00 10/10/2007 22:40


Scritto da Alteredo
mercoledì 10 ottobre 2007

L’intervista. Il segretario dei socialisti: “In Parlamento da alcuni anni c’è una maggioranza che contrasta l’affermazione dei principi della laicità ed è necessario che i laici sentano il coraggio di rispondere all’offensiva integralista che una consistente parte delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche ha avviato”


Buongiorno segretario Enrico Boselli. Siamo ad un convegno di Mondoperaio dal titolo La risposta laica ai fondamentalismi religiosi. I fondamentalismi si manifestano in tanti modi diversi, per esempio: il 15 novembre 2006 è stato bocciato un emendamento della Rosa nel Pugno alla legge finanziaria che avrebbe reintrodotto l’obbligo del pagamento dell’Ici sui beni della Chiesa Cattolica. Quell’emendamento è stato fatto fuori anche grazie ai voti del gruppo di Rifondazione Comunista. Nessuno ha mai chiesto conto di questo fatto a Rifondazione. L’ho chiesto io una settimana fa al segretario Giordano che ha detto: aveva ragione la Rosa nel Pugno, noi abbiamo votato “vigliaccamente” per compiacere parte della coalizione”. Come rispondiamo a questa verità smaccata che viene fuori?
Beh, rispondiamo che almeno Giordano ha avuto il coraggio di dire la verità. E questo, per un laico, è già un passo avanti.
Vede, noi non siamo animati da uno spirito anticlericale ottocentesco. Abbiamo un profondo rispetto per la fede religiosa perché la laicità non si è mai contrapposta alla fede ma si contrappone al fondamentalismo e penso che sia una battaglia molto giusta. Perché c’è un ritorno del fondamentalismo che nasce probabilmente dalla paura per la presenza islamica nel nostro paese.
Poi c’è un altro capitolo, che invece riguarda il tema dei privilegi. Penso che dal momento in cui chiediamo a tutti i cittadini italiani di fare sacrifici per mettere in ordine i conti pubblici, aumentando le tasse, riducendo le spese, anche la Chiesa Cattolica debba compiere una propria parte. Le tasse devono pagarle tutti! Non certamente quando la Chiesa svolge le sue funzioni religiose, ma quando la Conferenza episcopale dà vita ad imprese commerciali normali, non c’è nessuna ragione perché queste imprese vengano esentate dal pagamento delle tasse. Non dimentichiamo poi che la Conferenza episcopale italiana riceve dallo Stato, anche con un’interpretazione motlo dubbiosa delle leggi che hanno applicato il Concordato, una quantità di denaro pubblico molto alto, circa 2miliardi di euro l’anno.

Però, se parliamo di risposta laica ai fondamentalismi, dobbiamo dirci la verità: dobbiamo guardarci in faccia e ammettere che quella che aspettiamo non può essere una risposta parlamentare. Perché il Parlamento non ce la fa, si è visto con i pacs o con la legge sulla fecondazione assistita. Il Parlamento è in mano alle forze clericali… soprattutto poi se scopriamo che anche la sinistra, storicamente contrapposta alla vecchia Democrazia Cristiana, difende questi privilegi, come l’ammissione di Giordano dimostra…
Ma, guardi, la sinistra a cui lei si riferisce, quella di tradizione comunista, ha sempre avuto grandi problemi sul fronte della laicità e non si è mai battuta in prima fila su questi temi. Noi viviamo in una repubblica nata attraverso uno scontro formidabile sull’articolo 7 della Costituzione, quello che riconosce l’esistenza di un Concordato tra lo Stato e la Chiesa: da una parte Nenni e Saragat, con il mondo laico, e dall’altra Togliatti e De Gasperi. Ricordo che in Europa i concordati sono cinque e nascono tutti in nazioni che hanno conosciuto fascismo, nazismo, regimi totalitari. Quindi, la sinistra comunista non ha mai avuto nel proprio dna questo punto. E non c’è da meravigliarsi che oggi, per esempio, il Partito Democratico abbia al proprio interno un dna che non gli consente di aprire bocca – quasi mai – di fronte ai tanti problemi che noi troviamo ogni giorno sulla strada della difesa della laicità dello Stato.
In secondo luogo, non c’è dubbio: in Parlamento da alcuni anni c’è una maggioranza che contrasta l’affermazione dei principi della laicità. Ed è necessario da parte di chi si sente laico che ci sia il coraggio di rispondere alla offensiva integralista che una consistente parte delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche italiane ha avviato. Non contesto il diritto alla Conferenza episcopale di dire ciò che pensa, penso però che la Conferenza episcopale non si può lamentare se – di fronte a prese di posizione molto dure e molto nette – si alzano delle voci a contestarla. Quando la Conferenza episcopale entra nella vita politica del Paese, e per esempio dice ai parlamentari sulla base della vostra fede, non dovete votare questa legge o dovete votare quest’altra legge, e sto pensando soprattutto alla scelta politica con il famoso referendum sulla legge 40, non può poi non sapere che diventa oggetto di scontro politico: non si può partecipare alla vita politica e pretendere che nessuno risponda.

Ultimo argomento: la scuola, l’istruzione, e l’ora di religione…
Il tema della scuola pubblica è fondamentale. Quello che contesto nell’azione del governo, e in particolare del ministro della pubblica istruzione Fioroni, è che si sottraggono risorse che andrebbero destinate interamente alla scuola pubblica per finanziare azioni e attività delle scuole confessionali. C’è un divieto esplicito contenuto nell’articolo 33 della nostra Costituzione, ma questo accade in molti casi.
Poi abbiamo avuto casi francamente inaccettabili come quello dell’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica scelti dall’autorità ecclesiastica che entrano nel ruolo pubblico creando anche delle condizioni sconcertanti: se un domani l’autorità ecclesiastica nega l’abilitazione all’insegnamento della religione cattolica a questo o a quell’insegnante, questo resta nei ruoli dello Stato – come è giusto che sia – e non si sa bene che materia possa o debba andare ad insegnare… Comunque, penso che il vero problema non sia l’insegnamento della religione ma il privilegio alla scuola pubblica. Invece da alcuni anni, e lo si deve in particolare al ministro Berlinguer e ai Democratici di Sinistra, si è progressivamente aggirato il divieto costituzionale dell’articolo 33. E noi lo abbiamo aspramente contestato. Perché l’integrazione dei cittadini più giovani che vengono da altri paesi – in Italia ci sono credenti, ci sono non credenti e da qualche anno ci sono anche i diversamente credenti – possa avvenire soltanto nella scuola statale. L’idea che non sia dia vita ad un regime di scuole confessionali cattoliche a cui poi debba corrispondere un regime di scuole confessionali islamiche ed un regime di scuole confessionali di altro tipo, penso sia assolutamente il contrario di una qualsiasi forma di integrazione necessaria.

La ringrazio moltissimo
Prego.

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