APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

Escrivà de Balaguer (fondatore dell'Opus dei)

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    00 29/09/2007 00:11
    Un santo che tanto santo non era


    Tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002

    Di Adriana Zarri

    Si sta avvicinando la data in cui il beato Escrivà de Balaguer (il discusso fondatore della più discussa Opus Dei) verrà proclamato santo.
    Di questo papa è stato detto che soffre di una incontinenza canonizzatrice: definizione invero impertinente ma ben giustificata. In effetti il numero dei beati e di santi proclamati da papa Wojtyla supera il numero delle canonizzazioni decretate da tutti i suoi predecessori messi insieme: un fatto anomalo, nella storia della chiesa, e non certo positivo, anche perché la quantità è spesso a discapito della qualità. E infatti parecchi sono i santi contestati: dal discusso Pio IX al discutibile Pio XII la cui canonizzazione avverrà tra non molto.

    Ma nessuno sarà contestato come Escrivà de Balaguer: un personaggio davvero indecente. Eppure esso ha i suoi estimatori, alcuni illustri e addirittura papabili. Ho sott'occhio un articolo dell'ex vescovo di Genova, attualmente pastore di Milano, Tettamanzi nel quale si legge un elogio del Balaguer, in base a numerosi passi dei suoi scritti. Si sa che, estrapolando i brani del loro contesto originale, si può fare di un malfattore un santo e di un santo un malfattore. Certo il vescovo di Milano non compie distorsioni tanto grossolane e diamo anzi per scontata la sua perfetta buona fede. Ciò nonostante la sua simpatia per l'Opus Dei e per il suo fondatore ci preoccupa non poco, anche alla luce della previsione che lo vorrebbe, domani, papa.
    Ci è davvero bastato il sostegno dato da Giovanni Paolo II all'Opus Dei, e non vorremmo che avesse un seguito. L'episcopato dell'America Latina è ormai in braccio all'Opus: aderenti, fiancheggiatori, simpatizzanti. Vogliamo davvero proseguire su questa strada?
    Ma forse, al di là degli interrogativi e degli allarmi, dobbiamo dar conto della nostra contrarietà.

    La bibliografia dell'Opus Dei è vastissima tra libri a sostegno: non molti e, in genere scritti da membri dell'Opus, e libri critici: moltissimi. Non potendo spaziare tra tanta produzione scegliamo, tra le opere critiche, una delle più significative: una storia umana altamente drammatica, scritta da una donna che ha vissuto, per quasi vent'anni, nell'Opus Dei condividendone i fanatismi e che poi -aperti gli occhi e prese le distanze- è stata perseguita, imprigionata e cacciata. Si tratta del libro Oltre la soglia di Maria del Carmen Tapia alla quale lasciamo senz'altro la parola.

    "La casa di Roma è una sorta di fortezza medievale (...) a cominciare dalla porta principale che è blindata e non ha serratura esterna, aprendosi unicamente dall'interno. Per aprirla bisogna dare cinque mandate e la chiave (...) deve essere annessa alla cintola della persona incaricata della portineria. Chi vuole uscire deve suonare un campanello posto accanto alla porta e attendere che la portinaia venga ad aprirgli. Quando qualcuno suona per entrare (...) ad aprire vanno due persone (...). L'accompagnatrice rimane indietro di un passo e la portinaia apre (...).

    Quello che voglio sottolineare è che nessuno, assolutamente nessuno, a Roma, può aprire direttamente una porta e uscire sulla strada.
    In una sede così blindata non possono mancare i microfoni; e infatti «Monsignor Escrivà aveva fatto piazzare microfoni in diversi punti della casa, tutti collegati con la sua stanza». Come se non bastasse, nelle case dell'Opus Dei esistono armadi con documenti segretissimi. In questi armadi si prescrive di tenere una bottiglia di benzina, per poter tempestivamente bruciare quelle carte, in caso di emergenza.
    (...)
    Altre faccende misteriose: il trasporto di denaro, dentro borse rigorosamente chiuse che nessuno doveva assolutamente aprire. Così pure desta stupore la presenza di pistole.
    (...)
    «Le scenate del Padre (così veniva chiamato Escrivà) erano famose. Se un uovo fritto non era come piaceva a lui, o se la tovaglia dell'altare non distava dal pavimento per il numero esatto di centimetri da lui stabilito, la direttrice della casa riceveva una solenne sfuriata».
    Tutto questo può apparire poco più che folclore, benché getti una luce sinistra sulla figura dell'Escrivà e della sua fondazione. Ma ora veniamo alla parte più drammatica della storia.
    A quando, consumatosi ormai il distacco della Tapia dalle posizioni dell'Opus, essa viene rinchiusa in una stanza senza possibilità di contatti con l'esterno. «Durante il giorno una direttrice rimaneva sempre in camera con me, e un'altra stava di sentinella in corridoio, accompagnandomi in bagno e aspettandomi fuori». E cominciano gli interrogatori. Mercedes e Marlies continuano a interrogarmi diverse ore al giorno e le domande si susseguivano per ore, sempre eguali (...).
    «Quando tornavo in camera dagli interrogatori mi accorgevo che l'avevano perquisita. Il telefono era sorvegliato in permanenza da un membro del consiglio locale. Non mi fecero fare le pulizie né scendere in sala da pranzo. Mi portavano i pasti in camera (...). Ero talmente terrorizzata che mi venne un tremito continuo. Avevo paura che mi chiudessero in manicomio, come avevano fatto con altre persone. Nel mio panico mi ricordai che il marito di una mia amica (...) si trovava a Roma. per un caso fortuito avevo annotato il suo numero di telefono nel messale. Raccomandandomi l'anima a Dio, riuscii a raggiungere il telefono perché in quel momento colei che lo sorvegliava era stata chiamata altrove. Telefonai dicendo soltanto: (...) "Vieni a trovarmi. Insisti anche se non vogliono. E' grave" e riattaccai».
    L'amico riesce finalmente a liberarla e la povera ragazza si appresta a lasciare la sua prigione, la casa, l'Opus Dei: «mi dissero di recarmi nella sala delle riunioni (...) Monsignor Escrivà cominciò a camminare su e giù agitato, rosso, furioso, dicendomi: "non parlare con nessuno né dell'Opus Dei né di Roma (...) perché se vengo a sapere che parli male dell'Opus, io Josè Maria Escrivà de Balaguer, che ho in mano la stampa mondiale, ti disonoro pubblicamente". E guardandomi negli occhi con una furia spaventosa, agitando le braccia, come se volesse picchiarmi, urlò: "(...) puttana porca!"».
    Questo il congedo di un "santo"! Un "santo" collerico e ambizioso, che aveva comprato un titolo nobiliare dal governo amico del dittatore Franco: governo in cui alcuni membri dell'Opus Dei ricoprirono cariche di ministri e ovunque dell'Opus sempre sostenne e sostiene i regimi di destra contro gli interessi del popolo e dei poveri.
    (...)

    tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002


    www.disinformazione.it/opusdei.htm




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    00 18/02/2008 21:40
    OPUS DEI. Il prete del mistero sale in paradiso


    di Attilio Giordano tratto da Venerdì 4 0ttobre 2002

    Dopodomani il papa santificherà Escrivá de Balaguer, il sacerdote che ha fondato l'organizzazione più segreta (e più discussa) della Chiesa. Ma che cos'è? E quali sono le regole? Abbiamo provato a indagare

    ROMA. Dopodomani la Chiesa cattolica avrà un nuovo santo: Josemaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, morto nel 1975 e beatificato dieci anni fa. E’ l'ultimo segnale di un rapporto strettissimo tra l'istituto e Giovanni Paolo II, lo stesso papa che, dopo anni di diffidenza vaticana, concesse all'Opus Dei, nel 1982, lo status di «prelatura personale»: un'organizzazione che non risponde alla gerarchia, ma solo al papa in persona.

    L'istituzione, quanto poche altre, è da sempre circondata da un velo di mistero e da sentimenti fortissimi: dall'adesione assoluta dei suoi 80 mila fedeli, all'odio assoluto dei moltissimi detrattori.
    Come per ogni organizzazione religiosa, è importante capirne il Dna. Nasce in Spagna, a Madrid, il 2 ottobre 1928. Balaguer (nato a Barbastrio, 9 gennaio 1902), rispetto agli altri giovani cattolici, ha studiato in una università statale, che allora corrispondeva ad un privilegio, e conosce il mondo. Qui, in un clima di cattolicesimo perseguitato, si forma l'idea che solo un'organizzazione vasta, rigida e specializzata potrà opporsi al crescente ateismo e alle sue violenze (che allora, spesso, erano reali e terribili). Dunque: un rigidissimo anti‑comunismo che diventa presto anti‑modernismo totale.

    I movimenti non sono partiti né filosofie: faticano a rinnovarsi, e ogni adeguamento appare tradimento. Così i più feroci critici dell'Opus Dei, in questi anni, sono coloro che ne sono usciti: come Maria Del Carmen Tapia, ex adepta, che con il suo “Oltre la soglia” (1996, Baldini & Castoldi, pp. 380, 16,53 €) getta una luce sinistra sull'istituzione: manipolazione, segretezza parossistica, affari illegali, plagio, violenze. Non è la sola: Balaguer, per strada, perde alcune delle sue colonne portanti, uomini che avevano creato l'opera, come il teologo Raimundo Panikkar, suo delfino, divenuto poi fautore dell'incontro tra diverse religioni e della lettura intertestuale.

    L'Opus Dei ha una «quida», il Prelato, e una gerarchia di adederenti. Che sono sacerdoti solo per una piccolissima parte (circa 1500), e laici per il resto. Laici che si dividono in «numerari», poche migliaia che fanno voto di castità, ed abitano, normalmente, in case comuni devolvendo all'Opus Dei tutto ciò che guadagnano; «soprannumerari», che possono sposarsi e vivere in famiglia; e infine «cooperatori», che collaborano professionalmente e possono, addirittura, essere non cattolici. Nelle case, di solito piccole, sparse nel mondo (in Italia l'Opus Dei ha circa 4 mila aderenti), può accadere che un laico sia gerarchicamente superiore ad un sacerdote. Conta lo spirito.

    L'Opus Dei si trasferisce a Roma negli Anni Quaranta e cresce organizzandosi. Secondo dati fatti filtrare dall'Opus stesso, la prelatura avrebbe «influenza» in 179 università, 630 quotidiani e riviste, 52 catene televisive. Con ciò surclassando il potere dei Gesuiti che, infatti, sono tra i più ostili all'istituto.
    La svolta dei potere dell'Opus Dei è proprio nell'avvento del nuovo papa. Si dice che Giovanni XXIII dell'Opus Dei avesse timore e che Paolo VI li avversasse apertamente. Certo, Montini non riceveva neppure Escrivá de Balaguer. C'era un buon motivo. Proprio durante il suo pontificato, il papa aveva espresso l'intenzione di fondare un partito cristiano in Spagna. L'Opus Dei, in odore di grande vicinanza al regime di Franco (alcuni ministri del regime venivano dall'opera), fu incaricato di attuare il proposito. Ma da Escrivá venne un gran rifiuto. Disobbedire al papa era grave in sé, ma ancor di più per chi era accusato di voler formare una chiesa parallela.

    Dopo la morte di Paolo VI, si racconta, l'Opus Dei cerca di influire sul successore. Alla morte, improvvisa e misteriosa, di Luciani (comunque gradito all'Opus Dei), inizia uno scontro di potere che si dipanerà per tutto il pontificato di Wojtyla. Vedendo un papa mediatore tra più fazioni, ma con il cuore vicino all'Opus Dei. Il paolino Paolo Rocca fa una ricerca, lunga e osteggiatissima, sull'Opus Dei. E conferma: ci sono norme palesi e norme occulte. La segretezza, sempre negata a parole, è fondamentale. Due regole lo ímporrebbero, anche nei confronti dei vescovi (ancora: ribelli alla gerarchia). E poi ci sono i «cooperatori», che sarebbero sponsor ricercati tra uomini d'affari, avvocati, medici, notai, docenti universitari, giornalisti.

    Pochi fanno outing, cioè si rivelano espressamente: lo fa, per esempio, il celebre chirurgo Raffaello Cortesini, allora «numerario» (oggi sposato), che all'Europeo rivela la sua vita povera e austera, difende le pratiche di mortificazione, gli orari monacali, e i suoi lauti guadagni devoluti all'opera. Lo fa il giornalista Rai Claudio Angelini. Di moltissimi «si dice» (e nessuno smentisce): da Ettore Bernabei, ex direttore generale Rai, a Ombretta Fumagalli Carulli, da Marcello Dell'Utri a Roberto Mezzaroma, il costruttore. Non mancano i simpatizzanti, da Andreotti a Cossiga (che non si perde una cerimonia, come il presidente di Bankitalia, Fazio).

    Dopo lo scandalo P2 e la legge contro le associazioni segrete, la questione Opus Dei arriva in Parlamento (interpellanza di Franco Bassanini e Stefano Rodotà, febbraio 1986), ma l'allora ministro dell'Interno Scalfaro replica secco, sollevando il fastidio dell'aula con lunghe citazioni in latino: che i nomi di chi aderisce all'Opus Dei non siano pubblici non configura la segretezza. Amen.
    E poi, è davvero potente l’Opus Dei? Per i primi dieci anni di pontificato di Wojtyla non c'è dubbio, l'influenza è evidente. Viene dall'Opus il portavoce Navarro Vals, ed è in stile Opus «il papa viaggiatore», esternatore, anticomunista come solo un polacco (o un vecchio spagnolo cattolico) può esserlo.

    L'Opus Dei accetta, a differenza di altri, di fare il «lavoro sporco» in Sudamerica. Si tratta di smantellare la teologia della liberazione e tornare all'antico. Ciò avviene senza mediazioni. La Chiesa deve gestire la vergogna degli appoggi vaticani ai dittatori sanguinari in Cile e Argentina, di un nunzio (Pio Laghi) che giocava a tennis con il capo dei torturatori di Pinochet, il comandante della Marina ammiraglio Massera (lo racconta Italo Moretti nel suo In Sudamerica, Sperling&Kupfer, 2000, pp. 256, 12,39 €), dell'amicizia tra il cardinal Sodano e lo stesso Pinochet. Eppure sembra preoccuparsi di più dei preti del popolo. Vengono sostituiti, quasi tutti, con uomini dell'Opus Dei. Il più clamoroso è Femando Sáenz Lacalle, che diventa arcivescovo di San Salvador. dopo il martire Oscar Romero e il salesiano Arturo Rivera.

    La beatificazione di Balaguer, nel '92, riapre le polemiche. Molta gerarchia si rivolta. Ex dell'Opus tirano fuori tutto il male possibile. Balaguer si comprò un titolo nobiliare. E’ un atto da santi? Balaguer era franchista e antisemita. Nel suo libro, Il Cammino, si trova l’immagine di un uomo deciso, autoritario. Newsweek parla dì processo di beatificazione manipolato. L'opera, certo, si occupa anche di cose molto terrene: attacca i giudici di Palermo che incriminano Andreotti. Attacca l'Ue che se la prende con Haider. Si sostiene che nella sede centrale di via Bruno Buozzi, a Roma, passino tutte le informazioni e arrivino tutti i documenti possibili. Anche un agente della Cia, arrestato, confessa di essere dell'Opus Dei.

    Infine, ed è storia recente, si accusa la prelatura di prefigurare l'elezione del nuovo papa. Il candidato? Sarebbe l'attuale, nuovo, arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Ha insegnato, a Roma, all'università dell'Opus Dei. E’ conservatore, soprattutto su famiglia e genetica. Un suo libro del '99 ha la prefazione di Antonio Fazio. E sulla Stampa di Torino ha incensato Escrivá. Il santo è stato ottenuto, e finirà sugli altari per la devota soddisfazione di uno stuolo di fedeli grati e invaghiti. Dice un teologo: «Lo sa quanti sono i cardinali controllati dai Focolarini? Trecentocinquanta. E perché si parla poco dei Focolarini e tanto dell'Opus Dei?». Potere del mistero.

    Attilio Giordano
    www.disinformazione.it/opusdei2.htm
    [Modificato da kelly70 18/02/2008 21:45]



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