00 01/03/2008 18:27


Il blog “Diritto di Cronaca” di Flavia Amabile sul sito de La Stampa riporta alcune cifre del Censis (del 2002) sull’adesione religiosa dei giovani, che possono farci riflettere.

Si dichiarerebbero “cattolici” (almeno come vaga appartenenza), il 73,8% dei ragazzi: ma, se andiamo a vedere meglio, coloro che credono in Gesù Cristo calano al 64,9%, mentre quelli “cattolici-cattolici” (che credono nella dogmatica e che riconoscono l’autorità della Chiesa) crollano al 30,5%: gli altri credenti hanno eufemisticamente “alcune perplessità rispetto alla dottrina.”

Per quanto riguarda la pratica, la situazione peggiora (o migliora, dipende dai punti di vista): meno del 10% va in chiesa almeno una volta alla settimana, mentre più del 40% non ci va mai (o molto raramente). Solo il 26% si confessa e dà valore alla penitenza, mentre il 46% si confessa ma “con l’atteggiamento un po’ scanzonato di chi va a chiedere un consiglio”.

Anche sui temi etici si coglie la distanza tra giovani e Chiesa, con una spaccatura quasi netta: la metà dei giovani è a favore dell’eventualità dell’aborto o dell’eutanasia; il 74,7% è a favore del divorzio. “Come dire che, se andassero a confessarsi, nessuno di loro verrebbe assolto.”

Vi sono delle lievissime differenze tra giovani del nord e del sud (meno laici, specie nel nord-est e nel nord-ovest) e quelli del centro. “Il discrimine è un altro, è la vergogna, la necessità di non far sapere. I meno entusiasti delle interruzioni di gravidanza infatti sono i giovani dei piccoli centri, con meno di 10 mila abitanti (43,8%), i centri insomma dove ci si conosce tutti.”

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