00 27/05/2007 23:03

Luís Miguel Rocha

La morte del Papa
Tutta la verità sulla fine di Papa Luciani

"Entra, un piede davanti all'altro, e scorge Albino seduto sul letto, appoggiato alla spalliera, con gli occhiali sul naso, alcuni fogli in mano e la testa reclinata verso destra. L'espressione allegra e il sorriso incantevole con cui Albino aveva abituato Vincenza e chiunque si trovasse intorno a lui sono stati sostituiti da una smorfia agonizzante. Vincenza si avvicina ad Albino con il cuore che le palpita furiosamente. Non è una visione adeguata a una malata di cuore, eppure, con gli occhi lacrimanti, Vincenza, la coraggiosa Vincenza, prende la mano di Albino e gli misura il polso. Uno, due, tre, quattro, cinque secondi, chiude gli occhi in una litania interiore e le lacrime le sgorgano lungo il viso."

Basta prendere in mano il volume e girare la copertina per incappare in una serie di frasi che possono far correre un brivido lungo la schiena:
"E quanto a lei signor Patriarca, la corona di Cristo e i giorni di Cristo": frase pronunciata da Suor Lucia di Fatima rivolgendosi ad Albino Luciani a Coimbra l'11 luglio 1977.
"Gli anni di Cristo saranno i miei giorni. Oggi è il ventiquattresimo giorno del mio pontificato, gli anni di Cristo furono 33": Giovanni Paolo I, dal Diario personale in data 20 settembre 1978.

Non è certo la prima volta che qualcuno parla di complotti dietro l'improvvisa morte di Papa Luciani, arrivando a ipotizzare un omicidio. E non è certo un mistero che dietro i muri del Vaticano negli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso siano (ma non solo, purtroppo) si siano mossi personaggi che poco avevano a che spartire con la vera fede cattolica e siano accaduti eventi straordinari e terribili.

Luís Miguel Rocha cerca di ricostruire in parte quel mondo, indagando nei suoi misteri, attraverso la forma del romanzo giallo, un thriller subito venduto in 30 paesi e pubblicato da molte case editrici importanti.
In Italia è la Cavallo di Ferro, editore particolarmente attento alla letteratura lusofona, a proporlo ai lettori proprio nel momento in cui la Rai presenta un Fiction in due puntate dedicata a Giovanni Paolo I, impersonato sul piccolo schermo da Neri Marcoré.

Un'immagine di Papa Luciani impersonato da Neri Marcoré
La fiction, che si intitola Papa Luciani. Il sorriso di Dio - in programma lunedì 23 e martedì 24 ottobre su RaiUno - è incentrata sul suo breve pontificato, e anche qui si fa un diretto riferimento alla profezia di Fatima
"La chiave del film - spiega Giorgio Capitani - è il dramma della profezia. Papa Luciani ebbe infatti una predizione della Madonna di Fatima che sarebbe diventato Pontefice, ma per poco tempo. Il seme deve morire perché la pianta possa crescere. Vedendo la prima parte della profezia avverarsi, sapeva e aveva un po' paura di quello che lo aspettava. È un Papa durato 33 giorni. Era colto ma ripeteva spesso che sarebbe stato un pavone con le piume alzate se avesse parlato in modo difficile"
Un tema dunque, quello del dramma di Albino Luciani, tutt'altro che dimenticato, o chiarito definitivamente, e che Rocha, non a caso anch'egli sceneggiatore per le televisioni portoghese e inglese, ha scelto di riproporre in chiave narrativa.

Attraverso il personaggio di una giornalista portoghese, Sarah Monteiro, spinta a occuparsi della vicenda da una lettera mandata in extremis dal Vaticano da monsignor Firenzi, lo scrittore ripercorre tutte le tappe della storia, partendo dal giorno dell'elezione al soglio pontificio, ma allargando lo sgurdo in direzione della massoneria, della criminalità organizzata, dei servizi segreti, del potere occulto.
Molti temono un possibile papa riformatore, coraggioso e intelligente, pronto a intervenire nelle delicate faccende finanziarie legate allo IOR, la Banca Vaticana,e a monsignor Marcinkus.

Così ha dichiarato lo stesso autore:
"Non ho dubbi sul fatto che se gli avessero lasciato portare avanti il suo lavoro la Chiesa sarebbe stata vista in due modi: prima e dopo Giovanni Paolo I. Tuttavia, trentatré giorni sono bastati per spaventare un gruppo di uomini mossi dal denaro e dal potere. Trentatré giorni sono bastati per spingerli ad eliminarlo senza scrupoli. Albino Luciani è stato ucciso perchè voleva fare pulizia nei Palazzi Vaticani. Stava per prendere decisioni che avrebbero comportato molti cambiamenti non solo nella Santa Sede ma anche nei governi di alcuni paesi. Non posso dire chi furono gli esecutori materiali, ma i mandanti sì: Marcinkus, Calvi e Gelli.

Ma la mia fonte mi ha convinto a scrivere questo romanzo perchè mi ha dato prove inconfutabili della veridicità di quanto affermato. Mi ha mostrato documenti, che io ho visto e studiato personalmente, di un valore eccezionale. Grazie a questi ho potuto scrivere un testo in cui sotto un plot da romanzo d'azione si nasconde la pura verità."

E ancora, a proposito dei timori di ripercussioni legali o peggio:
"Riguardo a querele o procedimenti giudiziari nei miei confronti, non ho timori: il Vaticano ha due opzioni davanti a sè: tacere e non rispondere a quanto affermato nel libro, o contestare, con altre prove, i documenti, che usciranno allo scoperto. Per quanto riguarda l'Italia, se riceverò denunce, sono pronto a mostrare in tribunale le prove per difendere le mie affermazioni, e non credo che ciò convenga a nessuno."

Il resto della storia è tutta da scoprire in queste pagine, ma se volete saperne di più, leggete l'intervista realizzata da Massimo Villa a Luís Miguel Rocha proprio su questo romanzo.



Titolo originale: O último Papa
Traduzione di Daniela Di Pasquale

Le prime pagine

CAPITOLO UNO
ANNO DOMINI MMVI

Perché un uomo corre? Dato che questo uomo di cui si parla è il rappresentante di tutta la specie, colui che identifica tutti, il tutto, tutti, senza eccezione, per quanto, sia ben chiaro, non esista eccezione in questo caso. Ma la domanda rimane, cosa lo fa correre? Nel senso letterale dell'espressione, una gamba davanti all'altra, il piede destro dietro il piede sinistro e viceversa, non ci sono priorità in materia di corpo umano. Sarà per il piacere della sofferenza in sé, centinaia di muscoli che lavorano in vista di un benessere fisico e psicologico di cui si usufruirà dopo l'esercizio? Alcuni sono spinti dalla gloria, i secondi e i minuti con cui guadagnano terreno regalano vittorie, denaro e notorietà, oppure delusione, sconforto e lamenti. Altri non sono motivati che dall'idea di perdere qualche chilo di troppo con lo scopo finale e unico di piacere all'altro sesso, o al proprio, dipende dai gusti di ciascuno. In ogni modo, l'insieme delle motivazioni si basa su una sola ragione, corrono tutti per la vita, nient'altro li spinge.
Come quest'uomo che sale le enormi scale interne degli Archivi Segreti del Vaticano a notte così fonda. La sottana nera si perde nella fioca illuminazione del luogo niente affatto segreto che accoglie documenti palesemente segreti. In mano, alcuni fogli ingialliti dal tempo, probabilmente la ragione di tanto precipitoso affaccendarsi. Un rumore in contrasto con il ritmo dei suoi stessi passi lo mette in allarme, è enuto dall'alto, è venuto dal basso, «da dove?» è la domanda che gli attraversa l'espressione del volto. Si ferma, guarda, ascolta, non si sente nulla al di là del suo respiro agitato, il sudore gli scorre sul volto come un torrente di mare salato. Si affretta a ritornare nelle stanze a lui destinate nella Città del Vaticano, o dovremmo dire paese, perché è ciò che è nella realtà, con le sue regole, leggi, credo e sistema politico.

Monsignor Firenzi è il nome dell'uomo. Lo sappiamo perché è ciò che scarabocchia alla fievole luce della lampada sulla minuta scrivania, qualche sgorbio scritto in fretta su una grande busta, già affrancata, dentro la quale ripone le carte che portava in mano. Certamente è lui il mittente, il destinatario non si riesce a distinguere, per le ragioni d'illuminazione precedentemente riferite e anche perché monsignor Firenzi tiene la testa quasi attaccata alla superficie scritta, forse perché il sudore gli ha appannato gli occhiali e non riesce a distinguere adeguatamente la sua stessa calligrafia. Conclusa questa operazione, chiude il suddetto involucro ed esce dalla stanza.

Dove andrà monsignor Firenzi a quest'ora della notte, quando la campana della Basilica di San Pietro suona ormai l'una del mattino? Dopo il rintocco, dilaga nuovamente il silenzio. Fa freddo, ma la cosa non sembra infastidire questo servo di Dio che continua ad avanzare e in fretta raggiunge l'esterno, i marciapiedi che portano a Piazza San Pietro, la meraviglia ellittica del Beraini, con tutta la simbologia cristiana e pagana, poiché gli artisti non sono persone da arrendersi a una sola arte o fede, a queste possono aggiungere il lascito di altri. Un rumore sfiora l'orecchio del monsignore. Si ferma, questa volta un sudore freddo gli attraversa il corpo, il respiro è affannato. Non c'è dubbio, sono passi, forse una guardia svizzera di ronda notturna, forse sarà meglio non restare in attesa. Affretta il passo il monsignore, chissà verso quale destinazione, con una busta in mano all'una del mattino, l'ora in cui si dorme con gli angeli, se questa fosse una notte normale. Ma a quanto pare non lo è, non lo è a giudicare dallo sguardo impresso sul volto del monsignore. Mani incollate al corpo a proteggere la busta. Quasi a metà della piazza, azzarda un'occhiata dietro di sé. C'è un volto scuro, giù in fondo, non sembra una guardia svizzera, per lo meno non è vestita come tale, forse non è in servizio, e non ha accelerato il passo, come invece fa monsignor Firenzi che adesso procede di corsa. Il volto nero continua con lo stesso passo sicuro e cadenzato, né veloce né lento, ma non corre, chi corre è monsignor Firenzi che osa voltarsi indietro. A guardarlo sembrerebbe impazzito, ma a quest'ora nessuno si aggira da quelle parti, solo lui e il volto nero, l'uno camminando, l'altro correndo, apparentemente senza alcuna relazione, ma chi potrebbe dirlo.

Il monsignore lascia la piazza e prosegue per Via della Conciliazione. Roma dorme il sonno dei giusti, degli ingiusti, delle persone perbene, dei poveri, dei ricchi e degli agiati, dei peccatori e dei santi, stanotte si sono tutti ricordati di non uscire per strada, per lo meno lì, in quella via, delle altre non importa in questo momento. Il monsignore rallenta la corsa, opta per un passo sostenuto, quasi di corsa ma, si badi bene, senza correre, il volto segue lo stesso percorso e sembra guadagnare qualche distanza, sebbene non corra. Un bagliore lucente traspare da una mano. Corre con tutta la velocità che l'età e i fluidi nervosi consentono a un monsignore. Corre per la vita monsignor Firenzi, dalla corsa dipendono la vita e la morte. Un tonfo sordo gli rimbomba nelle orecchie e subito si aggrappa alla prima cosa che vede. È stato rapido, è già passato, un suono strano, smorzato e dopo nulla, più nulla. Il volto ancora lontano si avvicina, ma quel tonfo si trasforma ora in un dolore lancinante che gli attraversa la schiena. Porta la mano dove fa più male, vicino alla spalla, sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza tra la vita e la morte, l'equilibrio o meno delle membra e degli organi. Torna il rumore dei passi, il volto nero è vicino, il dolore si fa strada sempre di più all'interno del corpo.

- Monsignor Firenzi.
- Cosa vuole da me? - domanda quasi venendo meno.
- Voglio proprio lei, - prende il telefonino e parla in una lingua non italiana, forse dell'est. Monsignor Firenzi nota il tatuaggio di un serpente spuntare dal polso. Qualche secondo dopo un furgoncino nero compare accanto a due uomini, anche i vetri sono neri e non lasciano intravedere se all'interno ci sia qualcun altro oltre al conducente. L'uomo afferra il monsignore dolorante e lo sistema dentro il furgoncino, senza brutalità, ma come se si trattasse di un sacco leggero. - Non si preoccupi. Non sta andando a morire.
Prima di entrare nel veicolo, l'uomo pulisce la superficie a cui il monsignore si è aggrappato dopo avere incassato il colpo preciso alla spalla. Monsignor Firenzi lo fissa, il dolore gli attraversa il corpo, «È questo che si sente quando si è colpiti da una pallottola», pensa. L'uomo cancella le prove di ciò che è accaduto pochi secondi prima, ironia, cancellare le prove, ironia, dopo aver guardato l'oggetto con cui si è protetto pochi secondi prima, un minuto forse, poco importa, il dolore che gli tormenta il corpo e il portoghese fluente che gli affiora alle labbra. È a casa che si pensa in questi momenti.
- Che Dio mi perdoni.
Tutto pronto, l'uomo entra nel furgoncino, partono, né troppo in fretta né troppo lentamente per non attirare sospetti, sono professionisti, sanno ciò che fanno e come lo devono fare, ma non sono infallibili, solo Dio lo è e solo quando vuole. La strada torna alla quiete originaria, nulla di irregolare, la pulizia è stata eseguita bene, nessuna traccia di sangue sulla cassetta delle lettere a cui il monsignore si è aggrappato.

© 2006, Cavallo di Ferro

Rocha Luis Miguel - La morte del Papa
430 pag., 18,50 € - Edizioni Cavallo di Ferro 2006
ISBN 9788879070140

L'autore

Luís Miguel Rocha è nato a Porto. Lavora per le televisioni portoghese e inglese come sceneggiatore. Il suo primo romanzo Um País Encantado è stato pubblicato in Portogallo e all’estero con grande successo.
L'intervista di Wuz.


19 ottobre 2006



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