazienti affetti da gravi malattie degenerative».

Perché lo fate solo voi al mondo?

«A Palo Alto, negli Stati Uniti, c’è un altro centro di produzione, ma il livello di purezza richiesto negli Stati Uniti è più basso del nostro».

Quanto costa la struttura?

«Non più di 2 milioni di euro. Adesso abbiamo inaugurato un piccolo centro per far vedere i primi risultati».

E chi li certifica?

«È il problema maggiore. Non esistono al mondo i parametri per dire che va bene, perché nessuno conosce queste cellule. Siamo i primi e dunque dobbiamo anche scrivere i protocolli di certificazione sotto la direzione dell’Istituto superiore di sanità».

Perché siamo in questa situazione?

«Quasi tutte le risorse vengono investite sulle cellule embrionali, finora senza veri risultati, e ci si è dimenticati di quei 2 o 3 ricercatori che lavorano a queste cellule. Così rischia di scomparire un filone di ricerca».

Quanti soldi si spendono per le embrionali?

«Moltissimi, almeno negli Stati Uniti. In Europa la situazione è più fluida. Le embrionali, al di là dei problemi etici, hanno sicuramente un potenziale in futuro. Ma chiedo alla comunità scientifica quanto è lungo questo futuro. Oggi la ricerca sulle cellule embrionali deve fare ancora molta strada per arrivare a sperimentazioni sicure sul paziente. Le nostre invece sono già pronte. Ma non abbiamo nemmeno le briciole dei finanziamenti».



Alberto Bobbio

da un'intervista su Famiglia Cristiana del del 30 luglio 2006 (numero 31)