00 18/09/2007 01:34
…al suo posto esistono Luca Volontè e Paola Binetti…



La riproposizione della religione in una dimensione civile ha sullo sfondo – espresso o sottinteso – il motto dostoevskijano: «Se Dio non c´è, tutto è possibile» che sintetizza l´atteggiamento etico nichilista di Ivan Karamazov, esposto nel dialogo col fratello Alësha che introduce a Il grande Inquisitore (un testo tutt´altro che irrilevante per i nostri temi). Di fronte all´anomia che pervade la società, solo Dio, la sua religione e la sua chiesa darebbero ragione del bene e del male, del lecito e dell´illecito. I credenti, rispetto ai non credenti, godrebbero così di uno status di superiorità non solo morale ma anche civile. Il cittadino per eccellenza sarebbe l´uomo di fede in Dio. Detto diversamente: solo i credenti in Dio sarebbero capaci di atteggiamenti eticamente orientati nei confronti dei propri simili e, in generale, nei confronti del mondo…

(tratto da un articolo di Gustavo Zagrebelsky pubblicato su Repubblica di venerdì 14 settembre 2007, in prima pagina)

Giusto. Infatti è per questo che persone come Luca Volontè e Paola Binetti ci governano: perché i credenti, rispetto ai non credenti, godono di uno status di superiorità non solo morale ma anche civile.

…Dovremmo così dare ancor oggi ragione a Locke, quando considerava i senza-Dio soggetti pericolosi, perché «inidonei a mantenere le promesse»; a Dostoevskij perché incapaci di districarsi nel dilemma tra il bene e il male?
L´argomento di Dostoevskij non è quello triviale, e in fondo immorale, del premio o del castigo nell´aldilà per il bene e il male compiuti nell´aldiqua. È invece l´argomento di Kirillov ne I Demoni: senza Dio tutto è permesso, perché l´uomo stesso si fa Dio

(tratto dal proseguimento dello stesso articolo)

Giusto ancora. Ed è esattamente la dimostrazione che Dio non esiste, mentre esistono eccome Luca Volontè e Paola Binetti, che si sono fatti dei.

Fonte: Alteredo

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