00 15/09/2007 00:35

Per una strana coincidenza, la giornata di oggi ha proposto due riflessioni sulla laicità. La prima, dal titolo L'autentica laicità è necessaria, è stata scritta da Giuseppe Della Torre ed è stata pubblicata su “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi. Il contenuto è intuibile. L’aggettivo “sana”, così caro al papa, è stato utilizzato ben tre volte. Il succo sta, probabilmente, in questo periodo:

[…] La sana laicità dello Stato comporta poi la sussistenza nell’ordinamento statale di un favor religionis, concepito non come disfavore per la non credenza ma quale orientamento dell’ ordinamento a considerare i valori religiosi come riferimenti di segno positivo, degni di considerazione e di protezione giuridica. La religione, in altre parole, merita di essere avvertita quale fenomeno da proteggere e favorire, di cui è riconosciuta come legittima e irrinunciabile la presenza nello spazio pubblico. […]

E perché l’ateismo no? Motivazioni, please. Questo modo di ragionare è veramente curioso: “non si tratta di sfavorire l’ateismo, ma di favorire la religione”. Come dire: “non sono io che ti sto menando, sei tu che le prendi”. Se poi la legislazione è già piena zeppa di favoritismi alla religione, mi raccomando, non chiamateli “privilegi”, altrimenti le gerarchie ecclesiastiche storcono il naso.

Su “Repubblica” è stato invece pubblicato un lungo intervento di Gustavo Zagrebelsky, dal titolo
La Chiesa, lo Stato e l’arroganza della verità.Lo spessore è ben altro, anche se rispetto alla profondità delle riflessioni che si incontrano ultimamente su “Avvenire” anche “Il meglio del gruppo TNT” può ambire a volare altissimo. Scrive tra l’altro Zagrebelsky:


[…] Condizioni primarie di ogni concezione della democrazia, non strumentale a poteri esterni che la usano come mezzo se e finché serve, sono la disponibilità alla ricerca di convergenze e, se del caso, l’apertura al compromesso, in condizioni di uguaglianza partecipativa. Su questo, non è il caso di insistere qui. Ma è proprio con queste condizioni che ogni religione della verità è potenzialmente in conflitto. […]

Il problema è proprio questo: la laicità è inconciliabile con la pretesa di detenere la verità. E per questo la laicità è imprescindibile dalla democrazia. Dove Zagrebelsky cade a sua volta è nella chiusa dell’articolo, laddove lamenta l’appannamento dello spirito conciliare. Se ne faccia una ragione: il Concilio Vaticano II, nella storia della Chiesa, è stata solo una parentesi: spaventati dagli effetti, le gerarchie ecclesiastiche l’hanno chiusa subito. Pensare che sia questo papa, o uno dei cardinali di cui si circonda a riaprirla, è secondo me fare a propria volta un atto di fede.

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[Modificato da Papa Nero 15/09/2007 00:37]



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