00 04/06/2007 20:39


10 bis


Due parole sulle crociate

Senza perderci troppo tempo (ci vorrebbero molti volumi) credo sia opportuno un breve intermezzo sulle crociate.

Precisato che sulle "ragioni" di questa tragica farsa gli storici e gli studiosi hanno sprecato e speso motivazioni spirituali come bruscolini, risulta utile chiarire che dette cause ideali hanno senso solo se riferite ad una ridotta quota dei disgraziati che vi presero parte e che per la maggior parte dei "nobili", dei "profeti"e dei "pontefici" le ragioni avevano caratteri assai più pragmatici di conquista materiale, arricchimento e/o politica raligiosa o laica che fosse.

Indicativo è già di per se il fatto che i cosiddetti luoghi santi si trovassero nelle mani degli "infedeli" dal 610 d.C., e che il trattamento riservato ai cristiani sotto i persiani e poi i selgiucidi (le popolazioni nomadi della steppa russo-kirghisa che, preso il nome dal loro capo Selgiuk e convertitesi all'islam, noi oggi conosciamo come turchi) era di gran lunga migliore di quello riservato loro in tutte le altre località (compreso lo stato pontificio).
Dice Hans Eberhard Mayer nella sua "Storia delle crociate", 1965, "non è dimostrabile che i turchi opprimessero i cristiani orientali, come hanno sostenuto fonti occidentali e, a quanto pare, Urbano II a Clermont. Nei territori occupati i cristiani locali venivano trattati semplicemente secondo il tradizionale costume islamico, erano cioè una minoranza soggetta, ma protetta dalle leggi islamiche,.....E' altrsì significativo che in Occidente non giungesse nemmeno un'invocazione d'aiuto da parte dei Cristiani d'Oriente. Quando perciò Urbano II e la propaganda crociata mettono l'accento sulla persecuzione da essi subita, lo fanno o per ignoranza della situazione reale o per suscitare in Europa determinati risentimenti."
E' assai probabile che i grandi movimenti di masse ( come quello già citato dei "turchi", o quello dei nor(d)manni , che combatterono con tutti e per tutti e sotto nomi diversi [normanni sono i "variaghi" che, giunti in russia le diedero il loro nome "rus"-land = terra dei rus, nel passaggio verso sud-est, così come normanni sono gli scandinavi che sconvolsero l'assetto politico europeo conquistando inghilterra, normandia e italia meridionale]), abbiano contribuito a destabilizzare un'europa che trovò poi nelle crociate una sorta di equilibrio folle. Certo è che le cause addotte da Urbano II nel suo discorso a Clermont il 27 novembre del 1095 hanno connotazioni ufficiali quasi ridicole e certamente irreali (tiramento di barba di religioso, violenza a badessa, maltrattamento di cristiani vari, episodi peraltro di trent'anni antecedenti), che nascondono maluccio l'intendimento reale di ripristinare un'ipotetico controllo pontificale sugli scismatici ortodossi di Michele Cerulario (ed anche quì va detto che solo una povera testa di cazzo presuntuosa come Leone IX poteva pensare di scomunicare un pari grado in casa sua e sul suo altare [sto parlando del patriarca costantinopoliano Michele Cerulario, scomunicato il 16 luglio del 1054 per futili motivi nella sua chiesa di Santa Sofia, a Costantinopoli, una volta Bisanzio , dal suo leggendario fondatore Byzas, poi Costantinopoli, la città di Costantino, e poi addirittura "La Città", Istambul, dal greco "eis thn polin"] anche se all'epoca tutti scomunicavano tutti) e la motivazione politica (la richiesta di aiuto per l'Anatolia dell'imperatore Alessio, che venne dai suoi legati presenti al concilio di Piacenza del marzo 1095 abilmente mascherata con il riferimento alla salvezza di Gerusalemme [se avesse avuto idea delle conseguenza si sarebbe tagliato la lingua]).

Naturalmente la prima crociata non è la prima. La crociata del popolo la precedette di un annetto e comportò una tale caterva di morti, quasi tutti cristiani, da fare rabbrividire persino i cronisti dell'epoca, che pure dovevano esserci abituati. Tra Pietro l'Eremita e Gualtiero Sans-Avoir (la doppia crociata del popolo) , Volkmar , Gottschalk ed Emich di Leinigen (la tripla crociata tedesca, mirata essenzialmente alla strage degli innocentissimi ebrei) quest'aborto di "crociata" multipla produsse oltre centomila morti tra crociati, innocenti cristiani, innocenti infedeli ed innocenti ebrei (gli unici non innocenti erano i crociati).

La prima crociata dunque, istigata da un papetto ambizioso e guidata da una manica di arrivisti deficienti, condottieri da burletta e pagliacci vari inizia nel'ottobre del 1095 (cinque armate di diversa provenienza, che seguirono percorsi diversi e produssero molteplici danni) e termina "ufficialmente" nel luglio del 1099, con la conquista di Gerusalemme ed un buon mezzo milione di cadaveri, anche questi quasi tutti innocenti con esclusione dei crociati. Tanto per fornire qualche relazione dell'epoca mi permetto alcune citazioni:
Guibert de Nogent, cronista, con riferimento a Semlin (cristiana, Ungheria, crociata del popolo)"In preda a nefando furore appiccarono [i crociati] il fuoco ai granai pubblici, rapirono le fanciulle per usare loro violenza, profanarono il matrimonio col sottrarre ai mariti le mogli, strapparono o bruciacchiarono la barba all'ospite. Nessuno pensò più a comprare le cose di cui abbisognava: ciascuno viveva alla bell'e meglio di omicidio e rapina..."
Anna, figlia dell'imperatore Alessio, con riferimento alla strage di Civetot-Drakon (20.000 morti per idiozia):"Le ossa formavano un mucchio immane, anzi un'altura, una collina, un rilievo di considerevole superficie. Esseri umani della stessa razza dei barbari massacrati (franchi) costruirono mura simili a quelle di una città riempiendo gli spazi intermedi, anziché con malta, con le ossa dei morti e fecero di tale città, in un certo senso, la loro tomba..."
Pietro di Cluny (crociata dei tedeschi):"Che vale cercare e combattere i nemici della religione cristiana in remoti paesi, quando i dissoluti ed empi ebrei, ben più malvagi dei saraceni, non in terre lontane, bensì [qui] in mezzo a noi, altrettanto sfrenatamente e sfacciatamente profanano, calpestano, dileggiano impuniti il cristianesimo ed ogni sacramento cristiano?...". Stessa crociata, Eliezer ben Nathan, ebreo di Magonza (migliaia di morti), nel suo "ragguaglio delle sciagure dell'anno 4856 [1096]": "...molte e gravi sofferenze ci colpirono, quali dalla sua fondazione mai s'erano avute in questo regno...Poiché uomini insolenti, un popolo straniero, una schiera feroce ed orrenda di franchi e alemanni di ogni risma, si mossero nell'intento di recarsi alla città santa [Jerusalem]...per cacciarne gli ismaeliti...E quando durante il viaggio attraversarono città abitate da ebrei così dicevano '...qui ci sono gli ebrei che l'hanno ucciso e crocifisso[gesù]...lasciateci prima prendere vendetta su di loro fino allo sterminio totale...'.
Testimonianza oculare nell'assedio di Gerusalemme:"I nostri li inseguirono dappresso, uccidendoli a forza di fendenti, sino al tempio di Salomone, dove fecero un tal massacro da sguazzare ne sangue sino alle caviglie...E dopo che ebbero abbattuto tutti i misceredenti, assalirono nel Tempio una folla di uomini e donne, uccidendo o risprmiando la vita a piacimento".
Raimond d'Agiles (stesso assedio, da 60 a 100.000 morti):"E furono cose mirabili a vedersi, innumerevoli saraceni finirono decapitati...,altri uccisi con le frecce, altri scaraventati dai merli delle torri, altri ancora torturati per giorni e quindi consegnati alle fiamme. Le strade erano coperte di mucchi di teste, mani e piedi mozzati, e ovunque bisognava aprirsi un varco tra cavalli morti e cadaveri umani."
L'arcivescovo Guglielmo di Tiro (stesso massacro): "La città offriva lo spettacolo di un tale eccidio, d'un tale bagno di sangue nemico, che i vincitori stessi se ne ritirarono inorriditi e nauseati."
Altro cronista, stesso episodio: "Nessuno ha mai veduto né udito di un tale massacro tra la gente pagana....Quindi, felici e piangendo di gioia, i nostri si recarono a venerare la tomba del Salvatore, assolvendovi il loro debito di riconoscenza. Il giorno seguente, salirono poi sul tetto del Tempio, acciuffarono i saraceni, uomini e donne, e , estratta la spada, mozzarono loro il capo".

A parte il compiacimento un po' morboso dei cronisti, è da osservare che Urbano II morì il 29 luglio 1099, due settimane dopo la conquista di Gerusalemme ma prima che la notizia avesse il tempo di giungere a Roma.

Buffo ,no?


10 ter


Ancora crociate

Ad essere sinceri per le crociate ci vorrebbe veramente troppo tempo, così mi limiterò ad elencarle, ufficiali e non, inserendo qualche commento e le eventuali citazioni che mi sembrano opportune (e facendo presente come esse vengano liquidate in quasi tutte le storiografie cattoliche con poche pagine o poche righe, quasi tutte incentrate su "L'espressione grandiosa dello spirito cristiano nel medioevo", "il carattere religioso e non bassamente temporale della guerra crociata", "il simbolo quasi dell'unità concreta della Respublica Christiana" (bello quel "quasi!). Insomma "quasi" l'esatto contrario di una realtà economica, politica, culturale e fanatico-religiosa assai più inconcludente di qualsiasi rivoluzione successiva o precedente:

L'idea originaria sembra sia venuta a Sergio IV (creatura di Crescenzio) tra il 1009 ed il 1012, ma non produsse effetti apprezzabili, come pure il tentativo di mezzo secolo dopo da parte di Gregorio VII.

1095/1096 Crociata del popolo (Pietro l'eremita)e dei tedeschi

1096/1099 prima crociata, Urbano II e molti deficienti (ma ne ho già un po' parlato)

1101 crociata dei lombardi (secondo Alberto di Aquisgrana in numero di 200.000) che morirono tutti o quasi per la strada senza arrivare da nessuna parte. Papa era Pasquale II ed antipapa Teodorico.
In questo periodo appaiono gli Ordini Cavallereschi, come i Templari o i Giovanniti (Ospitalieri, che però hanno origine addirittura prima delle crociate), tra le cui regole, dettate da san Bernardo di Chiaravalle (altresì chiamato "doctor mellifluus") si legge: "il cristiano che uccida il miscredente nella guerra santa, sia certo della sua mercede...il cristiano gioirà della morte del pagano, poiché essa torna a gloria di Cristo medesimo (povero Cristo!)"

1147/1149 seconda crociata, guidata dall'imperatore Corrado III e da Luigi VII di Francia, bandita da papa Eugenio III, e con una buffa crociata collaterale tedesca contro gli slavi della Pomerania e del Brandeburgo, che si concluse in un fiasco. Nel corso di questa idiozia si riuscì nell'impresa storica, oltre agli altri danni, di inimicarsi l'unica città "infedele" alleata dei cristiani, Damasco, che lasciò sul terreno, nel corso della successiva fuga cristiana, una tal massa di cadaveri crociati da impestare l'aria per mesi. E tanto per non stare colle mani in mano, quattro gatti di fiamminghi e frisoni avevano nel contempo provveduto a "liberare" la pacifica Lisbona, unica città araba ancora in mano ai mori, e, violando i termini della resa, fare strage dei suoi abitanti .Nel 1087 Gerusalemme cade nelle mani del famoso Saladino.

1189/1191 terza crociata, guidata dal Barbarossa, da Cuor di Leone, da Filippo Augusto, e bandita originariamente da Gregorio VIII (anche se iniziata sotto il pontificato di Clemente III), che non conquistò Gerusalemme e portò stragi, tradimenti squallidi, sconquassi inconcludenti ed il mito del Saladino (peraltro assai più rispondente alla realtà del mito di Riccardo Cuor di leone)

1197 crociata interrotta di Enrico VI, guidata da un re ambizioso ed un po' deficiente che coglie l'occasione per morire di malaria a Messina, a 32 anni, senza aver fatto un passo verso la Terrasanta e scatenando inutili guerre intestine nella sua stessa Germania. Papa era Celestino III

1202/1204 quarta crociata, guidata da Baldovino di Fiandra e dai veneziani (doge Enrico Dandolo), bandita da Innocenzo III, che non toccò nemmeno Gerusalemme, conquistando sanguinosamente, tra stragi e violenze ingiustificate, Costantinopoli (cristiana ortodossa) e creando l'impero latino e mettendovi scioccamente a capo dei veneziani. In questa folle impresa vennero distrutti più tesori d'arte, documenti e cimeli di quanti ne abbiano mai distrutti i turchi nella conquista del 1453. La ricchezza di Bisanzio finì sparsa ai quattro venti. Troverete reliquiari costantinopolitani a Limburg an der Lahn e calici bizantini a Venezia.
Niceta Choniate, storiografo, scrisse: "...gli stessi saraceni erano stati più misericordiosi all'atto della conquista di Gerusalemme"

1209/1210 crociata degli albigesi, Ve ne parlo più diffusamente altrove.

1212 crociate dei fanciulli (due e più), una follia di cui poco si parla, che costarono 50.000 morti (ragazzi e ragazze) ed un numero imprecisato di schiavi senza raggiungere alcunché. (per chi fosse interessato raccomando "La crociata dei bambini", di Corrado Pallenberg, 1983 , A.M.E.)

1217 crociata di Andrea d'Ungheria, che più che una crociata sembra essere stata una gita turistica con supplemento di ricordini. Papa era Onorio III
Tra i quali vengono annoverati dai cronisti dell'epoca :anfora delle nozze di Cana, teste di S.Stefano e di S.Margherita, mani di S.Tommaso, mani di S.Bartolomeo e pezzo della verga di Aronne

1217 crociata di Leopoldo V d'Austria, nel corso della quale S.Francesco incontra il sultano Elkamil, che a causa di quel coglione del legato pontificio, Pelagio di Santa Lucia, costò 70.000 morti, una possibile pace con l'Islam (dall'Islam proposta per ben due volte a distanza di due anni ed a condizioni straordinarie) che comprendeva la restituzione di Gerusalemme e dell'intera Palestina alla Cristianità, rifiutata dall'idiota delinquente fanatico (Pelagio) per motivi religiosi. Il papa era sempre Onorio
Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme gli disse (a Pelagio):" Ah, signor legato, se solo ve ne foste rimasto in Spagna! Siete stato Voi a precipitare la cristianità in rovina!" ed il cronista Oliviero di Colonia, parlando della generosità degli arabi dopo la firma del trattato tra Giovanni di Brienne ed il sultano Elkamil, "...Quegli stessi egizi di cui noi avevamo appena ucciso le famiglie, che avevamo rapinato e cacciato da casa e beni, vennero ora a curarci e salvarci, noi che eravamo in loro balia, dalla morte per fame..."

1228/1229 quinta crociata, guidata da Federico II, più volte scomunicato e praticamente costretto da Gregorio IX, che recupera Gerusalemme pagandola in denaro al suo amico, il sultano Elkamil, e senza un colpo di spada.

1248/1254 sesta crociata , guidata da Luigi IX il Santo, re di Francia, che sbarca in Egitto , viene fatto prigioniero e rilasciato contro riscatto (straordinaria operazione politico-militare). Fautore e Papa, Innocenzo IV.

1270 settima crociata , Luigi IX il Santo (perseverante!) che sbarca a Tunisi e vi muore di peste (altra mossa da maestro).Papa Giovanni XXI.

Il 18 maggio 1291 cade l'ultima fortezza in mano cristiana, San Giovanni d'Acri (anche se la rocca dei Templari resiste ancora dieci giorni). Ma la caduta definitiva non è autonoma nè incolpevole. La causa è l'arrivo di un'altra crociata popolare, originata dall'appello di papa Nicola IV e diretta dal vescovo di Tripoli, che, giunta a San Giovanni d'Acri, coglie l'occasione per massacrare tutti i disgraziati (arabi e cristiani) che portano la barba, costringendo addirittura i cittadini a nascondere e proteggere i musulmani e facendo incazzare ammorte il sultano Qalawun, il cui figlio Al-Ashraf Kalil raderà al suolo tutte le residue città crociate. Il papa è Nicola IV.

Si calcola che nel corso delle crociate (un paio di secoli) abbiano perso la vita qualcosa come dai due ai quattro milioni di esseri umani, in un epoca nella quale l'Europa contava 15/18 milioni di abitanti.

E' anche vero che, forse, le crociate hanno provveduto a farci conoscere il ratto nero (e la peste epidemica), l'uso dei piccioni viaggiatori, l'albicocca (o susina damascena), l'aglio scalogno (da cui il nome di Ascalonia), i cetrioli da sbucciare (le banane), la bussola, il nome della "giacca" (da Giaffa), la parola arsenale, ammiraglio (da amir ar-rahl = emiro della flotta), algebra (da algabr w'almukabalah = raccolta di formule per la trasfomazione delle equazioni), ma è quasi certo che la maggior parte del lavoro di intermediazione culturale venne eseguito dall'imperatore scomunicato Federico II, che , oltre a non ammazzare quasi nessuno (almeno nel corso della sua "crociata"), costituì il tramite principale tra due culture, e dal mondo mercantile la cui attività era sempre continuata senza grosse interruzioni.




11



Il padrone del mondo

L'incontro doveva certamente essere uno dei più straordinari da quando Gesù si era trovato di fronte a Pilato nel Pretorio. Il più potente uomo dell'epoca, sul trono in vesti d'oro e porpora ed un ventisettenne, in ginocchio di fronte a lui, vestito di stracci e che affermava di essere il più povero.

Nell'estate del 1209 papa Innocenzo III aveva finalmente accettato di ricevere questo disgraziato in odore di santità.

Uno strano personaggio, di certo completamente fuori di testa secondo i normali criteri di giudizio dell'epoca: magro, capelli neri e pesanti palpebre, denti bianchi, piccole orecchie a sventola, barba rada e sparsa ed una voce straordinaria, piena di calore e di dolvezza. Parlava con Sole e Luna e chiamava la Povertà il "suo più grande amore" e la Signora più ricca e generosa del mondo.

Francesco venne ricevuto dal papa, per un breve momento e solo per ricevere l'approvazione per la costituzione del proprio ordine religioso (i Francescani), soltanto dietro insistenze da parte del cardinale di Ostia, Ugolino, futuro Gregorio IX, che non lo capiva , come non lo capiva il papa, ma pensava che avesse qualcosa da offrire alla Chiesa.


Innocenzo III, senza saperlo, l'aveva già incontrato anni prima nei corridoi del Laterano e l'aveva fatto scacciare per il puzzo tremendo che emanava (Francesco poco prima aveva incontrato un povero al quale aveva regalato i suoi abiti, facendo uno scambio con quelli del disgraziato).

Lotario, cardinale della famiglia dei Conti di Tuscolo (i famosi Conti di Segni), era diventato papa l'8 gennaio 1198.

La sua famiglia aveva contribuito e contribuirà al papato, complessivamente e considerando tutti i diversi rami, con tredici papi, tre antipapi e quaranta cardinali (quando si parla di nepotismo!).

Quando, nel corso dell'elezione, gli fu imposta la tiara e l'Arcidiacono disse:" ...e sappi che tu sei il padre dei principi e dei re, signore del mondo, Vicario sulla terra del nostro salvatore Gesù Cristo, la cui gloria durerà tutta l'eternità." sicuramente Innocenzo non dubitò che quella bestemmia gli fosse dovuta.

La sua esistenza giustifica in pieno la famosa affermazione di Hobbes:" il Papato non è altro che il fantasma del defunto impero romano e siede incoronato sulla sua tomba" .

Nel corso della processione lungo la Via del Papa, Innocenzo incontrò il rabbi Stefano Petri, con le spalle fasciate nel Pentateuco, che si prostrò in obbedienza ed il Papa dichiarò formalmente:" Noi riconosciamo la Legge (vecchio testamento) ma condanniamo i principi del Giudaismo, poiché la Legge si è già realizzata in Cristo, che il cieco popolo di Giuda ancora aspetta come suo Messia. ". Il vecchio rabbi ringraziò il pontefice per le sue gentili parole e si allontanò in fretta prima di prendere anche una bastonatura.


Nel Laterano ricevette onori, leccate di piedi da principi e prelati e diede un banchetto nel quale sedette separatamente, in alto, a dominare gli ospiti.

Stava già studiando come dominare il mondo.

Nel giro di due anni aveva riacquistato il potere assoluto a Roma ed in Italia, quasi nullo alla sua nomina.

Per una rivolta popolare, nel maggio del 1203, fu costretto a fuggire in Palestina, dove era in corso la quarta Crociata e dove non si interessò in alcun modo dei terribili massacri compiuti non tra i musulmani, ma tra gli stessi cristiani da quella banda di delinquenti.

Costantinopoli venne saccheggiata, le tombe degli imperatori dissacrate, reliquie preziose rubate, suore e bambine stuprate ed uccise sotto l'ala paterna del pontefice.

La più prestigiosa città del mondo, cristiana anche se scismatica, venne rasa al suolo da soldati cattolici.

Dopo due anni, fatta la pace con i romani, ritornò a Roma, dove rifiutò il titolo di Vicario di San Pietro. Anzi lo ripudiò dicendo: "Noi siamo il successore di Pietro ma non il vicario suo o di altri apostoli. Noi siamo il Vicario di Gesù Cristo, di fronte al quale tutti devono inginocchiarsi, Persino - no anzi - specialmente Re ed Imperatori".

Questa teoria manichea ( della Chiesa, spirituale e buona, e dello stato, materiale e cattivo) era quanto di più retrivo si potesse immaginare ed avrebbe potuto condurre a serie espressioni di anarchia (come in effetti fece), ma Innocenzo si sentiva capace di gestire Chiesa e Stato e giocando la carta del "peccato" (dove c'era peccato il suo giudizio era sovrano) giustificò ogni suo intervento nella sfera "temporale".


Scelse come suo strumento Ottone IV, che, ribellatosi dopo un paio d'anni, venne regolarmente scomunicato e sostituito. Incoronò Pietro d'Aragona e pretese di fare lo stesso con Guglielmo il Conquistatore, re d'inghilterra, che lo mandò al diavolo. Nemmeno Gregorio era riuscito ad ottenere obbedienza dai re inglesi, ma, alla morte di Riccardo Cuor di leone (1199), Giovanni Senza Terra era uomo di differente pasta ed il papa ne fece una specie di esempio, con ulteriori successive drammatiche conseguenze.

Giovanni era ometto irrequieto e volatile, con scarso rispetto per la Chiesa. Dapprima sposò sua cugina Isabella di Gloucester senza chiedere dispensa, poi, innamoratosi di Isabella d'Angoulême, la sposò autodandosi dispensa. Quando Innocenzo si mostrò irritato lo quietò mandando un migliaio di armati alle Crociate e costruendo un'abbazia Cistercense.

Quando però Giovanni nominò il suo candidato al vescovado di Canterbuty, il papa ne ebbe abbastanza.

Nominato Stefano Langton alla carica in discussione Innocenzo diede tre mesi di tempo a Giovanni per riconoscerlo.

Giovanni non si arrese e scacciò i monaci da Canterbury. Innocenzo pose allora, con una durissima prova di forza, l'interdetto sull'intera Inghilterra.

Ci furono sanguinose minacce ed atti di forza da entrambe le parti (non ultima la tassa sulle mogli dei preti imposta da Giovanni)


Giovanni era un vero stronzo, si scopava le mogli di tutti, strappava i denti a chi non gli portava soldi, impiccava gli ostaggi, ma sotto la minaccia di Filippo di Francia (che il papa aveva nominato suo sostituto naturale come re d'Inghilterra) nel 1213 si arrese praticamente senza condizioni, assogettandosi anche al pagamento annuale di un migliaio di marchi al papa.

Questo stupido "affitto" diede il via, nel 1333, alla secessione Inglese dalla fede cattolica (quando Edoardo III si rifiutò di pagare ulteriori soldi a Urbano V, giudicando nulle le promesse di Giovanni), che si concluse sotto il regno di Elisabetta Ia.

Comunque intanto Giovanni era diventato un "buon cattolico" e, quando i Baroni lo costrinsero ad accettare la Magna Carta, lo comunicò immediatamente al Papa, che condannò la prima costituzione come "contraria alla legge morale". Con una Bolla Inmnocenzo III annullò il documento, assolse il Re dall'obbligo di osservarlo e scomunicò chiunque ne pretendesse l'osservanza.

In sostanza tutta l'Inghilterra.

Stephan Langton, arcivescovo di Canterbury, si rifiutò di pubblicare la Bolla, sostenendola non aderente al diritto naturale ed al di fuori dei poteri papali. Fu regolarmente sospeso dall'incarico.

Innocenzo promulgò più norme da solo che tutti i cinquanta papi che lo precedettero messi insieme. E le sue norme ebbero drammatici effetti sulla Cristianità.

Fu geniale uomo di governo e regnò per vent'anni con il terrore. Incoronò e depose sovrani, creò lo Stato Pontificio, sparse più sangue di qualunque altro papa ed è suo il detto:" Ogni prete deve obbedire al papa, anche se il suo ordine è diabolico, perché nessuno può giudicare il papa" o l'altro, indirizzato a Filippo di Francia prima dell'attacco all'Inghilterra," Spada, spada esci dal tuo fodero. Spada, spada, affilati e poi sterminali".
Ma se una qualche fama gli si deve è per la spaventosa tragedia dei catari e degli albigesi, forse la carneficina più orribile ed infingarda dell'epoca, alla quale dedicherò la prossima puntata.

Quello che è sicuro e che oggi tutti si ricordano (con affetto ed umana tenerezza) di San Francesco, mentre nessuno, salvo qualche studioso, conosce il Re dei Re, il Signore del Mondo, Innocenzo III.




12


Sangue sparso

Innocenzo III sedeva sul trono, con un miscuglio di eccitazione e collera. Di fronte a lui stava un segretario con un bianco abito cistercense in mano, perforato da parte a parte e inzuppato di sangue secco. "Ecco, Santità, questo è l'abito di Fratel Pietro di Castelnau." Il Papa corresse con gravità:"San Pietro di Castelnau".

Il 10 marzo 1208 , canonizzando fratel Pietro, Innocenzo emanò anche la sua Bolla di Anatema contro gli eretici della Linguadoca. Alzandosi dal suo trono egli intonò:"Morte agli eretici".


Naturalmente le cose non erano così semplici. La morte di fratel Pietro era solo un pretesto. L'eresia era fiorita per oltre un secolo nella bellissima Linguadoca, tra il Rodano e le montagne, e Innocenzo sapeva benissimo che l'eresia dei Catari e degli Albigesi aveva come unica origine la spaventosa corruzione del clero. Egli scrisse persino di sua propria mano :" In tutta questa regione i prelati sono fonte di irrisione e riso per i laici. Ma l'origine del Male risiede nell'arcivescovo di Narbonne. L'uomo non conosce altro dio che il denaro ed ha un portafogli (borsa) al posto del cuore. Nei dieci anni in cui ha retto la carica (di arcivescovo) non ha visitato una sola volta la sua diocesi...dove tutti possono osservare preti e monaci che hanno gettato alle ortiche i loro abiti, hanno preso mogli ed amanti e vivono di usura".

Fonti dell'epoca confermano che in Linguadoca, come in molti altri luoghi, preti e vescovi vivevano come puttanieri. Giocavano d'azzardo, andavano a donne, scomunicavano a piacimento chi li guardava storto, non dicevano messa, chiedevano un prezzo per tutto, dalle ordinazioni sacerdotali alle dispense matrimoniali e cancellavano a piacere le disposizioni testamentarie, appropriandosi dei beni del defunto.



I perfecti Albigesi erano invece uomini e donne casti e morigerati che evitavano i piaceri terreni ed ai quali era attribuita una grande autorità morale. Essi negavano i dogmi ed i sacramenti della Santa Chiesa, disprezzavano il clero e chiamavano Roma "La Puttana di Babilonia" ed i suoi vescovi "Gli Anticristi" . Sembra che predicassero una forma di dualismo nel quale il Dio del Vecchio Testamento era responsabile del male e della terrena corruzione mentre Gesù era il Dio del mondo dello spirito. Questa era una delle ragioni per cui disprezzavano icone ed immagini sacre, reliquie e la stessa croce, immagine della morte terrena. Corpo e sesso erano fonte di male e persino l'avere figli non era giusto in quanto avrebbe prodotto altri "terreni" esseri viventi. Non sembra però che vi fossero atteggiamenti costrittivi nei confronti di chi non riusciva ad adeguarsi ai loro standard morali ed erano ospitali e comprensivi verso i presunti "peccatori". Non risulta facilissimo interpretare correttamente le loro dottrine in quanto non è rimasta documentazione se non in misura ridotta e casuale.

Innocenzo ordinò di esibire l'abito di fratel Pietro in ogni chiesa della Linguadoca al fine di promuovere una nuova crociata. E questa volta non contro i Turchi ma contro altri cristiani che si limitavano a negare la Sua autorità.


Sino dal 1096, guidate dalla follia di Pietro L'Eremita (d'Amiens) e Walter il Penniless, le crociate avevano scatenato enormi entusiasmi. La prima , originariamente formata da contadini, donne, bambini e scalzacani, era terminata (nella sua fase prodromica) , dopo un assurdo viaggio attraverso Ungheria ed Iugoslavia, in uno spaventoso massacro sul Bosforo. Lì, il 21 ottobre, questa banda di fanatici derelitti era stata fatta a pezzi dai Turchi. Quando, nell'estate successiva, arrivarono i cavalieri cristiani, tedeschi e francesi (che partecipavano alla crociata "regolare"), trovarono soltanto enormi montagne di cadaveri disseccati, che i Francesi usarono, mischiandoli con il fango, per costruire le prime mura delle proprie fortezze in Terrasanta.


Naturalmente quel maniaco bastardo di Pietro l'Eremita fu uno dei pochi a sopravvivere.

Era un epoca di assoluta follia, almeno secondo i nostri criteri. In questo periodo si succedettero, oltre alle crociate, per così dire, "storiche" o regolari, le diverse crociate dette dei "bambini", che produssero, 30.000 morti e/o schiavi, tra bambini e donne e disgraziati, ma nessuna pazzia poteva comunque eguagliare o superare quella del papa.

Vero è che Innocenzo aveva già provato a liberarsi degli Albigesi con sistemi meno cruenti. Aveva spedito in Linguadoca Domenico, che avrebbe poi fondato l'ordine domenicano (fantastico serial killer nel corso di tutto il periodo dell'Inquisizione), ma il frate era tornato dicendo:"Li ho pregati piangendo, Santità, ma dove la preghiera ha fallito un grosso bastone potrebbe ottenere risultati".

Innocenzo aveva poi inviato Pietro e fratel Raoul. Pietro aveva accusato Raimondo, Conte di Tolosa, di nascondere e proteggere gli eretici, ed, dopo averlo scomunicato, era stato ammazzato da un suo cavaliere.

La crociata di Innocenzo costituisce una terribile macchia per la Chiesa. Il Pontefice diresse od organizzò scientificamente una guerra contro cristiani in una terra cristiana, dove era virtualmente impossibile separare gli ortodossi dagli eretici. Per questo, in assoluto contrasto con le parabole di Gesù, si decise di bruciare insieme il grano e le erbacce.


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Scusate la digressione:

La violenza nella nostra tradizione non ha caratteristiche di costanza. All'inizio la Chiesa favoriva un profondo sentimento di santificazione della vita umana. Spargere sangue era sempre un gravissimo peccato e questo produsse sia i martiri dei primi due secoli sia il rifiuto assoluto di partecipare ad operazioni militari da parte dei primi cristiani (ciò che li rendeva cattivi cittadini per gli Imperatori romani). Le cose cambiarono decisamente con Costantino. Dopo di lui Leone il Grande (440-61) ebbe parole di grande stima verso l'imperatore per aver torturato ed ucciso eretici e persino Augustino (teologo sulla cui opera si fonda gran parte della costruzione teorica ecclesiastica) , pur non approvando tortura ed omicidio, sostiene che con gli eretici tre o quattro buone bastonate possono essere utili a mostrare la strada giusta. Mentre nel 177 non c'era un solo soldato cristiano, nel 416 (editto di Teodosio) soltanto i cristiani potevano arruolarsi. Malgrado questo non sembra che in quelle che vengono chiamate "epoche oscure" ci siano mai stati episodi clamorosi, almeno sino ai primi contatti con l'Islam, che invase antiche contrade cristiane come Africa, Asia e Spagna, proclamando un paradiso straordinario ed un inferno orribile.. Maometto era stato capo di stato, comandante militare, giudice e , nella sua fede, il paradiso era destinato a coloro che morivano per Allah. Una goccia di sangue sparsa in guerra era meglio di mille preghiere ed il paradiso era pieno di magnifiche ragazze che si dovevano occupare di te. L'urto con questa tradizione modificò profondamente gli ideali cristiani. Ora l'insegna da seguire non era più il monaco ascetico e pacifico ma il guerriero con la spada grondante sangue. La garanzia di paradiso per il guerriero morente era passata dall'Islam alla Cristianità così come il concetto di Jihad, la cosiddetta Guerra Santa. Quando avversari diciamo così "tradizionali" come gli infedeli non erano disponibili, si cominciò a cercarli nelle zone più prossime e lungo la strada verso la Terra Santa e chi meglio dei giudei (dei quali Giovanni Crisostomo scrisse nel quarto secolo "Odio gli ebrei. Nessun perdono è possibile per gli odiosi assassini di nostro signore ed anche Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati" ) poteva rappresentare un buon obiettivo, fonte di gloria e di indulgenze. Nel 1096 (prima crociata) i soldati Crociati sterminarono prima la metà degli ebrei di Worms ed uccisero poi l'altra metà che si era rifugiata nella residenza del vecovo (che li lasciò in balia dei santi crociati). La stessa cosa si ripetè in tutta la Germania ed in seguito anche in Francia. Ormai la carneficina era diventata la religione ufficiale della Chiesa ed il fine (di eradicare col sangue l'eresia) giustificava l'utilizzo di qualsiasi mezzo.


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Ma riprendiamo la nostra storia di strage.

Filippo di Francia si rifiutò di guidare la Crociata degli Albigesi (l'azione contro Raimondo IV di Tolosa avrebbe potuto creargli difficoltà con i nobili) e così Innocenzo III nominò suo comandante in capo il suo legato, Arnaldo-Amalric, generale cistercense di Citeaux.

Alla chiamata alle armi rispose gente di tutte le risme, dai cavalieri, ai contadini ed ai mercenari Fu decretata una speciale "indulgenza" per il periodo di ferma previsto (quaranta giorni) e terra a disposizione in Linguadoca (il che fa pensare che la carneficina era stata deliberatamente programmata e preordinata dal pontefice).

La truppa era composta da 200.000 fanti ed almeno 20.000 cavalieri, tra cui c'erano nobili, duchi e conti. Era presente anche Raimondo di Tolosa che, saggiamente, aveva fatto pace con la Chiesa una settimana prima, presentandosi seminudo come un penitente alle porte della cattedrale di Saint-Gilles e giurando la sua fedeltà sulle sacre reliquie.

I cristiani marciarono su Béziers , il cui assedio cominciò il 22 di luglio (giorno propizio in quanto festa di Maria Maddalena ?).

Amalric chiese ai cittadini di consegnare i due o trecento eretici che abitavano in città, così da essere risparmiati, ma gli abitanti decisero di non consegnare alcuno e di resistere.

Per una stupida azione di disturbo compiuta da giovani del posto, la roccaforte che avrebbe potuto resistere per mesi, cedette all'attacco dei mercenari.

Questo è il momento della famosa frase di Arnaldo-Amalric : "Uccideteli tutti; Il Signore riconoscerà i suoi!"

La strage fu spaventosa. Vennero uccisi tutti, donne e bambini, per strada e nelle chiese (cattoliche), cristiani ed albigesi. Nella chiesa di Maria Maddalena, nel corso della carneficina cadde a terra il calice contenente ostie e vino, così il sangue di Cristo si mischiò con quello del popolo di Béziers. Della città non restarono che rovine.

Nella relazione di Arnaldo al Pontefice sta scritto:"Oggi, Vostra Santità, sono stati passati a fil di spada ventimila cittadini, senza riguardo all'età o al sesso.". In quella che è stata storicamente la più terribile persecuzione contro i cristiani, sotto l'Imperatore Diocleziano, si calcola siano morti circa duemila cristiani. Nella sua prima operazione di "pulizia", Innocenzo III° ne aveva ammazzati dieci volte tanti.

A Carcassonne, conquistata con l'inganno mentre i capi della città trattavano una tregua, i cittadini vennero lasciati liberi, nudi, con l'obbligo di non farsi mai più rivedere, pena la morte. Il loro salvacondotto era per un solo giorno e recitava che erano liberi ma dovevano andarsene:"...completamente nudi, fatti salvi i peccati che si portavano addosso".

Sempre a Carcassonne il legato pontificio nominò Simone de Montfort (in seguito citato sia in relazione ai Templari, sia in relazione al Priorato di Sion) come incaricato di risolvere la faccenda. Questi, nel 1210 a Bram, non uccise nessuno con la scusa che i morti sono pessimi messaggeri. Strappò però naso e occhi a tutti gli abitanti. Ad un solo cittadino venne lasciato un occhio perché facesse da guida agli altri fino a Cabaret per spaventare gli altri albigesi.

Di cittadina in cittadina vennero bruciati tutti i "perfecti" e, secondo quanto scritto al Pontefice da Vaux de Cernay, "cum ingenti gaudio combusserunt" (li bruciarono con immensa gioia).


De Monfort ed Innocenzo III morirono entrambi nel 1216, un anno dopo il 4° concilio Laterano, ma la crociata ebbe materialmente termine solo nel 1226, dopo diciotto anni di stragi nelle quali morirono in centinaia di migliaia e solamente per "disobbedienza al pontefice" (anche se l'Inquisizione continuò l'opera facendo bruciare vivi 250 catari e valdesi nel 1244, nel sud della Francia, altri 200 nell'arena di Verona nel 1278, altri 100 a Graz [Austria] nel 1397 [dopo averli prima impiccati], 2470 in Provenza nel 1545, 2000 in Calabria [Guardia Piemontese, San Sisto e Montaldo] nel 1561 ed altri 2.000 nelle Alpi nel 1686). La Linguadoca venne ridotta terra rasata e tutte le antiche tradizioni locali andarono irrimediabilmente perdute, ma in realtà Innocenzo, che non riusciva a comprendere l'incongruenza tra la piccola eresia prodotta dalla disobbedienza e dal disprezzo verso un uomo, fosse pure il papa, e la rinuncia pratica al Discorso della Montagna portata a compimento definitivo con "terapia" dell'eradicazione sanguinosa e la creazione dell'Inquisizione.



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Il dominio della paura

Il Terrore iniziò presto, con Gregorio IX, che divenne papa nel 1227. Conte di Segni e membro della famiglia di Innocenzo III, egli aveva più di 80 anni e durò altri quattordici.

Al Concilio di Tolosa, in Linguadoca, un paio di anni dopo, Gregorio decretò che gli eretici dovessero essere consegnati al braccio secolare ai fini dell'esecuzione della pena. "E' dovere di ogni cattolico - disse - perseguitare gli eretici."

Persino l'imperatore Federico, non credente e non osservante, divenne un feroce avvocato dell'ortodossia al solo fine di evitare preoccupanti rotture di scatole.

Nell'anno 1232 Gregorio pubblicò la Bolla che formalizzava l'Inquisizione. Il normale clero era troppo tollerante ed inetto. Occorreva una struttura che prendesse in mano la situazione con decisione. Gli eretici dovevano essere bruciati e, se si pentivano, dovevano essere imprigionati a vita.


Nell'aprile del 1233 Gregorio limitò gli inquisitori agli ordini mendicanti, ma presto l'onore andò ai Domenicani (mi risulta comunque che ci furono anche inquisitori francescani (?)). Il 27 luglio 1233 nominò i primi due inquisitori a tempo pieno - Pietro Seila e Guglielmo Arnald. Furono i primi di una lunga sequenza di persecutori della razza umana.

Nel 1239, due anni prima della morte di Gregorio, il Domenicano Robert le Bougre investigò nello Champagne sul vescovo Moranis, finendo per mandare 180 persone, vescovo compreso, sul rogo.

Non si può nemmeno parlare di ritorno della barbarie ,perché nel 384 un Sinodo in Roma aveva condannato con decisione l'uso della tortura e Gregorio Magno, nel sesto secolo, aveva ordinato ai giudici di ignorare qualsiasi testimonianza prestata sotto "pressioni" o torture.

La cosa era però iniziata con Gregorio VII e la sua infallibilità. I papi che seguirono legiferarono in maniera da colpire e punire ogni possibile distorsione nella fede e nella disciplina ed ogni differenza interpretativa.


Innocenzo IV contribuì con la sua Bolla "Ad extirpanda", che legalizzava l'uso indiscriminato della tortura. Da quel momento ogni disobbedienza , anche nel pensiero, diventava punibile.

La favola che oggi ci viene raccontata di una Chiesa che difende i diritti dell'uomo viene smentita in maniera assoluta dalla storia. Nei documenti sta scritto: Gli eretici non hanno diritti, possono essere torturati senza scrupoli o limiti. Essi devono essere messi a morte.

E per tre secoli non un solo papa si oppose a questo insegnamento/ordine impartito e valevole dovunque si trovassero cristiani.


All'inquisizione medioevale ogni cosa era permessa. Gli inquisitori domenicani erano soggetti solo al papa, non sottostavano nè ai vescovi, nè alla legge civile e, negli stati pontifici, erano accusatori, torturatori, polizia e giudici. Il loro principio guida era: meglio che muoiano un centinaio di innocenti piuttosto che sfugga un solo eretico.

Per espresso ordine dei papi era loro proibito avere "pietà". Erano stati avvisati che qualsiasi errore avessero commesso la responsabilità sarebbe stata del pontefice. Quindi operavano con animo sereno e senza preoccupazione alcuna. Solo un secolo addietro è stato possibile visionare il libro guida "ufficiale" degli Inquisitori, il "LIBRO NERO", volgarmente detto "IL LIBRO DEI MORTI".

Esso recita così:"Se una persona confessa essa è colpevole per la sua confessione, se non confessa sarà egualmente colpevole sulla base di testimonianze. Se uno confessa tutto ciò di cui è accusato, è senza dubbio colpevole di tutto, ma se confessa solo una parte, dovrà comunque essere colpevole di tutto, dato che, comunque, con la sua confessione, ha dimostrato di essere colpevole anche del resto delle accuse...La tortura fisica si è dimostrata il mezzo più efficiente e salutare per condurre al pentimento spirituale. La scelta del metodo di tortura viene lasciata al Giudice Inquisitore, che la stabilirà sulla base dell'età, del sesso, e della costituzione della parte. Se, nonostante tutti i mezzi impiegati, lo sfortunato accusato continua a negare la sua colpa, egli deve essere considerato vittima del diavolo, e, quindi, non merita compassione dai servi di Dio, né pietà o indulgenza dalla Santa Madre Chiesa; egli è un figlio della perdizione. Lasciamolo morire tra i dannati."

Secondo il "Libro Nero" un figlio deve tradire i genitori, una madre deve tradire i figli. Non adeguarsi a ciò costituisce un "peccato" contro il Sant'Uffizio e merita la scomunica e l'inferno.

E' curioso il fatto che , nel corso delle torture, fosse formalmente vietato uccidere o mutilare gli imputati (naturalmente gli incidenti capitano).

Un aspetto rimarcabile di quest'orrore è che anche i testimoni potevano tranquillamente essere torturati, qualunque fosse la loro età.

Nel sesto Concilio Generale si era deciso che la chiesa poteva "anatemizzare" vivi e morti. Così gli inquisitori non si limitavano ad imputati vivi, ma istruivano processi e condanne anche per imputati morti (qualcuno da addirittura settant'anni), che venivano regolarmente condannati e bruciati.


Stimolo non indifferente a queste procedure era il fatto che i beni degli accusati venivano acquisiti e requisiti dagli inquisitori. Anche gli eredi perdevano tutto. Tutto quanto veniva sequestrato veniva diviso, pagate le spese agli scrivani ed ai boia, tra tesoro papale ed inquisitori stessi (metà e metà).

Qualche papa, come Nicola III (1277-80), ammassò una fortuna.

Gli inquisitori non persero un solo caso. Quando non si riusciva a provare la "colpa" non si dichiarava comunque "innocente" l'imputato. In ogni caso era e doveva essere colpevole.

Voglio tralasciare le procedure utilizzate per prelevare le povere vittime e la descrizione delle pratiche processuali.
Ricordo solo ancora quanto segue:
-Pasquale II (1073-85), citando una falsa lettera di Sant'Ambrogio, decise:"chiunque non sia d'accordo con il papato è senza dubbio un eretico.
-Lucio III (1181-5) stabilì che ogni differenza tra i cattolici era peccato mortale, minando l'autorità della Chiesa.
-Innocenzo III stabilì che chiunque prende alla lettera la parola di Gesù e limita le sue risposte a Si o No è un eretico e merita la morte.
-Innocenzo IV, autodefinendosi "praesentia corporalis Christi", stabilì che chiunque mancasse di rispetto a Lui o ai suoi decreti era, per forza di cose, un eretico.
-Bonifacio VIII stabilì che "ogni essere umano deve fare quello che gli dice il papa".
Ricordo ancora che morirono in migliaia, cristiani ed ebrei, che costituivano una ancor più facile preda, vittime senza problemi, poveri e ricchi, in tutta Europa e, come tutti sanno, non solo in Europa. Insieme all'accusa di eresia venivano portate accuse di sacrilegio, blasfemia, stregoneria, sodomia, mancato pagamento delle tasse al papa ed al clero (naturalmente non si trattava di usura in questo caso). L'ultima ingiustizia era costituita dall'accusa di "pensare" in maniera eretica. Per l'Inquisizione anche il dubbio o la tentazione interiore meritavano la morte.

Quasi come separate inquisizioni vanno considerate quella Spagnola, che fece molte migliaia di vittime innocenti, tra eretici, streghe ed ebrei, e quella Romana, a cui dedicherò il mio prossimo "commento".



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La Romana Inquisizione

Prima di accennare all'inquisizione romana, ricordo ancora che quando Napoleone invase la Spagna, nel 1808, un suo ufficiale polacco, il colonnello Lemanouski, lasciò una relazione nella quale si dice che i Domenicani , a Madrid, si asserragliarono nel loro monastero. Attaccato e preso il monastero, i frati negarono l'esistenza di camere di tortura, ma i soldati francesi le ritrovarono invece nei sotterranei. Le camere erano piene di prigionieri, completamente nudi ed in parte impazziti per le indicibili sofferenze patite. Persino le truppe di Napoleone, abituate alla crudeltà ed al sangue, non poterono tollerarne la vista. Svuotate le stanze, minarono l'intero monastero e lo fecero saltare in aria.

Racconto questo perché non si dimentichi che non è da molto che la Chiesa ha ripiegato su atteggiamenti meno crudeli e cruenti, anche se altrettanto illogici.


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L'Inquisizione Romana venne istituita da Paolo III (Alessandro Farnese) il 21 luglio 1542. Fu la prima delle Sacre Congregazioni e composta da cardinali, uno dei quali Gian Pietro Carafa, futuro Paolo IV, nella sua qualità di "inquisitore generale", ebbe la malsana idea di equipaggiare ,a sue spese, un'apposito edificio con tutti gli strumenti di tortura che all'epoca costituivano il massimo dell'evoluzione nel settore. "Nessun uomo" egli disse "può permettersi di tollerare gli eretici.".

Eletto papa nel 1555, il Carafa potè dare libero sfogo al suo personale fanatismo: odiava gli ebrei e li rinchiuse nei ghetti; odiava i sodomiti e li bruciò, odiava le donne e proibì loro di varcare le soglie del Vaticano. Ranke dice di lui:"Occupò la sua vita nell'inquisizione, in "autos-da-fé", in scomuniche, imprigionamenti, etc."


Già da cardinale aveva bruciato tutti i libri che non gli andavano e da papa istituì l'Indice dei libri proibiti. Sulla lista finirono opere di Erasmo, Rabelais, Boccaccio, persino Enrico VIII, i cui "Sette sacramenti" erano piaciuti moltissimo a Leone X, che in pieno Concistoro aveva sostenuto fossero un dono caduto dal Cielo.

L'ordine di Paolo III "i colpevoli ed i sospetti (di reati contro l'ortodossia e la morale) devono essere imprigionati e giudicati fino alla sentenza finale (morte)", passò a Carafa senza problema alcuno. Il papa (Paolo III) era tranquillissimo, sebbene, con le sue diverse partners (non sapevo che parola usare, visto che una l'aveva sposata prima di accedere agli ordini), i suoi figli legittimi ed illegittimi ed i regali di cariche cardinalizie ai suoi nipoti e nipotini, forse avrebbe dovuto essere uno degli oggetti dell'indagine.

I protestanti lessero con divertimento il "Consilium" finale di papa Paolo III°, che praticava materialmente proprio quanto proibiva ai fedeli.

La cosa incredibile è che Carafa, Paolo IV, si trovò nella situazione di dover mettere all'"Indice" proprio il "Consilium" del suo predecessore (che materialmente aveva compilato lui stesso). Da non dimenticare anche il fatto che al medesimo Paolo IV (quando era ancora cardinale) viene attribuita la frase "populus vult décipi, et decipiatur!", cioé "il popolo vuole essere ingannato, ed allora inganniamolo!", la qual cosa, detta da un futuro pontefice, sembra emblematica di una dose notevole di spregevole disprezzo (anche se per alcuni rappresenta un arguta valutazione pratica).

Un altro particolare umoristico riguarda il Decamerone di Giovanni Boccaccio, messo all'indice "fino a che non fosse stato ripulito".


Cosimo de'Medici, ritenendo che si trattasse di una delle più belle opere in prosa italiana, domandò al pontefice se non si potesse fare qualcosa per permetterne la diffusione e la lettura. E l'impossibile avvenne. Nel 1573 una versione censurata venne posta in commercio. Questa versione può ben essere considerata come uno dei più straordinari e raccomandabili libri "sporchi" della storia. Il censore, Vincenzo Borghini, ebbe un idea geniale: invece di tagliare qua e là, usò il semplice trucco di sostituire ogni prete o vescovo o frate che appariva nel Decamerone, con un laico. Il semplice trucco funzionò a meraviglia, ma, naturalmente, tolse poco o nulla dell'erotismo del libro.

Per il Concilio di Trento (1564, ne parlerò in seguito per altre ragioni) venne preparato un nuovo Indice e così si andò avanti per un bel pezzo.

Gli effetti della Congregazione dell'Indice, istituita nel 1571, furono devastanti per la cultura cattolica. Autori ed editori temevano per la propria vita ed il loro apporto alla scienza ed alla conoscenza non è certo stato quello che poteva essere. Persino nel campo della teologia e della ricerca religiosa, dove i censori imperversarono sulla produzione e sui documenti dei teologi che li avevano preceduti.

All'indice sono stati posti tutti i più grandi scienziati e scrittori della nostra epoca e chiunque ponesse in discussione "immutabilità" della Chiesa ed "infallibilità" del pontefice.


Solo nel 1966 Paolo VI ha ufficialmente (ufficiosamente esiste tutt'oggi) "dismesso" l'"Index".

L'inquisizione romana continuò le sue operazioni senza problemi. Nel 1814 Pio VII° riintrodusse la Sacra Inquisizione per "blasfemia, immoralità, atteggiamento irrispettoso verso la Chiesa, mancata partecipazione alle festività, abbandono della vera fede". Nel 1829 chiunque, negli Stati Pontifici, detenesse un libro scritto da un eretico doveva essere trattato come tale (imprigionato, privato dei propri beni ed ucciso).

Pio VII ha comunque il merito di aver ufficialmente proibito, nel 1816, l'uso della tortura nei tribunali dell'inquisizione (venne però utilizzata ancora per circa vent'anni) e di aver vietato i roghi.

Tuttavia, ancora nel 1856, Pio IX permetteva e favoriva "scomuniche,confische, bandi, prigione a vita e, nei casi più gravi, condanne a morte inflitte segretamente". E fino a tutto il 1870 i processi continuarono di fronte alla "Santa Consulta" con le stesse modalità: solo preti tra i giudici, mai confronti con i testimoni ( o controinterrogatori), mai avvocati difensori.

Il record dell'Inquisizione sarebbe imbarazzante per qualsiasi organizzazione, ma per la Chiesa cattolica lo è in maniera drammatica. Oggi, malgrado l'oggettiva posizione di estrema inciviltà e di assoluta intolleranza che fa parte del suo bagaglio, la Chiesa si pubblicizza come difensore della legge "naturale" e dei diritti dell'uomo. In particolare il papato vede se stesso come campione di morale (è di oggi, marzo 2000, la pubblicazione di una bozza di documento nel quale la Chiesa dovrebbe chiedere scusa (solo a Dio e senza assunzioni di altre responsabilità) per gli orrendi crimini commessi (da qualche mela marcia) nei secoli passati. Un documento di straordinaria e vergognosa ambiguità).

Quello che la storia irrefutabilmente dimostra è invece che per più di sei secoli, senza interruzioni, il papato è stato il campione dell'ingiustizia. Di circa ottanta papi, dal 13° secolo in poi, nessuno ha disapprovato impostazione teologica o inquisizione. Al contrario ognuno di loro ha aggiunto alla faccenda personali tocchi di crudeltà.

L'unica giustificazione all'"eresia" (questa sì, veramente eresia) dei papi sembra poter essere soltanto l'aver preferito di contraddire il Vangelo piuttosto che un predecessore "infallibile".

E la scusa e l'assoluzione dei papi da parte di molti storici cattolici, basata sul fatto che l'eresia costituiva un reato "civile", non sembra ragionevolmente sostenibile sia per le drastiche modifiche apportate dalla Chiesa alle procedure di giudizio e di condanna "civili" sia perché, negli Stati pontifici, la responsabilità era diretta ed assoluta. L'estensione del concetto di "eresia" a tutte le difformità nella pratica religiosa e civile, la reintroduzione della tortura nelle corti di giustizia sono di completa ed assoluta responsabilità papale ed è molto difficile levarsi questo peso di dosso.

Il cattolico De Maistre ha sostenuto , aggiungendo ipocrisia all'orrore, che la Chiesa "non ha direttamente ucciso nessuno", in quanto era pratica corrente affidare i condannati al braccio secolare per l'esecuzione. Salta subito agli occhi la vacuità del ragionamento, quando si provi ad applicarlo agli ebrei, che non uccisero alcuno (men che mai Gesù) ma lo affidarono anche loro al braccio secolare (i romani). Per questo fatto, peraltro assolutamente falso (vedasi : Cristo - la figura storica ) i Giudei hanno pagato per secoli un prezzo che pochi altri popoli sono stati in grado sopportare senza scomparire in un genocidio legalizzato.

Altrettanto ridicole sono le giustificazioni e le scuse attinenti al "sitz im leben", per così dire ambientali e temporali. Persino all'epoca di Diocleziano nessuno veniva torturato ed ucciso "in nome di Gesù crocifisso".


In alcune località, come l'Inghilterra, l'inquisizione fu notevolmente più blanda, ma solo in funzione della salutare mancanza di rispetto per la Chiesa e per il saldo principio che "una persona è innocente sino a che non sia dichiarata colpevole". In sette secoli non un solo vescovo o prelato ha alzato la sua voce di protesta contro l'inquisizione. Mi vengono in mente soltanto Stefano Langton, arcivescovo di Canterbury, che si oppose ad Innocenzo III, sostenendo "La legge naturale obbliga principi e vescovi nello stesso modo; non c'è scappatoia da lei. E' persino fuori del raggio d'azione del Papa", e qualche eretico come Marsilio da Padova o Lutero o Hubmaier.

Il richiamo (per giustificarsi) agli standard dei tempi, è ancora più stridente oggi, con l'atteggiamento retrivo del Papa verso contraccezione, aborto, matrimonio dei preti, donne preti, etc.. Come ha correttamente detto un mio amico teologo: "Invece di proteggere la vita, la salute e la dignità dell'uomo, proteggiamo il suo santo sperma, che non vada perso".





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer