00 06/06/2007 15:00
Parte I


All’arroganza e all’ipocrisia della Chiesa cattolica, che pretende di imporre anche ai non credenti i valori morali di cui si vanta depositaria, occorre opporsi non solo in nome dello stato laico, ma proprio in nome di quei valori di uguaglianza, giustizia e rispetto della vita che le dottrine della Chiesa hanno in realtà sempre negato giustificando, in nome di Dio, crimini d’ogni tipo


Con la recente campagna a difesa dell’embrione e con le successive dichiarazioni papali contro l’aborto, definito “piccolo omicidio”, o contro la rimozione di Dio dalla vita pubblica (1), la Chiesa mira a proporsi come portatrice esclusiva dei grandi valori morali e a far valere la sua morale come legge per tutta la società, rafforzando così il predominio dei sé-dicenti rappresentanti di Dio. A ciò tende anche la rivendicazione delle “radici cristiane” dell’Europa.



La nuova “laicità”

Tale progetto, che vuole restaurare lo stato etico, è stato definito “sana” laicità da Benedetto XVI in un recente incontro con Ciampi e “nuova” laicità dal patriarca di Venezia, Angelo Scola, in un’intervista al “Corriere” del luglio scorso. Mentre la vecchia laicità consisteva nella neutralità dello Stato rispetto alle varie religioni e dottrine morali, secondo la nuova laicità, spiega il patriarca, “Io dico la mia idea, tu la tua, il popolo giudichi qual è la migliore e lo Stato laico la assuma” (2).

Come a dire: “Mentre adesso se tu sei per il divorzio e io no, la legge consente entrambe le scelte; dopo, se la maggioranza non vorrà praticare il divorzio, esso sarà vietato anche a chi intenderebbe valersene.” E così dicasi per l’aborto, i preservativi e - perché no? - la fede in Dio. Messa ai voti e imposta poi per legge (3)…

Questa aggressione alla laicità dello Stato è tanto più pericolosa in quanto è sostenuta in Italia anche dai cosiddetti “atei devoti”, ossia dalla destra di governo, in cerca di “valori” purchessia (beninteso se compatibili con i privilegi) da sostituire al tramontante berlusconismo.

Del tutto inadeguato appare, al confronto, il modo tutto genuflesso con cui l’Unione difende la laicità dello stato dall’eccessiva “ingerenza” ecclesiastica, riconoscendo però la funzione “morale” della Chiesa e i suoi “valori”. E' invece necessario smascherare la falsità di tali valori e la profonda immoralità del cristianesimo, intendendo con questo termine la religione cristiana, ossia quella fondata da Paolo di Tarso e sviluppata dalle varie Chiese (e da quella cattolica in specie, cui limiteremo qui il nostro esame).







L’autocritica di Wojtyla

Non si tratta tanto di denunciare lo scarto fra quello che la Chiesa insegna e i comportamenti pratici dei suoi figli, che spesso “predicano” bene e “razzolano” male cioè sono - secondo l’espressione evangelica - “sepolcri imbiancati” (4).

Ciò viene pacificamente ammesso da molti e anzi usato per mettere in luce quanto siano elevati e “santi” gli insegnamenti della Chiesa, che non sempre i suoi figli riescono a seguire, data la “debolezza della carne”…

In questi limiti è rimasta anche l’autocritica di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000.

Allora egli chiese scusa perché in certe epoche, per imporre il cristianesimo, alcuni “figli e figlie della Chiesa” ricorsero alla violenza.



Ma non chiese scusa perché tale ricorso alla violenza era giustificato e anzi imposto dalla dottrina della Chiesa. “Il Papa ha chiesto perdono solo per gli errori dei ‘figli e delle figlie della Chiesa’, ma non per quelli del ‘Santo Padre’ e della Chiesa stessa”, ha scritto il teologo cattolico Hans Kung (5).







Da Cristo al Cristianesimo


La invincibile ipocrisia della religione cattolica non sta nello scarto fra teoria e pratica ma in quello fra le dottrine, gli insegnamenti, i dogmi della Chiesa e le idee di giustizia, amore, eguaglianza che la tradizione identifica con l’insegnamento di Cristo.

Non ci interessa qui discutere la storicità di Gesù, fino a che punto sia stata rivoluzionaria la sua predicazione o se egli abbia mai pensato di fondare una Chiesa: cosa di cui molti dubitano e di cui c’è labile traccia solo nel versetto di Matteo “Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia chiesa”(6), forse interpolato nel II secolo, in ogni caso del tutto insufficiente a fissare i caratteri della gerarchia, compreso quello celibatario e maschile del sacerdozio…

Quel che ci preme rilevare è che il cattolicesimo, pur riferendosi strumentalmente a Cristo, ha elaborato un corpus dottrinale proprio, cui ha via via incorporato alcuni mutamenti "tattici" imposti dalle circostanze (come la vittoria di idee e regimi laici).

Tale religione non è affatto una religione dell’Amore, degli oppressi e della vita, quale vorrebbe farsi credere, ma al contrario legittima in quanto volute da Dio, come cercheremo di mostrare con alcuni esempi, disuguaglianze sociali, discriminazioni, omicidi e violenze funzionali al potere della Chiesa e delle classi dominanti.

Lo conferma anche il fatto che la Chiesa non denunci come peccatori ma veneri come santi non pochi papi e teologi che hanno teorizzato, ordinato o compiuto questo genere di delitti.










La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)