00 06/08/2007 16:53
.....continua...
....sempre a gloria della famosa merdolica ecclesia.... [SM=x789054]


§ 18.4 - IL PROCESSO: L'INTERROGATORIO

Dopo aver individuato sul corpo della vittima il marchio satanico (cosa che era del tutto scontata e che di per se meritava gia' il rito purificatore del rogo), si procedeva all'interrogatorio, opponendo alle eventuali negazioni dell'accusata le dichiarazioni di comodo dei testi dell'accusa.

I testi dell'accusa erano solitamente dei ruffiani, sovente pagati sottobanco, disposti a giurare qualsiasi cosa come "l'aver visto la strega volare di notte a cavallo di qualcosa" ed altre cretinate del genere. Qualche volta si trattava di persone che ritenevano di essere state lese dai malefici della strega a seguito di grandinate, morti improvvise di parenti ed altro.

Viceversa i testi a difesa erano quasi sempre assenti; chiunque avesse osato deporre a favore dell'accusata veniva automaticamente sospettato di complicita' e correva il rischio di essere a sua volta processato.

L'interrogatorio procedeva secondo schemi quasi standardizzati e presumeva l'ammissione (confessione), senza riserve, di qualsiasi colpa gli inquirenti volessero addosssare alla vittima, pena il ricorso alla tortura.
L'idea della tortura incuteva un tale terrore nelle vittime che, pur di evitarla, molte confessavano in questa fase del processo i piu' fantastici ed orrendi malefici, ritenendo che il rogo fosse ancora un male minore in confronto alla ferocia degli inquisitori.

Un altro motivo che poteva indurre l'accusata a confessare "tutto e subito" era la vaga e non sempre mantenuta promessa dei magistrati di commutare la pena di morte nel carcere a vita, nel bando o altre pene minori.

Malgrado la loro disponibilita' iniziale molte accusate venivano ugualmente passate alla tortura quando l'inquirente, a fronte di risposte confuse dettate dalla paura, sospettava qualche reticenza.


§ 18.5 - IL PROCESSO: LA TORTURA

Occorre anzitutto distinguere tra due tipi fondamentali di tortura:

la tortura punitiva
la tortura inquisitoria
La tortura punitiva consisteva, in determinate occasioni, in un incremento di sofferenza e di dolore applicato ad un condannato prima della sua esecuzione capitale, come attanagliarlo con pinze roventi o altro. Era una cosa abbastanza frequente nel caso di condanna per il reato di lesa maesta'. Anche la gogna, le frustate, il taglio di una mano possono essere considerati atti di tortura punitiva.
Nell'ambito della persecuzione delle streghe questo provvedimento non risulta sia mai stato applicato.




La tortura inquisitoria venne invece pesantemente applicata (c. 90% dei casi) nel corso dei processi contro le presunte streghe. Lo scopo di questo provvedimento era duplice:

la strega doveva confessare di aver commesso tutte le incredibili idiozie di cui l'accusavano gli inquisitori clericali o laici.
La strega doveva denunciare i suoi complici o altre streghe di sua conoscenza allo scopo di attivare una catena di processi che, in definitiva, consentiva ai magistrati ed al clero di avviare una spirale persecutoria solitamente fonte di illeciti e cospicui arricchimenti. Un processo di stregoneria, oltre alla condanna della strega "esca", comportava sempre la confisca dei suoi beni e di quelli della famiglia; questo in base alla consuetudine, entrata in uso dal 1184 ed anni seguenti, che aggiungeva alla pena del rogo anche la confisca.
E' inutile sottolineare che portando la tortura a limiti di sofferenza insostenibili TUTTI sono disposti a confessare TUTTO quello che un inquisitore pazzo vuole si confessi:

Hai partecipato al sabba? Devi solo rispondere si o no ma ricordati che se rispondi no la tortura continua.

Il primo caso noto di applicazione della tortura a scopo inquisitorio risale al 1228, presso il tribunale della citta' di Verona. L'esempio fu poi baldanzosamente seguito dal clero nel 1252 con la papale benedizione ed il sostegno di Innocenzo IV.

L'applicazione della tortura non competeva solo alle presunte streghe, anche i testimoni dell'accusa che si dimostravano reticenti potevano essere torturati onde ottenere testimonianze "adeguate" ed in linea con quello che gli inquisitori volevano sentirsi dire.

Si cercava di fare in modo - ma non sempre era possibile - che la vittima non morisse durante i tormenti; era necessario arrivare alla fine del processo e procedere, con gran chiasso, alla esecuzione in pubblico in modo che questa servisse da esempio.

Qualora pero' la vittima morisse a causa dei tormenti i giudici non erano ritenuti responsabili; la colpa era attribuita al Diavolo che aveva anticipato la scadenza del patto, stipulato secondo quanto descritto in § 18.3, impossessandosi della sua preda prima che fosse ridotta in cenere sul rogo.

Non e' mai stato accertato quanti accusati siano morti in carcere per le sofferenze subite e quanti altri si siano suicidati per non essere sottoposti ad altri tormenti. Un fatto e' certo che nel 95% dei casi di esecuzione capitale si e' trattato di accusati "confessi" in seguito alle torture subite.

La tortura poteva essere applicata piu' volte in caso di sospetta reticenza o di ammissioni confuse. Nella citta di Dreissigacher (Germania) si e' arrivati al caso limite di torturare una vittima per 56 volte consecutive.
Amor di Dio e carita' cristiana hanno fatto si' che gli inquisitori escogitassero tormenti talmente raffinati che vale la pena di citarne qualcuno; il lettore impressionabile puo' saltare a fine paragrafo:

I tratti di corda. Venivano applicati normalmente per tre volte consecutive. Le mani della vittima venivano legate dietro la schiena e poi fissate ad una corda servita da carrucola. Sollevando la vittima da terra, con strappi piu' o meno violenti, si produceva la lussazione degli omeri. Questo era il tipo di tortura piu' frequente.
Lo squassamento. E' una variante del metodo precedente. La vittima veniva appesantita con carichi legati ai piedi, variabili tra i 15 ed i 25 chilogrammi. Uno strappo estremamente violento della corda produceva la fuoriuscita delle articolazioni delle braccia e, sovente, la rottura dei polsi.
Il cavalletto. Tavolaccio sul quale la vittima era distesa con polsi e caviglie legati a funi che facevano capo ad un argano. L'azione dell'argano provocava lo stiramento degli arti con effetti simili ai due trattamenti precedenti. Questo tipo di tortura poteva essere protratto anche per 30-40 ore e con tensione crescente delle corde.
La ruota (v. figura esplicativa)
Le compressioni. Tra le piu' comuni:
viti per stritolare arti e dita
ganasce a vite per la testa
stritolatori per genitali maschili
stivali con viti, da applicarsi a gambe e piedi.
La sedia di ferro. Era una specialita' tedesca. La vittima veniva fatta sedere nuda su di una sedia di ferro arroventata.
Pinze e tenaglie:
Le pinze venivano usate per strappare le unghie (Scozia)
Le tenaglie arroventate si usavano per strappare lembi di pelle.
Tormenti diversi. Applicati in varie localita' secondo l'estro degli inquisitori:
la vittima veniva costretta ad ingurgitare enormi quantita' d'acqua (Spagna e Francia)
le narici delle vittime venivano riempite di acqua e calce viva
la vittima veniva stesa bocconi su di un letto di rovi e poi si passava lungo la spina dorsale un pesante rullo munito di aculei
bruciature con alcool e zolfo cosparsi sul corpo delle vittime
la vittima veniva incatenata ad un muro (o in piedi su di uno sgabello) e costretta a bastonate ad una veglia forzata per parecchi giorni, sino al totale istupidimento
la culla di Giuda dove l'interrogato, legato mani e piedi, veniva fatto dondolare su di un cuneo che gli tagliava lentamente la pancia
asportazione dei capezzoli femminili con lame taglientissime e cauterizzazione delle piaghe con colata di piombo fuso (specialita' di alcuni inquisitori papali dell'Italia meridionale)
Mutilazioni varie. Asportazione di occhi, orecchi, dita.


Al dolore fisico delle vittime occorre anche aggiungere (e non era cosa da poco) la cocente umiliazione dovuta alla totale nudita' e alla perdita di deiezioni conseguenti all'incapacita' di controllare i propri sfinteri.
Notare che a quei tempi la chiesa considerava peccaminoso spogliarsi nudi anche per prendere un bagno. In certe occasioni il bagno era permesso solo in presenza di un prete salmodiante (e probabilmente sporco come un maiale).

Tanto per citare qualche esempio:

A Ringingen (Germania); la presunta strega Anna Spulerin fu privata degli occhi, delle orecchie e le furono strappate le braccia.
Al presunto mago Fian gli zelanti inquisitori scozzesi applicarono gli stivali con tanta ferocia da frantumargli le ossa delle gambe e dei piedi sino a procurargli la fuoriuscita del midollo osseo.



§ 18.6 - IL PROCESSO: LA CONFESSIONE

Oggetto della confessione era tutto cio' che il magistrato voleva sentirsi dire, sulla base di schemi prefissati, per cui il termine stesso "confessione" e' del tutto pleonastico; si dovrebbe piuttosto parlare di


"ammissione cieca e senza riserve di fatti impossibili ed inesistenti"

C'erano comunque, nell'ambito dello schema confessionale, dei punti chiave, accuratamente verbalizzati, dai quali non si poteva prescindere.
IL PATTO COL DIAVOLO. Dove, come e quando la strega aveva stipulato il patto demoniaco, nei termini gia' riportati nel § 18.3. Patto che comunque era dato come dimostrato, senza ombra di dubbio, dal marchio puntualmente rinvenuto sul corpo dell'accusata.
IL VOLO. Dato per scontato che tutte le streghe potevano "volare", l'accusata doveva chiarire dove, quando e perche' aveva volato e con quali degli accorgimenti dettagliati nel § 19.
LA PARTECIPAZIONE AL SABBA. Nessuna strega poteva esimersi dal partecipare al sabba e rendere omaggio al Diavolo; quindi l'accusata doveva dare ampie informazioni sullo svolgimento della sarabanda, nei termini dettagliati al § 20.
IL NOME DEI COMPLICI. Forse il punto piu' importante della confessione e di tutto il processo. Si trattava di acquisire i nominativi di altri possibili colpevoli (complici di malefici, partecipanti al sabba) da processare, preferibilmente ricchi o almeno benestanti, per poterli convenientemente spolpare.
Alcune streghe cercavano di superare l'imbarazzo denunciando i nomi di persone gia' decedute, cosa che gli inquirenti non accettavano e che comportava per l'accusata un nuovo giro in camera di tortura.
Altre furono costrette con atroci tormenti a denunciare i propri familiari sui quali l'inquisizione aveva gia' messo gli occhi ed attendeva solo una scusa valida per poterli catturare.
Infine molte accusate, conscie di non aver piu' nulla da perdere, colsero l'occasione per una tardiva vendetta (...si go da morir mi, vòi che ne mora anco delle altre), denunciando:
coloro che in qualche occasione avevano astiosamente negato elemosina ed aiuto
vescovi e preti appartenenti all'inquisizione
nobili superbi ed intolleranti
ricchi mercanti che tenevano egoisticamente stretti i cordoni della borsa
gli stessi magistrati del tribunale e le loro mogli
ecc.
Anche se molti nomi eccellenti vennero lasciati cadere, per ovvi motivi, nondimeno tutto questo contribui' in seguito a generare quella massa di processi a catena, ai quali si accenna al § 21.
MALEFICI E COLPE DIVERSE. Quelli che si ritenevano direttamente attuati dalla strega quali avvelenamenti, grandinate, naufragi, pestilenza del bestiame, unzioni, ecc. puntigliosamente elencati e dettagliati.
Quest'ultima parte non era pero' molto importante; era una ulteriore motivazione (come se le altre non bastassero) per giustificare feroci sentenze e rendere soddisfazione ai delatori, a coloro che si ritenevano danneggiati ed agli sciocchi in generale.


§ 18.7 - IL PROCESSO: LA VIGILIA

Terminato il processo e pronunciata con molta enfasi la sentenza, le streghe condannate a morte venivano abbandonate su un mucchio di paglia in qualche fetida cella. Devastate dalla tortura e pressocche' incapaci di muoversi, attendevano il giorno dell'esecuzione che, sovente, veniva rimandato allo scopo di farlo coincidere con un giorno festivo, per permettere ad un vasto pubblico e a qualche autorita' di assistere al macello.

Ma per alcune streghe, giovani o ancora piacenti, questa attesa poteva trasformarsi in un ulteriore incubo. Gruppi di giovani per bene e timorati di Dio si mettevano d'accordo per perpetrare uno stupro collettivo della vittima, mediante la complicita' dei carcerieri che, in cambio di un po' di denaro, permettevano l'accesso alla cella e le reiterate violenze sessuali sui corpi di disgraziate incapaci di difendersi, straziate dalla tortura e con le membra disarticolate.

Era cosa abbastanza comune se si tiene conto, secondo la mentalita' d'allora che:
l'atto non era considerato peccato e non necessitava poi di confessione e penitenza.
Tutto sommato i bravi giovani (tra i quali anche qualche inquisitore) si rendevano meritevoli al cospetto di Dio per questo supplemento di sofferenza inflitto ad una creatura ritenuta e dichiarata "demoniaca".
I carcerieri si accontentavano di poco (sconto comitiva!) e quindi l'atto costava meno di quanto pretendesse una comune prostituta. E poi in questo caso si trattava di peccato da riportare in confessione.
L'esuberanza di queste pie comitive a volte era tale che la strega ne moriva; non bisogna dimenticare che poteva essere considerata e giudicata come strega anche qualsiasi bambina che avesse compiuto gli otto anni.


§ 18.8 - IL PROCESSO: L'ESECUZIONE

Sempre pubblica e molto spettacolarizzata, l'esecuzione contemplava come atto finale il rogo, inteso come atto di purificazione del mondo dalla presenza di un essere demoniaco, le cui ceneri dovevano poi essere disperse in qualche corso d'acqua.

Fermo restando quanto sopra, le modalita' di esecuzione potevano variare secondo gli usi locali e l'estro dei persecutori.
Nel timore che qualche condannata potesse all'ultimo momento ritrattare in pubblico la sua confessione, in qualche caso si provvedeva ad inchiodare materialmente le labbra della vittima ad una tavoletta di legno, prima di trascinarla sul luogo del supplizio.

(A Giordano Bruno venne applicato un boccaglio di legno dotato di chiodi conficcati nella lingua e nel palato)
In particolare, prima di essere arsa:
in Inghilterra la vittima veniva impiccata
in Germania, Scozia e alcune regioni francesi le vittime venivano strangolate con la garrota
nel Principato di Ellwanghen le vittime erano passate a fil di spada
in Svezia le vittime erano preventivamente decapitate.


In Italia, Francia e Spagna le vittime erano bruciate vive, subendo l'ultimo oltraggio di qualche chierico ipocrita che alzava davanti ai loro occhi una lunga croce nera.




Particolarmente spettacolari furono alcune cerimonie organizzate dagli inquisitori papali di Spagna, gli autodafe', durante i quali decine, se non centinaia, di vittime (streghe, eretici, ebrei, ....) venivano spietatamente massacrate.

Da non dimenticare la "variante" di Nicolas Remy. Quest'ultimo aveva introdotto l'obbligo di far assistere al rogo delle madri i figli minori di 10 anni facendoli nel contempo frustare a sangue.


§ 19 - IL VOLO DELLA STREGA

Per potersi recare al sabba, concetto base fondamentale della demonologia e giustificazione della caccia alle streghe, era necessario che la strega stessa potesse volare.
Problema che i "Corvi" del § 14 risolvettero facilmente basandosi su di un illustre precedente. Gli autori in questione, visto che persino il Cristo nel deserto era stato portato in volo dal Diavolo, con una logica assolutamente stringente, ne dedussero che egli avrebbe potuto benissimo portare in volo anche le streghe. Niente di piu' facile.

Occorreva pero' che anche le streghe, dal canto loro, collaborassero alla bisogna, per cui vennero inventati tutta una serie di accorgimenti e di artifici per facilitare il lavoro del Diavolo.
Come mezzo di trasporto l'attenzione si concentro' sulla scopa, (in alcuni casi su di un bastone), essendo la scopa stessa un tipico strumento quasi esclusivamente usato in casa dalle donne e quindi naturalmente abbinabile al concetto di donna-strega. Ai maghi ed ai demoni invece si addiceva di piu' il forcone.
Qualcuno piu' fantasioso penso' anche ad altri mezzi per volare; vediamo di sintetizzare tutte le trovate che ne vennero fuori.

La strega puo' volare a cavallo di una scopa o di un bastone dopo essersi denudata ed aver strofinato il proprio corpo con qualche magico unguento. Gli unguenti migliori erano ovviamente quelli a base di grasso di neonato.
Mediante il volo la strega puo' anche sfuggire ad un eventuale arresto.
La strega in volo puo' percorrere in un istante grandissime distanze e quindi recarsi al sabba anche in localita' molto remote.
Il potere dell'unguento magico doveva essere tale da far si che nessuno potesse notare la sua assenza da casa. Trattandosi di streghe coniugate il Diavolo creava un simulacro della donna che continuava a giacere nel letto accanto al marito. Caso mai si fosse svegliato!
La strega poteva volare anche in groppa ad animali quali il cavallo, l'asino, il caprone e persino il lupo.





la strega poteva trasformarsi in una mosca e volare nascosta dentro l'orecchio di un caprone
Le streghe erano dedite al volo notturno non solo per recarsi al sabba ma anche per raggiungere rapidamente i luoghi ove intendevano eseguire qualche maleficio.
Un volo non poteva essere attivato se oltre a tutti gli accorgimenti descritti non venivano pronunciate speciali formule magiche. Ad esempio:

per recarsi al sabba (su scopa o caprone): Harr, harr shebath hemen ethan
per altre occasioni: Cavallo e cappello, cavallo va! Ha! Ha! Ha!
La credenza che la strega potesse volare di notte a suo piacimento era l'aspetto che impressionava maggiormente la massa ignorante del popolino. Nel corso di vari processi ci furono molti testimoni pronti a giurare di aver assistito, di notte, al volo di una strega.
A Rouen poi, nel 1670, la cosa raggiunse il livello di una allucinazione collettiva. Gruppi di persone affermarono di aver visto, per 30 minuti (!), centinaia di streghe nude volare in cielo, intente a diffondere una malattia epidemica che, a quel tempo, aveva gia' fatto parecchie vittime.


§ 20 - IL SABBA

Vediamo ora di capire che cosa succedeva durante un sabba, secondo quanto inventato dalla fervida, perversa immaginazione degli autori di § 14, che hanno inconsciamente proiettato nei loro scritti le immagini dei loro stessi e ben nascosti turpi desideri.




E' stato Pierre Mamoris che, nel 1490, ha dato una definizione accurata del sabba, raccattando in tutte le pattumiere dei suoi tempi le favole, gli incubi, le ossessioni e gli atteggiamenti, mal condivisi e mal repressi, della chiesa nei confronti del sesso.

Il sabba era dunque una grande, periodica ed infernale sarabanda notturna con la quale si rendeva onore al Diavolo, rinnovando il patto infernale che legava le streghe al male.
E' necessario non confondere i sabba con gli esbat. Questi ultimi pare fossero riunioni settimanali di streghe appartenenti a qualche oscura congrega, per discutere di problemi ....associativi(?).
Il sabba si svolgeva generalmente in localita' sconosciute e molto remote secondo un preciso calendario stagionale, nelle notti che precedevano:

la Candelora (2 Febbraio)
il Calendimaggio (1° Maggio)
Vigilia di Ognissanti (31 Ottobre = Halloween)
oppure, secondo altri autori:

Vigilia del 2 Febbraio
Vigilia del 1° Luglio
Vigilia del 1° Agosto
Vigilia del 1° Settembre
Vigilia del 1° Novembre
Scendendo nei particolari:

Come si giungeva al sabba?
Utilizzando i mezzi di trasporto gia' descritti in § 19.
Chi erano i partecipanti?
Ovviamente tutte le streghe ed i maghi. Era di rigore presentarsi nudi e scarmigliati.
Il Diavolo stesso che, in caso di precedenti impegni, poteva farsi sostituire da qualche altro prestigioso demone.
Numerosi demoni vari tra i quali gli incúbi ed i succúbi.
Un certo numero di caproni puzzolenti.
Il banchetto: cosa si mangiava?
Solitamente il piatto forte era costituito dai neonati non ancora battezzati, rapiti alle loro madri ed alle nutrici. I cuccioli venivano cotti a puntino ed allegramente sbranati.





Altre carni e cibi immondi, a volte donati dal Diavolo, oppure portati da casa. Dovevano comunque essere puzzolenti e disgustosi oltre ogni limite.
Le bevande consumate erano tra le piu' immonde che si possano immaginare. Pare che la preferita fosse orina di cavallo.
Una regola era tassativa: tutti i cibi dovevano essere cotti e mangiati senza sale. La presenza di un solo pizzico di sale avrebbe provocato l'indignazione, la fuga del Diavolo e la conseguente caduta in disgrazia di tutti i partecipanti.
Le danze
Totalmente caotiche ed infernali. Si procedeva all'indietro al suono di un violino suonato da un caprone.
Tutti i danzatori dovevano essere nudi ed esibire oscenamente le loro pudenda.
Le danze erano accompagnate da suoni stridenti, dissonanti e con un corollario di orrende bestemmie.
I partecipanti (streghe) potevano ballare tra di loro oppure accompagnarsi ai demoni presenti o ai caproni.
L'orgia sessuale
Col Diavolo in persona (i soliti fortunati!).
Con demoni incúbi e succúbi.
Con altre streghe.
Con un caprone puzzolente.
Senza alcuna limitazione nella copulazione, la sodomizzazione o nel soddisfare i desideri piu' osceni e snaturati.
Cerimonie diverse
La recitazione al rovescio del Credo di Nicea.
La benedizione solenne dei partecipanti con un aspersorio nero intinto in qualche liquido immondo.
Consacrazione di ostie fatte con frattaglie varie.
Parodia dell'eucaristia con introduzione dell'ostia nel sedere dei comunicandi.
Canti corali di inni convenientemente osceni e blasfemi.
Ecc. ecc.
Tutto questo nel corso della nottata. Al primo canto del gallo tutti a casa!
Alcuni "dotti" demonologi hanno dichiarato che ai sabba potevano partecipare dalle 500 alle ...100.000 streghe.

Tutto quanto descritto potra' sembrare eccessivamente assurdo e disgustoso ma il lettore potra' conoscere di piu' e di peggio consultando direttamente le opere di "virtuosi" come De Lancre, F.M.Guazzo, Sprenger e Kramer ed altri valenti autori elencati in § 14, di cui esistono edizioni anche recenti, debitamente tradotte.


§ 21 - PROCESSI CONCATENATI

Restando ferme le motivazioni di base che hanno dato origine al genocidio delle streghe, tutte riconducibili alla ricerca di un capro espiatorio per sopire la rabbia e le frustrazioni delle masse, nel corso degli eventi un altro aspetto divenne importante: la ricerca dei complici e l'attivazione di altri numerosi processi in qualche modo concatenati ad un primo procedimento.

Il primo processo riguardava, di massima, una povera e miserabile morta di fame alla quale non si poteva confiscare nulla, neanche per coprire le spese di giudizio e il suo mantenimento in carcere.
Quello che pero' interessava gli inquisitori era la possibilita' di estorcere a questa prima "esca" i nomi di altre persone facoltose da trascinare a loro volta in giudizio con l'aspettativa di un ritorno finanziario di tutto rispetto.

Questo scateno', a lungo andare, un effetto domino con centinaia di altri dibattimenti, che si protraevano per anni, dando l'opportunita' all'apparato giudiziario di mettere in crisi grandi nuclei familiari che si vedevano costretti alla fuga abbandonando terreni ed immobili che venivano immediatamente e "legalmente" confiscati.




Era sufficiente che una prima strega confessasse di avere visto partecipare al sabba Tizio oppure Caio o altri nomi che le venivano suggeriti con destrezza e che la strega stessa poi confessava per porre fine ai suoi tormenti.

Il fenomeno assunse dimensioni incredibili e, tanto per dare qualche esempio:

a Treviri, da un gruppo di 306 streghe, processate inizialmente, si ricavo' l'impressionante cifra di 1500 complici a loro volta perseguiti;
a Rouen, nove accusate iniziali trascinarono in giudizio altre 525 persone;
la presunta strega Karin Persdotter, in Finlandia, fini' sul rogo in compania di altre 13 vittime;
nel 1585 in Germania, i cittadini di Rottemburg si sollevarono contro gli inquisitori perche' la citta' era ormai quasi priva di donne;
sempre in Germania e nello stesso periodo, dopo furibonde persecuzioni, alcuni villaggi erano rimasti privi di donne o con una donna sola.


§ 22 - AFFARI E POLITICA

Nel corso degli anni divenne sempre piu' evidente come la caccia alle streghe, oltre ad essere un ignobile mezzo per eliminare coloro che in qualche modo davano fastidio alla societa' in generale ed alla chiesa in particolare, assumesse sempre di piu' le caratteristiche di una lucrosa attivita' "industriale".

A parte quelle streghe poveraccie e nullatenenti per le quali il processo procedeva speditamente per evitare eccessive spese di mantenimento in carcere, per le vittime benestanti le cose andavano generalmente a rilento in quanto le spese di mantenimento erano a carico della famiglia del carcerato, come pure le spese di giudizio; salvo, alla fine, rovinare il nucleo familiare con la inevitabile confisca dei beni.

Occorre comunque notare che i processi di stregoneria a sfondo politico-affaristico maturarono prevalentemente in ambito cittadino e molti imputati erano di sesso maschile.

In un periodo di perdurante crisi economica migliaia di persone, in qualche modo legate all'apparato giudiziario, trovarono nel massacro delle streghe una fonte di guadagno e, a volte, di arricchimento.
Tra i principali lucratori del sistema si rammentano:
gli inquisitori clericali ai quali spettava una cospicua "quota pontificale" sui beni carpiti ai condannati e alle loro famiglie
i magistrati laici pagati e premiati secondo il loro zelo
i notai e i cancellieri dei tribunali
gli scrivani
i carcerieri
gli esperti torturatori
il boia ed i suoi aiutanti
i taglialegna (minimo 40-50 grosse fascine per ogni rogo individuale)
gli esorcisti (protezione durante i processi contro influenze demoniache)
i cacciatori di taglie, liberi professionisti ingaggiati dalle autorita' per incrementare il business del massacro
i testimoni di comodo
i delatori
ecc.
A Treviri, tristemente famosa per i suoi processi di massa, inquisitori e magistrati accumularono, verso la fine del 1500, ingenti ricchezze mediante la spartizione e la vendita dei patrimoni confiscati.
A partire dalla seconda meta' del 1500 e praticamente in tutta l'Europa, l'aspetto finanziario divenne la principale motivazione per l'istruzione dei processi di stregoneria.

Altre numerose e comode motivazioni per le accuse di stregoneria furono quelle politiche mediante le quali si cercava di impedire l'ascesa al potere (poteri locali) di qualcuno o di abbattere quelli che tale potere gia' lo detenevano.
Si stimano in migliaia i casi di questo genere, rammentando che quasi sempre a farne le spese erano le mogli dei perseguiti: la condanna della moglie trascinava inevitabilmente nel disastro anche il marito e la famiglia.

Qulche volta erano i membri della stessa famiglia che si accanivano l'uno contro l'altro per conflitti di interessi, di successione ed altre inconfessabili motivazioni.
Lo stesso dicasi per quei mercanti che cercavano di eliminare la concorrenza ricorrendo ad accuse che, per quanto ridicole, potevano condurre alla rovina il concorrente avversario.

Molti autori rammentano, come emblematico, il caso di Anna Pedersdotter Absalon, finita sul rogo dopo tre processi. I processi vennero celebrati a Bergen, in Norvegia.
Anna era la moglie di Absalon Pedersdotter Beyer, un prete luterano entrato in conflitto con gli altri preti locali per futili motivi religiosi. La donna usci' indenne dai primi due processi grazie agli appoggi di cui godeva il marito.
Morto il marito, gli avversari, da buoni cristiani, fecero le loro vendette reclamando un terzo processo che spedi' Anna sul rogo nel 1590. La donna venne accusata di:
aver provocato il "coma" di un uomo
aver dato ad un bambino di quattro anni un "biscotto stregato"
aver trasformato la serva di casa in un "cavallo" del quale si era poi servita per volare al sabba.


§ 23 - GRANDI CACCIATORI

Le grandi cacce furono particolarmente dovute alla solerzia dei:

tribunali ecclesiastici
tribunali secolari (con sollecito e nulla osta delle diocesi)
cacciatori professionisti (privati cittadini assoldati dalle autorita').
Questi ultimi erano, a tutti gli effetti, dei veri e propri cacciatori di "taglie", squinzagliati e sovvenzionati dal clero o da magistrati secolari, con il compito di individuare le possibili vittime e raccogliere e/o fabbricare e produrre falsi elementi di prova sufficienti ad istruire un processo.
Per evidenti motivi di interesse i cacciatori puntavano preferibilmente su possibili vittime economicamente dotate o comunque benestanti.
Elenchiamo i nomi di alcuni turpi individui (fanatici o cacciatori) passati alla storia per il loro brutale accanimento.

Danimarca: si ricorda in modo particolare il vescovo luterano Peder Palladius per la sua caccia scatenata nel 1544, conclusa con 52 condanne a morte.


Finlandia: nel 1640 si distinse il vescovo luterano Isaac Rothovius e, tra il 1666 ed il 1674, sali' alla ribalta anche un giudice del tribunale secolare di Ahvenanmaa, Nils Psilander, promotore di una gigantesca caccia a catena, nella quale si distinse per le torture raffinate impiegate nella ricerca del "marchio del diavolo" sul corpo delle vittime.


Francia: nella sola Lorena, Nicolas Remy, tra il 1586 ed il 1595, fece arrostire 800 presunte streghe. Il "galantuomo", alla fine della carriera si vantava di aver fatto 2000 vittime.


Germania:
il giudice luterano Benedickt Carpzov contese il primato a Torquemada collezionando nella sua carriera 20.000 condanne a morte.

Fuchs von Dornheim, principe-vescovo di Bamberga, detto anche il "vescovo delle streghe". Il buon Fuchs non badava a spese; fece costruire una casa delle streghe con una straordinaria sala di tortura dalle pareti rivestite di scaffali contenenti migliaia di bibbie; questo perche' le urla dei seviziati non trapelassero all'esterno. Quanto all'attrezzatura era il meglio del suo tempo e comprendeva terrificanti strumenti da applicare agli organi sessuali di ambo i sessi. E visto che l'investimento doveva "rendere", nel giro di 10 anni (fine 1600), il principe-vescovo mando' all'altro mondo 600 vittime dopo aver personalmente infierito sugli organi sessuali delle stesse.

Il principe cattolico Filippo von Ehrenburg di Würzburg, nel giro di 10 anni, all'inizio del 1600, totalizzo' la bella cifra di 900 esecuzioni, comprendendo pure alcuni suoi parenti. Tra le vittime figurano anche 17 bambini di eta' compresa tra i 5 e i 7 anni accusati di aver avuto rapporti sessuali con Satana.


Inghilterra: negli anni 1645-1647 Mattew Hopkins mando' a morte parecchie centinaia di vittime.


Italia:
Antonio da Casale inquisitore, nelle ultime decadi del 1400 ha imperversato nella Lombardia meridionale alla media di 100 roghi all'anno e con una punta di 400 vittime. In particolare, nel comasco e intorno al 1600, alcuni cacciatori di streghe si dimostrarono cosi' zelanti da causare vere e proprie sommosse nella popolazione.

Il frate Mino di San Quirico, inquisitore a Firenze dal 1332 al 1334, viene cacciato a furor di popolo per la sua irrefrenabile avidita' e per le sue angherie.
Il papa Ghislieri (S. Pio v)


Scozia: John Kinkaid e John Dich vennero addirittura arrestati, nel 1662, per la ferocia, l'accanimento nella tortura e gli inganni perpetrati durante i processi contro centinaia di presunte streghe.


Spagna: come dimenticare il migliore? Il grande Torquemada che nel corso della sua carriera colleziono' quasi 45.000 vittime, con un exploit di 10.000 roghi in soli 18 mesi. (Cifre comprensive anche delle persecuzioni agli ebrei e ad altri eretici).

Juan Antonio Llorente, storico dell'Inquisizione (Rif. 245), attribuisce a Torquemada, nel corso di 15 anni di mandato:
10.280 vittime morte tra le fiamme dei roghi
6.860 condannati bruciati in effigie perche' latitanti o morti in carcere per le torture subite
27.321 persone punite con carcere perpetuo, pene infamanti (obbligo del sanbenito) e confisca dei beni.
N. 114.401 famiglie indagate e/o completamente rovinate.


§ 24 - LA MISURA DEL MASSACRO

Quantificare l'entita' del massacro non e' soltanto difficile ma e' praticamente


IMPOSSIBILE.

Anche se molti studiosi si sono cimentati nell'arduo tentativo di determinare delle cifre accettabili e condivisibili dai piu', i valori che vengono proposti sono del tutto inattendibili.
Di molte migliaia (o milioni) di processi si e' ormai persa ogni traccia. E questo per vari motivi:

incendi
saccheggi
studi su particolari aree, incompleti o non eseguiti
distruzioni accidentale di archivi
distruzioni volute di archivi
Le distruzioni volute riguardano in particolar modo gli archivi dei tribunali ecclesiastici, in quanto il clero ha sempre e sistematicamente distrutto e/o occultato tutti i documenti ed i reperti storici che potevano essere considerati dannosi alla propria immagine di facciata.
In molte occasioni i verbali dei processi venivano bruciati sul rogo unitamente alla strega affinche' fosse distrutta qualsiasi testimonianza della sua esistenza satanica.

Quindi le cifre che seguono vanno considerate come ordini di grandezza e come espressione delle opinioni degli autori che le hanno determinate.
E' comunque possibile raggruppare tali valutazioni (sono sempre delle stime!), che vengono da piu' parti proposte, in tre grandi gruppi:

stime minime
stime medie
stime massime
Si da' naturalmente per scontato che le stime minime e massime riflettono il pensiero e la collocazione degli autori nei riguardi della chiesa; le stime medie riflettono l'atteggiamento di autori apparentemente neutrali ma non per questo devono essere ritenute come piu' attendibili. L'accettazione di tali cifre e' quindi totalmente a carico del lettore.
Abbiamo pertanto come valutazione:

Minima: circa 300.000 processi e 145.000 esecuzioni (Rif. 240)
Media: 1.200.000/1.500.000 processi e 900.000/1.200.000 esecuzioni
Massima: circa 12.000.000 processi e 9.000.000 esecuzioni (Rif. 305)
Sul quotidiano "La Repubblica" del 4/10/1985 e' stato pubblicato un articolo dello studioso Hans Kuhn, nel quale si afferma che il numero delle "streghe" uccise, a partire dal 1484 e sino al 1782, ammonta all'impressionante cifra di 9 milioni.
Come si puo' constatare il divario e' enorme.
La situazione migliora un poco, ma non molto, quando si prendono in considerazione cifre parziali riferite a particolari aree geografiche (regioni) che sono state oggetto di studi, piu' o meno approfonditi, sulla base di ritrovati documenti processuali. Non c'e' comunque certezza che tutto sia stato ritrovato e studiato.
Molti di questi dati derivano da estrapolazioni, basate su cio' che e' noto, anche molto accurate ma comunque non certe.
Per venire incontro alla naturale curiosita' del lettore alcuni valori (i piu' attendibili) sono stati raggruppati nella tabella che segue con l'avvertenza che i dubbi restano sempre legittimi.




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AREA/TERRIT. REGIONE/CITTA POPOLAZ. PROCESSI ESECUZ.
ITALIA ## (1) = 4000 1500
. Venezia = 700 .
. Como (2) = . 300
. Triora (3) = . 40
GERMANIA ## = 50000 30000
. Bamberg = . 1500
. Costanza = . 50
. Eichstatt (4) = . 274
. Quedlinburg (5) = . 133
. Ellwangen (6) = . 400
. Treviri = . 7000
. Wurzburg = . 900
SPAGNA ## (7) = 6000 .
. Paesi Baschi = . 600
SCANDINAVIA ## = 5000 2000
. Danimarca 580000 2000 1000
. Norvegia (8) = 1400 350
. Svezia Nord (9) = . 200
. Finlandia = 152 28
EUR. EST/RUSSIA ## = 4000 .
. Pskov(Russia) (10) = . 12
SVIZZERA ## (11) = 10000 8000
. Ginevra = . 660
. Vaud = 4000 3000
FRANCIA/BELGIO ## = . .
. Lorena = 3000 2700
. Regione parigina = 4000 .
. Mora = . 300
. Ardenne (12 = . 300
. Fiandre = . 98
. Tolosa = . 400
INGHILTERRA (+ isole brit.) (13) = 5000 2500
SCOZIA ## (14) 1000000 2500 750
POLONIA ## = 15000 .
UNGHERIA ## (15) = 1500 450
LUSSEMBURGO ## = . 358
AUSTRIA ## = 1700 1200
BOEMIA ## = . 1000


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In Italia le aree principali dove avvennero i piu orrendi massacri furono:
Benevento
Como e teritori attigui
Engadina (territorio di Poschiavo)
Friuli
Milano
Modena
Trentino
Valcamonica
Valtellina
Il tribunale della diocesi di Como ha mandato al rogo 300 presunte streghe in meno di un mese.
Durante il processo alle streghe di Triora (Liguria), che e' costato la vita a 40 presunte streghe, quel sant'uomo che era l'arcivescovo di Albenga autorizzo' ai suoi inquisitori la riesumazione dell'ordalia di fuoco, in disuso ormai da secoli. Il risultato fu che alcune vittime ebbero i piedi carbonizzati; altre morirono durante la prova, ed altre ancora incapaci di reggersi sugli arti bruciati dovettero percorrere la distanza, che separava il luogo dell'ordalia dal tribunale, trascinate sul terreno in ginocchio, con conseguente scarnificazione delle articolazioni.
(Sui fatti di Triora vedere su questo sito Triora, la Salem d'Italia)
In un solo anno.
Uccise in un solo giorno e bruciate su di un rogo gigantesco.
In otto anni: dal 1611 al 1618.
Di cui c.4000 gestiti dai tribunali ecclesiastici, gli altri dai tribunali secolari per conto dell'inquisizione.
Nel 1650.
In nove anni: dal 1668 al 1676.
Bruciate in un solo giorno.
In Svizzera e in alcune occasioni il totale delle vittime e' stato pari al 90% dei processi.
Si tratta di esecuzioni illegali avvenute all'inizio del 1600.
Protestante dal 1560.
Protestante dal 1560.
Nel 1728-29, a Szeged, 13 donne condannate a morte per aver "provocato" la grandine.

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E' stato calcolato che il tasso delle condanne a morte, secondo varie localita' ed epoche, si sia aggirato sul 25-47% dei processi, con punte massime eccezionali del 92% (Svizzera).
Nei casi in cui non veniva comminata la condanna a morte, le pene minori(!) potevano consistere nella marchiatura a fuoco, accecamento, estirpazione della lingua, mutilazioni varie, ecc. In pochi casi fortunati il presunto colpevole poteva essere liberato e mandato in esilio.

I territori dove venne celebrato il maggior numero di processi per stregoneria, circa il 75%, sono stati:

Francia
Svizzera
Germania
Paesi Bassi
Nell'insieme di questi territori era allora concentrato circa il 50% dell'intera popolazione europea.
Centri particolarmente attivi sono stati:

Alsazia
Baviera
Brandeburgo
Lorena
Savoia
Scozia
Regione Tolosana
Regione Trentina
E' stato stimato che nei detti territori, tra il 1550 ed il 1600 (50 anni!), siano state uccise oltre 300.000 persone.
Il massimo della barbarie, per accanimento, ferocia nelle torture e numero di esecuzioni si verifico' in Germania (nei territori di lingua tedesca).

Visto anche quello che e' successo all'epoca del nazismo vien fatto di pensare che si tratti di una caratteristica genetica, un problema di DNA


......continua.......... omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]



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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo