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Ora qualcuno potrebbe ribattere: “Tu sostieni che quella delle stimmate fu una mossa escogitata da Francesco per riconquistare il consenso delle masse. Ma come è possibile una cosa simile se il povero di Assisi non mostrò mai le piaghe a nessuno?” È possibile. Basta studiare con più attenzione quello che dicono le fonti e scopriremo che le stimmate in sè non sono un segno della purezza di Francesco, ma furono inventate con il preciso scopo di destare clamore tra contadini e pastori. Infatti, è vero che Tommaso da Celano e gli altri agiografi precisano sempre nei loro resoconti che il popolo constatò la presenza delle stimmate sul corpo di Francesco solo dopo la sua morte, ma è vero anche che non appena Francesco riceve le stimmate dal serafino si rende subito protagonista di prodigi a dir poco clamorosi, come ci attesta San Bonaventura.

« (…) nel territorio intorno al predetto monte della Verna, prima che il santo vi avesse soggiornato, di solito una violenta tempesta, provocata da una nube fosca che si alzava dalla montagna stessa, distruggeva i frutti della terra. Ma dopo quella beata apparizione, non senza ammirazione e gioia degli abitanti, la grandine consueta scomparve: anche l’aspetto stesso del cielo, divenuto sereno in maniera inusitata, dichiarava così l’eccellenza di quella visione celeste e la potenza delle stimmate, che proprio là erano state impresse. » Cfr. San Bonaventura, Legenda Minor, ff 1230.

Il paradosso è evidente. Lo stupore per la magia compiuta da Francesco fa gridare di gioia i contadini, che così non devono più temere la minaccia della grandine per i loro raccolti; il prodigio dimostra con grande efficacia tutta la potenza delle stimmate, ma ovviamente nessuno prima della morte di Francesco ne sa nulla. Per capirci, è un po’ quello che Alejandro Jodorowsky nei suoi libri chiama «il sacro imbroglio»: tutto purché gli uomini credano. Ma è in un altro episodio della Legenda di Bonaventura che si capisce ancora di più cosa rappresenta quell’uomo dalle ferite sanguinanti per il suo popolo.

« (…) Dio conferì all’acqua, che aveva toccato le sacre piaghe, tanta potenza che, aspersa anche in piccole quantità sulle greggi ammalate, debellava totalmente il contagio, e gli animali, ricuperato il vigore primitivo, correvano al pascolo come se prima non avessero provato proprio alcun malanno. » Cfr. ff 1380.

Le guarigioni miracolose dopo l’impressione delle stimmate continuano ripetutamente; Francesco in breve diventa quello che gli antropologi ancora oggi chiamano medicine-man, e che i profani traducono con la parola ‘sciamano’.

In realtà, tutta la strategia ordita da Francesco alla Verna è ricalcata sull’antico rito di iniziazione degli sciamani. Se il povero di Assisi vuole essere venerato come l’unto di Dio deve seguire per filo e per segno il rito di passaggio alla nuova vita lasciato in eredità dai suoi predecessori, i veri medicine-man. Ma Francesco non è un ingenuo né uno sprovveduto; il suo piano basato sulle stimmate e sulla divulgazione del loro potere, prevede una diffusione capillare dei prodigi, ma anche l’accettazione della Minorità davanti alla Chiesa. Questo «sacro imbroglione» sa molto bene che senza una solida base popolare non si diventa santi, ma sa anche che senza il tacito appoggio del papa si finisce molto presto sul rogo. Francesco sa anche che non bisogna prestare il fianco alle critiche compiendo magie troppo lontane dall’immaginario cristiano; i censori sono dietro l’angolo, a cominciare dai rivali domenicani che già guardano con sospetto alla crescita del suo Ordine. Il segreto per essere accettato dalla Chiesa come un santo ed evitare persecuzioni, quindi, sarà piegare simboli e personaggi del mondo sciamanico al nuovo Verbo cristiano.

Nel prossimo post vedremo come Francesco riuscì nell’impresa.

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