00 14/01/2008 14:14


14/1/08 – Scriveva Indro Montanelli : “lo Stato faccia le sue leggi riconoscendo alla Chiesa il pieno diritto di condannarle secondo i suoi principi; e la Chiesa pronunci pure le sue condanne senza pretendere che lo Stato le faccia sue”


L’elettore è mobile qual piuma al vento, ma non essendo muto né d’accento né di pensiero, non si può prevedere quale sarà il risultato delle prossime elezioni spagnole che vedranno schierati il socialista Jose Luis Rodrìguez Zapatero e il popolare Mariano Rajoy.

Sembra certo che la grande folla (rimpinguata dai volenterosi vaticaliani) che il 30 dicembre si è radunata in una piazza madrilena per un family day salutato in mondovisione da Benedetto XVI (e che la rai, per giustificare i 106 € di canone, ha seguito in diretta) non peserà sulla campagna elettorale. I popolari ci hanno tenuto a far sapere agli spagnoli che nessuna delle leggi zapateriane (divorzio rapido e matrimonio omosessuale in testa) subirà ritocchi. Al massimo sarà istituito un ministero per la Famiglia, ma sembra essere più una vaga promessa per tacitare le linguacciute associazione cattoliche piuttosto che un concreto impegno assunto dai popolari.

In una intervista a El Mundo, Zapatero respinge gli attacchi della chiesa e precisa: “voglio essere molto chiaro sul fatto che chi fa le leggi è la maggioranza democratica della società civile. E questo paese ha aumentato i diritti individuali attraverso leggi liberali che rispettano l’individuo, la persona. Questo vuol dire rafforzare i diritti umani”. E aggiunge: “ho rispetto per la famiglia cristiana al punto che mi sono sposato in chiesa”. Quanto alla scelta di equiparare attraverso il matrimonio le unioni omosessuali, risponde: “l’unione delle persone che vogliono istituire un contratto legale, con un vincolo giuridico, si chiama matrimonio. E questo termine si impone in tutti i paesi”. Nonostante queste prese di posizione, fantascientifiche per l’orecchio italiano, il quotidiano El Pais non accarezza dal verso del pelo la schiena socialista. Infatti definisce “laicismo decaffeinato” quello degli attuali governanti che accusa di aver mostrato al clero solo la carota nascondendo il bastone.

Ha particolarmente irritato molti spagnoli, donne soprattutto, l’aver rinviato da parte della maggioranza governativa, la depenalizzazione di alcune norme restrittive che rendono l’aborto faticoso. Di fatto molte strutture pubbliche, accogliendo le richieste femminili con notevole elasticità, aggiravano già le norme farraginose che allungavano i tempi degli interventi abortivi, ma le pressioni clericali sulla magistratura hanno portato al controllo rigoroso delle norme esistenti. Per tutta risposta alcune strutture ospedaliere della Catalogna sono scese in sciopero, aggravando però la posizione delle donne in corsa col calendario.
La richiesta di “fare di più e velocemente” sta gettando nello sconforto la Conferenza episcopale spagnola che, seppure in ritardo, sta pagando il prezzo dell’inquisizione e dell’appoggio al franchismo.

Tiziana Ficacci, www.nogod.it



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