APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

L'infallibile

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    00 11/02/2008 23:41
    Pio IX e l'Immacolata Concezione
    L'8 dicembre 1854 Pio IX definì l'immacolata concezione nella sua Bolla "Ineffabilis Deus":

    Dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina che afferma che la santissima Vergine Maria, sin dal primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio garantiti da Dio Onnipotente, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo, il Salvatore della razza umana, fu preservat indenne (libera) da tutta la sporcizia (vergogna) del peccato originale, è una dottrina rivelata da Dio e quindi deve essere creduta fermamente e costantemente da tutti i fedeli.

    Questo atto di devozione verso la madre di Gesù fu anche una delle decisioni politiche più controverse e combattute dei più recenti pontificati, equiparabile alla deposizione di Gregorio VII o all'umiliazione dell'imperatore a Canossa.

    Fino al dodicesimo secolo , infatti, i cristiani davano per scontato che Maria fosse stata concepita nel peccato originale. Papa Gregorio il Grande disse enfaticamente:" Cristo solo fu concepito senza peccato ". Questa solfa venne ripetuta da lui in molteplici occasioni. Il suo ragionamento e quello dei padri della Chiesa non poteva lasciare dubbi: l'atto sessuale implica sempre il peccato, Maria fu concepita normalmente, quindi nel peccato. Gesù fu concepito verginalmente, quindi senza peccato.

    Quando Ambrogio e Agostino si adeguarono all'indirizzo teologico che sosteneva che Maria non aveva peccato mai, molti Padri furono in assoluto disaccordo. Tertulliano, Ireneo, Crisostomo, Origene, Basilio, Cirillo ed altri accusarono Maria di molti peccati sulla base dei testi biblici. Lei fu concepita nel peccato, lei peccava e questo è quanto dice il Nuovo Testamento. Così assoluta era questa interpretazione che il problema di uno studioso come Anselmo era di come fosse possibile che il Gesù senza peccato fosse nato da una peccatrice.

    La Chiesa Greca e quella Russa Ortodossa continuano a sostenere questa tesi, per la quale derubare Maria del peccato originale è come sminuire la grandezza raggiunta, che è anche quella essere umana come noi.

    In Occidente, perdendo di vista l'umanità di Cristo e rendendolo sempre più remoto, si formò la tendenza a ricorrere a colei che lo aveva tenuto in grembo quale intermediaria, ambasciatrice e messaggera per un Dio sempre più distante ed incomprensibile.

    A metà del dodicesimo secolo, nel corso delle nuove festività tenutesi in Lione in nome della Vergine, San Bernardo di Chiaravalle si dichiara orrificato dalle tesi ivi esposte, avvertendo che gli argomenti esposti dovrebbero essere applicati anche a tutti gli antenati di Maria, maschi e femmine. Sarebbe occorso postulare tutta un'intera linea di progenitori concepiti "immacolati", e l'incubo non sarebbe finito lì: per essere concepiti immacolati avrebbero dovuto essere stati concepiti "virginalmente", perché, come diceva la Patristica, il sesso comporta sempre peccato. "Lo Spirito Santo era complice del peccato di concupiscenza (dei genitori di Maria)? oppure dobbiamo credere che non ci fosse stato desiderio tra loro?" Egli domandava.

    Innocenzo III affermò con chiarezza che veniva santificata la "natività" di Maria e non la sua "concezione", dichiarandosi così in assoluto disaccordo con una improbabile "immacolata concezione".

    Lo stesso venne sostenuto da San Bonaventura, da Tommaso d'Aquino, dal Vescovo Pelagio.

    A favore della tesi "immacolata" fu Duns Scoto, il Dottor Sottile, il cui problema era quello di comprendere come Maria potesse far parte di "coloro che erano salvati" se non aveva alcun peccato da cui essere salvata. La soluzione che trovò (sottilmente sarcastica, se si può dire) era che, essendo prevenire meglio che curare, Maria venne "preventivamente"(cioè prima della sua concezione) sollevata del peccato originale "in vista" dei futuri meriti del Cristo. L'idea è "sottile" anche nella sostanza perchè assolutamente inconsistente: come si può immunizzare un bambino prima che esso venga concepito? Prima della concezione egli non esiste e se si da per scontata la sua nascita si cade in un bieco determinismo nel quale il libero arbitrio va a puttane e tutta la sofferenza di un Cristo, che sapendo di essere Dio può farla cessare in ogni momento, non significa più un cxxxo se non uno spiacevole caso di masochismo. Ben diverso è soffrire senza conoscere l'epilogo della propria storia se non a grandi linee o soffrire seguendo un copione che porterà comunque alla propria risurrezione, così come diverso è non sapere quando si cesserà di soffrire dal sapere perfettamente e con assoluta certezza l'evoluzione della propria sofferenza (un'altra questione che fa pensare, eh? :un sacrificio che non è altro che una bella recita).

    L'assurda idea di Scoto venne ripresa alcuni secoli dopo proprio da Pio IX° per sostenere la propria infallibile definizione dell'immacolata concezione.

    La guerra (perché guerra è stata) tra immacolatisti e santisti durò diversi secoli, combattuta da domenicani contro francescani, da imperatori contro re. Gli uni accusavano reciprocamente gli altri di eresia. Una cosa ridicola.

    In genere i papi preferivano sorvolare sulla questione , anche perché le Scritture sembrano tacere sulla faccenda.

    Papa Sisto IV° ordinò la festa della concezione (solo della "concezione", si badi bene) e quando i francescani gioirono sui loro nemici domenicani Sisto scrisse un'apposita Bolla: la festa era per onorare la "concezione" di Maria e non la sua santificazione ed i Domenicani dovevano accettarla, altrimenti li avrebbe scomunicati. D'altra parte se i Francescani avessero gioito sui loro rivali Sisto avrebbe scomunicato loro. Un gran bel casino!

    Alessando VI confermò la Bolla, ma ricorse anche all'esercito per mettere pace tra i due ordini.

    L'affare Letser (un domenicano a cui apparve la Madonna , portandogli anche messaggi per il papa) condito con una statua della Madonna che piangeva per i peccati dei Francescani , pregandoli di accettare la sua "maculata" concezione, mise tutti in subbuglio, soprattutto quando Letser , interrogato dall'Inquisizione, confessò che si era trattato di un complotto. Lui e quattro complici domenicani bruciarono sul rogo (l'ordine domenicano li proclamò martiri), ma i domenicani non cessarono di sostenere la loro tesi della "maculata" concezione.

    Il Concilio di Trento non potè decidere (per esplicita proibizione di Paolo IV), ma la faccenda prese una piega favorevole all'immacolatezza quando quell'imbecille di Paolo Zacchia, medico romano, sostenne assurda la tesi aristotelica della "progressiva animazione" del feto. L'idiota Zacchia (mi si perdoni l'antistorico insulto, ma quanti danni e quante sofferenze!) sostenne nel 1621 che :"un'anima razionale è infusa nel feto nel preciso momento del concepimento".

    La cosa rendeva più agevole accettare l'applicazione del concetto di immacolata. Se c'era un'anima razionale era più facile prenderne in considerazione la assoluta santità.

    Gregorio XVI , nel 1622, proibì ancora l'uso del termina "immacolata" riferito alla concezione di Maria, pur santificandone la festa, mentre Clemente XI dichiarò ufficialmente la "festa dell'immacolata concezione".

    Benedetto XIV (1831-46) dichiarò che la Chiesa inclina verso l'immacolata concezione, ma non ne fa un articolo di fede.

    Pio IX si preparò la strada con l'enciclica "Ubi Primum" (1849), dipingendo Maria in maniera fantascientifica, e poi decretandone , da solo e senza il supporto di alcuno, nel 1854 l'assoluta immacolatezza e, nel contempo, asserendo di averla decretata ex cathedra ed infallibilmente.

    Il potere assoluto aveva creato la verità assoluta.


    Pio fu altresì responsabile del rigetto assoluto della dottrina Darwiniana, perché il trasferimento logico del problema di Maria al peccato originale non permetteva l'adeguamento al concetto di "evoluzione" della specie; così fu responsabile delle gravi controversie in ordine all'aborto, al controllo delle nascite, alla fecondazione artificiale. La sua interpretazione del canone lo condusse a condannare ogni novità, fosse buona o cattiva, con particolare riferimento al concetto di libertà applicata. Lo condusse (insieme alla sua Chiesa) sulla spiacevole strada dell'intolleranza religiosa e dell'assolutismo.

    Condannò le prime moderne costituzioni, praticamente scomunicandole. Protestò pesantemente contro di esse anche perché permettevano a protestanti ed ebrei di avere proprie scuole e collegi.

    Per cercare di scusare l'assoluta incomprensione dimostrata dal Pontefice verso il mondo che lo circondava, ci fu chi, come il vescovo Dupanloup, così ragionò: "Il Sillabo del papa (di cui ho già parlato nelle prime pagine) si applica ad un mondo perfetto -tesi- non ad un mondo imperfetto-ipotesi". Un parigino comentò questo involuto ragionamento facendogli il verso:"La tesi è quando la Chiesa condanna i giudei; l'ipotesi è quando il Nunzio papale pranza con il Barone Rothschild".


    www.capurromrc.it/papato/papato28.html
    [Modificato da kelly70 11/02/2008 23:50]



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    Rainboy
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    00 14/02/2008 00:19

    Un parigino comentò questo involuto ragionamento facendogli il verso:"La tesi è quando la Chiesa condanna i giudei; l'ipotesi è quando il Nunzio papale pranza con il Barone Rothschild".



    Memorabile [SM=x789049]


    Comunque mi piacerebbe sapere esattamente che legame c'è fra la teoria dell'evoluzione e l'immacolata concezione... [SM=g27825]
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    kelly70
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    00 14/02/2008 00:24
    Re:
    Rainboy, 14/02/2008 0.19:


    Un parigino comentò questo involuto ragionamento facendogli il verso:"La tesi è quando la Chiesa condanna i giudei; l'ipotesi è quando il Nunzio papale pranza con il Barone Rothschild".



    Memorabile [SM=x789049]


    Comunque mi piacerebbe sapere esattamente che legame c'è fra la teoria dell'evoluzione e l'immacolata concezione... [SM=g27825]



    Nessuna caro Rain...

    Dormi che è meglio [SM=g27828]

    Buonanotte!!!!!!!!!!!!!! [SM=g8799]

    La Madre Badessa [SM=x1420282]




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    Rainboy
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    00 14/02/2008 02:34
    Ma non eri tu quella "esausta" che stasera doveva dormire presto?!

    ...e io che le dò pure ascolto... [SM=g10739]


    [SM=x789060] [SM=x789060] [SM=x789060]
    [Modificato da Rainboy 14/02/2008 02:36]
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    claudio.41
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    Cherubino
    00 14/02/2008 19:09

    In genere i papi preferivano sorvolare sulla questione , anche perché le Scritture sembrano tacere sulla faccenda.



    Veramente le Scritture ne parlano, eccome [SM=g27828] .

    Presentazione di Gesù al tempio
    Ga 4:4-5 (Le 12; Es 13:1-2, 11-15)
    21 Quando furono compiuti gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso, gli fu messo il nome di Gesù, che gli era stato dato dall'angelo prima che egli fosse concepito. 22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono (Maria e Giuseppe) il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi. (Luca 2:21-24)



    Il "sacrifico di cui parla la legge Del Signore" a cui adempiè Maria, è descritto in Levitico 12:8 , ed è questo :
    "Levitico 12:8
    Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani colombi: uno per l'olocausto e l'altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote farà l'espiazione per lei, ed ella sarà pura".

    Come si vede, Maria stessa era ben consapevole di NON essere nata senza peccato e nemmeno quel Dio che anche i cattolici dicono di aver ispirato le Scritture dato che ha fatto scrivere le parole su riportate [SM=x1414722]

    [Modificato da claudio.41 14/02/2008 19:14]





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    Rainboy
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    00 14/02/2008 19:41
    Interessante... [SM=x789056]

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    MauriF
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    00 16/02/2008 17:13
    Per capire come NON si ci si è inventati proprio niente e qual'era la vera posizione dei Padri della Chiesa e dei vescovi prima della definizione dogmatica (ometto le note perchè sono più lunghe del testo...se vi servono ve le posto):



    DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA

    DISCORSO I. - Dell'Immacolata Concezione di Maria.

    (N.B. Questo discorso è stato scritto prima della definizione dogmatica: è utile 1) per nutrire la nostra pietà 2) per vedere come, anche a prescindere dalla pronunciamento solenne del Magistero, ci sono tante buone ragioni per credere Maria Immacolata 3) per considerare quanti santi e dotti autori ritenessero l'opinione che poi è stata definita)

    Quanto convenne a tutte tre le divine Persone il preservar Maria dalla colpa originale.

    Troppo fu grande la ruina che 'l maledetto peccato apportò ad Adamo ed a tutto il genere umano; mentreché perdendo egli allora miseramente la grazia, perdé insieme tutti gli altri beni di cui nel principio fu arricchito, e tirò sopra di sé e di tutti i suoi discendenti, coll'odio di Dio, il cumulo di tutti i mali. Ma da questa comune disgrazia volle Dio esimere quella Vergine benedetta, ch'egli avea destinata per madre del secondo Adamo Gesù Cristo, il quale dovea dar riparo al danno fatto dal primo.

    Or vediamo quanto convenne a Dio e a tutte tre le divine Persone di preservar questa Vergine dalla colpa originale. Vedremo che convenne al Padre preservarnela come sua figlia, al Figlio come sua madre, allo Spirito Santo come sua sposa.

    Punto I.

    E in primo luogo convenne all'Eterno Padre far che Maria fosse immune della macchia originale perch'ella era sua figlia e figlia primogenita, com'ella stessa attestò: Ego ex ore Altissimi prodivi primogenita ante omnem creaturam (Eccli. XXIV, [5]); siccome già viene applicato questo passo a Maria da' sacri Interpreti, da' SS. Padri e dalla stessa Chiesa appunto nella solennità di sua Concezione. Poiché o sia ella primogenita in quanto fu predestinata insieme col Figlio ne' divini decreti prima di tutte le creature, come vuole la scuola de' Scotisti; o sia primogenita della grazia come predestinata per madre del Redentore dopo la previsione del peccato, secondo vuole la scuola de' Tomisti: tutti non però si accordano in chiamarla la primogenita di Dio. Il che essendo, ben fu conveniente che Maria non fosse mai stata schiava di Lucifero, ma solo e sempre posseduta dal suo Creatore, come già fu, secondo ella medesima dice: Dominus possedit me in initio viarum suarum (Eccli., loc. cit.)1 Onde con ragione fu Maria chiamata da Dionigi arcivescovo d'Alessandria: Una et sola filia vitae (Ep. contr. Pau. Samos.).2 Unica e sola figlia della vita, a differenza dell'altre che, nascendo in peccato, son figlie della morte. In oltre ben convenne che l'Eterno Padre la creasse in sua grazia, poiché la destinò per riparatrice del mondo perduto, e mediatrice di pace tra gli uomini e Dio; come appunto la chiamano i SS. Padri e specialmente S. Giov. Damasceno, il quale così le dice: O Vergine benedetta, voi siete nata per servire alla salute di tutta la terra: In vitam prodiisti, ut orbis universi administram te praeberes (Or. 1, de Nat. Virg).3 Perciò dice S. Bernardo che Maria fu già figurata nell'arca di Noè; mentre siccome per quella furon liberati gli uomini dal diluvio, così per Maria noi siam salvati dal naufragio del peccato; ma colla differenza, che per mezzo dell'arca si salvarono pochi, per mezzo di Maria è stato liberato tutto il genere umano: Sicut per illam omnes evaserunt diluvium, sic per istam peccati naufragium. Per illam paucorum facta est liberatio, per istam humani generis salvatio (Serm. de B. Virg.).4 Ond'è che Maria da S. Atanasio chiamasi: Nova Heva, mater vitae (Or. de S. Deip.).5 Nuova Eva, perché la prima fu madre della morte, ma la SS. Vergine è madre della vita. S. Teofane vescovo di Nicea le dice: Salve, quae sustulisti tristitiam Hevae.6 S. Basilio la chiama paciera fra gli uomini e Dio: Ave, Dei hominumque sequestra constituta.7 S. Efrem la paciera di tutto il mondo: Ave, totius orbis conciliatrix.8 Or a chi tratta la pace, non certamente conviene ch'egli sia nemico dell'offeso, e tanto meno che sia complice dello stesso delitto. Dice S. Gregorio che a placare il giudice non può andarvi un suo nemico, altrimenti in vece di placarlo più lo sdegnerebbe.9 E perciò dovendo Maria esser la mezzana di pace degli uomini con Dio, ogni ragion volea che non comparisse ella ancora peccatrice e nemica di Dio, ma tutt'amica e monda dal peccato.Di più convenne che Dio la preservasse dalla colpa originale, poiché la destinava a schiacciare la testa al serpente infernale, che col sedurre i primi progenitori recò la morte a tutti gli uomini, come già gli predisse il Signore: Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum (Gen. III, 15). Or se Maria dovea esser la donna forte posta nel mondo a vincere Lucifero, al certo non conveniva ch'ella fosse prima da Lucifero vinta e fatta sua schiava: ma più presto fu ragionevole che fosse esente da ogni macchia e da ogni soggezione al nemico. Cercò il superbo, siccome avea già infettato col suo veleno tutto il genere umano, così anche d'infettare la purissima anima di questa Vergine. Ma sia sempre lodata la divina bontà, che la prevenne a questo fine con tanta grazia, che restando ella libera da ogni reato di colpa, così poté abbattere e confonder la sua superbia, come dice sant'Agostino o chi altro sia l'autor del commento nella Genesi: Cum peccati originalis caput sit diabolus, tale caput Maria contrivit, quia nulla peccati subiectio ingressum habuit in animam Virginis, et ideo ab omni macula immunis fuit (in cit. loc. Gen.).10 E più chiaramente S. Bonaventura: Congruum erat ut B. Virgo Maria, per quam aufertur nobis opprobrium, vinceret diabolum, ut nec ei succumberet ad modicum (In 3, dist. 3, art. 2, qu. 2).11 Ma sopra tutto convenne principalmente all'Eterno Padre che rendesse illesa questa sua figlia dal peccato di Adamo, perché la destinava per madre del suo Unigenito. Tu ante omnem creaturam in mente Dei praeordinata fuisti, ut Deum ipsum hominem procreares, parla S. Bernardino da Siena (Serm. 51, cap. 4).12 Se non per altro motivo dunque, almeno per onor del suo Figlio ch'era Dio, fu ragione che 'l Padre la creasse pura da ogni macchia. Dice S. Tommaso l'Angelico che tutte le cose che sono ordinate a Dio, debbono esser sante e monde da ogni lordura: Sanctitas illis rebus attribuitur quae in Deum sunt ordinatae (1 p., q. 36, art. 1).13 Che perciò Davide, designando il tempio di Gerosolima con quella magnificenza che si conveniva al Signore, dicea: Neque enim homini praeparatur habitatio, sed Deo (I Par. XXIX, 1). Or quanto più dobbiamo ragionevolmente credere che 'l sommo Fattore, destinando Maria per essere la madre del suo medesimo Figlio, la dovette adornare nell'anima di tutti i pregi più belli, acciocché fosse degna abitazione d'un Dio? Omnium artifex Deus - afferma il B. Dionigi Cartusiano - Filio suo dignum habitaculum fabricaturus, eam omnium gratificantium charismatum [plenitudine] adornavit (L. 2, de laud. Virg., art. 2).14 E la stessa S. Chiesa di ciò ne assicura attestando che Dio apparecchiò il corpo e l'anima della Vergine, per essere degno albergo in terra del suo Unigenito: Omnipotens sempiterne Deus, così prega la S. Chiesa, qui gloriosae Virginis et Matris Mariae corpus et animam, ut dignum Filii tui habitaculum effici meretur, Spiritu Sancto cooperante, praeparasti, etc.15 Si sa che 'l primo pregio de' figli è di nascere da padri nobili: Gloria filiorum patres eorum (Prov. XVII, 6). Ond'è che più si tollera nel mondo lo sfregio d'esser riputato scarso di beni e di dottrina, che vile di nascita; mentre il povero può farsi ricco colla sua industria, l'ignorante può farsi dotto collo studio, ma chi nasce vile difficilmente può giungere a diventare nobile; e se mai vi giungesse, sempre potrà rinfacciarglisi l'antica ed originaria sua macchia. Come dunque possiamo pensare che Dio, potendo far nascere il Figlio da una madre nobile, con preservarla dalla colpa, l'abbia voluto far nascere da una madre infetta dal peccato, permettendo che Lucifero avesse potuto sempre rinfacciargli l'obbrobrio d'esser nato da una madre sua schiava e nemica di Dio? No, che 'l Signore ciò non permise: ma ben provvide all'onor del suo Figlio con far che la sua madre fosse stata sempre immacolata, affinché fosse una madre qual si conveniva ad un tal Figlio. Così ci attesta la Chiesa greca: Providentia singulari perfecit, ut SS. Virgo ab ipso vitae suae principio tam omnino exsisteret pura, quam decebat illam quae Christo digna mater exsisteret (In Men., die 25 martii).16 È assioma comune fra' Teologi, non essere stato mai conceduto alcun dono ad alcuna creatura, di cui non sia stata anche arricchita la B. Vergine. Ecco come parla S. Bernardo: Quod vel paucis mortalium constat esse collatum, fas certe non est suspicari tantae Virgini fuisse negatum (Epist. 174).17 E S. Tommaso da Villanova: Nihil umquam alicui sanctorum concessum est, quod a principio vitae cumulatius non praefulgeat in Maria (Serm. 2, de Ass.).18 Ed essendo vero che tra la Madre di Dio ed i servi di Dio vi è una distanza infinita, secondo il celebre detto di S. Giovanni Damasceno: Matris Dei et servorum Dei infinitum est discrimen (Or. 1 de Ass.);19 certamente dee supporsi, come insegna San Tommaso, che Dio abbia conferiti privilegi di grazia in ogni genere maggiori alla Madre che a' servi: Maiora in quovis genere privilegia gratiae deferenda sunt Matri Dei, quam servis (3 p., q. 27, art. 2).20 Or ciò supposto, ripiglia S. Anselmo, il gran difensore di Maria immacolata, e dice: Impotensne fuit sapientia Dei mundum habitaculum condere, remota omni labe conditionis humanae? (Serm. de Concept.): Forse non poté la divina Sapienza apparecchiare al suo Figlio un ospizio mondo, con preservarlo da ogni macchia del genere umano? Ha potuto già Dio - seguita a parlare S. Anselmo - conservare illesi gli angeli del cielo nella rovina di tanti, e non ha potuto poi preservar la Madre del Figlio, e la regina degli angeli dalla comune caduta degli uomini? Angelos, aliis peccantibus, a peccato reservavit; et Matrem ab aliorum peccatis exsortem servare non potuit? (Loc. cit.).21 Ha potuto Dio, io aggiungo, dar la grazia anche ad un'Eva di venir al mondo immacolata, e poi non ha potuto darla a Maria? Ah no, che Dio ha potuto ben farlo e l'ha fatto; mentre con ogni ragione conveniva, come dice lo stesso S. Anselmo, che quella Vergine, che Dio disponea di dare per Madre all'unico suo Figlio, fosse adorna di una purità,22 che non solo avanzasse quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli, ma fosse la maggiore che può intendersi dopo Dio: Decens erat, ut ea puritate, qua maior sub Deo nequit intelligi, Virgo illa niteret, cui Deus Pater unicum sibi Filium dare disponebat (Dict. lib. de Conc.).23 E più chiaro S. Gio. Damasceno: Cum Virginis una cum corpore animam conservasset, ut eam decebat, quae Deum in sinu suo exceptura erat: sanctus enim ipse cum sit, in sanctis requiescit (Lib. 4, de fid. ort., c. 15).24 Sicché ben poté dire l'Eterno Padre a questa Figlia diletta: Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias (Cant. II, 2): Figlia, fra tutte le altre mie figlie tu sei come giglio tra le spine, giacché quelle sono tutte macchiate dal peccato, ma tu fosti sempre immacolata e sempre amica.

    Punto II.

    In secondo luogo convenne al Figlio di preservar Maria dalla colpa, come sua madre. A tutti gli altri figli non si concede di potersi sceglier la madre secondo il lor piacere; ma se a taluno ciò mai si concedesse, chi sarebbe quello che potendo aver per madre una regina, la volesse schiava? potendo averla nobile, la volesse villana? potendo averla amica di Dio, la volesse nemica? Se dunque il solo Figliuolo di Dio poté eleggersi la madre conforme gli piaceva, ben dee tenersi per certo che se la scegliesse qual conveniva ad un Dio. Così parla S. Bernardo: Nascens de homine Factor hominum talem sibi debuit eligere matrem, qualem se decere sciebat (Hom. 3, sup. Miss.).25 Ed essendo ben decente ad un Dio purissimo l'avere una madre pura da ogni colpa, tale appunto se la fece, afferma S. Bernardino da Siena con quelle parole: Tertio fuit sanctificatio maternalis, et haec removet omnem culpam originalem. Haec fuit in B. Virgine: sane Deus talem tam nobilitate naturae, quam perfectione gratiae condidit matrem, qualem eum decebat habere suam matrem (Tom. 2, serm. 51, c. 1).26 Al che fa ciò che scrisse l'Apostolo: Talis enim decebat ut nobis esset pontifex sanctus, innocens, impollutus, segregatus a peccatoribus, etc. (Hebr. VII, [26]). Nota qui un dotto autore che secondo S. Paolo fu decente che 'l nostro Redentore non solo fosse segregato da' peccati, ma anche da' peccatori, conforme spiega S. Tommaso: Oportuit eum qui peccata venit tollere, esse segregatum a peccatoribus, quantum ad culpam cui Adam subiacuit (3 p., q. 4, art. 6).27 Ma come Gesù Cristo potea chiamarsi segregato da' peccatori, avendo una madre peccatrice? Dice S. Ambrogio: Non de terra, sed de caelo vas sibi hoc, per quod descenderet, Christus elegit, et sacravit templum pudoris (De Inst. Virg., c. 5).28 Allude il santo al detto di S. Paolo: Primus homo de terra, terrenus: secundus homo de caelo, caelestis (I Cor. XV, [47]). S. Ambrogio chiama la divina Madre Vaso celeste, non perché Maria non fosse terrena per natura, come han sognato gli eretici; ma celeste per grazia, poich'ella fu superiore agli angeli del cielo in santità e purità, come si conveniva ad un re della gloria, che doveva abitar nel suo seno, secondo rivelò il Battista a santa Brigida: Non decuit regem gloriae iacere nisi in vase purissimo et electissimo, prae omnibus angelis et hominibus (Rev. l. I, c. 17).29
    Al che s'unisce quel che lo stesso Eterno Padre disse alla medesima santa: Maria fuit vas mundum et non mundum. Mundum, quia tota pulchra: sed non mundum, quia de peccatoribus nata est; licet sine peccato concepta, ut Filius meus de ea sine peccato nasceretur (Lib. V, c. 13).30 E notinsi queste ultime parole, cioè che Maria fu senza colpa conceputa, acciocché da lei senza colpa nascesse il divin Figlio. Non già che Gesù Cristo fosse stato capace di contrarre la colpa, ma affinché egli non avesse l'obbrobrio di avere una madre infetta dal peccato e schiava del demonio.
    Dice lo Spirito Santo che l'onore del padre è la gloria del figlio, e 'l disonore del padre è l'obbrobrio del figlio: Gloria enim hominis est honor patris sui, et dedecus filii pater sine honore (Eccli. III, 13).31 Che però dice S. Agostino (Serm. de Ass. B.V.) che Gesù preservò il corpo di Maria dal corrompersi dopo la morte, poiché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale di cui egli s'era già vestito: Putredo namque humanae est opprobrium conditionis, a quo cum Iesus sit alienus, natura Mariae excipitur; caro enim Iesu caro Mariae est (Serm. de Ass. B.V.).32 Or se sarebbe stato obbrobrio di Gesù Cristo nascere da una madre che avesse avuto un corpo soggetto alla putredine della carne, quanto più il nascere da una madre che avesse avuta l'anima infetta dalla putredine del peccato? Oltrechè, essendo vero che la carne di Gesù è la stessa che quella di Maria, in tal maniera - come soggiunge ivi lo stesso santo - che la carne del Salvatore anche dopo la sua risurrezione è restata la stessa ch'egli prese dalla Madre: Caro Christi caro est Mariae, et quamvis gloria resurrectionis fuerit glorificata, eadem tamen mansit quae de Maria sumpta est (Loc. cit.).33 Onde disse S. Arnoldo Carnotense: Una est Mariae et Christi caro; atque adeo Filii gloriam cum Matre non tam communem iudico, quam eamdem (De laud. Virg.).34 Or essendo ciò vero, se mai la B. Vergine fosse stata conceputa in peccato, benché il Figlio non ne avrebbe contratta la macchia del peccato, nulladimeno sempre gli sarebbe stata una certa macchia l'aver seco unita la carne un tempo infetta dalla colpa, vaso d'immondizia, e soggetta a Lucifero.
    Maria non solo fu madre, ma degna madre del Salvatore. Così la chiamano tutti i Santi Padri. S. Bernardo: Tu sola inventa es digna, ut in tua virginali aula Rex regum primam sibi mansionem eligeret (In depr. ad Virg.).35 S. Tommaso da Villanova: Antequam conciperet, iam idonea erat, ut esset Mater Dei (Serm. 3, de Nat. Virg.).36 La stessa S. Chiesa ci attesta che la Vergine meritò d'esser madre di Gesù Cristo: B. Virgo, cuius viscera meruerunt portare Christum Dominum (Resp. 1, noct. 2, in Nat. Mar.). Il che spiegando S. Tommaso d'Aquino, dice: B. Virgo dicitur meruisse portare Dominum omnium, non quia meruit ipsum incarnari, sed quia meruit ex gratia sibi data illum puritatis et sanctitatis gradum, ut congrue posset esse Mater Dei (3 p., q. 2, a. 11, ad 3).37 Dice dunque l'Angelico che Maria non già poté meritare l'incarnazione del Verbo, ma colla divina grazia meritò tal perfezione, che la rendesse degna Madre d'un Dio, secondo quel che ne scrisse anche S. Pier Damiani: Singularis eius sanctitas ex gratia hoc promeruit, quod susceptione Dei singulariter iudicata est digna (De Ass., serm. 2).38
    Or ciò supposto che Maria fu degna Madre di Dio, quale eccellenza mai, dice S. Tommaso da Villanova, e qual perfezione a lei non si convenne? Quae autem excellentia, quae perfectio decuit eam, ut esset Mater Dei? (Serm. 3, de Nat. Virg.)39
    Insegna lo stesso dottore Angelico che quando Dio elegge taluno a qualche dignità, lo rende ancora idoneo a quella; onde dice che Dio avendo eletta Maria per sua madre, certamente ne la rendette ancora degna colla sua grazia: Beata autem Virgo fuit electa divinitus ut esset Mater Dei; et ideo non est dubitandum quin Deus per suam gratiam eam ad hoc idoneam reddiderit iuxta illud: Invenisti gratiam apud Dominum: Ecce concipies, etc. Luc. I (3 p., q. 27, a. 4). E da ciò ricava il santo che la Vergine non commise mai alcun peccato attuale, neppur veniale; altrimenti, dice, ella non sarebbe stata degna Madre di Gesù Cristo, poiché l'ignominia della Madre sarebbe stata anche del Figlio, avendo una peccatrice per madre: Non fuisset idonea Mater Dei, si peccasset aliquando, quia ignominia matris ad Filium redundasset (Loc. cit.).40 Or se Maria, peccando con un sol veniale, che non priva già l'anima della divina grazia, non sarebbe stata Madre idonea di Dio; quanto più se Maria fosse stata rea della colpa originale, la quale l'avrebbe renduta nemica di Dio e schiava del demonio? Che perciò S. Agostino disse in quella sua celebre sentenza che parlando di Maria non volea far parola di peccati, per onore di quel Signore ch'ella meritò per Figlio e per cui ebbe la grazia di vincere il peccato per ogni parte: Excepta itaque S. Virgine Maria, de qua propter honorem Domini nullam prorsus, cum de peccatis agitur, habere volo quaestionem. Unde enim scimus quod ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum ex omni parte peccatum, quae concipere et parere meruit eum, quem constat nullum habuisse peccatum (De Nat. et grat. contr. Pel., t. 7, c. 36).41
    Sicché dobbiamo tener per certo che 'l Verbo Incarnato si elesse la madre quale gli conveniva, e di cui non se ne avesse a vergognare, come parla S. Pier Damiani: Christus talem matrem sibi elegit, quam meruit habere, de qua non erubesceret.42 E parimente S. Proclo: Intra viscera, quae citra ullam sui dedecoris notam creaverat, habitavit (Or. de Nat. Dom.).43 Non fu già d'obbrobrio a Gesù il sentirsi chiamar dagli Ebrei figlio di Maria per disprezzo, come figlio di una povera donna: Nonne mater eius dicitur Maria? (Matth. XIII, 55), mentr'egli venne in terra a dar esempi d'umiltà e di pazienza. Ma senza dubbio all'incontro gli sarebbe stato d'obbrobrio, se da' demoni avesse potuto sentirsi dire: Nonne mater eius exstitit peccatrix? E che forse egli non è nato da una madre peccatrice ed un tempo nostra schiava? Anche indecenza sarebbe stata il nascere Gesù Cristo da una donna deforme e storpiata di corpo, o pure nel corpo invasata da' demoni. Ma quanto più poi il nascere da una donna deforme un tempo nell'anima, e nell'anima invasata da Lucifero?
    Ah che questo Dio ch'è la stessa Sapienza ben seppe fabbricarsi in terra quale gli si conveniva quella casa dove doveva abitare: Sapientia aedificavit sibi domum (Prov. IV, 1). Sanctificavit tabernaculum suum Altissimus... Adiuvabit eam Deus mane diluculo (Ps. XLV, [5, 6]). Il Signore, dice Davide, santificò questa sua abitazione mane diluculo, cioè dal principio di sua via, per renderla degna di sé; poiché ad un Dio santo non conveniva eleggersi una casa che non fosse santa: Domum tuam decet sanctitudo (Ps. XCII, [5]). E se egli si protesta che non entrerà mai ad abitare in un'anima di mala volontà e in un corpo soggetto a' peccati: In malevolam animam non introibit sapientia, nec habitabit in corpore subdito peccatis (Sap. I, [4]); come mai possiamo pensare che il Figlio di Dio abbia eletto d'abitare nell'anima e nel corpo di Maria, senza prima santificarla e preservarla da ogni sozzura di peccato; giacché, siccome insegna S. Tommaso, il Verbo Eterno abitò non solo nell'anima, ma anche nell'utero di Maria: Dei Filius in ipsa habitavit, non solum in anima, sed etiam in utero (3 p., q. 27, a. 4).44 - Canta la S. Chiesa: Signore, voi non avete avuto orrore di abitare nell'utero della Vergine: Non horruisti Virginis uterum.45 Sì, perché un Dio avrebbe avuto orrore d'incarnarsi nel seno di una Agnese, d'una Geltrude, d'una Teresa; poiché queste vergini, benché sante, furono non pertanto un tempo macchiate dal peccato originale; ma non ebbe poi orrore di farsi uomo nel seno di Maria, perché questa Vergine prediletta fu sempre pura da ogni neo di colpa e non mai posseduta dal nemico serpente. Onde scrisse S. Agostino: Nullam digniorem domum sibi Filius Dei aedificavit, quam Mariam, quae numquam fuit ab hostibus capta, neque suis ornamentis spoliata.46
    All'incontro, dice S. Cirillo Alessandrino, chi mai ha inteso che un architetto s'abbia per suo uso fabbricata una casa, e poi n'abbia conceduto il primo possesso al principal suo nemico? Quis umquam audivit architectum qui sibi domum aedificavit, eius occupationem et possessionem primo suo inimico cessisse? (In Conc. Eph., n. 6).47 Sì, perché quel Signore, ripiglia S. Metodio, che ci ha dato il precetto d'onorare i genitori, non ha voluto egli, facendosi uomo come noi, lasciar di osservarlo, con dare alla sua Madre ogni grazia ed onore: Qui dixit, honora patrem et matrem, ut decretum a se promulgatum servaret, omnem Matri gratiam et honorem impendit (Or. in Hypap.).48 Perciò dice sant'Agostino che dee certamente credersi che Gesù Cristo abbia preservato dalla corruzione il corpo di Maria dopo la morte, come di sopra si è detto, giacché, se egli non l'avesse fatto, non avrebbe osservata la legge, la quale sicut honorem matris praecipit, ita inhonorationem damnat (Serm. de Ass. B.V.).49 Or quanto meno avrebbe atteso Gesù all'onor di sua Madre, se non l'avesse preservata dalla colpa di Adamo? Ben peccherebbe quel figlio, dice il P. Tommaso d'Argentina agostiniano, che potendo preservar la madre dal peccato originale, non lo facesse; or quello che sarebbe a noi peccato - dice il suddetto autore - dee credersi non essere stato decente al Figlio di Dio, che potendo render la Madre immacolata, non l'abbia fatto.50 Ah no, soggiunge il Gersone: Cum tu summus princeps velis habere Matrem, illi certe debebis honorem. Nunc autem appareret illam legem non bene adimpleri, si in abominationem peccati originalis permitteres illam quae esse debet habitaculum totius puritatis (Serm. de Conc. B. Mar.).51
    In oltre si sa che 'l divin Figlio venne al mondo più per redimer Maria, che tutti gli altri uomini, come scrisse S. Bernardino il Senese: Christus plus pro redimenda Virgine venit, quam pro omni alia creatura.52 Ed essendoché vi son due modi di redimere, come insegna S. Agostino:53 uno con sollevare il già caduto, l'altro con prevedere che quegli non cada: Duplex est redimendi modus, unus redimendo lapsum, alter redimendo non lapsum, ne cadat. E senza dubbio questo è il modo più nobile: Nobilius redimitur cui providetur ne cadat, quam ut lapsus erigatur (S. Anton.),54 perché in tal modo si evita anche quel danno o quella macchia che sempre ne contrae l'anima dalla caduta fatta. Quindi in tal più nobile modo, qual si conveniva alla Madre d'un Dio, dee credersi che fu redenta Maria, come parla S. Bonaventura: Credendum est enim quod novo sanctificationis genere in eius conceptionis primordio Spiritus Sanctus eam a peccato originali - non quod infuit, sed quod infuisset - redemit, atque singulari gratia praeservavit (Serm. 2, de Ass.).55 Questo sermone prova esser veramente del S. Dottore, Frassen (Scot. Acad., to. 8, a. 3, sect. 3, q. 1, § 5).56 Sul che elegantemente scrisse il cardinal Cusano: Alii liberatorem, Virgo sancta praeliberatorem habuit:57 Altri hanno avuto il Redentore, che gli ha liberati dal peccato già contratto; ma la Santa Vergine ebbe il Redentore, perché figlio, che la liberò dal contrarre il peccato.
    In somma per conclusione di questo punto, dice Ugone di S. Vittore che dal frutto si conosce l'albero. Se l'Agnello fu sempre immacolato, sempre immacolata dovette essere ancora la Madre: Talis Agnus, qualis mater Agni; quoniam omnis arbor ex fructu suo cognoscitur (Coll. 3, de Verb. Inc.).58 Onde questo medesimo Dottore salutava Maria chiamandola: O digna digni: O degna madre d'un degno figlio; e volea dire che non altri che Maria era degna madre d'un tal Figlio, e non altri che Gesù era degno figlio d'una tal Madre: O digna digni - e siegue a dire - formosa pulchri, excelsa Altissimi, Mater Dei (Hug. de S. Vict., serm. de Ass.).59 Lattate dunque - diciamole con S. Idelfonso - lattate, o Maria, il vostro Creatore; lattate colui che vi fece, e tal vi fece pura e perfetta, che meritaste ch'egli da voi prendesse l'essere umano: Lacta o Maria, Creatorem tuum, lacta eum qui te fecit, et qui talem fecit te, ut ipse fieret ex te (Serm. de Nat. Virg.).60

    Punto III.

    Se dunque al Padre convenne preservar Maria dal peccato come sua figlia, ed al Figlio come sua madre, benanche allo Spirito Santo convenne preservarla come sua sposa.
    Maria, dice S. Agostino, fu quella sola che meritò d'esser chiamata madre e sposa di Dio: Haec est quae sola meruit mater et sponsa vocari (Serm. de Ass.).61 Poiché asserisce S. Anselmo che 'l Divino Spirito venne già corporalmente in Maria, ed arricchendola di grazia sopra tutte le creature, in lei riposò e fe' regina del cielo e della terra la sua sposa: Ipse Spiritus Dei, ipse amor Patris et Filii corporaliter venit in eam, singularique gratia prae omnibus in ipsa requievit, et reginam caeli et terrae fecit sponsam suam (De Ex. Virg., c. 4).62 Dice che venne in lei corporalmente in quanto all'effetto, poiché venne a formar dal suo corpo immacolato l'immacolato corpo di Gesù Cristo, siccome già l'Arcangelo le predisse: Spiritus Sanctus superveniet in te (Luc. I, [35]). Che perciò, dice S. Tommaso, chiamasi Maria tempio del Signore, sacrario dello Spirito Santo, perché per opera dello Spirito Santo fu fatta madre del Verbo Incarnato: Unde dicitur templum Domini, sacrarium Spiritus Sancti, quia concepit ex Spiritu Sancto (Opusc. 8).63
    Or se un eccellente pittore avesse mai a sortir la sua sposa bella o deforme, qual egli medesimo se la dipingesse, qual diligenza ei mai non porrebbe a farla quanto più bella potesse? Chi dunque può dire che lo Spirito Santo abbia operato altrimenti con Maria, che, potendo egli stesso farsi questa sua sposa tutta bella quale gli conveniva, non l'abbia fatto? No, che così gli convenne e così ha fatto, come attestò il medesimo Signore, quando lodando Maria le disse: Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te (Cant. IV, 7). Le quali parole dicono S. Idelfonso64 e S. Tommaso65 che propriamente di Maria s'intendono, come riferisce Cornelio a Lapide sul detto passo;66 e S. Bernardino da Siena (To. 2, serm. 52)67 con S. Lorenzo Giustiniani (Serm. de Nat. Virg.)68 asseriscono che s'intendono le parole citate precisamente della sua immacolata Concezione; onde l'Idiota le dice: Tota pulchra es, Virgo gloriosissima, non in parte, sed in toto; et macula peccati sive mortalis, sive venialis, sive originalis, non est in te (In Contempl. B.V., c. 3).69
    Lo stesso significò lo Spirito Santo, quando chiamò questa sua sposa orto chiuso e fonte segnato: Hortus conclusus, soror mea sponsa, hortus conclusus, fons signatus (Cant. IV, 12). Maria appunto, dice S. Girolamo, fu quest'orto chiuso e fonte suggellato; poiché in lei non entrarono mai i nemici ad offenderla, ma sempre ella ne fu illesa, restando santa nell'anima e nel corpo: Haec est hortus conclusus, fons signatus, ad quam nulli potuerunt doli irrumpere, nec praevalere fraus inimici; sed permansit sancta mente et corpore. Così S. Girolamo (Ep. 10, ad Eust., de Ass.).70 E similmente S. Bernardo disse, parlando colla B. Vergine: Hortus conclusus tu es, quem ad deflorandum manus peccatorum numquam introivit (V. in loc. cit. Cant. 4).71 Sappiamo che questo divino Sposo amò più Maria che tutti gli altri santi ed angeli insieme uniti, come asserisce il P. Suarez72 con S. Lorenzo Giustiniani ed altri.73 Egli sin dal principio l'amò e l'esaltò nella santità sopra di tutti, com'espresse Davide: Fundamenta eius in montibus sanctis; diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Iacob... Homo natus est in ea, et ipse fundavit eam altissimus (Ps. LXXXVI, [1, 2, 5]). Parole che tutte significano che Maria fu santa sin dalla sua Concezione. Lo stesso significa ciò che le disse il medesimo Spirito Santo in altri luoghi. Multae filiae congregaverunt divitias, tu supergressa es universas (Prov. XXXI, [29]). Se Maria ha superati tutti in ricchezze della grazia, dunque ha avuto ancora la giustizia originale, come l'ebbero Adamo e gli angeli. Adolescentularum non est numerus: una est columba mea, perfecta mea - l'ebreo legge, integra, immaculata mea - una est matris suae (Cant. VI, [7, 8]).74 Tutte l'anime giuste son figlie della divina grazia, ma fra queste Maria fu la colomba senza fiele di colpa, la perfetta senza macchia d'origine, l'una conceputa in grazia. Quindi è che l'angelo, prima ch'ella fosse Madre di Dio, già la trovò piena di grazia e così la salutò: Ave, gratia plena. Sulle quali parole scrisse Sofronio che agli altri santi la grazia si dà in parte, ma alla Vergine fu data tutta: Bene gratia plena dicitur, quia ceteris per partes praestatur, Mariae vero simul se tota infudit plenitudo gratiae (Serm. de Ass. B.V.).75 Talmenteché dice S. Tommaso che la grazia non solo fe' santa l'anima, ma benanche la carne di Maria, acciocché di quella avesse indi potuto la Vergine vestirne il Verbo Eterno: Anima B. Virginis ita fuit plena, quod ex ea refudit gratiam in carnem, ut de ipsa conciperet Deum (Opusc. 8).76 Or tutto ciò conduce ad intendere che Maria sin dalla sua concezione dallo Spirito Santo fu fatta ricca e piena della divina grazia, come argomenta Pietro Cellense: Simul in ea collecta est gratiae plenitudo, quia ab exordio suae conceptionis aspersione Spiritus Sancti tota deitatis gratia est superfusa (Lib. de Panib., c. 10).77 Onde dice S. Pier Damiani: A Deo electam et praeelectam totam eam rapturus erat sibi Spiritus Sanctus (Serm. de Ann.).78 Rapturus, per ispiegare il santo la velocità del Divino Spirito in prevenire e far sua questa sposa, prima che Lucifero la possedesse.
    Voglio finalmente chiudere questo discorso, in cui mi son diffuso più che negli altri, per ragione che la nostra minima Congregazione ha per sua principal protettrice la SS. Vergine Maria appunto sotto questo titolo della sua Immacolata Concezione: voglio, dico, finire con dichiarare in breve quali siano i motivi che mi fan certo, ed a mio parere dovrebbero far certo ognuno di questa sentenza così pia e di tanta gloria della divina Madre, ch'ella sia stata immune dalla colpa originale.
    Vi sono molti Dottori ch'anzi difendono che Maria sia stata esente dal contrarre anche il debito del peccato; come sono il cardinal Galatino (De arca, l. 7, c. 18), il cardinal Cusano (Lib. 8, exercit. 8), De Ponte (L. 2, Cant., ex. 10), Salazar (De V. Conc., c. 7, § 7), il Caterino (De pecc. orig., c. ult.), il Novarino (Umbra Virg., c. 10, exc. 28), Viva (P. 8, d. 1, q. 2, a. 3), De Lugo, Egidio, Richelio, ed altri.79 Or questa opinione è ben ella probabile; poiché, s'è vero che nella volontà di Adamo come capo degli uomini furono incluse le volontà di tutti, secondo probabilmente tengono Gonet (Man., to. 3, tr. 5, c. 6, § 2), Habert (T. 3, de pecc., c. 7),80 ed altri, fondati sul testo di S. Paolo: Omnes in Adam peccaverunt (Rom. V);81 se ciò dunque è probabile, probabile benanche è che Maria non abbia contratto il debito del peccato: mentre avendola Dio molto distinta nella grazia dal comune degli uomini, dee piamente credersi che nella volontà di Adamo non abbia inclusa quella di Maria.
    Questa opinione è solamente probabile, ed a questa io aderisco come più gloriosa per la Signora mia. Ma poi tengo per certa la sentenza che Maria non ha contratto il peccato di Adamo; siccome la tengono per certa, anzi per prossimamente definibile di fede, come la chiamano il cardinale Everardo (In exam. theol.), Duvallio (I-II, qu. 2, de pecc.), Rainaldo (Piet. Lugd., n. 29), Lossada (Disc. Th. de Imm. Conc.), Viva (Qu. Prod. ad Trut.), ed altri molti.82 Lascio pertanto le rivelazioni che confermano la suddetta sentenza, specialmente quelle fatte a S. Brigida, approvate già dal cardinale Torrecremata e da quattro Sommi Pontefici, come si legge nel libro sesto di dette rivelazioni in più luoghi (al cap. 12, 49 e 55);83 ma a patto veruno lasciar non posso di notar qui le sentenze de' SS. Padri su questo punto, per dimostrare quanto essi sono stati uniformi in accordar tale privilegio alla divina Madre. S. Ambrogio dice: Suscipe me non ex Sara, sed ex Maria, ut incorrupta sit virgo, sed virgo per gratiam ab omni integra labe peccati (Serm. 22, in Ps. 118).84 Origene parlando di Maria dice: Nec serpentis venenosis afflatibus infecta est (Hom. I).85 S. Efrem: Immaculata, et ab omni peccati labe alienissima (Tom. 5, or. ad Dei Gen.).86 S. Agostino sulle parole dell'Angelo, Ave, gratia plena, scrisse: Quibus ostendit ex integro - nota ex integro - iram primae sententiae exclusam, et plenam benedictionis gratiam restitutam (Serm. 11, in Nat. Dom.).87 S. Girolamo: Nubes illa non fuit in tenebris, semper in luce (In Ps. 77).88 S. Cipriano o chi altro ne sia l'autore: Nec sustinebat iustitia, ut illud vas electionis communibus laxaretur iniuriis, quoniam plurimum a ceteris distans natura communicabat, non culpa (Lib. de card. Chr. oper., de Nat.).89 Sant'Anfilochio: Qui antiquam virginem sine probro condidit, ipse et secundam sine nota et crimine fabricatus est (Tr. de Deip.).90 Sofronio: Virginem ideo dici immaculatam, quia in nullo corrupta est (In. Ep., ap. 6 Syn., t. 3, p. 307).91 S. Idelfonso: Constat eam ab originali peccato fuisse immunem (Contr. Disp. de Virg. Mar.).92 S. Gio. Damasceno: Ad hunc paradisum serpens aditum non habuit (Or. 2, de Nat. Mar.).93 S. Pier Damiani: Caro Virginis ex Adam sumpta maculas Adam non admisit (Serm. de Ass. V.).94 S. Brunone: Haec est incorrupta terra illa, cui benedixit Dominus: ab omni propterea peccati contagione libera (In Ps. 101). 95 S. Bonaventura: Domina nostra fuit plena gratia praeveniente in sua sanctificatione, gratia scilicet praeservativa contra foeditatem originalis culpae (Serm. 2, de Assumpt.).96 S. Bernardino da Siena: Non enim credendum est quod ipse Filius Dei voluerit nasci ex Virgine et sumere eius carnem quae esset maculata aliquo originali peccato (Tom. 3, serm. 49).97 San Lorenzo Giustiniani: Ab ipsa conceptione fuit in benedictionibus praeventa (Serm. de Ann.).98 L'Idiota su quelle parole, Invenisti gratiam, dice: Gratiam singularem, o dulcissima Virgo, invenisti, quia fuerunt in te ab originali labe praeservatio, etc. (Cap. 6).99 E lo stesso dicono tanti altri Dottori. Ma i motivi che finalmente della verità di questa pia sentenza assicurano son due. Il primo si è il consentimento universale su questo punto de' fedeli. Attesta il P. Egidio della Presentazione (De praes. Virg., q. 6, a. 4) che tutti gli Ordini religiosi seguitano la detta sentenza;100 e dello stesso Ordine di S. Domenico, dice un moderno autore, benché siano 92 scrittori per la contraria, nulladimeno 136 sono per la nostra.101 Ma sopra tutto dee persuaderci che la nostra pia sentenza sia conforme al comun sentimento de' Cattolici, ciò che ne attesta il Papa Alessandro VII nella sua celebre bolla, Sollicitudo omnium ecclesiarum, uscita sin dall'anno 1661, in cui si dice: Aucta rursus et propagata fuit pietas haec et cultus erga Deiparam... ita ut, accedentibus Academiis ad hanc sententiam - cioè alla pia - iam fere omnes Catholici eam complectantur.102 Ed in fatti questa sentenza è difesa dalle accademie della Sorbona, di Alcalà, di Salamanca, di Coimbra, di Colonia, di Magonza, di Napoli, e da altre molte, in cui ciascun laureato si obbliga con giuramento alla difesa di Maria Immacolata. Di questo argomento, cioè del comun senso de' fedeli, sopra tutto s'avvale a provarla il dotto Petavio (Tom. 5, p. 2, l. 14, c. 2, n. 10);103 il quale argomento, scrive il dottissimo vescovo D. Giulio Torni (In adn. ad Aest., l. 2, dist. 3, § 2) che non può non convincere, mentre in verità, se non altro che 'l comun consentimento de' fedeli ci rende certi della santificazione di Maria nell'utero, e della sua Assunzione in cielo in anima e corpo; perché poi questo stesso comun sentimento de' fedeli non ci ha da render certi della sua Concezione immacolata?104 L'altro motivo più forte del primo, che ne fa certi dell'esenzione della Vergine dalla macchia originale, è la celebrazione ordinata dalla Chiesa universale della sua Concezione immacolata. E circa di ciò io vedo da una parte che la Chiesa celebra il primo istante, quando fu creata la di lei anima ed infusa al corpo, come dichiara Alessandro VII nella bolla mentovata, in cui si esprime darsi dalla Chiesa alla Concezione di Maria quello stesso culto che le dà la pia sentenza, la quale la vuol conceputa senza la colpa originale.105 Dall'altra parte intendo esser certo che la Chiesa non può celebrare cosa non santa, secondo gli oracoli di S. Leone Papa (Ep. Decr. 4, c. 2)106 e di S. Eusebio pontefice: In sede apostolica extra maculam semper est catholica servata religio (Decr., 24, q. 1, c. In sede);107 e come insegnano tutt'i Teologi con S. Agostino (Serm. 95 et 113),108 S. Bernardo (Ep. ad Can. Lugd.),109 e S. Tommaso, il quale per provare che Maria fu santificata prima di nascere, di questo argomento appunto si serve, cioè della celebrazione che fa la Chiesa di sua nascita, e perciò dice: Ecclesia celebrat nativitatem B. Virginis; non autem celebratur festum in Ecclesia nisi pro aliquo sancto; ergo B. Virgo fuit in utero sanctificata (3 p., q. 27, a. 2).110 Or s'è certo, come dice l'Angelico, che Maria fu santificata nell'utero, perché così la S. Chiesa celebra la sua nascita; perché poi non abbiamo da tenere per certo che Maria fu preservata dal peccato originale fin dal primo istante di sua Concezione, or che sappiamo che in questo senso la stessa Chiesa ne celebra la festa?
    In conferma poi di questo gran privilegio di Maria son note già le grazie innumerabili e prodigiose che il Signore si compiace di dispensare tutto giorno nel regno di Napoli per mezzo delle cartelline della di lei Immacolata Concezione.111 Io potrei riferirne molte passate per mano de' Padri della nostra medesima Congregazione;112 ma voglio narrarne solamente due, che sono veramente ammirabili.
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    MauriF
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    Utente Gold
    00 16/02/2008 17:42
    Ah, per rispondere alla cavolata che vorrebbe far passare che l'immacolatezza di Maria sia rifiutata dalle Chiese Orientali...


    Secondo una pia tradizione, nella notte tra il 10 e l’11 giugno del 982 l’arcangelo Gabriele, apparso sotto le vesti di un monaco, avrebbe recitato per la prima volta, durante la celebrazione liturgica della notte (“Agrypnia”), l’inno che inizia appunto con le parole “Axion Estin”:

    “È veramente giusto proclamare beata te,
    o Deipara, che sei beatissima, tutta pura,
    e Madre del nostro Dio.
    Noi magnifichiamo te,
    che sei più onorabile dei cherubini
    e incomparabilmente più gloriosa dei serafini.
    Tu, che senza perdere la tua verginità,
    hai messo al mondo il Verbo di Dio.
    Tu, che veramente sei la Madre di Dio”


    Axion estin os alithos makarizin Se tin Theotokon tin aimakariston ke panamomiton ke Mitera tou Theou imon. Tin timioteran ton Herouvim ke endoxoteran asinkritos ton Serefim, tin adiafthoros Theon Logon tekousan, tin ontos Theotokon, Se megalinomen.

    PANAMOMITON...letteralmente TUTTA SENZA PECCATO.



    Semplicemente le Chiese Ortodosse non lo considerano un dogma.
    Il che non significa rifiutare tale verità di fede che, come potete constatare, è tutt'altro che rifiutata.

    La questione è assai più complessa poichè le Chiese Ortodosse hanno una differente concezione sul peccato originale...e la questione della preservazione dalla macchia del peccato originale, per quanto riguarda Maria, è una questione superflua per la loro teologia.

    Da notare però che per l'ortodossia Maria è stata completamente divinizzata...è "più insigne dei cherubini e senza confronto più gloriosa dei serafini".

    Anche l'articolo che da inizio a questo 3d è un pasticcio immane.

    Ciao!
    Mauri

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    claudio.41
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    Cherubino
    00 16/02/2008 17:51
    Ai Cristiani VERI dei padri della chiesa "Cattolica" non interessa proprio un bel niente. Ci sono le, Scritture che parlano , tutto il resto è aria fritta [SM=x1426849]
    [Modificato da claudio.41 16/02/2008 17:52]





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    MauriF
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    00 16/02/2008 17:51
    E deve fare venire i brividi questa preghiera perchè con una sola preghiera Dio, attraverso l'Arcangelo Gabriele, ha unito i cristiani d'oriente e quelli di occidente.

    In Maria Oriente ed Occidente si unisce seppur con differenti teologie, per noi e per loro Maria è THEOTOKOS, PANAMOMITON, completamente divinizzata, più insigne dei cherubini e senza confronto più gloriosa dei serafini.

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